Giro d’Italia sul Lussari: preoccupazioni per l’impatto e per i lavori eseguiti. Le Associazioni ambientaliste scrivono al Prefetto e alla Soprintendenza. Aggiornamento 27 maggio 2023. Ci saranno interruzioni di 50 minuti per far salire e scendere le moto!!!!
«Il Monte Santo di Lussari, con la chiesetta eretta per la prima volta nel 1360 ed il piccolo borgo sottostante, sorto sul costone roccioso per dare ospitalità ai pellegrini che facevano visita al Santuario, rappresenta un esempio unico nelle Alpi Orientali e “costituisce un complesso di non comune valore estetico e tradizionale per la spontanea concordanza e fusione fra l’opera della natura e quella del lavoro umano”. Oltre a rappresentare un importante riferimento simbolico per le tre culture – latina, slava e tedesca – che qui confluiscono, fin dal 1956 esso è stato riconosciuto come ambito di “notevole interesse pubblico”, grazie ad un Decreto del Ministero della Pubblica Istruzione.
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Come è noto, sabato prossimo, 27 maggio, condizioni meteo permettendo, è in programma l’attesa penultima tappa dell’edizione 2023 del Giro d’Italia: la dura crono-scalata che da Tarvisio raggiungerà, appunto, la cima del Monte Lussari. Il progetto di portare la Carovana Rosa, con tutto il suo contorno commerciale, in un sito normalmente raggiungibile solo a piedi, in funivia o con le pelli di foca sotto gli sci e, già da tempo, con la mountain-bike, è stato definito fin da subito una “pazza idea” dallo stesso direttore della corsa Mario Vegni e ha sollevato sconcerto e preoccupazione negli ambienti delle associazioni ambientaliste e tra gli appassionati della montagna.
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Se lo scopo dell’evento, fortemente voluto e sostenuto finanziariamente dalla Regione Friuli Venezia Giulia, è quello di diffondere in mondovisione le bellezze della località – si obiettava – non c’è alcun bisogno di spendere ingenti risorse per sistemare la vecchia strada e farci arrivare i ciclisti e le migliaia di appassionati al seguito, è sufficiente, come si fa in occasione del Tour de France, mandare in onda delle vedute panoramiche riprese dall’elicottero. Dal 2019 sono così partite, attraverso petizioni, lettere e sopralluoghi, varie richieste di chiarimento e tentativi di limitare l’impatto della manifestazione, sistematicamente snobbati dagli organizzatori e dalle autorità locali. Adesso, però, ci sarebbero delle importanti novità ed i presidenti regionali di Italia Nostra, Legambiente e WWF hanno deciso di scrivere al Prefetto di Udine e alla Soprintendenza.
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Oltre ai forti dubbi sull’opportunità di utilizzare risorse della Protezione Civile e addirittura del Fondo Vaia (dove non sono caduti alberi!) per cementificare i circa 8 chilometri della strada che sale dalla Val Saisera, tre sono, in sostanza, gli aspetti critici sui quali viene richiesto un accertamento.
Il primo punto riguarda la gestione dell’evento in spazi oltremodo limitati e quasi privi di aree pianeggianti. Tremila sono i biglietti della funivia venduti agli appassionati, a questo numero vanno aggiunti i 700 addetti al servizio d’ordine e all’organizzazione e tutti coloro che saliranno a piedi od in mountain-bike. Il Comune di Tarvisio ha predisposto una ventina di parcheggi per complessivi dodicimila posti auto. Dove si sistemerà tutta questa gente? Dove si metteranno e come si porteranno i necessari gabinetti chimici, il palco, eventuali tribune, l’assistenza sanitaria, i servizi per i ciclisti, le transenne con gli striscioni pubblicitari? E quale immagine daranno dell’incantato Borgo del Lussari che si vuol pubblicizzare?
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Un altro problema è quello della sicurezza e della regolarità della corsa. La tappa dovrebbe svolgersi con qualsiasi condizione atmosferica, ma la cementificazione del fondo stradale e l’aver coperto oltre una novantina di canalette di scarico delle acque meteoriche ed eliminato alcuni guadi, al solo scopo di agevolare il passaggio delle sofisticate biciclette dei campioni, rischia, in caso di pioggia, di far defluire lungo l’itinerario una grande quantità d’acqua, unita ai detriti scaricati dai ripidi versanti: un ostacolo insormontabile per i poveri ciclisti, reduci da tre settimane di gara. Un fondo stradale appena bagnato potrebbe, però, essere insidioso per la quarantina di motociclette che, dopo aver seguito i concorrenti suddivisi in scaglioni, dovranno percorrere per tre o quattro volte anche in discesa una strada priva di barriere e con pendenze che arrivano al 22%.
