Coronavirus, ipotesi su cosa fare. Due medici hanno postato le loro proposte.
Vorrei qui riportare delle proposte fatte da due medici di emergenza urgenza, la prima (ma solo perché la “P” viene, in ordine alfabetico, prima della “Z”), fa ancora parte del 118 di Roma capitale, il secondo ora in pensione, è stato invece il dirigente del Pronto Soccorso di Trieste- Cattinara, ed ora si batte per la sanità pubblica, come del resto la dott. Perri, e fa pure parte del gruppo misto in Regione. Mi è stato detto che riportando ambedue le posizioni sotto lo stesso tetto, cioè in un articolo solo, pare che uno condivida la posizione dell’altro, e così vi avviso subito che sono posizioni singole, non discusse fra chi le ha postate. Inoltre i due medici fanno capo a territori diversi anche numericamente (la sola città di Roma ha un numero di abitanti censiti maggiore di tutta la regione Fvg), e l’approccio dei due medici mostra sfaccettature diverse di uno stesso problema: contrastare la diffusione del virus da un lato e dall’altro lato curare tutti al meglio e non sacrificare medici ed infermieri mandati allo sbaraglio.
Io ci tengo particolarmente a proporre a voi la loro voce, la voce di due professionisti che hanno sempre lottato per una sanità per tutti e migliore, e contro i tagli alla stessa negli anni. Ed a loro va il mio grazie sia per avermi permesso di pubblicare queste righe sia per il loro impegno per noi tutti. Laura Matelda Puppini
LE PROPOSTE PERSONALI DI FRANCESCA PERRI, MEDICO EMERGENTISTA ARES 118 ROMA, PER AFFRONTARE LE CRITICITÀ DEL MOMENTO NELLA CAPITALE.
«Le mie proposte per cercare di arginare l’epidemia, chissà se qualcuno sarà in grado di recepire?
1) Chiusura di tutti gli uffici e di tutte le industrie e fabbriche che non producono beni essenziali.
2) Tamponi e dispositivi di protezione a tutti coloro che invece garantiscono servizi essenziali ( personale sanitario in primis, farmacisti, lavoratori di supermercati e di aziende agricole e tutta la filiera compresi trasportatori, lavoratori dei trasporti pubblici, Vigili del Fuoco, lavoratori AMA, lavoratori dell’Eni, dell’acqua, del gas).
3) Limitare le uscite a tutti, riservando solo per la spesa, per la farmacia o per ricariche telefoniche, (importanti oggi per mantenere i contatti con i familiari e gli amici) , pagamento bollette urgenti a meno che il governo non decida che le Aziende di Luce, Acqua e Gas, possano aspettare il pagamento senza multe!
4) Necessità di connessione diretta di tutti i medici, mettendo in rete la medicina del territorio con gli ospedali, in modo da avere risposte rapide sulla positività di tamponi.
5) Monitoraggio telefonico stretto dei pazienti sospetti con descrizione dettagliata di sintomi, l’andamento della febbre , con una anamnesi accurata sulla ricerca di possibile link positivo per contatti con pazienti positivi , da parte dei medici di medicina generale.
6) Se dopo 5 giorni febbre persiste e compare dispnea iniziare terapia con idrossiclorochina e azitromicina, organizzare squadre ben munite di tutti i presidi di protezione per tamponi da effettuare a domicilio , e con l’occasione valutazione delle condizioni generali, dell’andamento della febbre e valutazione della saturazione a riposo e dopo walking test.
6) Se tampone positivo, ma paziente risponde a terapia continuare col monitoraggio, niente ricovero, ma isolamento in quarantena per il paziente e tutto il nucleo familiare.
7) Se paziente positivo con scarsa risposta alla terapia ricovero, tramite 118, in ospedale Covid dove farà la TC , ma magari così facendo ci arriva prima di essere in insufficienza respiratoria e finire intubato!
Francesca Perri.
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FRANCESCA PERRI. A ROMA RIAPRIAMO IL FORLANINI ED IL SAN GIACOMO!
