Ultimamente qualcuno ha ricordato su un profilo facebook, in modo più o meno corretto, la strage di civili a Muina, Luint ed Ovasta di Ovaro, compiuta dai Cosacchi il 31 ottobre e 1° novembre 1944 o il 30 e 31 ottobre. (Su questo aspetto le fonti divergono). Essa è ricordata in una lettera di Rinaldo Cioni a Ciro Nigris ‘Marco’, da me pubblicata nel mio: Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo…. Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo/ Carnia ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi/ Carnia, 1944-1945, in: Storia Contemporanea in Friuli n.44, IFSML, 2016, pp. 227-230.

Rinaldo Cioni scrive a Ciro Nigris che ben conosce in particolare la paura della popolazione, che si è rivolta a lui, ritenendo l’accaduto una ritorsione perpetrata sui civili da parte dei nuovi occupanti per l’uccisione di un comandante e un militare ed il ferimento di altri 4 ‘russi’ da parte di partigiani, senza specificazione alcuna. Inoltre all’epoca vi era il Comando Unico Garibaldi Osoppo in Carnia, guidato da Angelo Cucito ‘Tredici’ garibaldino e con vice – comandante ‘Bruno’, Terenzio Zoffi, osovano.

Per inciso ricordo che il btg. Carnia della Osoppo, di cui facevano parte i partigiani che uccisero il comandante e il militare cosacco, non era più guidato, dopo la crisi di Pielungo, da Romano Zoffo ‘Livio’ ma, dal settembre 1944, da ‘Silla’, Mario Facchin di Mediis, eletto dai partigiani stessi del battaglione, che mancava però e presumibilmente sia dell’esperienza di ‘Livio’ ufficiale effettivo del R.E.I., sia del suo carisma.

Infine non bisogna dimenticare che la strage di civili a Muina, portata a termine da truppe cosacco/caucasiche per vendicare la morte, in un contesto di guerra, di due militari, avvenne nel corso della ritirata delle truppe partigiane dalla Carnia, data in mano ai cosacchi dal Terzo Reich, che evidentemente riteneva detto territorio cosa sua e dopo averlo occupato e posto sotto il suo governo, si permise perfino di donarlo a terzi che venivano da lontano che se lo presero da padroni, infilando le loro famiglie in ogni casa che non fosse, pare, di un nazifascista dichiarato.  E spero che chi guarda romanticamente ai ‘russi’ con la balalaika (che però secondo Cecov i cosacchi avevano importato da altro popolo) e lo spadone si ricordi anche delle donne stuprate, delle case depredate ed occupate, assieme all’ospedale ed al forno cooperativo, del foraggio tolto alle mucche, dei morti e torturati ad opera dei cosacco/caucasici fra i nostri monti.

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Lettera dattiloscritta di Rinaldo Cioni a Ciro Nigris datata 4 novembre 1944.

«4 novembre 1944

(….).  La situazione che è venuta fuori da tutto il complesso di questi ultimi giorni non è affatto soddisfacente.
Le azioni partigiane che hanno portato alla eliminazione complessiva d 1 comte (comandante n.d.r.) russo (quello di Comeglians, che poi era l’unica persona con il quale si poteva ragionare) ed 1 soldato russo uccisi, 4 feriti. Questo il totale delle perdite russe a tutt’oggi!
Le perdite partigiane riscontrate sono state 1 morto (aveva dei documenti in tasca!!! Ma non è stato possibile leggerli) trasportato ad Ovaro e con l’intervento di tutti riuscito a seppellire pietosamente.
I russi dicono di averne uccisi altri e gettati in Degano ma non è riscontrato.
Le perdite civili sono molto forti in proporzione. Ad Ovasta 1 morto, a Luint 5 morti, a Muina 6 morti. Si contano fra essi 1 donna e 2 vecchi. Sono stati poi ferite più o meno gravemente 6 persone.

Se i fatti di Luint ed Ovasta erano completamente a discapito della popolarità russa, quelli di Muina sono invece a discapito del movimento Partigiano.
Abbiamo in diversi lavorato per placare gli animi russi e quelli della cittadinanza. Non so come e dove siamo riusciti. Speriamo solo bene!
Bastava vedere Ovaro la mattina del 3 novembre per avere una precisa idea di ciò che era accaduto. Morti sulle strade trasportati, feriti che gemevano, bimbi vecchi e donne che piangevano chiamando i loro cari perduti! Una cosa straziante!
I risultati purtroppo saranno a completo svantaggio della popolazione intera ed indirettamente per il movimento Partigiano. Li enumero:

  1. = in questi giorni che seguiranno la zona sarà completamente infestata da presidi russi in ogni
  2. = saranno compiute azioni di rastrellamento in grande stile nella Val Degano
  3. = i fatti hanno messo la popolazione civile contro il movimento partigiano
  4. = la situazione alimentare della zona in via di miglioramento, è caduta nuovamente e quindi, anche, sospeso ulteriormente l’afflusso dei viveri
  5. = le difficoltà nel muoversi sono diventate maggiori ed i collegamenti su Udine e Tolmezzo difficili.