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Infine, l’aspetto forse più delicato. Nella esasperata ricerca di “sensazionalismo” e di toccare luoghi inediti, pare che i fautori della tappa si siano dimenticati di osservare le disposizioni del Piano Paesaggistico Regionale, che vieta di asfaltare ed allargare strade nell’area vincolata e quelle della stessa Soprintendenza che avrebbe autorizzato solo la pavimentazione con un materiale ecologico e drenante, di cui però non c’è traccia! Insomma, quello che l’annullo speciale delle Poste Italiane per il 27 maggio ha definito: “Monte Lussari … il ciclismo in Paradiso”, per qualcuno potrebbe trasformarsi in un “inferno”.
Noi, invece, pensiamo che l’uso della bicicletta, anche da parte di professionisti, debba essere amica dell’ambiente e che la saggezza abiti il limite, che accende il desiderio di preservare ciò che ci è caro.
Tolmezzo, 24 maggio 2023.
Le delegazioni regionali di ITALIA NOSTRA, LEGAMBIENTE e WWF».
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Questo il testo della lettera inviata.
«Al Prefetto di Udine; Alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del FVG;
Al Comando della Compagnia dei Carabinieri Forestali di Tarvisio; Al Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dei Carabinieri; All’Arcivescovo di Udine».
Oggetto: Arrivo del Giro d’Italia sul Monte Santo di Lussari; criticità e considerazioni.
Le scriventi associazioni hanno espresso da tempo la loro preoccupazione per la “pazza idea” (sono parole utilizzate dallo stesso Direttore della corsa, Mario Vegni) di far arrivare una tappa del Giro d’Italia sul Monte Santo di Lussari.
Non solo ci ha sconcertato l’utilizzo di fondi della Protezione Civile (in parte destinati ai danni provocati dalla Tempesta Vaia) per un discutibile progetto di cementificazione della vecchia strada militare – sul quale non è stato possibile presentare osservazioni – ma ci ha anche sorpreso la
superficialità con cui si sta affrontando l’annunciata invasione da parte di migliaia di spettatori e di
tutto quello che di commerciale porta con sé la Carovana Rosa, all’interno di un ambito tutelato che presenta delicati equilibri ambientali.
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Poiché, nonostante la grande attenzione riservata dalla stampa locale a questo avvenimento, molti aspetti organizzativi risultano ancora oscuri e anche la lettera trasmessa con proposte al fine di contenere gli impatti, come la proibizione di utilizzo di contenitori in plastica ed usa e getta, striscioni pubblicitari all’arrivo e compensazione dell’impronta di carbonio è stata snobbata dagli organizzatori e dalle autorità locali, ci rivolgiamo alle SS.LL. per ottenere assicurazioni e risposte in merito alle seguenti problematiche:
1 – RISPETTO DEI LUOGHI E DEL LORO DECORO.
Come è noto l’intera area attorno al Santuario ed al Borgo del Monte Lussari è stata dichiarata di “notevole interesse pubblico” con Decreto del Ministro della Pubblica Istruzione del 30 maggio 1956. Nelle motivazioni che fanno parte integrante di questo provvedimento si legge che il complesso di costruzioni “dalle valli si presentano come una favolosa apparizione e danno la sensazione di case in miniatura. I fabbricati costruiti secondo il tipico criterio alpino, isolati sulla montagna i cui fianchi sono fittamente alberati, rappresentano indubbiamente un cospicuo carattere di bellezza naturale, alla quale si unisce veramente il pregio della rarità.
E poiché per la fusione montagna-fabbricati si è venuto a creare un complesso di cose immobili costituenti un caratteristico aspetto di valore estetico e tradizionale, in questo complesso si ravvisa la spontanea coincidenza e fusione tra l’espressione della natura e quella del lavoro umano.” Contro l’apposizione del vincolo non fu presentata all’epoca alcuna opposizione e la decisione fu condivisa dal Sindaco di Tarvisio e dal Presidente della locale Azienda Autonoma di Soggiorno. Ora, considerate le caratteristiche dei luoghi e la presenza estremamente limitata di spazi pianeggianti, due sono gli aspetti della manifestazione che andrebbero attentamente valutati: la massiccia presenza di pubblico e le attività e le installazioni di cui sarà direttamente artefice l’organizzazione.
