Verso una sanità senza medici o meglio con pochissimi? Chiediamocelo. Alcuni dati da Anaao Assomed ed alcune considerazioni personali.
Correva l’anno 2016, e fra una difesa ed un attacco della politica partitica, assessori, dirigenti e quanti altri tendevano a nascondere a se stessi i problemi reali della sanità, per esempio quello della carenza di personale medico, ancor maggiormente rappresentato nelle proiezioni future.
Correva l’anno 2014, e, l’11 agosto, nel mio Laura Matelda Puppini “Sulla riforma della sanità in Fvg” pubblicato su http://www.casadelpopolo.org/ e ripreso su www.nonsolocarnia.info, sottolineavo come la riforma non tenesse conto «del fatto che vi sono limiti nel sostituire il personale medico e paramedico pensionato, con ulteriore aggravio sul fronte sanitario». E mi chiedevo se si sarebbe giunti a finanziare, forse, la sanità per dover andare in privato e per pagare pubblici burocrati ed amministrativi, con personale medico ed infermieristico sempre più ridotto al collasso, stanco, demotivato.
E nel mio: “Ancora sulla riforma sanitaria”, pubblicato, il 10 novembre 2014 su http://www.casadelpopolo.org, e quindi ripreso su www.nonsolocarnia.info in:Sulla riforma sanitaria e suoi problemi, sintesi del già scritto con una piccola aggiunta, sostenevo che: «Si è tagliato personale in funzione della spesa, invece che scegliere delle priorità di spesa, e limitare quelle secondarie, come farebbe la buona massaia; si è riformato tutto, cioè si è costruita una nuova casa, senza pensare di organizzare meglio la vecchia; e senza avere un’idea della qualità del servizio sanitario futuro, del reale budget richiesto, delle ripercussioni […] sulla qualità della vita dei cittadini. Ed una buona massaia non taglierebbe certo il personale».
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Ora, alla fine del 2016, il problema del mancato turnover medico e della carenza di medici nel ssn si è fatto pressante, tanto che il problema è stato ripreso (dopo esser già stato trattato in precedenza) da Anaao – Assomed, in una ricerca di Carlo Palermo, Fabio Ragazzo, Domenico Montemurro, Matteo D’ Arienzo, intitolata: “ 2016 < 2030. Fabbisogno di personale medico nel ssn. La relazione tra pensionamenti, accessi alle scuole di medicina e chirurgia, formazione post-laurea”, in “d’! Dirigenza medica, n. 10/2017, 27 dicembre 2016”.
In detto articolo, leggibile online come tutto il numero della rivista, si evidenzia come nelle Asl del ssn operino 354.000 medici, con età che non supera i 70 anni, di cui 102.204 (senza calcolare odontoiatri e veterinari) con contratto a tempo indeterminato, 7.750 con contratto a tempo determinato, 6.530 con contratto atipico, 8.537 medici universitari, 8.469 specialisti ambulatoriali attivi, mentre nel 2014 si sono avuti di fatto 2083 pensionamenti cioè cessazioni dal servizio non per passaggi, esternalizzazioni, licenziamento. (AA.VV., 2016 < 2030. Fabbisogno di personale medico nel ssn, cit., p. 5).
Ma vige il limite alle assunzioni, dato dalla legge 191/2009, (finanziaria 2010) che, sulla base dell’impossibilità a spendere oltre quanto investito nel 2004 per sostituzione personale andato in pensione, implica, di fatto, che solo il 25- 50% dei medici che ha cessato il servizio possa essere sostituito. (Ivi, pp. 10-11).
Già in precedenti analisi, datate 2011 e 2014, Anaao Assomed aveva evidenziato il problema del possibile depauperamento progressivo del personale medico operante nel ssn, a causa dell’aumentare dei pensionamenti, con il rischio di decadimento della qualità del servizio per la perdita di medici esperti e con elevate capacità professionali. (Ivi, p. 4).
