Correva l’anno 2018 e, vinte le elezioni, Massimiliano Fedriga nominava Assessore alla Salute Riccardo Riccardi con esperienza in altri settori: dirigente di Autovie Venete, componente Nucleo Valutazione Strategica al comune di Trieste, assessore all’urbanistica, lavori pubblici, edilizia privata e Protezione Civile al Comune di Codroipo, suo paese, commissario delegato di Autostrade, Commissario Straordinario per l’emergenza nelle aree montane alluvionate (2009), assessore regionale alla mobilità, energia, infrastrutture e trasporto (2008), assessore provinciale ambiente (Udine 2007), consigliere regionale e presidente del gruppo di Forza Italia ai tempi di Serracchiani ed, infine, dal maggio 2018, non eletto ma nominato dal Presidente Fedriga, si narra per un accordo pre – elettorale e certamente non per esperienza e competenza nel settore, visto il suo curriculum vitae (1), assessore alla salute, politiche sociali e disabilità e pure delegato alla Protezione civile  Ma così va il mondo.

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COSA AVEVANO DETTO FEDRIGA E RICCARDI NELL’OTTOBRE 2018.

Il 5 ottobre 2018, compariva sul sito della Regione Friuli Venezia Giulia il seguente comunicato sugli intenti di Fedriga e Riccardi per la sanità, da leggersi bene: «La riforma della sanità del Friuli Venezia Giulia porterà alla strutturazione di un sistema basato su tre macro-ambiti, il mantenimento dell’unità tra aziende sanitarie e territoriali e la creazione di una struttura regionale di coordinamento”. (…).
Fedriga e Riccardi hanno spiegato che “si tratta di riforma strutturata sulla base delle esigenze e delle istanze del territorio, che darà risposte concrete alle necessità del territorio stesso. Il nostro obiettivo primario è la tutela della salute dei cittadini, che hanno il diritto di godere di prestazioni di alto livello. Per raggiungere questo traguardo è necessario ottimizzare i servizi e favorire le economie di scala (L’economia di scala implica la riduzione dei costi e l’aumento dell’efficienza legato ad un maggiore volume di produzione n.d.r) al fine di ottimizzare gli investimenti e assicurare ricadute positive per i pazienti. Proprio per questo, i servizi delle aree giuliana e isontina saranno accorpati, allo stesso modo in cui sarà ricreata l’omogeneità nell’area udinese”.
I vertici della giunta hanno precisato che “l’ipotesi di una separazione netta tra aziende sanitarie e territoriali avrebbe portato alcuni benefici ma, dopo un’analisi dettagliata della situazione, è prevalsa la volontà di non aumentare la pressione su un sistema che negli ultimi anni ha già subito una profonda ristrutturazione, i cui effetti non sono ancora stati del tutto metabolizzati”. Inoltre, Fedriga e Riccardi hanno chiarito che “dopo un proficuo dialogo con tutti i soggetti interessati, ovvero operatori dell’ambito socio-sanitario, portatori d’interesse, ma soprattutto utenti e pazienti, abbiamo deciso di optare per la soluzione che causerà minore stress al sistema sanitario regionale. La nostra sanità è sempre stata al vertice nel panorama nazionale e questo riassetto garantirà di implementare ulteriormente sia il livello generale dei servizi sia quello delle numerose eccellenze presenti in Friuli Venezia Giulia“». (2).

Inoltre non dobbiamo dimenticarci che proprio Riccardo Riccardi, nel 2018, in periodo pre – elettorale, aveva rilasciato al Messaggero Veneto una intervista in cui, criticando la giunta Serracchiani, parlava di potenziamento del welfare.

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Il 12 ottobre 2018: nuovo comunicato sulla sanità sempre di Fedriga e Riccardi. Titolo: “Salute: Fedriga-Riccardi, con riforma basta a scelte imposte” (3), titolo che ora sembra una presa in giro. Ma già dal sottotitolo del comunicato: “Informatizzazione deve far correre i dati e non le persone”, si capiva che il Presidente della Giunta ed il suo Vice ed Assessore alla Salute, senza aver consultato pare nessuno, senza nessuna analisi a supporto, sognavano una sanità tutta computerizzata ed informatizzata, come del resto alcuni ai tempi di Serracchiani, ed impossibile da realizzare se non nel sogno, insomma da “isola che non c’è” tanto per utilizzare una frase ora di moda in sanità e presa dal mondo di Peter Pan. (4).

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MA POI …. VENIAMO ALL’ OGGI.

Non posso qui soffermarmi su ormai oltre 6 anni di pessima politica sanitaria in regione, su cui ampiamente ho già scritto, dettata da mancanza di visione e di programmazione ma con la fissità di passare tutto al privato, considerata politica da fiore dell’occhiello della destra, mentre invece valorizzare il servizio pubblico è considerato di sinistra, il che è a dir poco, secondo me, demenziale, ed è ridurre tutto ad un semplicismo senza fine, foriero di catastrofi economiche, con il risultato che è sotto gli occhi di tutti. Eppure ci sono tomi ed articoli di economia sul rapporto tra pubblico e privato. Inoltre credo che neppure un liberale possa sostenere una cosa del genere, ora come ora. E, francamente, dopo 6 anni di sanità Fedriga Riccardi, io mi sento anche un po’ presa in giro da questa giunta, e mi scuso subito per questa mia sensazione personale, perché proprio quelle esigenze e istanze del territorio tanto propagandate da Riccardi e Fedriga subito dopo la loro elezione, sono state totalmente disattese, assieme ad altro, e si è instaurata, senza dircelo, la politica economica di dare soldi nostri a privati vari, senza che noi ne guadagniamo nulla, perché pare che questo sia di destra. Ma scusatemi, io credevo che la destra fosse un pelino più intelligente. E se erro correggetemi.