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Per quanto riguarda il primo punto, è stato reso noto che Promoturismo FVG ha venduto nei giorni scorsi i 3000 biglietti messi a disposizione di chi intende raggiungere il Monte Lussari in funivia. A questo numero, di per sé rilevante, va aggiunta la presenza di circa 700 addetti al servizio d’ordine e del personale dell’organizzazione e, naturalmente, quella di tutti gli appassionati che il 27 maggio raggiungeranno a piedi o in mountain bike la località.
A questo proposito il Comune di Tarvisio ha annunciato di aver predisposto oltre una ventina di parcheggi per complessivi 12000 posti auto. Considerato che, per motivi di sicurezza, circa due chilometri dell’impegnativa salita saranno interdetti al pubblico e che solo la parte finale della strada che raggiunge il Lussari sarà accessibile dai tifosi, non riusciamo sinceramente a capire dove possano collocarsi tutte queste persone.
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La necessità di effettuare la crono-scalata per scaglioni di concorrenti e di interromperla più volte per consentire alle motociclette al seguito di ridiscendere fino alla partenza, fa pensare ad una durata inconsueta della manifestazione, che dovrebbe svolgersi dalle 11.30 alle 18.30. Anche per questo, oltre che per la necessità di dare la precedenza, nel rientro a valle, ai ciclisti che hanno concluso la loro prova, la funivia dovrebbe rimanere eccezionalmente aperta dalle 8 del mattino fino alle 24. In tutto questo tempo è prevedibile che chi si troverà sul Borgo del Lussari avrà anche bisogno di espletare alcune funzioni fisiologiche. Inimmaginabile che i pochi esercizi pubblici esistenti siano in grado di rispondere a questa esigenza. Quindi? Verranno collocati in loco dei servizi igienici chimici? Quanti? Dove? E come saranno portati sul posto? Anche se resteranno esposti solo per qualche giorno, che immagine daranno di quel complesso dal “caratteristico aspetto di valore estetico e tradizionale”, a quella “bellezza” che ha “veramente il pregio della rarità”?
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Stante l’esiguità e la ristrettezza degli spazi pianeggianti disponibili, si deve poi considerare il problema della collocazione delle installazioni e delle attività che solitamente accompagnano l’arrivo di una tappa del Giro d’Italia: transenne per contenere il pubblico, sulle quali vengono collocati vistosi striscioni pubblicitari; stand con distribuzione di prodotti e materiale pubblicitario dei vari sponsor; contenitori per la raccolta dei rifiuti; parcheggio a disposizione delle motociclette che seguono i concorrenti; tende per accogliere i ciclisti che hanno concluso la loro prova (rulli, massaggiatori); ufficio stampa; mezzi impegnati per le riprese televisive e per la loro messa in onda; assistenza sanitaria; maxi-schermo ed impianti di diffusione dai quali si commenterà ad alto volume lo svolgimento della gara; tribune e palco coperto per le premiazioni.
Di solito quest’ultimo viene smontato al termine di ogni tappa e viaggia con un TIR per la destinazione del giorno seguente. Come arriverà sul Lussari? Verrà montato a valle? Le esigenze degli sponsor e la necessità di effettuare la diretta televisiva della premiazione entro una ventina di minuti dall’arrivo dell’ultimo concorrente (nel caso di una cronometro si tratta della maglia rosa), fanno dubitare che ci siano i tempi tecnici per far scendere a valle il vincitore della tappa e i detentori delle quattro maglie.
Quindi, assisteremo, a due passi dal Santuario, al sempre deprecabile e qui poco consono rito dello
sversamento di spumante da parte dei premiati?
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Se lo scopo dichiarato di chi ha deciso di far arrivare il Giro d’Italia sul Monte Lussari è quello di propagandare in mondovisione le sue bellezze e – come afferma il Piano Paesaggistico Regionale – un “paesaggio unico nel contesto delle Alpi Orientali”, lo spettacolo e lo scenario che si annuncia è dei più deludenti.
Proprio la scheda del Piano Paesaggistico Regionale relativa al Monte Lussari individua tra le “minacce” ed i “rischi” per questa località “la fruizione … molto elevata per la facilità di accesso in tutte le stagioni”, che, “quindi deve essere opportunamente gestita”. Obiettivo specifico da perseguire, sempre secondo il PPR, dev’essere la “salvaguardia dell’integrazione armoniosa fra aspetti architettonici, naturalistici e paesaggistici, nonché mantenere il valore simbolico del luogo” (Normativa d’uso, Capo II, Art. 6, punto 3).
