Historia de la Immaculada Conceptión.
Mi trovavo nella bellissima cattedrale di Cordoba, una decina di anni fa. Dopo aver guardato le cose più importanti, l’impianto architettonico, gli archi bicromi, aver goduto la bellezza degli interni di quella che fu prima moschea, quindi chiesa di Isabella di Castiglia detta la cattolica e di Ferdinando D’ Aragona; dopo aver parlato con due giovani italiani ed essermi soffermata, nella sera che stava preannunciandosi, sui giochi di luce radente sugli interni, iniziai un ulteriore giro interno per poter apprezzare ancora qualche dettaglio. Alla fine mi fermai quasi davanti alla porta della sagrestia, ove un pannello invitava a visitare la mostra pittorica dedicata all’Immacolata, e descriveva, succintamente, le lotte che vennero generate dal credere o meno al dogma, che pare avessero avuto, tra Siviglia e Cordoba, anche degli scontri feroci fra opposte casate. Improvvisamente trasecolai. Non ne sapevo nulla.
Ma di cosa si stava parlando? Vediamolo insieme.
Da quanto ho capito ora, non pare che l’Immacolata concezione abbia turbato i sonni dei primi cristiani. Ma sicuramente creò lotte e contrasti poi, sino alla bolla papale “Ineffabilis Deus” di Papa Pio IX, che, nel lontano ma neppur molto 1857, ne sancì il Dogma.
«Dio ineffabile», avendo deciso, «in un disegno misterioso nascosto dai secoli, di portare a compimento l’opera primitiva della sua bontà, con un mistero ancora più profondo – l’incarnazione del Verbo – fin dall’inizio e prima dei secoli scelse e dispose che al Figlio suo Unigenito fosse assicurata una Madre […]. E tale Madre circondò di tanto amore, preferendola a tutte le creature […]. Per questo, attingendo dal tesoro della divinità, la ricolmò – assai più di tutti gli spiriti angelici e di tutti i santi – dell’abbondanza di tutti i doni celesti in modo tanto straordinario, perché Ella, sempre libera da ogni macchia di peccato, tutta bella e perfetta, mostrasse quella perfezione di innocenza e di santità da non poterne concepire una maggiore dopo Dio […]. (…).
La Chiesa Cattolica, […] considerando come dottrina rivelata da Dio, compresa nel deposito della celeste rivelazione, questa innocenza originale dell’augusta Vergine unitamente alla sua mirabile santità, in perfetta armonia con l’eccelsa dignità di Madre di Dio, non ha mai cessato di presentarla, proporla e sostenerla con molteplici argomentazioni e con atti solenni sempre più frequenti. (…).
I Nostri Predecessori […] si vantarono grandemente, avvalendosi della loro autorità Apostolica, di avere istituito nella Chiesa Romana la festa della Concezione con Ufficio e Messa proprii, per mezzo dei quali veniva affermato, con la massima chiarezza, il privilegio dell’immunità dalla macchia originale; di aver rafforzato, circondato di ogni onore, promosso e accresciuto con ogni mezzo il culto già stabilito, sia con la concessione di Indulgenze, sia accordando alle città, alle province e ai regni la facoltà di scegliere come Patrona la Madre di Dio sotto il titolo dell’Immacolata Concezione, sia con l’approvazione di Confraternite, di Congregazioni e di Famiglie religiose, costituite per onorare l’Immacolata Concezione, sia con il tributare lodi alla pietà di coloro che avevano eretto monasteri, ospizi, altari e templi dedicati all’Immacolata Concezione, oppure si erano impegnati, con un solenne giuramento, a difendere strenuamente l’Immacolata Concezione della Madre di Dio.
Noi quindi, seguendo le orme di Predecessori così illustri, non solo abbiamo approvato e accolto tutto ciò che è stato da loro deciso con tanta devozione e con tanta saggezza, ma, memori di ciò che aveva disposto Sisto IV, abbiamo confermato, con la Nostra autorità, l’Ufficio proprio dell’Immacolata Concezione e, con sensi di profonda gioia, ne abbiamo concesso l’uso a tutta la Chiesa» (…). «La beatissima Vergine fu, per grazia, immune da ogni macchia di peccato ed esente da qualsivoglia contaminazione del corpo, dell’anima e della mente. Unita in un intimo rapporto e congiunta da un eterno patto di alleanza con Dio, non fu mai preda delle tenebre, ma fruì di una luce perenne e risultò degnissima dimora di Cristo, non per le qualità del corpo, ma per lo stato originale di grazia». (Pio IX, Ineffabilis Deus, in: http://www.totustuustools.net/magistero/p9ineffa.htm).