Inoltre sempre secondo me, è comparso il metodo, proprio di questa giunta regionale e del dg di Asufc e come minimo discutibile, di decidere in solitaria senza contradditorio alcuno, e poi comunicare, a cose già fatte, a chi legge il Messaggero Veneto, le proprie inderogabili ed indiscutibili decisioni. E credo umanamente che, se i vertici regionali e delle aziende sanitarie dovessero investire i loro denari, che sono, solo di stipendio, tantissimi rispetto ai nostri di pensionati e lavoratori fissi, non fissi, part – time, stagionali e via dicendo, starebbero molto attenti.

E, per quanto riguarda la trasparenza, almeno i privati convenzionati talvolta scrivono chi lavora in ogni struttura e pure le prestazioni erogate certamente molto di più di quanto non faccia Asufc, ma è anche vero che restano ignoti i macchinari, se siano moderni ed aggiornati; e talvolta le competenze ed il curriculum dei medici. Inoltre manca tutto quanto riguarda la relazione e comunicazione tra pubblico e privato (convenzionato o meno). Sapete, nessun chirurgo per fortuna nostra (e in Fvg la chirurgia è per la quasi totalità in mano al settore pubblico che traballa) che non voglia far del male ad un paziente o beccarsi una denuncia opera sulla base di esami e referti radiologici poco chiari o le cui immagini non mostrano esattamente quanto refertato. E parlo con cognizione di causa. Ma un tempo ogni chirurgo, da che so, conosceva uno o due radiologi che lavoravano a fianco a lui a cui si rivolgeva, ed era ottima pratica.

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Nel pubblico, un tempo, quando la sanità funzionava, i medici potevano parlare con i radiologi e con chi faceva gli esami ematochimici, ma ora il laboratorio analisi in Asufc non solo è centralizzato, ma è anche passato o sta per passare ai privati. Inoltre un tempo chi dirigeva una azienda sanitaria, ma credo anche il direttore sanitario, trattandosi di soldi pubblici, conosceva le caratteristiche dei macchinari in uso ed altre ‘mille ‘questioni.  E credetemi, non lasciatevi infinocchiare: se le immagini radiografiche sono pessime non c’è A.I. che tenga: per carità, anche un ulteriore macchinario cercherà di leggerle, ma il margine di errore sarà altissimo. Se sono chiare e ben fatte, basta un radiologo, senza scomodare l’A.I., che non so se riesca a refertare ecografie.

E restano al pubblico anche il settore dell’emergenza – urgenza ed il pronto soccorso, oltre le chirurgie, ma spesso i medici che vi lavorano  provengono da cooperative, e non sappiamo né chi siano né che titoli abbiano conseguito, e questa parificazione fra la frequenza di una scuola di specializzazione serissima e legata alle università e corsetti magari on line sulla traumatologia rappresenta un grosso un problema per la qualità del servizio.

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Ma su questo aspetto e sui medici di cooperative in pronto soccorso, senza dover fare servizio in ambulanza, mi sono già soffermata nei miei, sempre su www. nonsolocarnia.info:  

 – Sanità ed esternalizzazioni. Posso fare una proposta limite? Perché, a questo punto, non esternalizzare anche l’assessorato salute e sanità?

– Sanità friulana Ko (knock out). Ancora sulla folle idea di privatizzare parte dei pronto soccorso friulani spaccandoli in due e sulle chiusure estive dell’unico ospedale che dicasi tale in Friuli. (Qui parlo dei titoli e loro equipollenza)

– Ancora sulla sanità targata Fvg e quegli interventi sui codici bianchi che possono essere a pagamento.

 – Medici esterni per codici bianchi. Protocollo tecnico nel bando di gara. Cosa devono saper fare. Ma devono curare solo sintomi o anche diagnosticare? E possono farlo senza il supporto di specialisti? Chiediamocelo.

– Ancora qualche domanda sulla esternalizzazione codici bianchi (si spera non verdi) in Pronto Soccorso ad Udine, il più grande della Regione. Modificato in una parte il 17 agosto 2023.

Inoltre, pur utilizzando ampiamente sanità privata, pare che l’assessore ed i direttori generali aziendali non intendano svolgere azione di controllo alcuno sul privato che abbondantemente finanziano con soldi nostri pubblici, sposando il modello americano contestato anche in Usa dove, però, vigono altre leggi e da decenni vi è un’altra organizzazione sanitaria.

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PARE CHE IN ITALIA E FVG STIAMO VOLGENDO ALLA MEDICINA DEL PROFITTO DELLE AZIENDE COME IN USA.

Devo qui introdurre alcune note sul modello di sanità americano, che pare il nostro governo e giunta regionale vogliano prendere ad esempio, dimenticando che la sanità degli States è persino stata contestata dal presidente Obama. E mi pare illuminante, in questo periodo che è già stato caratterizzato da una pandemia globale e ne prevede possibili altre, leggere l’articolo intitolato “Il modello americano e le sue evoluzioni” di Sofia Rossi (5), dove l’autrice sottolinea come gli USA guardino ai modelli europei e più universalistici sanitari presenti in Europa, proprio quando l’Europa, ma, dico io, in particolare l’Italia, tende a delegare sempre più la sanità a privati seguendo gli USA.