Questo problema, per inciso, porta a ritenere che sia importante dare tutte le possibilità agli specializzandi di formarsi in corsia, negli ospedali, posti in rete, favorendo una collaborazione stretta fra Università ed ospedali, e permettendo «l’incontro tra il mondo della formazione e quello del lavoro, oggi estranei uno all’altro» (Ivi, p. 11), così da permettere ai giovani una maggiore competenza acquisita sul terreno operativo.
Comunque, per ritornare a sterili dati molto significativi, gli autori della ricerca sottolineano come, nei prossimi 10 anni, si prevedano 47.284 cessazioni dal servizio per quiescenza del personale medico, e non si possa esulare dal fatto che l’età media dei medici operativi nel ssn, nel 2014, fosse di 52,7 anni ed attualmente, fine 2016, oltre i 54. E il mancato turnover non fa che elevare l’età media dei medici in servizio nel ssn. (Ivi, p. 6). Ed a questi si devono aggiungere pure universitari e medici specialistici ambulatoriali che andranno in pensione.
Inoltre i medici in particolare ospedalieri, pur potendo optare per restare in servizio avendo raggiunto le condizioni per la cessazione dal servizio, tendono a non optare per tale scelta, a causa delle condizioni di lavoro, delle difficoltà a fare carriera, ad avere autonomia professionale, a godere delle ferie dovute, a non svolgere lavoro notturno se di età superiore ai 55 anni, ed a causa dei turni sfibranti e della mole gravosa di lavoro straordinario. (Ivi, p. 6).
Queste le stime di perdita di personale medico nei prossimi 15 anni: 23.255 unità (2016-2020); 32.225 unità (2021-2025); 22.570 unità (2016-2030). (Ivi, p. 7).
E non si può dimenticare che i processi di spending review, in sintesi i tagli alla sanità, «hanno ulteriormente appesantito l’affaticato processo di ricambio generazionale e hanno legittimato una ridefinizione degli standard ospedalieri». (Ivi, p. 7). E la crisi economica e sociale degli ultimi anni, anziché essere occasione per una evoluzione positiva ed ottimizzata del ssn, ha rappresentato un alibi per azioni politiche che, in maniera esponenziale, hanno ostacolato il rilancio del settore, limitando le dotazioni organiche e precarizzando il lavoro. (Ivi, p. 7).
Così, in sintesi, per i prossimi 10 anni si prevede una adeguata copertura di medici universitari ed ambulatoriali, ed invece un disequilibrio per i medici ospedalieri e territoriali, a causa del pensionamento e limite al turnover, che porterà a carenze di chirurghi, pediatri, ginecologi, internisti, mentre si prevede che l’università continui a programmare sulla base dell’autoreferenzialità. (Ivi, p. 7).
Il turnover disatteso, mal affrontato od affrontato caso per caso, a spot, poi, ha già determinato grossi deficit nelle dotazioni organiche, e si deve tener pure conto che, in ambito sanitario, si deve applicare la legge europea n. 161 del 30 ottobre 2014 sull’orario di lavoro.
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Altro problema è quello dello sbocco occupazionale per i laureati in medicina. La richiesta interna potrebbe aumentare, ma è anche vero che a fronte di 396 medici che, nel 2009 avevano chiesto la documentazione per esercitare all’ estero, nel 2014 il numero è salito a 2.363, con un incremento del 596%.
I dati, comunque, danno 3.000 medici che esercitano in Gran Bretagna ed ormai in Italia si prevede che 1000 medici all’anno prenderanno la via dell’estero, il che comporta che noi regaliamo professionalità agli altri, e personale la cui formazione è costata circa 150.000 euro cadauno. (Ivi, p. 10).
Dal 2008, poi, vi è stato un forte definanziamento del ssn, con il controllo per la spesa del personale al centro dei tagli e il ssn è diventato, per il governo, la leva principale per raggiungere l’equilibrio economico. (Ivi).