Con queste parole Pio IX metteva fine alla storia dell’attribuzione alla Madonna del titolo di Immacolata Concezione, ed alle diatribe che lo avevano contrassegnato.
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Ma prima che il Concilio di Trento, in risposta alla Riforma protestante, definisse in modo preciso ed analitico una serie di verità, riti, aspetti esteriori, che avrebbero dovuto caratterizzare il perfetto cattolico di Santa Romana Chiesa, tra cui il credere all’Immacolata concezione, pare che il ritenere la Madonna esente da peccato originale, parificandola forse ad una dea, fosse proprio in particolare del sentire popolare, della fede semplice della gente, che a Lei si rivolgeva. (Stefano De Fiores, Il dogma dell’Immacolata concezione: storia, teologia e attualità. http://www.cdmisrvv.it/old/CDM/cdm_news/Numero1/Specula/Dogma_Imm_Concezione_DeFiores.htm).
Secondo De Fiores già nel Protovangelo di Giacomo o Natività di Maria, del secondo secolo dopo Cristo, si narrava come Maria fosse stata concepita senza incontro sessuale, essendo ancora Gioacchino nel deserto. Ma sempre secondo lo stesso autore, ciò che contribuì a radicare nel popolo la credenza nell’Immacolata concezione fu la festa liturgica della Concezione, introdotta dall’oriente in Italia meridionale nel IX° secolo, e in Inghilterra nell’XI°, diffondendosi poi dovunque. (Ivi).
Nel 1100 il benedettino Eadmero, discepolo di s. Anselmo, riprendeva nel suo “Trattato sulla concezione della beata Maria vergine” quanto sancito dalla “pura semplicità” e “dall’umile devozione” dei poveri, i quali celebravano la festa della Concezione della Madre di Dio, mentre la “scienza superiore” e la “disquisizione valente” dei ricchi ecclesiastici o secolari, tendevano ad abolire tale festa dichiarandola priva di fondamento. (Ivi).
E nel corso dei secoli la fede popolare continuò ad esprimersi, con il suo sentire, a favore dell’Immacolata concezione, nonostante la persistente opposizione di una parte della teologia dotta.
Nel Quattrocento la controversia sull’Immacolata concezione prese nuovo vigore, in particolare in occasione di “dispute” organizzate nel merito, in cui intervenivano i favorevoli ed i contrari. Inoltre le “dispute” e le predicazioni su detto tema divennero, via via, causa crescente di violenze da parte dei fedeli, che rumoreggiavano fino ad ipotizzare di lapidare o di sottoporre alla prova del fuoco predicatori che si fossero rifiutati di asserire l’Immacolata concezione. (Ivi).
Quindi, nel 1400 le liti tra i “macolisti” (i sostenitori che la Madonna era nata con il peccato originale come tutti gli esseri umani) e gli “immacolisti” raggiunsero un punto tale da richiedere l’intervento diretto del Papa, allora Sisto IV, che, con le bolle Cum praeexcelsa (1477) e Grave nimis (1482) proibì ai macolisti e immacolisti di accusarsi vicendevolmente di eresia. (Ivi).
Ma comunque, con il passare del tempo, in un modo o nell’altro, la tesi “immacolista” prese sempre più piede, portando a chiedere «ai teologi saggi e competenti (e non al volgo) la facoltà di discernere la verità o falsità delle proposizioni in materia di fede» quale quella in questione. (Ivi).
Nel 1435, durante il concilio di Basilea, che dette una prima definizione dell’Immacolata concezione ma senza l’approvazione di Roma, il canonico Giovanni di Romiroy si appellò però ancora alla devozione popolare come al primo motivo che doveva indurre i padri conciliari a porre fine alla controversia, onde, tra l’altro, non ferire il credere del popolo. (Ivi).
Lo stesso Tommaso Campanella scriveva, nelle carceri di Napoli nel 1624-25, l’Apologeticus in controversia de Conceptione beatae Virginis adversus insanos vulgi rumores, in cui invitava i domenicani, non favorevoli a ritenere la Vergine Maria nata senza peccato originale, a ravvedersi, tenendo comunque sempre conto della priorità di Cristo nella fede. (“Regnum Hominis et Regnum Dei”. Acta quarti Congressus Scotistici Internationalis, Patavii, 24-29 septembris 1976, edidit Camille Bèrubè, sectio specialis, La tradizione scotista veneto – padovana – Societas Internationalis Scotistica, Romae 1978, p. 281).