Donald M. Berwick, figura prestigiosa in America e tenuto in gran considerazione da Obama, pubblicava il 30 gennaio 2023 sul Journal of the American Medical Association, una rivista di tutto rispetto, un articolo che dovrebbe far riflettere, intitolato: “Salve Lucrum: The Existential Threat of Greed in US Health Care”, (originale in https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2801097) che «denuncia una tendenza pericolosa che interessa il mondo della sanità statunitense nel suo complesso: nessun settore della sanità americana è immune dalla ricerca smodata di profitto. Non lo sono le aziende farmaceutiche, né le compagnie assicurative, né gli ospedali, né gli investitori, né la pratica medica».  (6). E L’avidità concorre a rendere la sanità americana di gran lunga la più costosa al mondo. Ed a questo aumento notevole dei costi hanno concorso, in particolare, il prezzo dei farmaci, in quanto «Le aziende farmaceutiche hanno utilizzato la proprietà monopolistica dei farmaci per aumentare i prezzi a livelli stratosferici» (7), «la speculazione esercitata dalle compagnie assicurative partecipanti al Medicare Advantage (che) ha assunto dimensioni sempre più rilevanti proprio perché molti cittadini americani vi aderiscono (8),  e «i piani M.A. sono diventati decisamente i settori più redditizi delle grandi compagnie assicurative» (9), la speculazione presente nei grandi ospedali.

Inoltre «una recente inchiesta del New York Times ha messo in luce un fenomeno drammatico: gli ospedali non profit riducono e chiudono i servizi nelle aree più povere, inaugurandone di nuovi nei quartieri ricchi. La “Massachusetts Health Policy Commission” ha riscontrato nel 2022 un aumento dei prezzi e dei ricavi degli ospedali tale da raggiungere, nel corso di un decennio, il ritmo di quasi quattro volte il tasso di inflazione. (…). Per aumentare i propri guadagni, molti ospedali che forniscono assistenza a popolazioni benestanti approfittano di un programma di sovvenzione federale originariamente destinato a ridurre i costi dei farmaci per le persone a basso reddito». (10).

«In questo quadro si inseriscono gli enormi profitti e benefit da diversi milioni di dollari l’anno di cui godono molti dirigenti sanitari dei grandi sistemi ospedalieri» (11). «A livello macroscopico, la ricerca smodata del profitto si manifesta nel processo di fusione che interessa le aziende ospedaliere, processo che determina una concentrazione di mercato e, di conseguenza, un ulteriore incremento dei costi ospedalieri. Continua a diffondersi, inoltre, l’acquisizione di studi medici da parte di organizzazioni a scopo di lucro». (12).  Ditemi un po’ voi che modello stiamo inseguendo: quello in cui spendiamo tanto per avere poco o niente e regaliamo, attraverso terzi o noi stessi ‘obtorto collo’, i nostri denari alle aziende private.

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Ora, secondo Primo Buscemi, anche in Italia si tende a seguire il peggior modello Usa di sanità, che tende al profitto invece che alla cura. E le società private, lo si sa, vogliono aumentare solo i loro guadagni, perché questo è il loro scopo. Ed in Usa si muore per un farmaco che costa troppo, per una operazione che non è coperta dall’assicurazione, per …. Ed è anche vero che chi ha poco, se investe in salute, non investe in altro. Così questo ‘nuovo’ sistema basato sul profitto, finisce «per danneggiare i pazienti e le loro famiglie, le istituzioni, i programmi governativi, le piccole e grandi imprese e il morale della forza lavoro» (13).

Inoltre, dare la priorità al profitto in ambito sanitario, anche se legale è eticamente discutibile, molto discutibile, e in Usa «ha raggiunto un livello tale da costituire una minaccia per l’esistenza di un sistema sanitario equo e sostenibile». (13). Infatti «Il 41% degli adulti americani, 100 milioni di persone, sostiene debiti medici, una persona su otto ha un debito maggiore di 10.000$.
In Massachusetts, il 46% degli adulti riferisce di non poter usufruire di cure necessarie per i costi eccessivi. Nel 2021, oltre la metà dei debiti negli Stati Uniti (58%) era causato da spese sanitarie. Le tariffe delle assicurazioni sanitarie in Massachusetts sono più che raddoppiate in due decenni e ora costano per ogni famiglia come o più di una macchina all’anno. Le persone con un reddito basso sono costrette a scegliere piani assicurativi “high-deductible”, ovvero piani con una copertura meno completa […]». (14).

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Ed ancora: «Anche il sistema sanitario italiano, pur molto differente sotto certi aspetti, non è risparmiato dai problemi causati dal cieco perseguimento del profitto. Nel settore delle specializzazioni mediche, ad esempio, si osserva una competizione sfrenata per accedere alle specializzazioni più redditizie e un alto tasso di abbandono del corso di specializzazione per specialità, che pur essendo centrali per il funzionamento del servizio sanitario pubblico, risultano meno remunerative. Da un’analisi condotta nel 2022 sui contratti “abbandonati”, ovvero quei contratti per i quali il medico assegnatario ha riprovato il concorso di specializzazione l’anno successivo per cambiare corso, risulta che ben il 61% delle borse di specializzazione in Medicina d’Emergenza sono state abbandonate». (15).

«Ancora più scandalosa la questione dei “gettonisti”, cioè quei medici a cui le aziende sanitarie pubbliche ricorrono attraverso convenzioni con cooperative per garantire alcuni servizi essenziali, fra cui quelli del pronto soccorso, che offrono poco o nulla in termini di supporto ai servizi in cambio di costi elevatissimi. In un recente articolo di ‘Quotidianosanità,’ Claudio Maria Maffei ha persino parlato di una “mutazione antropologica” che sta interessando una parte della classe medica, usando un termine pasoliniano per descrivere la disaffezione nei confronti del lavoro pubblico ed il rischio di adesione a una medicina orientata al guadagno personale e governata dalle logiche di mercato.
 I fenomeni a cui stiamo assistendo in Italia non sono solo il prodotto di scelte soggettive, ma sono il risultato di politiche che favoriscono scelte di vita individualiste e orientate al profitto e non difendono la dignità del lavoro e della persona nei settori più a rischio, come accade quotidianamente nei nostri Pronto Soccorso». (17).

