Franceschino Barazzutti. ‘San Rocco’ di Pontebba e l’assalto al Fella.
Quella di San Rocco di Pontebba è una località fatale per il fiume Fella. Infatti è qui che in passato sono stati messi in atto ripetuti tentativi di violare la sua integrità per convogliarlo nelle turbine per produrre energia elettrica. È qui che in questi giorni è in atto un ulteriore tentativo molto pericoloso.
In passato gli assalti al Fella in località San Rocco sono falliti per circostanze particolari o perché respinti dalla ferma opposizione della popolazione della valle e non solo.
Infatti nei primi decenni del secolo scorso la Società Adriatica di Elettricità (SADE) elaborava un vasto piano di sfruttamento idroelettrico che interessava, tra l’altro, anche l’asta montana del Tagliamento e dei suoi affluenti, Fella compreso.
Di tale piano venne realizzata con derivazioni indiscriminate e gravi danni all’ambiente la parte riguardante la Carnia, mentre quella che prevedeva la derivazione del Fella proprio a San Rocco nella centrale di Amaro non venne realizzata poiché la tragedia del Vajont dell’ottobre 1963 dimostrò quanto fosse errata la filosofia ispiratrice del piano SADE. Così la tragedia del Vajont con le tante vittime mantenne il Fella indenne e le sue verdi acque continuarono a scorrere libere nella valle.
Ma negli anni ’80, l’ENEL, subentrato nel dicembre 1962 alla SADE a seguito della nazionalizzazione dell’industria elettrica, ripropose tale e quale il progetto della centrale di Amaro. Su tale progetto si accese un vivace dibattito tra le forze politiche, gli amministratori comunali e la popolazione del Canal del Ferro-Valcanale. Fu grazie alla ferma e decisa opposizione degli amministratori dei comuni, in particolare di Resiutta, Chiusaforte e Dogna (ricordo le tante assemblee con il sindaco di Dogna Valerio Ceccon) e della mobilitazione dei loro abitanti che il progetto fu abbandonato. Il Fella rimase ancora una volta indennne.
La rinuncia al progetto della centrale di Amaro segnava anche l’abbandono della filosofia del “grande idroelettrico” e l’avanzare di quella delle “centraline”, falsamente chiamate ecologiche, con le quali i derivatori, per lo più privati, hanno ormai invaso la gran parte dei corsi d’acqua della nostra montagna, persino quelli minori. Invasione constatabile anche nel Canal del Ferro Valcanale. ‘Centraline’ la cui invasività e sommatoria sta provocando gravissimi danni all’ambiente e lauti profitti ai derivatori.
Ed ecco allora che l’asta principale del Fella, sopravvissuta al piano SADE ed al progetto ENEL, ora diventa oggetto di particolare interesse. Infatti, procedendo sull’asta da monte a valle si rileva che il Comune di Malborghetto pare sia interessato a realizzare una centrale, mentre la società Hydro Alpe Adria ha già una centrale funzionante da qualche anno, e – come se non bastasse – la Società Idroelettrica Fella srl di Venzone intende costruire una centrale con presa in comune di Pontebba, località San Rocco (la stessa del piano SADE e del progetto ENEL!) e centrale in località Braiduccis di Pietratagliata e relativa cabina primaria di connessione direttamente alla rete di trasmissione dell’energia in’alta tensione. Quest’ultima centrale è oggetto di controversie giudiziarie presso il TAR che vedono coinvolti, oltre alla società proponente, la Regione, il Comune di Pontebba ed il Consorzio Vicinale Laglesie San Leopoldo.
Queste centrali sono l’anteprima di un non lontano scenario in cui ulteriori centrali verranno via via realizzate sul Fella riducendo il suo corso a inaccettabili segmenti impoveriti a vantaggio di privati arricchiti. Sul Fella si ripeteranno le centrali a catena come nel vicino torrente Raccolana.
Il Fella a Malborghetto. Da: https://www.friulioggi.it/malborghetto-valbruna/intervento-oltre-600-mila-euro-fiume-fella-malborghetto-4-luglio-2019/.
La centrale Idroelettrica Fella srl con le relative controversie giudiziarie dovrebbe indurre le rappresentanze istituzionali e chi di dovere a chiarire eventuali responsabilità e ad un profondo riesame della politica del “carta bianca” ai privati sin qui adottata nel settore idroelettrico, avendo presenti le nuove tecnologie energetiche. Tanto più che mettere un corso d’acqua nelle mani di un privato per 30 anni più le facili proroghe non è un buon affare per la comunità dal momento che sul rilascio del minimo deflusso ecologico non c’è nessun controllo.