E quindi la dott. Perri aggiunge: «Il problema non sono solo i posti letto, che decisamente mancano perché hanno tagliato, tagliato e tagliato, il problema è anche la carenza di personale sempre per i tagli. Ma in questo momento per arginare l’epidemia è fondamentale lavorare sul territorio, anche questo carente ovviamente, ma, sfruttando l’azione congiunta dei medici di medicina generale e dei servizi di prevenzione, con operatori tutti muniti di opportune protezioni, si potrebbe visitare a domicilio per individuare e precocemente trattare i pazienti, prima che vadano incontro alla malattia conclamata, riservando l’ospedale ai casi gravi, altrimenti non se ne esce!».
Francesca Perri.
Per tamponare il problema dei posti letto a Roma, non solo per l’emergenza, Perri ed altri, sostenuti ultimamente anche da Virginia Raggi, almeno pare, stanno chiedendo a gran voce la riapertura come ospedali a pieno titolo dei dismessi Forlanini e San Giacomo, strutture che erano funzionali e che sono state abbandonate per la folle politica dei tagli alla sanità pubblica, ed a cui anche Il Fatto Quotidiano ha dedicato due articoli: Vincenzo Bisbiglia, Contagi in aumento, 10 ospedali chiusi. E il gioiello Forlanini è in mano ai tossici, in: Il Fatto Quotidiano, 10 marzo 2020, e Furio Colombo, Ospedali privati: tutti li vogliono, in: Il Fatto Quotidiano 22 marzo 2020, che parla dell’ «antico e moderno ospedale nel cuore di Roma», cioè del San Giacomo, «uno dei più apprezzati in Europa». (Ivi).
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WALTER ZALUKAR. MEDICI OSPEDALIERI DENUNCIANO GRAVI CRITICITÀ NEL GOVERNO SANITÀ FVG. .
«Le rappresentanze sindacali dei medici ospedalieri riunite in videoconferenza con l’Assessore alla Salute Riccardi ed il Direttore centrale salute Zamaro hanno evidenziato le gravi difficoltà derivanti dalla persistente carenza di risorse, a cui si aggiungono i pesanti deficit organizzativi tuttora irrisolti.
In particolare è stato segnalato che mancano protocolli ed indicazioni comportamentali precisi ed uniformi su materie assai rilevanti, come le procedure relative ai DPI – dispositivi di protezione individuale, ai tamponi, ma anche per quanto riguarda gli spostamenti del personale tra i vari reparti o strutture.
La comunicazione e l’informazione interne che dovrebbero essere condivise e rivolte a tutti i dipendenti, risultano insufficienti o talora addirittura assenti, favorendo così un clima di incertezza che disorienta i professionisti che dovrebbero avere sempre indicazioni precise, poche ma chiare. E dovrebbero anche sapere quanti di loro risultano infettati, dato al momento introvabile.
Anche sul fronte delle risorse i medici descrivono una situazione drammatica, in quanto mancano proprio i dispositivi di protezione in numero e tipologia adeguata, e gli ospedalieri sottolineano che anche i medici di famiglia lamentano scarse risorse a questo proposito.
Ciò significa esporre i sanitari che operano in prima linea a rischi inaccettabili per la loro stessa salute, ma anche renderli fonte di ulteriore contagio se infettati. E a questo proposito viene anche denunciata la grande confusione che regna su quando e se fare il tampone ai sanitari esposti a pazienti infetti o sospetti tali. Ogni azienda procede per conto proprio e accade ad esempio che mentre in un’azienda si fa subito il tampone al sanitario esposto, in un’altra è previsto dopo 14 giorni e nel frattempo il medico continua lavorare in ospedale, ma è sconsigliato ad uscire di casa quando fuori servizio.
E a tutto ciò si aggiunge il problema dato dalla carenza di operatori, medici e infermieri, che è cronico, ma che ovviamente ha conseguenze ancor più drammatiche in questa emergenza, per cui vengono chieste con forza le necessarie assunzioni, in numero adeguato e soprattutto presto.