A mio modesto parere trovo che in questo momento il ripetere azioni simili a quelle di Muina, porterebbe ad un completo disfacimento della valle con il pericolo di essere deportati in massa. In questo modo il movimento di resistenza cadrebbe e non potrebbe aver maniera di svelarsi al momento opportuno (al momento cioè della ritirata Tedesca), durante il quale tutti potrebbero essere d’accordo a salvare sé stessi, la famiglia, i beni, ecc. alla razzia che avverrebbe e così aiutare a scacciare i Tedeschi e Russi e far opera veramente meritoria.
Ad es. il movimento di resistenza Belga è stato sempre completamente clandestino e paziente, l’organizzazione è stata tale che esso ha saputo riuscire al momento opportuno: infatti le grandi industrie, le grandi miniere e tutta l’industria degli altiforni sono rimasti pressoché inalterati ed hanno potuto iniziare l’attività entro 24 ore od al massimo 3 giorni. Questo ha portato un fortissimo contributo all’azione alleata.

La popolazione civile della zona carnica è facilmente riprendibile con una buona e sana propaganda. Il fatto oggi che deprechino le azioni partigiane è vero, ma nessuno fino ad oggi denunzia nomi e famiglie o località ed anche coloro che lo fanno si limitano a informazioni vaghe e generali. Resta quindi il fondamento ed è anche facile lavorarlo.

Il popolo dice pensiamo al domani! Infatti quando ve ne sarà il bisogno e la necessità, non potrà far niente perché forse potrebbe essere anche lontano.
D’altra parte i russi per la quasi totalità sono contro i tedeschi. Un fatto simile a quello di Francia potrebbe essere facile e si potrebbero con la dovuta diplomazia portare nel campo avverso. Per questo è necessario che la popolazione tutta aiuti, ma, come si può incitarla se depreca le azioni partigiane?  (…)». (Laura Matelda Puppini, Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo…. Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo/ Carnia ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi/ Carnia, 1944-1945, in: Storia Contemporanea in Friuli n.44, IFSML, 2016, pp. 227-230).

In un appunto scritto su di un foglietto puntato sulla lettera, una mano ignota ha precisato che l’attacco contro i cosacchi al ponte di Muina (Ovaro) del 31 ott. ’44 fu opera di una pattuglia osovana. Ma questa nota non firmata, non sarebbe sufficiente se Albino Venier, il comandante osovano ‘Walter’, non avesse scritto di propria mano sulle sue memorie riedite in: Albino, Luigi, Teresina Venier, Una famiglia unita nel turbine della guerra, Aviani & Aviani ed. 2013, che l’azione in cui morirono un comandante e un militare cosacco era stata fatta dal btg. Carnia della Osoppo.

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Dal diario di Albino Venier, il comandante osovano ‘Walter’.

Ma vediamo, quindi, cosa scrive Albino Venier.  «30 ottobre (1944).  (…). Una pattuglia del Carnia ha teso un’imboscata, proprio in questo momento, a una pattuglia nemica in transito. Due cosacchi rimangono uccisi: fra essi il comandante del presidio di Comeglians. Da parte nostra il partigiano ‘Regolo’ non è ancora rientrato».  (…).

31 ottobre. Si viene a sapere che il partigiano ‘Regolo’ è stato catturato dai mongoli sopraggiunti sul luogo dell’attacco con un altro carro. Ucciso, il suo corpo è stato seviziato e portato selvaggiamente per il paese come trofeo. Ieri sera una pattuglia garibaldina ha attaccato di nuovo dalla Pieve di Muina.

Oggi pomeriggio rappresaglia nel paese di Muina stessa. Due civili uccisi, feroce bastonatura di tutti quelli che incontrarono, violenza e saccheggio. Stasera altro attacco nella stessa località.

1° novembre. Come conseguenza rastrellamenti nei paesi limitrofi e feroce rappresaglia. Altri cinque civili uccisi a Luint, alcuni feriti in barbaro modo. Altri cinque ancora a Muina. Allarme in tutta la zona. Al fondo Valle movimento rabbioso di ingenti forze cosacche. Ho solamente il tempo di ricordarmi che è il mio compleanno, il mio ventitreesimo compleanno!