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Valori paesaggistici e valori spirituali mal si conciliano con tutto quello di commerciale che accompagna la corsa rosa, inoltre come eredità non desiderata potremmo ritrovarci alla fine anche le scritte inneggianti ai campioni (ma non solo quelle, purtroppo) lasciate sulla sede stradale dai tifosi e dalle stesse squadre in gara e dagli sponsor.
Crediamo che chi ha deciso con tanto entusiasmo di investire notevoli risorse finanziarie pubbliche in questa iniziativa, dovrebbe essere in grado di dare delle risposte rassicuranti e convincenti a questi interrogativi.
2 – SICUREZZA E PERCORRIBILITÀ DELLA STRADA.
“La manifestazione si svolgerà con qualsiasi condizione atmosferica”: è una avvertenza che dovrebbe risultare del tutto superflua per competizioni sportive come il Giro d’Italia. Sì, certo, può accadere, come in effetti è già capitato, che una tappa di alta montagna sia stata accorciata o modificata per la imprevista presenza di neve su qualche valico alpino o sulla strada che porta a quella che, di volta in volta, viene indicata come “Cima Coppi”, ma questo è avvenuto in casi del tutto eccezionali (pensiamo a quello che è successo in Emilia Romagna in questi giorni), ma non certo per una precipitazione appena un po’ intensa o per un banale temporale. Eppure questa eventualità potrebbe effettivamente verificarsi il prossimo 27 maggio, proprio in occasione della attesa penultima tappa del Giro d’Italia, la crono-scalata da Tarvisio al Monte Santo di Lussari, una chiesetta e un piccolo gruppo di case posti a soli 1789 metri di altitudine, normalmente raggiungibili soltanto a piedi, in mountain bike, in funivia o con le pelli di foca sotto gli sci.
Per realizzare questo evento la Regione Friuli Venezia Giulia non ha esitato a spendere vari milioni di euro, approfittando anche delle procedure semplificate previste per gli interventi della Protezione Civile, per rendere transitabile dai ciclisti la vecchia strada militare che sale dalla Val Saisera. Ci sono, però, vari problemi pratici da affrontare.
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In primo luogo, data la ristrettezza della carreggiata, le elevate pendenze (che arrivano al 22%) e l’assenza di vie alternative di discesa e di parcheggi nella zona di arrivo, non sarà possibile far seguire i ciclisti dalle auto ammiraglie delle squadre, come normalmente avviene. Saranno così delle motociclette a farlo, con dei meccanici, seduti dietro ai conducenti, pronti ad intervenire in caso di guasti o forature. A causa del numero elevato dei concorrenti, però, bisognerà suddividere questi ultimi in gruppi di 40 o 50, al completamento della prova dei quali, le motociclette dovranno ridiscendere fino alla partenza, per riaccompagnare poi nella salita uno alla volta quelli compresi nello scaglione successivo. Questo comporterà un allungamento dei tempi ed il rischio di una variazione delle condizioni atmosferiche.
In caso di precipitazioni, scendere più volte con delle grosse moto su una strada ripida e bagnata può essere particolarmente insidioso. Non esistendo parapetti, l’organizzazione ha pensato all’ultimo momento di sistemare ai lati del precipizio una rete, del tipo di quelle utilizzate, in più strati, ai bordi delle piste di sci per attutire, nel corso delle gare, eventuali cadute di discesisti e supergigantisti. Se questa soluzione sia adatta a trattenere anche delle pesanti motociclette, in caso di una loro improvvisa scivolata, non siamo sinceramente in grado di dirlo.
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I versanti particolarmente scoscesi lungo i quali si sviluppa la strada ed il rischio che possano essere smossi dei sassi, ha fatto optare gli organizzatori per vietare al pubblico l’accesso ai due chilometri centrali della salita. Per la prima volta, crediamo, molti ciclo-amatori, abituati a raggiungere in sella alle loro biciclette l’arrivo o i punti più interessanti da cui assistere alla gara, non potranno farlo.
Questo, se non comunicato con largo anticipo ed in modo adeguato, soprattutto nei paesi confinanti, potrebbe causare una forte delusione e incomprensioni che potrebbero sfociare in proteste o contestazioni. atmosferiche avverse il giorno della gara o in quelli precedenti. Nel cementificare il fondo stradale, infatti, la Protezione Civile non solo non ha previsto canalette di scarico delle acque meteoriche, ma addirittura ne ha coperte oltre una novantina di quelle esistenti, livellando anche qualche guado, in quanto evidentemente ritenuti un ostacolo per le sofisticate biciclette dei campioni.