I medici ospedalieri hanno delineato un quadro assai preoccupante della situazione, in sintesi manca un governo puntuale del sistema sanitario, mancano piani operativi, mancano procedure, mancano le comunicazioni, mancano le risorse indispensabili a proteggersi dal virus.
Che dire?
Che bisogna fare, e subito, ciò che i medici richiedono: governare la sanità, pianificare le misure di contrasto all’epidemia, elaborare chiare procedure operative uniformi sull’intero territorio regionale, comunicare senza equivoci a tutti gli operatori cosa devono fare, informare in tempo reale di come sta andando. Questo è dovuto a tutti i medici e infermieri che stanno operando con sforzi immani anche per colmare le lacune dell’organizzazione, e con coraggio perché in prima linea si rischia vita e salute.
Ma il segnale che viene dalla politica non è incoraggiante, alla video conferenza hanno partecipato 8 sigle sindacali su 9, in pratica la rappresentanza della quasi totalità dei professionisti impegnati negli ospedali, l’Assessore Riccardi ha lasciato la riunione prima della fine e non ha parlato».
Walter Zalukar.
Invece sulla mancanza di posti letto per l’emergenza- urgenza a Trieste, Walter Zalukar così ha scritto.
WALTER ZALUKAR SU: RIANIMAZIONE OSPEDALE MAGGIORE DI TRIESTE CHIUSA DA MARCOLONGO E RICCARDI A CONTINUARE LO SFASCIO….
«Sono stato chiamato a esprimere un parere e lo faccio volentieri, scusandomi per il ritardo ma in questi tempi “complicati” l’impegno è sempre più pesante.
Premetto che non conosco la pianificazione dell’Azienda sanitaria per affrontare la situazione, ammesso che ci sia vera pianificazione piuttosto che singole azioni “sparpagliate” e prese così, nel momento del panico. Certo è che lasciare inutilizzato un reparto di 8 letti di terapia intensiva praticamente nuovo di zecca e pronto ad essere utilizzato senza spese aggiuntive per la logistica lascia sconcertati. Anche perché è stato comunicato ufficialmente che il punto di riferimento clinico del coronavirus per Trieste è l’Ospedale Maggiore, dove sono stati attivati almeno 12 letti di pneumologia , credo in regime di terapia semintensiva, dove ci sono 17 letti del reparto Infettivi, una trentina credo di letti dell’ex RSA San Giusto trasformata all’uopo in degenza ospedaliera, più altri letti già per i degenti della riabilitazione.
A Cattinara ci sono già pronti diversi letti di terapia intensiva dedicati al COVID19. Allora se un malato infetto viene ricoverato al Maggiore, p.es. agi infettivi, se si aggrava sarà trasferito in pneumologia semintensiva, quindi resta al Maggiore, ma se si aggrava ancora di più da richiedere un regime di terapia intensiva dovrà essere trasportato a Cattinara, con gli intuibili disagi e anche con possibili ritardi, visto che questi trasferimenti dipendono dall’organizzazione che fa capo alla Centrale di Palmanova, le cui referenze sono ben note.
C’è qualcosa che a mio avviso non va, forse abbiamo poche informazioni, ma non è colpa nostra, dovrebbe essere l’Azienda sanitaria, l’Assessorato alla Salute a garantire la massima trasparenza.
Da parte mia posso assicurare l’impegno a capire il perchè di questo assetto organizzativo, che a prima vista sembra perlomeno bizzarro, e quindi di capire come si giustifica la spesa di 2 milioni e mezzo di euro per fare letti di terapia intensiva quando già sono pronti 8 letti a costo zero».
Walter Zalukar.
