Un articolo di Laura M Puppini che parla del Lago di Cavazzo e di cogeneratori Siot sul Bollettino parrocchiale natalizio di Cavazzo Carnico, Cesclans, Mena e Somplago.
In questi giorni è stato distribuito il Bollettino Parrocchiale di Cavazzo Carnico, Cesclans, Mena e Somplago, che per sostegno alla parrocchia si può pure acquistare per 4 euro al numero. In esso compare questo mio articolo, che ho donato perchè la popolazione potesse essere informata o rinformata su due dei gravi problemi che la riguardano: la salvezza del Lago e la costruzione di due nuovi cogeneratori di ultima generazione alimentati a metano in Val del Lago che, con le loro alte ciminiere, lanceranno fumi verso il cielo. Questo il testo che ci permetterà, anche nei dì di festa, di ricordare cosa sta accadendo intorno a noi, perchè non tutto quello che è Fvg è bello.
Prima pagina del Bollettino parrocchiale di Cavazzo Carnico, Cesclans, Mena e Somplago, numero di Dicembre 2022. (Da Remo Brunetti).
C’era un posto bellissimo in Friuli Venezia Giulia, locato tra terra e cielo, amato, anni ed anni fa, come ora, ed è il lago di Cavazzo. Era ricco di pesce un tempo, tanto da mantenere i comuni rivieraschi, e con piante particolari, che crescevano lungo le sue sponde, si costruivano pure le parti ‘impagliate’ delle sedie. Insomma intorno al lago vi era tutto un fervore di attività lavorative ma anche di svago e divertimento, e mio padre, Geremia Puppini, narrava che i ragazzetti nuotavano spesso, tempo permettendolo, fra l’incresparsi delle sue acque, lui compreso. Ma dall’ Ottocento in poi il ‘lago’ per antonomasia, iniziò ad esser frequentato pure da turisti e, fra le foto di Vittorio Molinari ve ne sono due che ritraggono le sue acque e la sua sponda, che trasmettono, solo guardandole, una idea di pace e tranquillità.
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Ma poi venne la Sade, con la sua centrale, che in Carnia captò ogni rio, ogni fiume per produrre energia elettrica con le sue turbine, ed allora il lago divenne luogo di scarico di acque gelide, che uccisero i pesci e cambiarono la storia della valle e dello specchio lacustre. E ora i turisti ed i locali preferiscono frequentare le acque del rio Palar piuttosto che quelle gelide del lago.
Quindi la richiesta di prelevare acqua dal lago per irrigare la pianura a sud dello stesso, evitata per un soffio, la proposta di fare un bypass che portasse le acque della centrale a scaricarsi in pianura, salvando il più grande specchio di acqua dolce della Regione, gli studi di esperti sul lago stesso, che è stato definito in condizioni di criticità ambientale, e la richiesta di rinaturalizzazione, seguita da un tavolo di lavoro che sinora ha prodotto ben poco.
Pagina del Bollettino parrocchiale di Cavazzo Carnico, Cesclans, Mena e Somplago, numero di Dicembre 2022 che riporta l’articolo di Laura Matelda Puppini. (Da Remo Brunetti).
Ma, subito dopo la costruzione della centrale di Somplago, un altro mostro industriale veniva a violare la stretta Val del Lago: una centrale di pompaggio al servizio dell’oleodotto transalpino che serve per trasportare il greggio da San Dorligo della Valle sino in Germania. Ora alla stessa, che per noi è solo servitù senza utile alcuno, si vorrebbero aggiungere, da parte di Siot-Tal, due nuovi cogeneratori a metano, che lancerebbero verso il cielo della valle, stretta e chiusa da un lato dall’alta rupe di San Candido, i loro fumi, che andrebbero ad aggiungersi a quelli prodotti dall’autostrada! Non c’è pace sotto il cielo della Val del Lago! – scriveva rainews.it/tgr/fvg, presentando un video.
Ed a questi due impianti di cogenerazione, la stessa società vorrebbe aggiungerne un altro fra Cercivento e Paluzza. Contro queste nuove schiavitù si sono mossi ancora una volta il Comitato per la salvezza del lago e quello per la Tutela Acque del Bacino Montano del Tagliamento e, per quanto riguarda il terzo cogeneratore, si è creato un nuovo comitato contrario alla sua realizzazione: il Comitato Alto But, che ha raccolto ben 4.000 firme, mentre friulisera.it scriveva, un po’ polemicamente, che «Manca solo che nella Val del Lago ci mettano anche una centrale atomica dato che c’è l’acqua per raffreddare i reattori!».