E sempre nel 1600, in piena controriforma, si giunse al punto, nella cattolicissima Spagna nata da Isabella di Castiglia, da dar vita «al giuramento di difendere l’Immacolata Concezione fino all’effusione del sangue» (Stefano De Fiores, op. cit.), insomma sino al “votum sanguinis” cioè alla morte, con partenza da ambienti universitari in particolare quelli di Siviglia e Granada. E tale gesto si diffuse presto tra gli ordini religiosi, le confraternite e i fedeli». (Ivi).
Per la verità vi fu anche chi ritenne il “votum sanguinis” una assurdità come l’italiano Antonio Muratori, che sosteneva che: «non è lecito esporre la propria vita per un’opinione qual è appunto l’Immacolata concezione, non dichiarata di fede dal magistero» (Ivi), ma senza costrutto. A lui rispose S. Alfonso Maria de Liguori, con un testo intitolato “Dell’Immacolata concezione di Maria” sostenendo pure il valore salvifico popolare nell’attribuzione di tale caratteristica alla Vergine, al di là delle varie ipotesi dottrinali, fra cui la più importante opponeva gli scotisti ai tomisti. (Ivi e S. Alfonso Maria de Liguori, Dell’Immacolata concezione di Maria», in: http://www.floscarmeli.net/).
Nel corso del 1700 fiorirono confraternite, chiese e cappelle dedicate all’Immacolata concezione. Ma ripresero pure i diverbi sull’argomento giungendo nuovamente a livello tale che papa Clemente XIV decise di sopprimere la confraternita della Concezione a Faenza, in quanto fulcro di pesanti liti, concedendo però alla Spagna ed ad altre istituzioni, di celebrare un rito con il titolo di Conceptio Virginis. (Stefano De Fiores, op. cit.).
Infine giungeva, nel 19° secolo, Pio IX a chiudere la questione, le liti, i pesanti diverbi, sancendo e definendo il dogma dell’Immacolata concezione.
La pietà mariana popolare, indubbiamente, svolse un ruolo notevole ed efficace nella storia del dogma vincendo le difficoltà teologiche. (Per approfondimenti cfr. pure: https://it.wikipedia.org/wiki/Immacolata_Concezione).
A Roma si erge la colonna dell’Immacolata, progettata dall’architetto Luigi Poletti, situata in piazza Mignanelli, nella zona antistante il palazzo dell’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede, perché la Spagna, ove il culto della Vergine era fortemente radicato, fu il paese che maggiormente si adoperò per la definizione del dogma, ed a cui lo stesso stava particolarmente a cuore. (https://it.wikipedia.org/wiki/Colonna_dell’Immacolata_(Roma).
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In Spagna.
In Spagna la campagna a favore dell’Immacolata concezione, fu iniziata dal beato Raimondo Lullo (1235-1312) e vide schierati unitamente sudditi e monarchi, che arrivavano a mandare in esilio gli avversari. (http://www.santuarimariani.org/sm-europa/e-spagna/eu-e-spagna2.htm).
I professori della celebre università di Salamanca, dal secolo XV al XVII, si batterono validamente nelle dispute teologiche a favore degli immacolisti, e il 12 aprile 1618 s’impegnarono con giuramento a difendere l’opinione che la Vergine Maria era stata concepita senza macchia di peccato originale. Il 26 luglio dello stesso anno proposero al re di decretare in perpetuo una festa in onore dell’Immacolata e l’ottennero all’ultima domenica di ottobre. Propagatori ferventi del culto dell’Immacolata in patria e all’estero furono anche i Confratelli dell’Immacolata di Barcellona, che al tempo del Concilio di Basilea inviarono all’imperatore Sigismondo tre trattati sull’Immacolata per ottenere il suo appoggio nella sospirata definizione. E l’Ordine dei Concezionisti, fondato dalla beata Beatrice de Silva, voleva richiamare alla mente del popolo, nella sua veste bianca e manto azzurro, il colore e il pensiero dell’Immacolata. (Ivi).
Dopo le bolle di Sisto IV del 1482 e 1483, i re presero più coraggio nella lotta per l’Immacolata e rinnovarono i decreti di esilio contro i macolisti; alcuni vescovi, come Pedro de Castro di Siviglia, organizzarono grandiose processioni con in testa dei bambini inneggianti alla Madonna con ardenti cantici dal ritornello: «”Che tutto il mondo in generale, a grandi grida, Regina eletta, proclami che tu sei concetta, senza il peccato originale”. Qualche volta l’entusiasmo diveniva incontenibile e si arrivava fino a cantare tre volte al giorno il suggestivo “Rosario dell’Aurora”.
