Claudio Bearzi. Su chilometri di piste forestali dedicati alle motoslitte nell’alta val Tagliamento, Sauris, ed il nuovo turismo.
Introduzione.
Mi è giunto, questo scritto, un po’ personale come è anche giusto che sia, che unisce ricordi di vita a problematiche aperte dal dott. Claudio Bearzi, nel contesto di uno scambio di mail tra me e alcuni compagni/amici in cammino, invitati a esprimere un giudizio su due articoli che ho recentemente pubblicato su “Nonsolocarnia” e cioè:
No a 70 km per motoslitte in alta Val Tagliamento! Qualche riflessione anche sui testi normativi.
Ho chiesto al dott. Bearzi di pubblicare questo scritto ‘informale’ e mi ha detto di sì, e lo ringrazio perché il dibattito su alcuni temi è importante.
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«Ho letto i due articoli che mi hai segnalato in quanto l’argomento trattato e i territori interessati dal progetto mi stanno particolarmente a cuore. Condivido la tua presa di posizione e mi complimento con te per il modo (documentato, ricco di riferimenti e di rimandi, declinato nel rispetto dell’ambiente e di un turismo consumato in modo lento e consapevole) con il quale hai trattato/denunciato le decisioni assunte dalla giunta regionale e dai quattro Comuni carnici in accordo con il signor Stefano Mazzolini.
Ricordo bene il video del ’18 cui fai riferimento nei tuoi testi (andate a cercarlo su google, ne vale davvero la pena): il futuro vice presidente dell’Assemblea regionale del FVG seduto su una rumorosa motoslitta nei pressi della strada sterrata di Casera Razzo. Come nel film girato da Kubrick nel 1964, il signor Mazzolini, a cavalcioni di un ordigno a motore, appare sublime nell’involontaria interpretazione del ruolo del maggiore King K.
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Concedimi un ricordo personale. Devi sapere che, oltre a Forni di Sopra e di Sotto dove affondano le mie radici familiari, io intrattengo un legame intenso e particolare con Sauris: a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 del ‘900 vi ho trascorso 5 anni della mia infanzia e nel 1981 ho svolto in quel paese il mestiere del medico di base per una decina di mesi. Alla fine degli anni ’70 partecipai alle lotte contro il poligono militare del Bivera e festeggiai la “resa” delle gerarchie militari costrette a ridiscutere e ridimensionare le loro pretese di servitù.
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È in quell’occasione che conobbi Luca Petris. Nei miei ricordi di quei giorni il sindaco veste i panni di Tiresia, quelli di un comandante partigiano, quelli di Ettore nell’assedio di Troia. In ogni caso, i panni di un comandante saggio e coraggioso pronto a battersi assieme al proprio popolo contro l’invasore.
Qualche tempo dopo (nell’ 81 si rivolse alle mie cure) lo rimproverai con affetto per i cedimenti concessi all’esercito. Da “ex-combattente”, ritenevo che l’armistizio che Luca aveva sottoscritto con le gerarchie politico-militari dell’epoca avesse tradito le aspirazioni di una intera vallata: più che un buon compromesso, a mio modo di vedere la concessione del poligono del Bivera all’esercito per alcune settimane all’anno rappresentava un tradimento della volontà popolare.
Mi rispose: “Claudio, io mi fido più degli accordi sottoscritti con l’esercito rispetto a quelli ancora da sottoscrivere con gli imprenditori che hanno messo gli occhi su Sauris e su Casera Razzo”. Aggiunse: “Finché Casera Razzo sarà vincolata alle servitù militari, gli speculatori troveranno degli ostacoli insormontabili. Ostacoli certamente superiori a quelli che le future amministrazioni comunali del Cadore e della Carnia saranno in grado di esprimere. Credimi, nei prossimi anni non sarà facile resistere alle lusinghe, agli affari, al denaro con il quale i mercanti indigeni e forestieri proveranno a sedurre e sfruttare la nostra valle”.
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Ho ripensato alle parole (profetiche) di Luca Petris due estati fa quando – interdetto – ho sorpreso alcuni salami ululanti attraversare la valle del lago appesi a un cavo che, partendo dal monte RuKe, approda nei pressi della diga di La Maina. Non si trattava di una trovata pubblicitaria di Wolf … quei salami appesi a una corda erano dei “turisti” attratti dalla “Zipline più lunga d’Europa, un volo adrenalinico tra cielo e terra”. Detto altrimenti, una chiassosa e pacchiana Gardaland installata a 1200 metri sul livello del mare. Aveva ragione Luca, spero che il peso della terra sotto la quale riposa gli sia lieve.
Nel frattempo l’esercito continua a sparare nel poligono del Bivera e la gente del posto ha ripreso a protestare sui social per il rumore, per i divieti, per l’inquinamento ambientale provocato dalle manovre. Hanno ragione: giocare alla guerra sui ghiaioni del Bivera offende l’ambiente e le persone che amano e frequentano a piedi la montagna. Però, per quanto blasfemo possa sembrare, io trovo più grave per Sauris la presenza di una “Zipline adrenalinica” che umilia la valle del Lumiei per dodici mesi all’anno rispetto alla occupazione militare dell’altipiano di Casera Razzo per alcune settimane.
Aveva visto bene Luca.