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Come si può facilmente immaginare, sul ripido percorso della gara, che attraversa vari canaloni e pendii a rischio di caduta massi, in caso di cattivo tempo si convoglierà e defluirà una grande quantità di acqua, rendendo impossibile procedere o, nella migliore delle ipotesi, falsando la competizione. Per ripulire il fondo stradale dai detriti e dal terriccio che normalmente si depositano, nei giorni scorsi Promoturismo ha impiegato addirittura una spazzatrice, di quelle che nelle città girano di notte ad aspirare polvere e mozziconi di sigaretta. Da qui in avanti è previsto l’arrivo di altre perturbazioni e la possibilità di temporali. In Friuli Venezia Giulia, del resto, il mese di maggio è statisticamente quello più piovoso dell’anno. Cosa accadrà il giorno della gara? Ci sono ipotesi di percorso alternativi? E per i tremila appassionati che hanno già acquistato i biglietti messi a disposizione dagli organizzatori per salire in funivia, è previsto eventualmente il rimborso?
3 – LICEITA’ DEI LAVORI ESEGUITI SUL BORGO DEL LUSSARI.
L’ultima delicata questione sulla quale vorremmo avere un chiarimento, in particolare dalla Soprintendenza regionale, riguarda i lavori eseguiti tra l’estate e l’autunno dello scorso anno sulla strada che dalla Val Saisera raggiunge il Monte Lussari.
Il cartello posto all’inizio del cantiere così descriveva l’intervento avviato dalla Protezione Civile: “Opere di sistemazione per superare la precarietà di accessibilità della strada Valbruna-Borgo Lussari. Interventi di consolidamento del piano stradale e regimazione delle acque meteoriche provenienti dai versanti lungo la viabilità per il Borgo Lussari”.
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Tralasciando il fatto che appare tutto da dimostrare che il miglior modo per raggiungere questi obiettivi possa essere ottenuto attraverso l’impermeabilizzazione del suolo, l’eliminazione di alcuni guadi e coprendo con delle lamine di metallo (sopra le quali recentemente sono state poste delle strisce di carta catramata recanti la scritta “Io sono Friuli Venezia Giulia”) oltre una novantina di preesistenti canalette per lo scarico delle acque meteoriche, vogliamo sottolineare che queste esigenze non sono presenti nella parte superiore dell’itinerario, compreso all’interno dell’area vincolata, che, nell’ultimo tratto, passa poco al di sotto del Santuario e raggiunge l’arrivo della funivia.
La “disciplina d’uso” introdotta dal PPR, contiene oltretutto una prescrizione molto chiara: “è fatto divieto di asfaltare ulteriori tratti di strada e di allargare le sedi stradali esistenti”. Il parere vincolante della Soprintendenza, espresso in data 15.11.2021, ha autorizzato, nonostante questo, l’intervento della Protezione Civile Regionale, in quanto verrebbe utilizzata una “pavimentazione drenante ecocompatibile realizzata con tecnologia Biostrasse, totalmente esente da idrocarburi, resine e sostanze acriliche, cromaticamente compatibile con lo stato dei luoghi”.
La nostra impressione è, invece, che nell’esecuzione dei lavori si siano seguite le tecniche della tradizionale “corazzatura”, con posa di reti metalliche elettrosaldate e loro copertura con cemento. La superficie del manto stradale risulta simile, infatti, a quella dei tratti “corazzati” preesistenti e non appare certo porosa ed in grado di drenare le acque meteoriche. Si potrebbe ritenere, quindi, che le opere siano più impattanti e di difficile smantellamento, di una normale asfaltatura.
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Segnalato questo aspetto e ricordato che da un semplice confronto delle immagini del Monte Lussari disponibili in rete è facile notare l’allargamento della stradina che dall’arrivo della funivia si sviluppa a sinistra del Borgo – allargamento che ha comportato anche un pesante intervento sul versante Est, proprio sotto la cima, con la posa di reti metalliche per trattenere il distacco di sassi – invitiamo chi ha compiti di controllo e di vigilanza sul rispetto di quanto stabilito dal PPR ad effettuare un sopralluogo in sito ed a trarre le dovute valutazioni.