A ciò, scrivo io, bisogna aggiungere il fatto che il personale medico non può aver voce sul posto di lavoro per i problemi legati allo stesso, come ha dimostrato, a Tolmezzo, il caso Agostinis, che ha chiuso le bocche. Ora se è vero che non si può sputare nel piatto ove si mangia, come si suol dire, è anche vero che questo modo di pensare è obsoleto, e legato a pratiche di gestione autoritaria e mortificanti, e che una cosa è andar sputtanando in giro un servizio in cui si lavora, altro è porre problemi reali nelle sedi competenti ed anche a mezzo stampa. E la programmazione sanitaria, che ha come oggetto la salute delle persone, non può esser gestita da singole personalità politiche, che, fra l’altro, pare ben poco sappiano, e forse attente alle loro sedie, più che ad altro, come politica partitica vuole. Il vecchio metodo scientifico, che vuole l’ analizzare ed il conoscere prima di progettare variazioni in un sistema già in atto, e verificare i progetti prima di applicarli, e quindi in itinere, qui in Fvg ma credo nell’Italia intera, da che si sa, è stato soppiantato dal calo dall’alto di una progettualità il cui testo appare spesso teorico e la cui formulazione non appare riempita da contenuti reali, in sintesi che parla di una sanità virtuale e non calata, nella realtà situazionale. E sottolineavo come quella che ne usciva fosse una sanità fortemente teorica e slegata dal contesto reale, accentrata e burocratizzata. (Laura Matelda Puppini, Note sulla riforma sanitaria, cit.).
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Inoltre altro è dir male, altro è sollevare problemi, e, tanto per fare un esempio, temo che il laboratorio analisi si stia rivelando, per l’ospedale di Tolmezzo, un problema, ma può darsi mi sbagli. Fra l’altro ora vogliono che i singoli utenti, da che mi si narra, pongano l’urina nella provetta per il macchinario, a causa delle indicazioni del laboratorio di Udine, senza dare informazioni su che urina si debba prelevare e senza avvisare che, dopo un po’ di tempo, le parti più pesanti di una soluzione si depositano, cosicché il paziente rischia di travasare in provetta solo la parte acquosa di cui si analizza, poi, il sedimento. Inoltre mi si dice che a Tolmezzo richiedono urina fresca, il che non va bene per alcuni esami, anzi direi per moltissimi. Ho perciò chiesto lumi a fonte informata, e mi è stato detto che, per quanto riguarda Tolmezzo, ai medici di base erano state date indicazioni precise da far seguire ai pazienti, che però spesso sono anziani, dico io. Ma scrivo solo per cercare di avere maggiori informazioni, perché il problema mi è stato fatto presente da un utente e perché il campione è importante quanto il suo trasporto e forse di più. E vi prego subito di non prendervela se segnalo quanto mi è stato riferito, senza voler offendere alcuno.
E sempre più, nel contesto della politica dello scarica barili, ci si sente rispondere che per l’aspetto “a” o “b” il referente è il medico di base, il cui ruolo reale in sanità, con fra l’altro 1300 pazienti e nessun database, con computer che possono non collegarsi al sistema, con tempi ristretti da dedicare ad ogni paziente, di cui ormai non conosce stili di vita ed abitudini, dovrebbe venir come minimo ridiscusso ed analizzato, e quando, se si aprissero gli occhi, si saprebbe che in genere le patologie degenerative, ed anche molte non degenerative, come le patologie acute, sono di competenza specialistica e dallo specialista seguite.