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E, dopo aver letto questo articolo, a me pare proprio che questo “nuovo modello” ma ormai ‘vecchio’ in USA, basato sul profitto dei privati invece che sulla cura, sia sbarcato con Fedriga e Riccardi in Fvg, ma sia seguito anche dal governo nazionale, che ci vorrebbero rifilare questa ‘patacca’ come una novità per noi. Inoltre il modello americano prevede pure l’accentramento degli ospedali in unici centri sotto direzioni costosissime e senza controllo alcuno se non interno e quindi senza trasparenza alcuna, e vi è sempre più carenza di farmaci, mentre la popolazione delle cosiddette aree interne od emarginate è sempre più abbandonata a se stessa! – ed anche questo si legge sugli articoli citati. Altro che novità Riccardi – Fedriga! Quella che ci stanno proponendo pare avere concretamente un riferimento nella peggior sanità a ‘stelle e strisce’, detta ‘del profitto’ per le aziende, già criticata dove viene attuata. Ma nel mondo o si mette in primo piano l’uomo o il denaro.

Infine come negli Usa, anche qui, almeno in Fvg e Italia, mentre «L’avidità mette in pericolo i valori della compassione e della professionalità che costituiscono le fondamenta dell’atto di cura», (15) i «professionisti si trovano intrappolati nella burocrazia e negli obblighi di produttività, che molto spesso contrastano con le ragioni per cui molti hanno deciso di intraprendere la propria carriera in ambito sanitario. Il risultato è un vero e proprio “danno morale”, con la demoralizzazione e il disimpegno che ne conseguono» (16). Ed i cattolici dovrebbero ricordarsi che esiste il diritto alla vita anche dei già nati e cresciuti. E più si spende in sanità, quando non aumentano i salari, ma invece aumenta la povertà, più crolla l’economia.

E, riprendendo da altri che mi hanno preceduto, una vita dignitosa anche per i nostri figli e nipoti, e l’accesso ed il diritto alle cure non possono dipendere dal bancomat.

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PERÒ IN FVG ABBIAMO ANCHE ALTRI PROBLEMI IN SANITÀ ….

Gli articoli sulla sanità Asufc (ma parlo di detta Azienda solo perché è la mia di riferimento) ci mostrano una situazione disperata, mentre, tanto per ritornare alle favole, vi è chi spera che i cittadini di questa mia ormai disastrata regione abbiano già indossato gli occhiali verdi (il riferimento è alla favola del ‘Mago di Oz’, una delle più istruttive che abbia letto) per vedere alterata la realtà, come qualcuno vorrebbe. Ed il Messaggero Veneto, pare ci racconti pure lui, sulla sanità friulana, una storia al giorno, seguendo le dichiarazioni dei vertici, mentre intorno tutto precipita, ed i privati si fanno avanti chiedendo per ora 200 milioni per rinnovare convenzioni e far restare in Fvg almeno una parte dei pazienti (17) che migrano a farsi operare altrove, dove, penso io, ci sono strutture presenti da tempo, hanno casistica e sono bravi.

Ma in regione quante sono le strutture private che operano e che operazioni fanno? Fra le strutture sanitarie convenzionate, Casa di Cura Città di Udine ha forse una sala operatoria ginecologica ed una ortopedica; forse un paio di altre strutture private fra quelle convenzionate  fanno piccole operazioni tipo cataratta o togliere una escrescenza, e poi c’è il “Centro Medico Università Castrense che pare svolga anche attività chirurgica ma non si sa se minima o di che tipo. Beh, con 200 milioni, Riccardi, se non vivesse di ipotesi privatistiche, riaprirebbe alcune sale efficienti negli ospedali pubblici, dismesse da Serracchiani in poi, pagherebbe di più i chirurghi e gli infermieri di sala e ci risparmierebbe pure sopra, secondo me. Ma nessuno è più sordo di chi non vuol sentire. Infine con l’attuale privato convenzionato, che domanda sempre di più, non si risolvono i grossi problemi della sanità Regionale.

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Inoltre pare interessante, nella nuova ottica, quanto dichiarato dal Presidente di Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata) e membro, pare un tempo dal suo CV., di Anisap (Federazione Nazionale delle Associazioni Regionali o Interregionali delle Istituzioni Sanitarie) dott. Salvatore Guarnieri, laureato in medicina alla Cattolica di Roma, che mi pare abbia fatto di mestiere il dirigente fra poco pubblico e tantissimo privato. Fra i privati e è stato direttore di: ‘Casa di cura città Udine’, ‘La Quiete’ e del ‘Sanatorio Triestino’; ha rivestito il ruolo di  amministratore delegato di ‘Terme Fvg’ e ‘E- Healt S.r.l. Amaro’, è stato presidente di E.G. Care s.r.l. e di ‘Eutonia Sanità e Salute s.r.l’ ma è stato pure liquidatore di Promoservice S.r.l., e quindi ha svolto incarichi amministrativi di tipo dirigenziale e non in: ‘Grado – Medical Service S.r.l. di Trieste e ‘Socialteam S.r.l., e dal 2022 è commissario straordinario dell’Asp. Daniele Moro di Codroipo. (18).

Egli non solo ha chiesto a Riccardo Riccardi, che credo conosca, ben 200 milioni subito per la sanità privata, per impedire che chi deve venir operato vada in Veneto, quando qui, tranne un paio di strutture che ben poco fanno, il settore chirurgico privato di fatto non esiste ed è tutto pubblico, ma ha anche dettato le linee da seguire alla Regione Fvg, pur non rivestendo, credo, il ruolo di facente funzioni di Riccardo Riccardi.

 Infatti ha dichiarato alla stampa: «gli ospedali hub devono occuparsi di traumi, infarti e hictus e neurochirurgia”. Notare il ‘devono’ da ipse dixit. E il resto, per esempio le nascite, le operazioni di prostata, il settore oncologico e pediatrico, la cardiologia ecc. ecc.? Mistero.