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Restando a disposizione per ogni eventuale chiarimento, alleghiamo alla presente alcune eloquenti immagini fotografiche, un estratto dal PPR e copia dell’autorizzazione rilasciata in data 15.11.2021. Vi chiediamo cortesemente di metterci al corrente degli sviluppi della nostra segnalazione.
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Cordiali saluti. I Presidenti di: Italia Nostra Friuli Venezia Giulia Renato Bosa; Legambiente Friuli Venezia Giulia Sandro Cargnelutti, WWF Friuli Venezia Giulia Maurizio Fermaglia.
Udine, 22 maggio 2023».
(file:///C:/Users/User/Downloads/Lussari%5EJ%20lettera%20alle%20autorit%C3%A0.pdf ).
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Una chicca, in chiusura, sulla tappa del Lussari.
Guardate cosa hanno dichiarato esponenti della vecchia e poi nuova giunta nel dicembre 2022: «Bini, tappa del Giro mostrerà una delle più belle cartoline della regione al mondo. […]. – “La strada per il Lussari aveva problemi di sicurezza importanti e la Regione in occasione della tappa del Giro d’Italia ha operato con correttezza e rispetto nei confronti dell’ambiente, coinvolgendo le popolazioni e coloro che hanno titolo di rappresentare i loro interessi e le loro opinioni: questo consente oggi di avere un risultato per questa manifestazione sportiva e popolare straordinaria ma anche una via di accesso sicura al comprensorio”. Lo ha chiarito il vicegovernatore con delega alla Protezione civile Riccardo Riccardi in occasione della presentazione della brochure che raccoglie tutti i ricordi delle 26 tappe organizzate da Enzo Cainero in Friuli Venezia Giulia, dal 2003 a quella che si svolgerà a maggio in occasione del 106mo Giro». (…). E Riccardi ha anche aggiunto «Non mi sono piaciute molte cose che ho letto in questo periodo e penso che il lavoro di tanti vada difeso: la ventesima tappa Tarvisio-Monte Lussari del 106mo Giro d’Italia è una straordinaria occasione per questa terra […]. Mi assumo la responsabilità di quanto è stato fatto, sapendo che riceverò qualche carta bollata. Ne abbiamo viste tante, anche assieme a Enzo Cainero, ma non voglio ridurmi alla cultura di qualcuno – ha concluso il vicegovernatore – che semplifica e voglio invece continuare a realizzare i sogni». (Giro d’Italia: Riccardi, opere Lussari nel rispetto e per valore Fvg, in: https://www.regione.fvg.it/rafvg/comunicati/comunicato.act; … 19-12-2022).
Questo comunicato non è passato in secondo piano, tanto da far scrivere, ad Aldevis Tibaldi, con la sua solita mordace penna, il comunicato intitolato “Il sogno di Riccardi”, ove si legge: «Se i sogni spingono Giovanna d’Arco ad immolare la propria vita, a Riccardi servono a coltivare la sua carriera politica e a farci arrivare il Giro d’Italia. Sia ben chiaro: nessuno gli impedisce di sognare, ma non con i soldi nostri e, soprattutto con quelli della Protezione Civile, destinati a risollevare le sorti delle nostre vallate alpine devastate dalla tempesta del Vaia». E continua scrivendo che Riccardi ha cementificato una vecchia via che sale al Lussari, cioè «ha fatto ciò che al Tour di Francia non avrebbero mai fatto». ( Tibaldi Aldevis. – Comitato per la Vita del Friuli Rurale. (Testo estratto dal Comunicato stampa n.743, datato 11 gennaio 2023, del Comitato per la Vita del Friuli rurale, intitolato: “Il sogno di Riccardi” firmato da Aldevis Tibaldi). Comunque da quello che si sa, su quella strada sono stati eseguiti lavori nel 2005, sono stati previsti lavori sulla base della l. r. 27 dicembre 2019 non so quando eseguiti, e nel 2022/2023. Se volete dire, miei lettori, la vostra su questa tappa del giro, sul Lussari, vi ringrazio. Per inciso sono attesi 18.000 spettatori. (https://www.ilgazzettino.it/nordest/udine/giro_italia_2023_lussari_come_salire_dove_parcheggiare-7419256.html). Laura Matelda Puppini.
Aggiornamento. 27 maggio 2023 !!!!
Stefano Villa. Perché la cronometro del Monte Lussari viene interrotta due volte e quanto dura la pausa.