2 novembre. La popolazione della vallata fortemente terrorizzata. Non vuole vedere partigiani in paese… È disposta ad allontanarci con la forza. Alcuni Patrioti locali non si sentono di continuare la guerriglia che porti conseguenze simili! Alcuni sintomi di malumore che non credo siano colpa dei vari Comandanti o Commissari, ma dovuti all’ animo carnico che tende a ribellarsi.

3 novembre. Il Btg. Carnia in seguito ai rastrellamenti, ha perso di nuovo i magazzini. In seguito al morale degli uomini e delle popolazioni, ho fatto sospendere le azioni militari di pattuglia». (Albino, Luigi, Teresina Venier, Una famiglia unita nel turbine della guerra, Aviani &Aviani ed. 2013, pp. 179-180).

Il partigiano ‘Regolo’ osovano, citato da Albino Venier, caduto in mano cosacca, torturato ed ucciso a Muina, è il giovanissimo Regolo Artini di Spilimbergo, contabile, residente ad Udine, nato il 14 marzo 1925, appartenente al btg. osovano ‘Carnia’, catturato al ponte di Muina il 31 (o il 30 n.d.r.)  ottobre 1944. (AA.VV. – a cura dell’I.F.S.M.L. – Caduti, dispersi e vittime civili dei comuni della regione Friuli-Venezia Giulia nella seconda guerra mondiale, Udine, IFSML, Provincia di Udine, 2 tomi, 1987, visione on line, e “Caduti partigiani nella zona libera di Carnia”, in: https://www.carnialibera1944.it/).

Per quanto riguarda la data della morte del comandante e del militare cosacco ed il ferimento di altri 4 ‘russi’, Albino Venier anticipa di un giorno l’accaduto, collocandolo il 30 ottobre 1944, mentre la nota che accompagna la lettera di Cioni a Nigris del 4 novembre e la scheda di Regolo Artini lo posticipa di un giorno, datandolo 31 ottobre 1944.

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Dalla scheda sulla strage e violenze a “Muina, Cella, Luint, Ovasta, Ovaro, 01-02. 11. 1944. (Udine – Friuli Venezia Giulia)” compilata da Fabio Verardo.

Nell’atlante delle stragi compiute da nazisti e collaborazionisti, fra cui appunto i cosacchi, servi di Hitler, redatto a livello italiano, si trova che, nella strage di civili a Muina, Cella, Luint, Ovasta ed Ovaro, datata 1-2 novembre 1944, morirono 12 persone: 10 uomini adulti, un anziano e una donna. E non a caso furono inviati proprio 150 militari collaborazionisti a saccheggiare «molte case a Muina e nelle borgate di Cella e Agrons». «In questa fase vennero uccisi due uomini, più di quaranta furono percossi. Ostaggi furono portati a Ovaro, ma per intercessione del parroco don Cortiula vennero rilasciati. Il giorno seguente i soldati si diressero verso i paesi di Muina, Cella, Agrons e da lì a Luint e Ovasta. Ammassarono tutti gli uomini minacciandoli di fucilazioni; compirono saccheggi e uccisioni». Così viene descritta la strage da Fabio Verardo, compilatore della scheda, reperibile in: https://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=80.

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Queste le vittime civili, sempre secondo Verardo:

De Franceschi Egidio, di Umberto e Corva Marianna. Nato il 30 aprile 1889. Nato e residente a Ovaro, coniugato. Professione guardia forestale. Tumulato ad Ovaro:
Fabris Giovanni Michele, di Vincenzo e Fedele Margherita. Nato il -/-/1854. Nato e residente ad Ovaro, coniugato. Professione geometra in pensione. Tumulato ad Ovaro.
Fabris Tullio, di Pietro e Di Qual Caterina. Nato il 26 luglio 1906. Nato e residente a Ovaro, coniugato. Professione minatore. Tumulato ad Ovaro.
Felice Guido, di Felice Giacomina. Nato il 6 febbraio 1920. Nato e residente ad Ovaro, celibe. Professione fornaio. Tumulato ad Ovaro.
Gallo Ettore, di Giacomo e di Spinotti Amalia. Nato l’11 dicembre 1906. Nato e residente ad Ovaro, coniugato. Professione calzolaio. Tumulato ad Ovaro.
Marin Antonio, di Giovanni e Felice Maddalena. Nato il 10 giugno 1897. Nato e residente ad Ovaro, coniugato. Professione guardia forestale. Tumulato ad Ovaro.
Micoli Elio, di Celestino e Menegon Santa. Nato il 20 settembre 1903. Nato e residente a Muina di Ovaro, coniugato. Professione elettricista. Tumulato a Muina di Ovaro.
Not Antonio, di Giovanni Battista e Tinello Costanza. Nato il 1°agosto 1885. Nato e residente ad Ovaro, coniugato. Professione mugnaio. Tumulato a Luint di Ovaro.
Not Lino, di Giovanni e Vidali M. Giovanna. Nato il 18 febbraio 1917. Nato e residente ad Ovaro, celibe. Professione manovale. Tumulato ad Ovaro.
Palma Eligio, di Giacomo e Cattarinussi Maddalena. Nato il 3 aprile 1927. Nato e residente ad Ovaro, celibe. Professione manovale. Tumulato a Luint di Ovaro.
Piemonte Luigi, nato il 14 luglio 1919. Nato e residente ad Ovaro, celibe. Professione manovale. Tumulato a Luint di Ovaro.