Ma allora se progetta lui la nuova sanità per tutti, senza titolo per farlo, perché il suo compito è quello di   sistemare le cose all’asp. Daniele Moro di Codroipo dalla lunga storia, cosa paghiamo, sempre con soldi nostri l’assessore e tutti i dirigenti sanitari, in Friuli per lo più veneti, che sono decine? Possono andare a casa. E pare che subito Riccardi gli sgancerà 200 milioni, anche se forse un po’ perplesso, perché così io ho capito dall’ articolo del Messaggero Veneto (19), e se erro correggetemi. E ormai bisogna rassegnarsi con buona pace di tutti, al fatto che in Fvg non si può fare più la sanità veneta, e neppure quella lombarda, che a livello sanitario ha un sistema ritenuto pessimo dai suoi abitanti, da che si sa, perché i tempi sono mutati.

Infine qui i privati vogliono convenzionarsi ma spendere ben poco, e chiedono, come visto non pochi soldi pubblici, e se, grazie a questa giunta regionale ed a Riccardo Riccardi, riusciranno a mangiarsi fette del ssn, essendo queste società per azioni o comunque con dei finanziatori, magari ci piacerebbe sapere chi sono. Perché in Usa guardano anche a chi finanzia chi, essendo tutto privato.

Infine il dott. Guarneri si dimentica che se 200 milioni di euro, per quella miseria che qui dà il privato convenzionato, spesso solo visite specialistiche ed esami radiologici talvolta discutibili, a cui però nessuno sa dove far seguire operazioni chirurgiche, venissero spesi per il personale della sanità pubblica e per la stessa, noi ci guadagneremmo, mentre il dott. Riccardi dovrebbe ricordarsi che i soldi non sono suoi e che non gli abbiamo dato una delega totale, anzi non lo abbiamo neppure eletto per esser chiari.

Ed io vi ho già scritto due righe sui limiti di privati accreditati per esempio in radiologia ma non solo. Ma il discorso sarebbe lungo e non posso affrontarlo qui.

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Infine la situazione dei due grandi ospedali hub, che rivestono settori cruciali come i Pronto Soccorso e le chirurgie è al limite, come vi dico io relativamente a certi reparti cruciali di chirurgia a Cattinara, con neurochirurgia e urologia ora assemblati nelle stesse stanze di neurochirurgia al piano 7 della torre chirurgica pare per carenza di personale infermieristico o per altro motivo, determinando una carenza di posti letto (dimezzati per ambedue i reparti) e una confusione incredibile.

Per Udine pronto soccorso, la situazione pare un bollettino di guerra e così in generale per il Santa Maria della Misericordia, con Agenas che, sposando, pare, le tesi della medicina del profitto, ci viene a dire che bisogna chiudere gli ospedali periferici e accentrare, accentrare, dove non si sa, vista la situazione catastrofica degli hub, mentre Denis Caporale, da noi pagato, pare voglia fare la voce grossa con i sindacati, accusandoli di diffondere dati non corretti e sostenendo che va tutto benissimo in Asufc, quando moltissimi lavoratori aziendali e cittadini sono convinti dell’opposto, mentre Riccardi riceve  e contratta solo Nursind e Uil, almeno questo ho capito leggendo la stampa (20).

In questa catastrofe di Asufc e del ssr,  annunciata pure dal susseguirsi di dichiarazioni un giorno sì e l’altro anche, che forse stanno ad indicare una mancanza di visione dei problemi in modo sistemico e globale ed una intenzione, come si suol dire, di arrampicarsi sui vetri,  dalla nomina in posti di comando di veneti con esperienza lunga nella loro regione ma che non conoscono temo il Fvg, (per esempio l’avv. Ladi De Cet, alla direzione del settore “Approvvigionamento beni e servizi” dal 2023, ma nel 2022 già in Asufc, che cura pure i contratti con le cooperative fornitrici di medici, e fino al 2020 o 2021 in Veneto;  il dott. Domenico Montemurro nominato alla direzione sanitaria S. Maria della Misericordia dall’1 settembre 2023, prima sempre in Veneto (21)) alla faccia dell’ “Io sono Fvg” , cosa interessa alla nostra Asufc? Di spendere, con un buco di 126 milioni di euro, ben ulteriori 93 milioni per un laboratorio di intelligenza artificiale, che esiste già all’Università di Udine ove lavorerà un ingegnere informatico, quando pure in Usa si è notato come molti soldi siano stati investiti malamente in progetti di AI senza poi futuro, (22) e di ampliare, come voluto da Riccardi,  il dipartimento testa – collo e neuroscienze  che io non ho capito a chi serva ma che dovrebbe, per l’assessore, cercare di risolvere i problemi dell’area dell’emergenza – urgenza, dove, secondo lui, che non si sa in che isola viva, «i bisogni dei cittadini sono più di carattere sociale che sanitario». (23). O tempora o mores! Infine si attua la politica dell’’uomo venuto da lontano’ che tutto sistemerà, e questo sarebbe il dott. Domenico Mantoan, veneto pure lui, direttore di Agenas, che ha già fatto, da che si sa, una figura ben discutibile in commissione regionale, facendo discendere la sua ricetta per sistemare Asufc, attraverso nuovi tagli, da dati obsoleti e aggregati. (24).

E per una volta do ragione a Beatrice Lorenzin quando sostiene che, con assenza di strategie si sta demolendo il nostro Ssn e quelli regionali, aggiungo io. (25).

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EPPURE CHE ASUFC COMPRESO L’OSPEDALE HUB DI UDINE SIANO IN CRISI DA TEMPO NON È UNA NOVITÀ.