«I primi 10,8 km (partenza da Tarvisio) sono sostanzialmente pianeggianti, poi si entra in quello che è un autentico incubo: 7,3 km di salita al 12,1% di pendenza media. I primi 5 km di ascesa sono addirittura al 15,3% di media, con una massima al 22%. A seguire un chilometro al 3,9% e poi un altro chilometro all’11,9%. L’ultimo chilometro spiana (1,2%). Sarà una giornata estremamente particolare, tra l’altro i corridori saranno costretti a cambiare la bicicletta prima di imboccare la salita.
La cronoscalata del Monte Lussari verrà interrotta due volte, come è stato specificato nelle direttive tecniche: “La corsa sarà suddivisa in 3 manche con inizio alle 11.30, l’intervallo tra le manche sarà di 50 minuti dopo l’arrivo dell’ultimo corridore al traguardo”. Il primo ciclista partirà alle ore 11.30 e il primo gruppo comprende 50 atleti. Una volta che l’ultimo corridore di questa suddivisione arriverà al traguardo scatterà una “pausa” di 50 minuti.
Durante questo frangente ci sarà la possibilità per ammiraglie e moto di scendere dal Monte Lussari. Si ripeterà questa operazione anche per il secondo gruppo (altri 50 atleti): 50 minuti di intervallo una volta che sarà giunto al traguardo l’ultimo atleta. A seguire il terzo gruppo, che prevede i big in lotta per la classifica generale. Questa doppia interruzione (100 minuti complessivi) farà tardare la conclusione della tappa: l’arrivo della maglia rosa è infatti previsto per le ore 18.30».
(https://www.oasport.it/2023/05/giro-ditalia-perche-la-cronoscalata-del-monte-lussari-viene-interrotta-due-volte-la-causa-e-quanto-durano-le-pause/?refresh_ce).
Quindi, a differenza si quanto dettoci in precedenza, oggi veniamo a sapere che le ammiraglie forse scenderanno, sospendendo la corsa. Sicuramente le moto. Che casino! Ma vi pareva il caso di creare tutti questi problemi per volere quello che si vuole, senza valutazione alcuna pregressa? Laura Matelda Puppini
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L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: https://www.friulioggi.it/tarvisio/giro-italia-friuli-inaugurata-strada-lussari-20-maggio-2023/ e ritrae l’assessore Riccardi con Mazzolini e Zilli all’ inaugurazione della via, peraltro già presente, ma sistemata per il Giro, che porta al Lussari. Le bici presenti in foto sono elettriche. L.M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/giro-ditalia-sul-lussari-preoccupazioni-per-limpatto-e-per-i-lavori-eseguiti-le-associazioni-ambientaliste-scrivono-al-prefetto-e-alla-soprintendenza/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/05/inaugurazione-percorso-lussari-giro-italia-777x437-1.webp?fit=777%2C437&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/05/inaugurazione-percorso-lussari-giro-italia-777x437-1.webp?resize=150%2C150&ssl=1AMBIENTEETICA, RELIGIONI, SOCIETÀ«Il Monte Santo di Lussari, con la chiesetta eretta per la prima volta nel 1360 ed il piccolo borgo sottostante, sorto sul costone roccioso per dare ospitalità ai pellegrini che facevano visita al Santuario, rappresenta un esempio unico nelle Alpi Orientali e “costituisce un complesso di non comune valore...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Ad Eurosport che manda la diretta sella cronoscalata del Lussari hanno letto una lettera di un appassionato che dice come questa tappa, che doveva essere un evento grandioso per le pendenze, poi partorirà, come in casi di questo tipo, un topolino e che quelli sono percorsi da mountain bike. Come dargli torto? Non si vedono ammiraglie, ma si vedono persone pare lungo tutto il percorso. Il primo ciclista partito non è ancora giunto al traguardo. (Ore 12.21. 27 luglio 2023). Inoltre mi dicono che i cessi chimici sono pochissimi per una fiumana di gente.
Forse il testo critico che è stato letto è quanto ha dichiarato Patrick Lefevere, famoso ex-ciclista, riportato in “Patrick Lefevere attacca il Giro d’Italia: “La cronoscalata è un circo: una farsa sul Monte Lussari” (https://www.oasport.it/2023/05/patrick-lefevere-attacca-il-giro-ditalia-la-cronoscalata-e-un-circo-una-farsa-sul-monte-lussari/) ed in più siti sportivi. Egli, presente in ammiraglia sulle strade del Bel Paese, “ha avuto da ridire riguardo alla cronoscalata del Monte Lussari […]. Il manager belga non ha usato mezze parole sul quotidiano Het Nieuwsblad, sulle cui colonne tiene una rubrica settimanale: “Una cronometro oggi decide il Giro, anche se possiamo anche chiamarlo una corsa da circo. Non soppeserò le mie parole: sono contrario al trecento per cento. Non capisco il fascino di cercare ad ogni costo quelle percentuali estreme in salita. Questo Giro ne ha dato la prova: più la montagna è ripida, più spesso partorisce un topolino“.