Infine molti disservizi in aumento non sono da attribuirsi al personale ma alla mancata programmazione che vede ancora una volta intasati i pronto soccorso, per esempio quello di Pordenone nel corso delle feste natalizie 2016, (Cfr. Donatella Schettini, Pronto soccorso preso d’assalto con attese infinite, in: http://messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2016/12/30/news/pronto-soccorso-preso-d-assalto-con-attese-infinite-1.1463845), aprire centri di assistenza primaria senza sapere che medici vi andranno al lavorare, mentre il primo intervento a Trieste viene affidato ancora a operatori privati in moto, non si sa dove formati, non si sa da quale responsabilità gravati e da chi dipendenti, a causa dei tagli. (Enrico Ferri, Motosoccorso a Trieste, scatta il rinnovo con l’Azienda sanitaria fino a marzo 2017, in: http://www.triesteprima.it/cronaca/motosoccorso-rinnovato-servizio-30-dicembre-2016.html).
E quando si va in sanità pare ora di essere parte di una catena di montaggio, con personale stressato, e la comunicazione medico paziente sempre più limitata dai tempi ristretti. Entra, svestiti, fa velocissimo, esci, non far perder tempo a chi attende il suo turno, quasi si fosse pezzi di ingranaggi in situazioni simili a quelle descritte in “Tempi Moderni di Charlie Chaplin. Questa sanità disumana ed attenta al soldo, che non programma, che ha metodi e tempi dettati da una politica autoritaria, svilisce, tra l’altro, il rapporto personale medico – paziente, che permette al primo anche di conoscere abitudini e stili di vita del secondo, utili per diagnosi e cure, e porterà, alla fin fine, secondo me, a peggiorare la salute dei cittadini ed ad aumentare morti e disagi. Inoltre non si parla sufficientemente delle cause ambientali, sociali, lavorative e da stress della malattia. A proposito, quanti morti in più in regione nel 2015 e 2016? Chiediamocelo.
Intanto il Governo renzi/ gentiloni/ boschi ed accoliti che erroneamente si identifica con lo Stato, che siamo noi tutti, taglia sanità e servizi e salva, con il pubblico denaro, e quindi con il nostro sangue, Monte Paschi, da anni in crisi, si guarda bene dal cambiare la classe dirigente di detta banca (Marco Bertorello, Mps, la cura del malato arriva in ritardo, in Il Manifesto 31 dicembre 2016), e chiede, da che ho compreso, di pilotare, cicero pro domo sua, l’informazione, come è sempre accaduto in tutte le dittature non nelle democrazie, in spregio alla Costituzione, intervenendo sul web. In che mondo e Patria stiamo vivendo? – mi chiedo. Auguri a tutti, e anche per il prossimo anno, e per ora “Speriamo che ce la caviamo!”
Scrivo quanto senza voler offendere alcuno, ma solo per diffondere informazioni e porre problemi servendomi anche di importanti studi altrui. Ed ancora tanti auguri di buon anno.
Laura Matelda Puppini
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Invito a visionare sulla sanità pure i miei su www.nonsolocarnia.info:
Poliambulatori, medici di base, e limiti di spesa che potrebbero esser determinati solo da un segretario. Sulla stampa si legge … 6 dicembre 2016
Ivan Cavicchi, No al protocol doctor. Contro una medicina senza qualità. Il manifesto, 17 maggio 2016. Pubblicato su www.nonsolocarnia il 4 novembre 2016
Nuova sanità Fvg. Quale piano dell’emergenza /urgenza territoriale? La voce anche ai medici e non solo. 27 agosto 2016
Servizio sanitario regionale: i rilievi di ANAAO – AssoMed. Come avevano previsto tutto questo…. E io credo che … 15 agosto 2016
Sistema sanitario nazionale e regionale verso il baratro? 5 agosto 2016.