Intanto, al Santa Maria della Misericordia, l’ospedale ‘hub ‘ del Friuli ove per il dg Asufc va tutto benissimo, hanno abbandonato ‘la nave’ ‘Pronto Soccorso ‘ prima il direttore e poi anche la sua vice che ne aveva preso momentaneamente il posto. E così si legge su ‘Friulisera’ in data 29 aprile 2024, che riporta in particolare quanto detto da due sindacalisti della Cgil, Olivo e Traunero: «Dopo settimane di tensione crescente e palpabile, i problemi che da tempo gravano sul Pronto Soccorso di Udine sono giunti a un punto di rottura, nella totale assenza di interventi da parte dei vertici di Asufc e dell’amministrazione regionale. È così che sono maturate le dimissioni della facente funzione responsabile dell’unità operativa» e «Pur in presenza di un significativo investimento di oltre 500mila euro in lavori di adeguamento e attrezzature elettromedicali, si è continuato invece a non investire sul personale, arrivando a un epilogo annunciato, specchio di un ambiente di lavoro sfiancante, di una programmazione insufficiente, di turni estenuanti dovuti alla carenza di professionisti pubblici e ad una scarsa integrazione del personale delle cooperative». (26).

Inoltre, «La narrazione ufficiale sulla sanità regionale, proseguono i sindacalisti, dipinta come un’eccellenza, viene quotidianamente smentita da una realtà più complessa, segnata dalla fuga dei medici di radiologia verso il privato, da esternalizzazioni come quelle del servizio di radiologia di Pordenone fino all’annunciato mega appalto dei punti prelievo regionali, con uno stanziamento di 89 milioni per 15 anni. (…).

I problemi dei reparti di emergenza sono destinati ad aggravarsi, in particolare per gli utenti della provincia di Udine, visti i paventati ridimensionamenti dei pronto soccorso territoriali di San Daniele, Tolmezzo e anche di Spilimbergo, […]. Ulteriori fronti critici, sul territorio provinciale e regionale, quelli dei punti nascita, dei consultori e dei servizi per la salute mentale, tutti in corso o a rischio di ridimensionamento, mentre le fragilità e i bisogni di cura aumentano”.  “Non siamo di fronte a casi isolati […] ma a tanti sintomi di una crisi sistemica, che necessita un’attenzione immediata e azioni concrete. È imperativo, pertanto, un cambio di rotta, un ripensamento strategico per salvaguardare il diritto alle cure e la qualità dei servizi offerti dalla nostra sanità pubblica». (27).

Ed ancora sempre sul più grande Pronto Soccorso regionale quello di Udine: « dopo 5 anni di scelte strategiche completamente sbagliate e fallimentari, di nessuna programmazione, di nessun investimento-fidelizzazione sul personale dipendente, di nessun coinvolgimento di Dipartimenti ed Università, di tante inutili parole e false promesse e con l’unico scellerato, miope, degradante obiettivo di privatizzare selvaggiamente tutti i PS di ASUFC compreso quello di Udine, PS nevralgico, strategico e con una storia passata indiscutibile, dopo le dimissioni lampo di qualche mese fa del Direttore del PS,  giungono anche le dimissioni della collega facente funzioni Paola Ventruto, dimissioni per nulla inattese ed assolutamente condivisibili che evidenziano l’insostenibilità di questa aberrante situazione. Turni massacranti per mancato governo dei flussi aziendali, più di metà organico medico licenziatosi nell’ultimo anno, personale residuo assolutamente insufficiente ai volumi di attività e sempre meno valorizzato e fidelizzato, entrata di cooperative e gettonisti completamente decontestualizzati dalla realtà aziendale, incontrollati e senza alcuna verifica di titoli e capacità, conseguente inevitabile perdita di qualità del setting clinico, ritardi, segnalazioni, denunce ed avvisi di garanzia, operatori in burn out, alto tasso di assenze stress correlate, stanno inducendo ormai anche gli ultimi medici eroici rimasti, ennesime vittime di un sistema allo sbando totale, ad andarsene da ASUFC». (28).

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Quindi il recente ‘calvario’ estivo, con per di più una situazione di carenza di personale a prescindere. «Con poco più di 8mila dipendenti a servire una popolazione di oltre 520mila abitanti, l’Azienda udinese deve fare i conti anche con un mancato turnover che nel solo 2023 ha ridotto gli organici di ulteriori 200 dipendenti, tra entrate e uscite, portando la carenza ad almeno 500 figure mancanti. A questo si aggiunga l’elevata età media del personale e si comprenderà quanto diventi complicato, per non dire impossibile, gestire i piani ferie del personale. (…). Il ricorso intensivo agli straordinari o ai richiami in servizio non solo non basta a coprire le carenze, ma rende insostenibile la situazione, soprattutto tra infermieri e Oss. «Gli stessi accorpamenti di reparti e dipartimenti, sebbene pensati per ottimizzare le risorse, finiscono per sovraccaricare ulteriormente il personale, che nel comparto è per il 70% composto da donne, molte delle quali madri, spesso costrette a lavorare, in estate, anche dieci notti al mese» sostiene Andrea Traunero della Cgil. (29). E questa situazione non fa che diminuire l’attrattività della professione medica e far volgere al privato, dove non ci sono turni notturni, il personale. E se si fa lavorare il personale, già stressato, anche il sabato, la situazione peggiorerà.

Infine: «Il sistema di gestione dei posti letto – dichiara Traunero – è sicuramente un punto critico: a Udine reparti come la medicina interna e la pediatria, ma non solo, vedono una capacità costantemente superata, con decisioni passate che hanno ridotto il numero di letti disponibili, trasformando alcuni in Rsa, il che ha rallentato l’accoglienza dei nuovi pazienti. Criticità che si estendono ai tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, compresa la chirurgia oncologica, che spinge un numero crescente di utenti verso il privato: a confermarlo l’incremento delle spese per prestazioni da privati accreditati, che per Asufc sono passate da 33,4 milioni nel 2020 a 44,1 milioni nel 2022, chiaro indice di una crescente dipendenza da soluzioni esterne a causa della mancanza di risorse interne». (30).