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I testi sono ripresi da profili facebook e sono pubblicati con il permesso degli autori. L’immagine che accompagna l’articolo è quella già utilizzata per gli altri articoli sul coronavirus, elaborata in altro colore. Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/coronavirus-ipotesi-su-cosa-fare-due-medici-hanno-postato-le-loro-proposte/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2020/03/coronavirus-verde-Immagine1.png?fit=792%2C564&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2020/03/coronavirus-verde-Immagine1.png?resize=150%2C150&ssl=1ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀVorrei qui riportare delle proposte fatte da due medici di emergenza urgenza, la prima (ma solo perché la “P” viene, in ordine alfabetico, prima della “Z”), fa ancora parte del 118 di Roma capitale, il secondo ora in pensione, è stato invece il dirigente del Pronto Soccorso di Trieste-...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
La dignità del morire al tempo del coronavirus
La lettera aperta di un gruppo di teologhe e teologi evangelici e cattolici affinché nessuno muoia nella solitudine, nemmeno nel pieno dell’ emergenza coronavirus
“La morte è entrata nelle nostre case. Ogni giorno riceviamo con sgomento le cifre dei decessi a causa del virus. E’ diventato un bollettino di guerra guardare il telefono, leggere e ascoltare le notizie di cronaca. Cifre sproporzionate.
Dietro l’anonimato dei numeri ci sono volti, nomi, storie, persone che hanno intersecato le nostre vite: i nostri genitori, parenti, amici, colleghi e conoscenti. Molti di loro hanno vissuto la tragedia di morire da soli, senza l’affetto dei loro cari.
Potrebbe accadere anche a noi. Il virus colpisce in modo indistinto. Potrebbe succedere anche a noi di ritrovarci in ospedale, da soli, senza la presenza di un familiare. Si pensa con spavento alla propria morte, ma ora appare ancora più terribile l’idea di doverla affrontare nella solitudine, senza la possibilità di congedarsi dai propri cari.
Sappiamo che, da sempre, il reparto di terapia intensiva è luogo interdetto ai visitatori; e che nei momenti di epidemia, le cautele si fanno ancora più stringenti.
Tuttavia, nel dibattito democratico che non dovrebbe venir meno anche in questi momenti di emergenza, vorremmo richiamare l’attenzione sul venir meno del carattere umanizzante del morire, senza il quale si lascia la persona morente nella solitudine affettiva.
Chi muore da solo non ha la possibilità di far udire la propria voce, le sue ultime volontà. Al massimo, le può consegnare al personale medico. Un metro di misura dell’umanità di una società civile è dato dal tutelare i più deboli, dando voce a quanti non hanno voce. Riteniamo che anche questo rivesta il carattere di emergenza che muove le decisioni di questi giorni.
Chiediamo, dunque, che ci si interroghi seriamente su questo aspetto e che si provi a formulare un protocollo che tenga assieme le ragioni della salute con quelle degli affetti. E’ veramente improponibile pensare che una persona cara, nell’assoluto rispetto delle norme sanitarie, possa essere presente per accompagnare un proprio congiunto nel delicato momento del passaggio dalla vita alla morte?
Si può, con fatica, accettare la solitudine della tumulazione: una volta passata l’emergenza, ci potranno essere gesti pubblici per elaborare il lutto. Ma per chi muore, non si possono differire i tempi: c’è un unico momento.
Nessuno merita di morire da solo, nemmeno in una situazione come l’attuale, sotto il ricatto del sacrificio per il bene dei propri cari. Come il personale sanitario, con le dovute cautele, può avvicinarsi al morente, così, a nostro giudizio, è necessario pensare di prevedere la presenza di un congiunto.
Ci appelliamo, dunque, all’intelligenza vigile e creativa di quanti hanno a cuore di promuovere la dignità del vivere e del morire di tutte e tutti. Nell’emergenza, insieme all’eccellenza sanitaria e al governo politico della situazione, facciamo emergere anche una chiara attenzione al profilo umano di quanti sono vittime dell’epidemia“.
I firmatari: Lidia Maggi; Paolo Squizzato; Andrea Grillo; Fabio Corazzina; Cristina Arcidiacono; Massimo Aprile; Paolo Curtaz; Carlo Molari; Gianni Marmorini; Silvia Giacomoni; Marco Campedelli; Angelo Reginato.
Per firmare, mandate una mail a lidiamaggipastora@gmail.com con nome, cognome, città, professione.