La cosiddetta “telemedicina” fra economia, sogno, tagli in sanità e realtà. 24 luglio 2016
Su quei mille morti in più in pochi mesi in Fvg. ed ancora sui tagli a sanità e salute. 3 giugno 2016
Nuova sanità: fra aft, mission aziendale e sanità come prodotto. quale futuro per noi cittadini? 8 maggio 2016
Sanità pubblica. Tra Stato e Regioni “fai da te”, dove si andrà a finire? 20 aprile 2016
Sprechi in sanità. Da cittadinanzattiva 3 aprile 2016
Sanità: sui risparmi e sulle competenze. Verso la “cinesizzazione” del lavoro nel ssn? 2 aprile 2016
Pensiero politico, cittadinanza, riforme, sanità. Dove andremo a finire? 16 febbraio 2016
Tagliano sulla spesa anche dei materiali sanitari e chirurgici … siringhe, bisturi, … con che risultati? 28 gennaio 2016
Dalla prescrizione medica alla prescrizione governativa. Sanità in black out? 26 gennaio 2016
Se perdo te … ancora due considerazioni sul laboratorio analisi dell’ospedale tolmezzino … 12 gennaio 2016
«Ghe pensi mi» No grazie. Sui problemi etici della sanità, sulla sua politicizzazione, sul laboratorio analisi tolmezzino. 9 gennaio 2016
Governo, regione, sanità, delle entrate e delle spese. 28 dicembre 2016
Ancora su: salute e sanità nazionale e regionale. 4 dicembre 2015
Governo, regione, sanità, delle entrate e delle spese. 28 dicembre 2015
Ancora su: salute e sanità nazionale e regionale . 4 dicembre 2015
Del linguaggio e dei linguaggi, delle spese, dell’oblio. Cittadini o sotàns? 25 ottobre 2015
Divagando, si fa per dire, sulla “scure” Lorenzin sulla salute di noi italiani. Siamo davvero ancora in Europa? 28 settembre 2015
Riforme del potere. Deciderà il Governo come curarci, cioè sui nostri corpi e le nostre vite? 25 settembre 2015
State allegri arrivano i tagli di Renzi/ Gutgeld/ Lorenzin /Boschi/. Addio a sanità e salute? 23 agosto 2015
Riforma sanitaria: un aggiornamento, si fa per dire. 1 giugno 2015
E articoli precedenti in particolare quelli già citati all’inizio dell’articolo.
Cfr. pure, su www.quotidianosanita.it “Inchiesta QS. Un Italia senza medici? A cura di Lucia Conti, formato da articoli sfusi.
Laura Matelda Puppini
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L’ immagine che correda l’articolo è tratta, solo per questo uso, da http://www.casentinopiu.it/la-lista-civica-poppi-libera-in-difesa-della-sanita-pubblica/ Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/verso-una-sanita-senza-medici-o-meglio-con-pochissimi-chiediamocelo-alcuni-dati-da-anaao-assomed-ed-alcune-considerazioni-personali/ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀCorreva l’anno 2016, e fra una difesa ed un attacco della politica partitica, assessori, dirigenti e quanti altri tendevano a nascondere a se stessi i problemi reali della sanità, per esempio quello della carenza di personale medico, ancor maggiormente rappresentato nelle proiezioni future. Correva l’anno 2014, e, l’11 agosto, nel...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Da Il Piccolo, numero odierno, 7 gennaio 2017, si viene a sapere che i Centri di Assistenza primaria (Cap), all’Ospedale Maggiore ed a Roiano sono “in stand by a venti giorni dall’inaugurazione”. Manca infatti l’accordo tra i professionisti per farli funzionare, e mancano medici e pazienti. “Ci sono i contenitori ma mancano i contenuti. Scatole vuote. I Cap i centri di assistenza primaria che dovrebbero rivoluzionare il sistema sanitario triestino faticano a decollare” scrive Gianpaolo Sarti. (Gianpaolo Sarti, Superambulatori ancora al palo. Non ci sono nè medici nè pazienti, Il Piccolo 7 gennaio 2017). “Gli spazi dei Cap hanno pareti tinteggiate da poco ed arredi nuovi ma i corridoi sono vuoti e le porte chiuse a chiave”. (Il Piccolo, 7 genn 2017). E in provincia di Udine? E in Carnia e nel tarvisiano? Chiediamocelo.