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Inoltre detta scheda ricorda pure la morte, in quel contesto, di due partigiani: Regolo Artini, di cui ho già scritto sopra, ma qui senza molti particolari, e una donna appartenente all’ intendenza osovana, Angelina Stradiotto in Bulligan, di Giuseppe e Fabris Angela, nata ad Udine il 23 marzo 1909, residente ad Udine, di professione casalinga, con nome di battaglia “Lina”, uccisa dai cosacchi il 2 novembre 1944 e tumulata ad Udine. (Cfr. anche la sua scheda in AA.VV. – a cura dell’I.F.S.M.L. – “Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit.).

Però questa strage, come dicono sia Cioni che Albino Venier, fu opera dei cosacchi al soldo dei nazisti, come del resto quella del 2 maggio 1945 ad Ovaro, e non del Freiwilligen-Regiment Nordkaukasier/Kaukasischer Waffenverband der SS in combutta con fascisti non ben definiti, come ipotizzato da Verardo,  e fu una vendetta su civili inermi per l’ uccisione del comandante cosacco caucasico del presidio di Comeglians e di un militare cosacco in azione di guerra, applicando così i cosacco/caucasici occupanti lo stesso tipo di risposta che avevano dato i nazisti alla morte di loro militari in azione di guerra in via Rasella. Di chi fu la colpa della strage? Di chi la compì, non certo di chi uccise due nemici nel corso di una azione militare. Ed i tanto vituperati partigiani non se la presero mai con le donne ed i bambini cosacchi od i ragazzini che vivevano nelle loro case nell’intera Carnia.

E che la strage avvenne per mano cosacca è suffragato pure da una fonte citata dal Verardo stesso nella scheda, reperibile presso l’Istituto Regionale di Storia del Movimento di Liberazione di Trieste, in: Fondo Friuli, busta CXL, fascicolo 1, che si intitola: «Uccisione di civili da parte di militari russi», 16 novembre 1944.

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Ho scritto ora questo testo per ricordare, a due passi dagli ottanta anni da questa strage vigliacca avvenuta in un contesto di guerra, quei morti e quei fatti come elementi di riflessione, ora che, fra l’altro, una Europa incosciente guidata in particolare da una donna, Ursula Von der Leyen, cerca di trascinare i suoi popoli in una propaganda di guerra e sostiene un governo infanticida e che ha sulla coscienza migliaia di morti inermi ammazzati dalla stessa mano: l’Idf (Israel Defense Forces) che erano bambini, vecchi, donne incinte e uomini senza colpa.

Spero che qualcuno di Ovaro e non di Ovaro leggerà questa mia brevissima ricerca, ricordando che si era in un contesto di guerra, di una guerra sanguinosa e piena di orrore e terrore come tutte le guerre, ove i civili pagano sempre di più. E ricordo che chi precipitò l’Italia in questa guerra che durò 5 lunghissimi anni non fu il movimento partigiano, formatosi nella primavera estate del 1944 in Carnia, e dopo l’occupazione nazista e la creazione dell’ R.S.I. in altre parti d’ Italia, ma Mussolini ed il fascismo.

Ed un unico insegnamento ci viene ora da questi fatti: Basta guerre! “Cessate il fuoco ovunque”.

Laura Matelda Puppini

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L’immagine che accompagna il testo rappresenta cosacchi in Carnia in perlustrazione ed è tratta da Alberto Buvoli – Ciro Nigris, Percorsi della memoria civile. La Carnia. La Resistenza, IFSML, Udine, 2004.

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