Sotto Filippo III (1578-1621), che consacrò la nazione all’Immacolata, si riunì spesso il Consiglio regio dei teologi, il quale più volte inviò a Roma ambasciatori autorevoli, come sua eccellenza Antonio Trejo, vescovo di Cartagena […].
La loro insistenza convinse il papa ad emettere un decreto che imponeva il silenzio, in pubblico, agli avversari della tradizione immacolista spagnola. Tuttavia, le manifestazioni e gli interventi continuarono senza interruzione e si richiese dai professori delle università e dai consiglieri dei comuni il “voto” di difendere fino all’effusione del proprio sangue la pia credenza dell’Immacolata concezione di Maria. Sotto Carlo III (1716-1788) le “Cortès” domandarono e ottennero che l’Immacolata Concezione divenisse “Patrona della Spagna”; ma gli animi ebbero pace solo nel 1854 con la definizione dogmatica di Pio IX.». (Ivi).
La stessa Cattedrale di Cordoba è dedicata a Maria Immacolata.
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Tradizioni in Italia per la Feste dell’ Immacolata.
«Tanti i festeggiamenti dell’8 dicembre in Italia, molti di questi legati all’usanza dell’accensione dei fuochi. A San Bartolomeo è una tradizione che si perde nella notte dei tempi. Nei giorni che precedono l’8 dicembre, gli uomini decidono dove erigere la pira di legna, a forma piramidale, accesa al calar della sera. Il falò conserva un alto valore socializzante. Il rito dell’accensione di fuochi aveva il significato di esorcismo contro l’inverno e doveva rigenerare la fertilità della terra, come “potenza vivificatrice”. Il suo calore invitava la gente a stare insieme e mettere in fuga il gelo della solitudine.
Alle donne, invece, spetta il compito di preparare pietanze legate alla cucina tradizionale: polenta, salsiccia, fritto di maiale sono alcune delle specialità culinarie. A Milano, la festa si fonde con quella di Sant’Ambrogio; a Verbicaro (Cosenza) la ricorrenza è celebrata con la convivialità: si parla di “perciavutta” (aprire la botte). Questo, infatti, è il giorno in cui si degusta vino nuovo, accompagnato con graspelle, ripiene di alici salate, peperoni secchi e cavolfiori, portati in dono da amici e vicini di casa. A Castellamare di Stabia, in provincia di Napoli, due sono gli eventi tipici della tradizione popolare locale: la voce di “Fratièlle e surélle” e i suggestivi “fuocaracchi”; due pratiche antiche, alle quali ancor oggi, per fortuna, è possibile assistere.
A Putignano (Bari) le celebrazioni dell’Immacolata durano 9 giorni, tra preghiere e processioni; a Nicotera (Vibo Valentia) vi è una curiosa leggenda sull’Immacolata. Si parla del miracoloso ritrovamento, da parte di alcuni pescatori, di una scultura della Vergine in mare. Per commemorare il fatto, ogni 8 dicembre viene organizzata una processione. In particolare, non appena il corteo arriva in prossimità della marina, si fanno avanti i pescatori che conducono la statua della Madonna in mare, nell’esatto punto in cui venne ‘scoperta’. L’intero rituale termina quando, riportata la scultura a terra, i pescatori intonano canti e preghiere per la loro protettrice». (8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione: le tradizioni in Italia e nel mondo, a cura di Caterina Lenti, 8 dicembre 2015, in: http://www.meteoweb.eu/2015/12/8-dicembre-festa-dellimmacolata-concezione-le-tradizioni-in-italia-e-nel-mondo/594978/).
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Questa la storia che ho desiderato scrivere oggi, 8 dicembre 2016, che ci riporta pure a tempi e modi di sentire lontani nel tempo ed ora forse inimmaginabili, e che ha fatto volgere il mio ricordo alla magnifica cattedrale di Còrdoba.
Laura Matelda Puppini
Questo testo è puramente a carattere storico divulgativo. L’immagine, tratta solo per questo uso dal sito http://www.sardegnadies.it/infiorata-per-limmacolata-concezione/, mostra la colonna con la statua della Vergine a Sassari, su cui è stata posta una corona di fiori per la festa dell’ Immacolata. Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/historia-de-la-immaculada-conception/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2016/12/Infiorata14.jpg?fit=347%2C231&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2016/12/Infiorata14.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ETICA, RELIGIONI, SOCIETÀMi trovavo nella bellissima cattedrale di Cordoba, una decina di anni fa. Dopo aver guardato le cose più importanti, l’impianto architettonico, gli archi bicromi, aver goduto la bellezza degli interni di quella che fu prima moschea, quindi chiesa di Isabella di Castiglia detta la cattolica e di Ferdinando D’...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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