Sull’argomento in sintesi:
Cgil“Sistema sanitario al tracollo, 40mila lavoratori in meno dal 2009” in Il Fatto Quotidiano, 23 gennaio 2017.
In detto articolo si legge che:
“I dati del sindacato registrano un forte calo del personale – che ha contratti sempre più instabili – , blocco del turn over e aumento dell’età media dei dipendenti. Insieme a Cisl e Uil chiede un incontro col ministro della Salute per garantire risorse sui nuovi Lea. 5 Stelle: “Il rischio che il sistema collassi cresce sempre di più”
Blocco del turn over che dal 2009 al 2015 ha causato la perdita di 40.364 lavoratori, che arriveranno a 50mila nel 2016. In più, l’età media dei dipendenti a quota 50,1 anni, di molto superiore a quella registrata nell’intera pubblica amministrazione. I dati del report della Funzione Pubblica Cgil sullo stato del servizio sanitario analizzano la variazione dell’occupazione di un sistema che è “al tracollo” e che “si ‘impoverisce’, non solo nelle risorse economiche ma anche in quelle umane”. Rispetto al periodo considerato sono stati persi circa 8.000 medici, quasi 10.300 infermieri e 2.200 operatori di assistenza (Oss, Ota e Ausiliari) e 20mila lavoratori tecnici, riabilitativi, della prevenzione e amministrativi. Di questi, rileva la Fp Cgil, oltre 10mila nel solo 2015. E a causa di “blocco del turn over, emorragia occupazionale ed esplosione dell’età media”, aumenta il ricorso a forme di lavoro precarie.
Dai dati rielaborati dalla Fp Cgil emerge che cresce tra il 2014 e il 2015 la quota di personale non stabile (tempi determinati e formazione lavoro, interinali e co.co.co) di circa 3.500 unità per complessivi 43.763 lavoratori. Cala invece il ricorso a consulenze ma allo stesso tempo aumenta la spesa complessiva che arriva a 230 milioni di euro. In questo quadro si inserisce lo stato dei servizi ai cittadini e del finanziamento al servizio sanitario nazionale, giudicato “insufficiente e costantemente ridotto” e il bisogno dello sblocco del turn over. Cgil, Cisl e Uil hanno inoltre chiesto un incontro al ministro della Salute Beatrice Lorenzin sui nuovi Lea, affinché le risorse per il loro finanziamento siano adeguate e venga costruita “una nuova governance, sulla base di indirizzi condivisi, mirata al superamento dei diversi modelli regionali oggi esistenti. (…).
Se l’approvazione dei nuovi Lea, “auspicata da lungo tempo”, è per la Fp Cgil “un passo avanti per avere prestazioni in linea con i bisogni dei cittadini, è necessario però rivedere le attuali organizzazioni del lavoro, in estrema sofferenza in molti territori, e fissare adeguati standard minimi di personale in maniera omogenea e uniforme su tutto il territorio nazionale, sui quali programmare coerentemente le assunzioni di personale, a prescindere dalle inevitabili specificità territoriali”. Per il sindacato “non è più possibile aspettare oltre per scongiurare l’eventualità che l’aumento delle prestazioni da garantire ai cittadini, con l’attuale scarsità di risorse complessive, arrivi a creare una effettiva selezione delle prestazioni, con il rischio concreto di non poterle garantire e non solo nell’immediato. E si domandano se ad esempio, pensando al trattamento delle ludopatie, ci sia un “numero adeguato di personale formato” o se invece sia il caso di “pensare sin da subito ad assumere ed a programmare interventi formativi mirati?”. La Cgil sottolinea anche la necessità del superamento del blocco del turn over “per garantire servizi ai cittadini e assicurare il funzionamento dei nuovi Lea” e l’importanza di “un adeguato piano di formazione rivolto a tutto il personale del Servizio Sanitario Nazionale”.
Il Fatto Quotidiano, 23 gennaio 2017