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Poche cose ho letto e ascoltato su quella trovata consumistica che deturpa il paesaggio. Non so chi siano gli investitori né quale società gestisca i profitti. Non conosco gli accordi intercorsi tra Comune e Azienda proprietaria dell’impianto né la consistenza delle ricadute economiche sulla comunità. Per me è, e rimane, una grande puttanata. Una offesa all’ambiente, alla storia, alla cultura di un luogo unico e irripetibile. Uno sfregio mercenario e supponente alla integrità e alla dignità della valle (l’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite ha recentemente attribuito a Sauris/Zare l’attestato di “miglior borgo rurale del mondo”. Un riconoscimento assolutamente meritato. Ci piacerebbe conoscere, però, quale giudizio abbia espresso la commissione esaminatrice – qualora informata – sulla Zipline e sul “progetto motoslitta”).
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Temo che la decisione di destinare chilometri di piste forestali dell’alta val Tagliamento alle motoslitte (durante l’inverno e – presumo sia solo una questione di tempo – ai quad durante l’estate) si collochi all’interno della stessa cornice politica e culturale che giustifica la presenza della Zipline sopra il lago di Sauris. Una sorta di marchio “Io sono FVG” che legittima e incentiva la mercificazione dell’ambiente.
Sindaci, assessori e consiglieri regionali che, in modo miope, spremono e lucrano sul territorio. Difendono – attraverso lo sfruttamento di un bene comune – gli interessi di alcune minoritarie categorie economiche a svantaggio della maggioranza della popolazione. Solo chi ha la vista corta può interpretare la attuale “scarsa capacità attrattiva” della montagna carnica come un deficit cui porre rimedio con il cemento, con impianti di risalita e piste di sci innevate artificialmente, con la goffa rincorsa di un turismo rumoroso e bulimico, con la tentazione di inseguire un modello di sviluppo montano oramai superato e perdente, con la trasformazione del territorio in un divertimentificio, con l’appiattimento e l’omologazione “in salsa romagnola” delle terre Alte della Carnia.
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Quel deficit, in realtà, rappresenta un patrimonio di inestimabile valore se coltivato e proiettato verso l’orizzonte temporale del prossimo futuro. Non ha alcun senso entrare, oggi, in chiassosa competizione con il Cadore e il Trentino perché il turismo del futuro sarà lento, ecologico, ancorato alla “vera” cultura, alla “vera” gastronomia, alla “vera” storia del territorio. La speranza di sviluppo per la montagna della Carnia risiede nella difesa e nella custodia di ciò che il Cadore e il Trentino erano e non sono più (e non potranno più esserlo se non attraverso rappresentazioni plastificate prodotte a uso e consumo della “massa dei turisti”). La speranza di sviluppo del turismo montano carnico risiede nella valorizzazione e nella difesa dell’irriducibile originalità espressa da ogni singola comunità. Risiede nella valorizzazione del silenzio e del procedere lento (a piedi, cu las ciaspes, con gli sci) lungo le strade forestali che attraversano i boschi o lungo i sentieri che salgono i monti.
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Luca Petris – sindaco non vedente di Sauris negli anni settanta del ‘900 – sapeva guardare lontano. Coniugava l’etica con la difesa e lo sviluppo sostenibile del territorio. Aveva intuito che il rispetto della (bio)diversità ambientale e storico-culturale delle Terre Alte rappresenta lo spartiacque tra due modelli antitetici di sviluppo della montagna. Da un lato le cavallette e lo sfruttamento immediato e intensivo del territorio, dall’altro la custodia e la valorizzazione di un redditizio ma delicato patrimonio ambientale ed etnico. Siamo convinti che le tante persone di Roma o di Bologna che scelgono, oggi, di trascorrere le vacanze a Sauris non lo facciano perché attratte dalla Zipline o perché desiderose di scorrazzare nella valle in groppa a un rumoroso e inquinante motore diesel. Se mai rincorressero questo tipo di esca turistica, sarebbero numerose le località montane capaci di soddisfarla in modo esaustivo. Secondo noi, se quelle persone continuano a rifugiarsi a Sauris è proprio perché cercano ciò che altrove è stato irrimediabilmente dissipato nel tempo.
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Che fare, Laura, per arginare questa violenza suicida? Intanto scrivere, documentare, convincere, denunciare come tu stai facendo.
E poi resistere, parlare, accusare, chiamare in causa, deridere (perché il re è nudo), inchiodare alle responsabilità, smascherare, sputtanare, ricordare, esercitare il proprio ruolo di cittadini liberi e, ancora, resistere.
Ti ringrazio per ciò che fai e per il modo con il quale lo fai.
Ti saluto. Claudio Bearzi.
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L’immagine che accompagna il testo è una di quelle di reclame della zipline ed è tratta da: https://www.girofvg.com/ L.M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/claudio-bearzi-chilometri-di-piste-forestali-dedicati-alle-motoslitte-nellalta-val-tagliamento/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/01/zipline-sauris-2.webp?fit=1024%2C553&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/01/zipline-sauris-2.webp?resize=150%2C150&ssl=1AMBIENTEECONOMIA, SERVIZI, SANITÀIntroduzione. Mi è giunto, questo scritto, un po' personale come è anche giusto che sia, che unisce ricordi di vita a problematiche aperte dal dott. Claudio Bearzi, nel contesto di uno scambio di mail tra me e alcuni compagni/amici in cammino, invitati a esprimere un giudizio su due articoli...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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