Seconda pagina del Bollettino parrocchiale di Cavazzo Carnico, Cesclans, Mena e Somplago, numero di Dicembre 2022 che riporta l’articolo di Laura Matelda Puppini. (Da Remo Brunetti).
Manifestazioni ed incontri si sono susseguiti per cercare di fermare queste nuove realizzazioni, che avrebbero un deciso impatto sul territorio anche in termini di inquinamento, come sottolineato dagli studi precisi e puntuali sia dell’ingegner Dino Franzil che di Ape FVG – Agenzia per l’Energia del Friuli-Venezia Giulia, ente pubblico e di cui fanno parte tutti i comuni. In particolare sulla relazione di quest’ultima si legge che i calcoli fatti, «sebbene con un certo grado di incertezza dovuta alla mancanza di alcuni dati, escludono un impatto positivo dal punto di vista tecnico- ambientale», a fronte di un utile netto di 4,4 milioni di euro l’anno per la società che ne ha chiesto la realizzazione. Ma la Siot potrebbe prelevare elettricità dalla centrale, invece di costruire cogeneratori a metano, riducendo così del 57,2% le emissioni totali prodotte utilizzando la fonte fossile. E questo metodo eviterebbe pure nuovo rumore per la valle.
Inoltre il dlgs n. 152/2006 prevede, come ha fatto l’ing. Dino Franzil, di calcolare l’inquinamento da più fonti, cioè sommando quello previsto per i due cogeneratori a quello già presente per l’autostrada.
Il Sindaco di Cavazzo Carnico, Gianni Borghi, parla alla manifestazione dell’8 maggio 2022 contro i nuovi cogeneratori in Val del Lago.
Ed i sindaci si sono mossi per salvare cittadini e territorio, e Gianni Borghi, sindaco di Cavazzo Carnico, è andato in Regione, alla conferenza dei servizi, ed ha incontrato la Siot, ed ha chiesto: «Perché venite a fare ancora qualcosa sul lago? Sapete quali sono le conseguenze di questo insediamento? E noi, secondo voi, quali vantaggi avremo?». Ma la risposta era già chiara: non ci sarà nessun vantaggio.
Ed il Comune di Cavazzo Carnico, dopo aver preso in considerazione la documentazione, ha rilevato che questi due nuovi cogeneratori porterebbero solo danno alle genti del lago, «perché non danno occupazione, non aumentano il benessere della popolazione, e rappresentano una nuova attività industriale fatta solo per i vantaggi di chi la gestisce» – e queste sono le parole del Sindaco, e per ottenere certificati bianchi.
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Così, dopo aver battuto varie vie per cercare di porre all’attenzione la situazione, essendo la realizzazione dei due cogeneratori da porsi in Val Lago stata approvata dalla direzione regionale dell’ambiente, però senza Valutazione dell’impatto ambientale e non tenendo conto della Convenzione delle Alpi, il comune di Cavazzo Carnico ha deciso di ricorrere al Tribunale Amministrativo regionale (Tar) del Fvg, avverso l’autorizzazione concessa, ed ora attende il verdetto, sperando che sia di revisione del procedimento e sospensione dell’autorizzazione stessa.
Don Pierluigi Di Piazza, con accanto Franceschino Barazzutti, parla sulle sponde del Lago di Cavazzo il 10 ottobre 2010. (Da: http://cjalcor.blogspot.com/2011/09/).
Ed a questa ulteriore richiesta, approvata, di strutture impattanti in Val del Lago, si somma la rinnovata pressante domanda di prelievo tramite canalizzazione, delle acque dal lago per irrigare la pianura, che produce mais, la cui richiesta però non è più quella di un tempo, facendo prospettare una situazione di ritiro delle sue acque ed accelerandone la fine, mentre ogni giorno d’estate centinaia di famiglie ancora popolano le sue sponde alla ricerca di refrigerio, con bambini che felici rincorrono palloni ed agitano palettine.
Ho scritto questo per il Bollettino Parrocchiale natalizio anche perché è ora che noi tutti riflettiamo, pure nel ricordo di don Pierluigi Di Piazza, che tante volte si portò con noi sulle rive del lago, sul dono della terra che Dio ci ha dato come ambiente da curare, non da violare, perché così si tutela anche la nostra vita e quella delle generazioni future, e nel segno dell’enciclica ‘Laudato si’ di Papa Francesco che dovrebbe muovere i nostri passi di cristiani e cattolici. Ed a tutti Buon Natale.