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Ma ora? Ora pare che nulla sia migliorato, anche perché i concorsi banditi pare non siano stati ritenuti appetibili. E la situazione si configura nel seguente modo: «Il 2023 si è chiuso con una media di ferie residue […] pari a 44 giorni per dirigente medico (per medico con contratto fisso). Ferie non godute proprio a causa della gravissima carenza di organico. Inoltre le eccedenze orarie superano le 100 mila ore e la gravità della situazione è sotto gli occhi di tutti. (…). Basta avere un contatto diretto con i lavoratori per vedere come i reparti sono sguarniti, le ore eccedenti sono smisurate, le guardie e le reperibilità sono sopra la soglia, e vengano richieste reperibilità pomeridiane non previste in alcun modo dal contratto di lavoro». (31).

Infine il 4 settembre 2024, compariva un articolo su “Friulisera” ove in riferimento alla sanità friulana e Fvg così si legge, riferendosi alla “caccia alla prestazione”: «Si entra in uno strano tunnel dell’assurdo che riguarda la burocrazia sanitaria e soprattutto la roulette delle prenotazioni. Infatti nonostante la disponibilità e gentilezza degli operatori telefonici del Cup, che provano a far quadrare le necessità del paziente con quelle di un sistema di diagnostica alla canna del gas, si è sempre di più nel marasma ed è evidente che sono scarse le possibilità di far quadrare le cose in tempi accettabili anche se, in teoria, tutto dovrebbe rientrare nella tempistica stabilita dal prontuario delle prescrizioni […]. Oltre ai tempi c’è anche il fatto che i pazienti, che non tutti hanno possibilità di mobilità autonoma, sono sballottati da una località all’altra della regione […]. […] e non si tiene conto dello stato psicologico delle persone spesso vulnerabili che alla fine, in molti casi, preferiscono abbandonare cura e prevenzione. (…). Detto questo è evidente che il sistema meriterebbe interventi massicci di riorganizzazione che non dovrebbero essere in mano a chi negli ultimi sette anni ha gestito il sistema portandolo al tracollo». (32).

Infine come si fa ad applicare un piano, che pare quello seguito e voluto da Fedriga e Riccardi e ‘suggerito’  da Mantoan di Agenas, che depaupera o chiude gli ospedali spoke al servizio del territorio per spedire, con una scusa o l’altra, tutti negli hub, anche a partorire, quando il rischio è quello, per chi non vive in città, di fare il figlio in strada con altissimo rischio per madre e bimbo, per le donne incinte di non essere adeguatamente seguite, mancando pure le ostetriche sul territorio, per le partorienti di non trovare un letto libero o una sala parto? E se mancano spazi, letti, medici, come si fa a contenere le liste di attesa?

Infine, senza medici di base, con l’escamotage dei medici di vallata che ora ci possono essere domani no, in servizio magari due ore a settimana per paese, chi fa le impegnative? No lo so, vorrei che il dott. Caporale me lo spiegasse. E se noi pazienti compriamo farmaci indispensabili senza ricetta è perché non troviamo chi ce la firmi nell’ immediato, se siamo rimasti senza.  

E non pensano i ‘politici’ che per noi cittadini questa confusione ed incertezza su un aspetto: il servizio sanitario che era per noi una certezza ed una sicurezza, alimentata pure dai loro continui proclami, dall’ansia di dover andare in privato e non avere soldi per farlo, o preferire darli ai figli perché si curino loro, non possa essere fonte di ansia? Non lo so, io so solo che i cerchi non si quadrano e che è ora che chi non vuol sentire altro che la sua debba lasciare il posto ad altri, aperti, come sistema democratico vorrebbe, al confronto e non arroccati in una torre d’avorio il tutto a spese dei cittadini italiani.

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Senza voler offendere alcuno questo ho scritto, con riferimento a quanto trovato sui mass media, e per parlare della situazione grave in cui si trova la nostra sanità Fvg e friulana e se vi è qualcosa di errato, per cortesia correggetemi. Mi scuso inoltre subito con chi potesse risentirsi per quanto ho scritto citando per lo più, perché non era mia intenzione appunto offendere ma ragionare su di un grossissimo problema.

Laura Matelda Puppini

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Note.

