Franceschino Barazzutti. La resurrezione della Provincia e la Carnia.
Ricevo da Franceschino Barazzutti e volentieri pubblico. L.M.P.
«Pare proprio che gli attuali governanti della Regione intendano ripristinare le Province soppresse nel 2016 dalla giunta Serracchiani. L’assetto istituzionale è per sua natura di estrema delicatezza ed importanza. I suoi frequenti cambiamenti dimostrano non già la debolezza dell’assetto istituzionale bensì la crisi e la fragilità di una politica che vive alla giornata, priva di una solida visione del presente e del futuro.
Un principio basilare della buona politica è la rispondenza dell’assetto istituzionale alle caratteristiche ambientali, storiche, culturali di un territorio e dei suoi abitanti. Ove così non fosse ci troveremmo in presenza di una imposizione o, nel migliore dei casi, di una forzatura.
La nostra è una Regione con solo 1,2 milioni di abitanti ed un territorio piccolo e molto differenziato. Se poi consideriamo il territorio della soppressa Provincia di Udine le differenziazioni territoriali, ambientali, insediative, storiche e culturali sono ancora più marcate. Lo conferma uno sguardo alla carta geografica. La parte meridionale è caratterizzata dal mare, dalle lagune e dalle attività collegate. Il Medio Friuli si distingue per le attività agricole e consistenti insediamenti abitativi e produttivi. La parte settentrionale è caratterizzata da fiumi e torrenti che percorrono le rispettive valli denominandole, dalle montagne ricoperte dai boschi e dalle attività a questi connesse, da insediamenti abitativi numerosi, sparsi, piccoli. Queste caratteristiche si accentuano nel territorio che va da Amaro ai passi della Mauria, di Monte Croce Carnico, del Cason di Lanza, a Sauris, a Sappada: è la Carnia con la sua forte identità.
È difficile comprendere il ruolo della Provincia in un territorio che già ha la forte presenza della Regione a statuto speciale, dei Comuni e delle loro Unioni, delle Comunità di Montagna: sarebbe un inutile surplus. Il suo ripristino non si concilia con le notevoli differenze di varia natura che caratterizzano il suo territorio.
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La Carnia, come gli altri territori montani, necessita non certo del ripristino della Provincia di Udine, nella quale avrebbe un ruolo marginale e funzionale agli interessi della dominante pianura, ma di un organo istituzionale proprio, forte, identitario e aderente alle caratteristiche culturali, sociali, economiche, storiche e umane del proprio territorio montano e delle comunità che lo abitano. Un organo istituzionale con ampi poteri di autogoverno della Carnia costituito non dalla sommatoria di Comuni o di Sindaci portatori principalmente delle istanze del proprio Comune, ma da un’assemblea comunitaria eletta direttamente dai residenti del territorio, garantendo la rappresentanza delle valli.
I rappresentanti istituzionali ed i cittadini della Carnia devono ritrovare il forte e convinto spirito e la volontà di rilancio che caratterizzò negli anni ’70 la costituzione della Comunità Montana della Carnia in forza della Legge Nazionale sulla Montagna del 3.12 1971 n.1102.
I costituenti di quella Comunità, che fu punto di riferimento per le altre Comunità Montane, misero nero su bianco nell’art.1 dello statuto, approvato all’unanimità, i caratteri della Comunità Montana della Carnia: “espressione di autogoverno delle popolazioni montane”, ”interlocutrice a livello politico-propositivo nei confronti della Regione e dello Stato”, “momento di riforma istituzionale”, “nuova articolazione del sistema politico-amministrativo“, “momento di coordinamento e di indirizzo dell’attività dei Comuni e di concorso e verifica della politica economica-sociale della Regione”, “organo di reale governo della realtà territoriale di cui è l’unica interprete”.
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L’insieme di queste ferme posizioni sembrò al presidente della giunta regionale Antonio Comelli simile a quella bolscevica “tutto il potere ai soviet”. Lo statuto, approvato all’unanimità dall’assemblea, non ebbe l’approvazione della Giunta Regionale che inviò a Tolmezzo l’assessore regionale Tripani con l’intento di convincere i costituenti a moderare i punti più radicali dello statuto, ma di fronte alla loro conferma da parte dell’assemblea il Presidente Comelli ricorse alla fine astuzia democristiana e li spostò dall’art. 1 al Preambolo dello Statuto.
Purtroppo lo spirito e la volontà di allora sono venuti via via meno sino a ridurre la Comunità Montana, ora di Montagna, in una zona d’ombra. Questo per colpe proprie, ma anche a causa delle frequenti riforme riguardanti gli enti locali, della caduta verticale della politica e dei partiti, della crisi della partecipazione, del poco coraggio di troppi sindaci contributodipendenti dal maggiorente regionale locale del momento. Ma anche a causa di una politica regionale improntata ad una sottile politica accentratrice che pone i Comuni – quindi anche la Comunità Montana – nella condizione di regionedipendenti.
Alla Carnia serve una scossa per svegliarla dal sonno profondo. Se non è già morta.
Franceschino Barazzutti, già sindaco di Cavazzo Carnico
04/12/2023.
L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta una cartina della Carnia presa da: https://www.reddit.com/r/MapPorn/comments/eecvi1/approximately_land_in_north_italy_promised_by_the/?rdt=63313. L.M.P.
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