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Laura Matelda Puppini
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Signora Laura, io credo di aver conosciuto Suo Papá, ed anche lo zio Pio. Se la memoria non mi inganna, il papá si era un Direttore Didattico in quel di Tolmezzo. La mamma era un insegnante, credo di lettere.Io no ero in ospite delle in Sorelle Castellani, Pio na veniva a pranzo non da loro. Sempre in se la memoria in non m’inganna, i suoi abitavano in Via no Del Din, di fronte alle carceri.
In via Del Din era anche la pensione delle Castellani, proprio accanto alle carceri.
Mi dica, cortesemente, se la mia memoria è un ancora
decente,son.passati piú di 70 anni.
Buona serata Signora.
Gentilissimo De Stalis, Lei ha buona memoria. Mio padre, il dott. Geremia Puppini, cavazzino, figlio di Lorenzo, il falegname socialista, e di Mariute, laureato a pieni voti al Magistero di Firenze, fu, dopo aver superato il concorso, direttore didattico di Tolmezzo per anni, e per un periodo, mancando personale anche di più direzioni: sicuramente Comeglians ma anche, forse poi, Ampezzo. E so che saliva sino in Val di Lauco a piedi, negli anni ’50, quando ben pochi avevano la macchina, e non certo noi, per vedere che le scuole funzionassero. Poi vinse il concorso per Ispettore ma, non potendo esercitare tale funzione nel paese di residenza, scelse l’ispettorato di Gemona del Friuli, ed era lì nel 1976, quando due devastanti terremoti colpirono il Friuli. Quindi fu distaccato ad organizzare le scuole a Grado ed infine fu spostato a Udine, dopo nuova ristrutturazione dei servizi del Ministero Pubblica Istruzione, dove rimase, alla fine, il solo Ispettore, che io sappia, per la scuola elementare, fino alla pensione, quando fu salutato da moltissimi e ringraziato per il suo servizio, sempre volto agli altri. Egli è pure commendatore. Mia madre, di fatto tolmezzina, la dott.ssa Maria Adriana Plozzer in Puppini, figlia del capitano e poi colonnello degli Alpini Emidio Plozzer e della maestra Anna, che insegnò per moltissimi anni ad Amaro e poi a Tolmezzo, si era laureata all’università di Padova in Lettere, avendo fatto le magistrali a Tolmezzo e poi il liceo classico da privatista a Cividale, ed avendo poi superato l’esame di matura anche per questa scuola superiore. Fu la professoressa di tanti delle professionali, a cui insegnò ad amare Dante, e poi della scuola media unificata, ed insegnò per lo più a Tolmezzo. Donna colta e schiva, ci insegnò, assieme a mio padre, l’amore per la nostra terra e le nostre montagne, che esistevano dei diritti del cittadino e l’impegno nello studio, che doveva essere ‘il nostro lavoro’ indiscutibile. Sognarono un mondo nuovo, dopo la guerra, ma dovettero ricredersi. Avevo uno zio Pio, fratello di mio padre, e forse mio padre aveva presso le sorelle Castellani una camera, mentre frequentava le magistrali, ma non per tutti i periodi perché so che spesso si spostava, con ogni tempo, da Cavazzo in bicicletta. Avevo anche un altro zio, il fratello di mia madre, Umberto Plozzer, a cui fui molto legata, non avendo egli figli, ed abitavo con i miei genitori, il mio gemello Marco, con i nonni materni e lo zio Umberto, quando ero piccola, in casa Plozzer in via già allora Del Din, prima Linussio a Tolmezzo. Anche io e mio fratello ci siamo laureati.
Cara dott.sa Puppini, grazie per avermi raccontato la sua storia e quella della sua famiglia. E’ stao per me come fare un balzo all’iondietro di oltre 70 anni. Le voglio presisare solo una cosa, le Castellani avevano, per suo papà, quasi una venerfazione e ne avevano ben donde. Pertsona dai modi semplici ma distinti, un veroi educatoire, ho motivi per credere che lei non sia da mano. Dicono dalle nostre parti : la scjela no va lontgana dal çoc” Spero un gjiorno d’incontrarla, avremol sicuramente modo di scambiarci alcuni pensieri.
Ne apprtofityto perf farle i migliori AZuguri per le prossime festfività. Tita De Stalis da Monaj