Patrick Lefevere ha poi proseguito, attaccando anche il Sindacato dei corridori: “Nella tappa di Crans Montana, il gruppo voleva un accorciamento della tappa e l’ha ottenuto. Ma non capisco perché abbiano accettato di correre la cronometro di oggi. Ilan Van Wilder monterà un 36×34, ma questa è mountain bike, non corse su strada. Penso che dovremmo stabilire i confini delle varie discipline in modo più rigoroso. (…).Negli ultimi dieci chilometri decisivi c’è un meccanico in moto dietro al corridore, con una bicicletta in spalla. Sono questi gli standard professionali che vuol diffondere come sport ciclistico? Penso che sia una farsa”.
Alberto Marzocchi 2 maggio 2023, su Il Fatto Quotidiano. “La strada tra i monti fatta cementare per il Giro d’Italia è già chiusa perché “troppo pericolosa”: il Lussari beffa la Giunta Fedriga
Alla fine i ciclisti, sì, sono arrivati, ma ai piedi della salita hanno trovato un bel cancello. Impossibile proseguire. Il Monte Lussari è entrato lo scorso 27 maggio nelle case di milioni di persone, in Italia e in tutto il mondo, grazie alla penultima tappa del Giro d’Italia, la cronoscalata partita da Tarvisio con l’arrivo proprio accanto al santuario del XVI secolo. Un’operazione resa possibile dal fatto che la strada forestale, sterrata, è stata cementata con lo stanziamento di una cifra che, già lo scorso anno, aveva fatto discutere: 3 milioni di euro (per nemmeno 8 chilometri di tracciato) parte dei quali provenienti dal fondo Vaia (quello che sarebbe dovuto servire per risanare i disastri causati dalla tempesta che colpì il Triveneto nel 2018). Ma a dispetto delle polemiche, legate anche all’impatto ambientale, la Giunta guidata da Massimiliano Fedriga (insieme agli organizzatori della Corsa Rosa) ha venduto la tappa del Lussari – e relativi lavori – come un’operazione, da una parte, di messa in sicurezza del territorio e, dall’altra, di promozione turistica dell’area. Peccato però che le forze dell’ordine abbiano deciso di sbarrare la strada proprio perché ritenuta troppo pericolosa. E, così, addio turisti. Una beffa. Infatti il percorso si sviluppa su terreni in mano al Fondo Edifici di Culto, gestito dal Comando dei carabinieri per la tutela della biodiversità e dei Parchi. Ieri, come scrive il Gazzettino, il tenente colonnello Cristiano Manni, comandante del locale raggruppamento dell’Arma, ha emesso l’ordinanza che stabilisce la chiusura della strada al traffico. Biciclette comprese. E appassionati delle due ruote, anche dalla Slovenia, già ieri – dopo che il Lussari è stato definitivamente sgombrato dal carrozzone necessario per organizzare la tappa – sono accorsi a Tarvisio per emulare Primoz Roglic e compagni. Ma niente da fare: di fronte a loro hanno trovato una sbarra. La ragione che ha spinto i carabinieri a chiudere la strada cementata la si legge nel documento: “Vista la particolare pericolosità“. In altre parole: ci sono tratti al 20% di pendenza, non ci sono protezioni a valle, come può un ciclista amatoriale – ma anche uno più esperto – percorrerla in discesa senza rischiare l’osso del collo? Se lo devono essere chiesti i militari, ma a quanto pare il dubbio non è venuto né a Fedriga né al regista politico dell’operazione, Stefano Mazzolini, vicepresidente del Consiglio regionale. Da quanto si apprende, i diretti interessati sono saltati sulla sedia, tra lo stupito e l’arrabbiato”.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/06/02/la-strada-tra-i-monti-fatta-cementare-per-il-giro-ditalia-e-gia-chiusa-perche-troppo-pericolosa-il-lussari-beffa-la-giunta-fedriga/7180428/?fbclid=IwAR30A7IkTR9rf6IEqnRwKJbtdZzgmwdVkzEkFDO3_8MdhGnmDXlTfvLqNjo