Un riesame della politica regionale che metta alcuni punti fermi, quali: 1) moratoria nel rilascio delle concessioni; 2) dettagliata rilevazione dello stato di fatto in tutti i corsi d’acqua; 3) verifica dele rispondenza della captazione alla concessione e prescrizioni; 4) individuazione dei corsi d’acqua che per il loro pregio vanno mantenuti integri; 5) fissazione con criteri restrittivi dei punti di derivazione e restituzione per evitare le centrali “a catena”; 6) priorità di rilascio della concessioni nell’ordine: al Comune, agli Enti Pubblici, alle cooperative, all’imprenditore che s’impegna ad utilizzare l’energia prodotta in proprie attività manufatturiere locali, pena la revoca della concessione; 7) sanzioni severe , compresa la revoca della concessione ai concessionari che derivano maggiori volumi di quanto in concessione; 8) riesame di tutte le captazioni per garantire il deflusso di legge in alveo, ora per lo pù non garantito anche per assenza di controlli; 8) ristrutturazione dell’assessorato all’ambiente con rotazione del personale 9) abolizione degli incentivi all’idroelettrico.
Basta che negli uffici del competente assessorato guardino la cartina della regione riportante le tantissime derivazioni idroelettriche in atto per dire un motivato e ragionevole “BASTA!” Un “basta!” che deve venire da tutte le persone responsabili e di buon senso poichè ce lo impongono i cambiamenti climatici in atto e perché l’acqua è un bene preziosissimo di cui dobbiamo smettere di abusare ritenendola inesuaribile: abusare dell’acqua è “scherzare con il fuoco”!
L’inizio dello sfruttamento idroelettrico del Fella da parte di privati richiede agli Amministratori Comunali e agli abitanti della Valle di riscoprire la volontà dei loro predecessori che negli anni ’80 si sono mobilitati assieme ai cittadini respingendo il progetto ENEL della centrale di Amaro e salvando il Fella.
Gli Amministratori Comunali non risolvono i problemi della loro comunità e della Valle sofferente mettendosi dalla parte del concessionario privato – alle volte contro i propri concittadini soggetti ad espropri di terreni interessati dalle opere idroelettriche – per percepire il canone rivierasco e la quota dei sovraccanoni BIM o qualche obolo. Al contrario devono porsi l’obiettivo che siano loro, Comuni, i protagonisti del corretto utilizzo a vantaggio dei loro abitanti, e non di privati, delle risorse dei rispettivi territori e della Valle tra i quali l’acqua è di fondamentale importanza. L’ acqua che non serve a produrre solo energia elettrica! In ciò possono essere facilitati documentandosi sulle concrete esperienze dei comuni trentini, i quali singolarmente o mediante varie forme associative per valle producono e distribuiscono con proprie reti energia nei rispettivi territori e gestiscono autonomamente vari servizi.
La giustamente invocata autonomia per i territori va giudiziosamente utilizzata dai Comuni e dagli Enti Locali per non lasciare spazi agli speculatori dell’acqua. Acqua bene universale, comune, primario, prezioso, strategico che non può essere messa nelle mani di privati speculatori. Dopo essere uscito indenne dai progetti SADE ed Enel sarebbe paradossale che il Fella, la Fella biela, finisse nelle mani, meglio tasche) di privati!
Che San Rocco, come in passato, protegga il Fella anche questa volta!
Franceschino Barazzutti, già presidente del Consorzio BIM Tagliamento, già sindaco di Cavazzo Carnico.
L’immagine che accompagna l’articolo è quella già utilizzata qui. LMP.
https://www.nonsolocarnia.info/franceschino-barazzutti-san-rocco-di-pontebba-e-lassalto-al-fella/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2020/07/fiume-fella.jpg?fit=640%2C425&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2020/07/fiume-fella.jpg?resize=150%2C150&ssl=1AMBIENTEQuella di San Rocco di Pontebba è una località fatale per il fiume Fella. Infatti è qui che in passato sono stati messi in atto ripetuti tentativi di violare la sua integrità per convogliarlo nelle turbine per produrre energia elettrica. È qui che in questi giorni è in atto...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Rispondi