  1. https://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/GEN/amministrazione-trasparente/FOGLIA2/FOGLIA1/allegati/CURRICULA/RICCARDI_CV.pdf.
  2. “Salute: Fedriga-Riccardi, sanità sarà basata su 3 macro-ambiti”, in: https://www.regione.fvg.it/rafvg/comunicati/comunicato.act?dir=/rafvg/cms/RAFVG/notiziedallagiunta/&nm=20181005173444001
  3. “Salute: Fedriga-Riccardi, con riforma basta a scelte imposte”, in: https://www.regione.fvg.it/rafvg/comunicati/comunicato.act?dir=/rafvg/cms/RAFVG/notiziedallagiunta/&nm=20181012175918001.
  4. Vedi in Messaggero Veneto, 7 settembre 2024, l’articolo intitolato “La direzione ai sindacati: «I dati vi smentiscono: il personale non manca»”. Sottotitolo: “Caporale: «Qualcuno evidentemente vive sull’isola che non c’è o è in vacanza». In un anno quaranta dirigenti in più e il reclutamento con concorsi prosegue”.
  5. Sofia Rossi, Il modello americano e le sue evoluzioni, in: https://trendsanita.it/il-modello-sanitario-americano-e-le-sue-evoluzioni/.
  6. Primo Buscemi, Medicina e profitto negli USA, in: https://www.saluteinternazionale.info/2023/05/medicina-e-profitto-negli-usa/. L’ autore cita una ricca bibliografia a supporto ed in particolare trae alcune considerazioni da Donald M. Berwick, Salve Lucrum: The Existential Threat of Greed in US Health Care” (La minaccia esistenziale dell’avidità nell’assistenza sanitaria statunitense), testo pubblicato sulla prestigiosa rivista americana: “Journal of the American Medical Association (JAMA)”.
  7. Ibidem.
  8. Ibidem.
  9. Ibidem.
  10. Ibidem.
  11. Ibidem.
  12. Ibidem.
  13. Ibidem.
  14. Ibidem
  15. Ibidem.
  16. Ibidem.
  17. Marco Ballico, Il privato accreditato: «Servono 200 milioni contro la fuga di pazienti verso altre regioni», in: Messaggero Veneto, 11 settembre 2024.
  18. https://socialteam.it/images/wildweb/trasparente26/CV%20Dott.%20Salvatore%20Guarneri.pdf.
  19. Marco Ballico, op. cit.
  20. La direzione ai sindacati: «I dati vi smentiscono: il personale non manca»”, in: Messaggero Veneto, 7 settembre 2024, e “Nelle aziende sanitarie stipendi non uniformati. Pressing dei sindacati”, in Messaggero Veneto 12 settembre 2024.
  21. Cfr. i  rispettivi curricoli: https://asufc.sanita.fvg.it/export/sites/asufc/it/personale/personale_nuova_divisione/dirigenti_SOC_SOSD/cv/de-cet_ladi.pdf e https://asufc.sanita.fvg.it/export/sites/asufc/it/personale/personale_nuova_divisione/dirigenti_SOC_SOSD/cv/montemurro_domenico.pdf.
  22. Cfr. nel merito: “L’IA sta bruciando miliardi di dollari con una miriade di progetti fallimentari: una ricerca ci spiega perché”, in: https://multiplayer.it/notizie/ia-bruciando-miliardi-dollari-progetti-fallimentari-perche.html
  23. Cfr. nel merito: https://www.regione.fvg.it/rafvg/comunicati/comunicato.act;jsessionid=09A88FE8BC836F3DE1385F156057B8E2?dir=/rafvg/cms/RAFVG/organigramma/&nm=20240206142427003, “Comunicazione di Riccardo Riccardi in data 6 febbraio 2024,in http://tinyurl.com/yc65c7h9, e https://www.regione.fvg.it/rafvg/comunicati/comunicato.act?dir=%2Frafvg%2Fcms%2FRAFVG%2Fnotiziedallagiunta%2F&nm=20240206142427003&fbclid=IwAR0rAiDSM1Vo4V2L_qwd0j0GpTs_90evJvrwWPJyBYw7ESdSx5AUwUDHYAA Si noti che il Dipartimento testa – collo ha ben 16 posti letto quando ne mancano ovunque.
  24. Per il direttore di Agenas e quello che è venuto a dire stupendo tutta la minoranza, cfr. mantoan. pdf; https://lespresso.it/c/inchieste/2023/2/22/spie-appalti-doro-e-parcelle-targate-lega-i-segreti-del-ras-della-sanita-domenico-mantoan/3674; e su www.nonsolocarnia.info: Sanità FVG? Nessun problema, o quasi. Lo ha detto Agenas e Laura Stabile. Osservazioni in merito alla presentazione delle valutazioni conseguenti alla convenzione tra la Regione Fvg e Agenas per il potenziamento del Ssr.
  25. Beatrice Lorenzin, Il Governo e la sanità: con assenza di strategie e riforme stanno demolendo il nostro Ssn, in: Il Governo e la sanità: con assenza di strategie e riforme stanno demolendo il nostro Ssn – Quotidiano Sanità (quotidianosanita.it) E così ivi la Lorenzin: «Diventa quindi imprescindibile mettere tutte le carte sul tavolo e disegnare una strategia complessiva per la salute in modo orizzontale (salute, formazione, economia, ricerca e sviluppo) che tenga conto delle componenti certe in campo: imprescindibilità del capitale umano come investimento; attrattività del SSN; riduzione delle diseguaglianze, sempre più in aumento tra le Regioni e tra i cittadini; investimento in ricerca come leva per tutto il settore; gestione delle cronicità come dato strutturale demograficamente accertato. Intorno a queste si c’è poi “l’ordinario” della programmazione sanitaria: regolatorio e prevenzione. Se non si ha un’idea chiara e d’insieme e si fanno scelte strutturali, verranno determinati 5 anni in cui, nella migliore delle ipotesi, assisteremo al tam tam del progressivo depotenziamento del sistema».
  26. “Al Pronto Soccorso di Udine è epilogo annunciato. La crisi è di sistema”, in: https://friulisera.it/al-pronto-soccorso-di-udine-e-epilogo-annunciato-la-crisi-e-di-sistema/
  27. Ibidem.
  28. https://friulisera.it/pronto-soccorso-di-udine-al-collasso-arrivano-le-dimissioni-della-responsabile-dott-ssa-ventruto/
  29. https://friulisera.it/piani-ferie-per-la-sanita-torna-il-calvario-estivo-la-fp-cgil-turni-insostenibili-per-infermieri-e-oss-medicina-e-pediatria-in-forte-crisi/.
  30. Ibidem.
  31. I sindacati a Caporale: «Sciopero inevitabile»”, in Messaggero Veneto, 9 settembre 2024.
  32. https://friulisera.it/sanita-del-fvg-allo-sbando-liste-dattesa-e-operativita-ospedaliera-nel-marasma/.

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L’immagine che accompagna l’articolo è una di quelle già da me utilizzate. Laura Matelda Puppini

 

 

 

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