Cosa scrivere anche quest’ anno per il giorno del ricordo, che è stato istituito a livello nazionale senza contesto di riferimento e senza documentazione a conforto, che si basa su parole a cui è stato collegato un forte impatto emotivo, poco rappresentativo della realtà storica, e che è scaturito da un accordo politico fra persone che avrebbero, credo, dovuto studiare meglio la storia?

Spulciando qua e là per farmi venire qualche idea, ho trovato, su ‘storiastoriepn.it’, un’accurata critica alle “Linee guida per la didattica della frontiera adriatica” ministeriali (1). Ora da un titolo così, uno penserebbe ad un trattato di storia che parte dall’ età della pietra e continua fino ai giorni nostri, magari a fascicoli come un tempo fu l’Enciclopedia ‘Conoscere’, relativo ad uno spazio che si allunga dal golfo di Trieste fino alle bocche di Cattaro (2). Perché non si può dimenticare che un territorio definito pure e poi Jugoslavia, esisteva anche prima della prima guerra mondiale, che era di fatto ‘la terra degli Slavi del Sud’ e che era abitato ben prima dell’impero romano e dell’espandersi delle Repubbliche Marinare e della Serenissima, e che vide pure il governo dell’Impero Austro-ungarico.

Non solo: interpretare la storia avendo come chiave di lettura i confini e le frontiere, che sono la stessa cosa, e quindi in chiave ipernazionalistica, rende un cattivo servizio alla conoscenza, perché per esempio molti territori ad est vennero interessati dall’espansione dell’ impero ottomano, e altri poi finirono sotto l’Impero Austro-ungarico, e se è vero che popolazioni diverse vissero vicino ad un confine, ciò accadde solo quando lo stesso era definito, ma in certi momenti storici popolazioni che parlavano una lingua diversa vissero ‘sotto lo stesso tetto’.

Ed infine la storia di questo territorio anche dai primi Novecento è stata diversissima, quindi non si sa chi abbia unito questi territori sotto questa nuovissima dicitura mai sentita prima. Fra l’altro il giorno del ricordo non parla della storia della penisola Jugoslava o del territorio balcanico occidentale compresa la Slovenia, ma solo di fatti accaduti a ridosso del Confine Orientale dell’attuale Italia, per noi, in periodi precisi.

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 Ora la destra è riuscita a creare il mito delle foibe, sacralizzato, come elemento fondante della lettura storica della seconda guerra mondiale, relegando la stessa ad una ipotetica lotta titanica per i metri del confine orientale e per la difesa del suolo patrio italianissimo dall’invasione slava sporca rossa comunista mai avvenuta né ipotizzata, dimenticando la seconda guerra mondiale, l’Ozak ed il pregresso e dando ai fatti una lettura in chiave pseudo- fascista. E preciso che quando parlo di mito delle foibe non dico che non è avvenuto nulla ma che vi è una lettura, presentazione e diffusione di fatti riletti in una chiave diversa da quella reale e scientifica. Infatti il mito è un racconto dove c’è una storia da presentare ma essa viene narrata in toni terrificanti e con risvolti patetici, in alcuni casi con rappresentanti del bene e del male in lotta.  

Ed il problema non è che detta narrazione di alcuni fatti storici decontestualizzati sia stata suggellata da Alleanza Nazionale o dalle Associazioni composte ormai dai figli e nipoti dei profughi, ma che sia stata accettata e beatificata dal Pd e dallo Stato.

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Ma il grave, anche se non stupisce, è che sotto il governo tecnocratico di Mario Draghi, il Ministero dell’Istruzione – Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione –  abbia emanato queste ‘Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica”, dove il termine ‘didattica’ implica un dictat pesantissimo e lede la libertà di insegnamento, fondamento della scuola democratica, riportandoci ben indietro nel tempo ed a quando ogni contenuto era imposto dallo Stato. E teoricamente ora nessun docente potrebbe utilizzare altro testo, volume, filmato etc. per presentare la storia di alcuni fatti che accaddero in Venezia Giulia (3) e Slovenia in due momenti definiti: dopo il 25 luglio 1943 e alla fine della seconda guerra mondiale, dimenticando però il pregresso.    

Ed è proprio sulla metodologia e sui presupposti di questo scritto che voglio intervenire, da cui discendono poi i contenuti, per l’analisi dei quali rimando anche ai 3 articoli dedicati alle “Linee guida …. cit” su storiastoriepn.it e scritti da Gian Luigi Bettoli (4).

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Ma passiamo a questo scritto propedeutico a far penetrare nelle menti giovanili e di bimbe e bimbi il mito delle‘ foibe’, quasi che in Italia non si potesse essere ‘veri italiani’ senza averlo mandato a memoria, seguendo un metodo non certo caro agli storici ed alla democrazia, ma neppure ossequioso della verità, e caratteristico di un ‘uso politico della storia’ come fece Mussolini con la storia di Roma.

Inoltre è interessante come detto testo venga inviato pure al Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano, all’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano, all’Intendente Scolastico per la Scuola delle località ladine di Bolzano, Al Dirigente del Dipartimento Istruzione della Provincia di Trento, senza promuovere uno studio rigoroso e una narrazione veritiera di quanto accadde in quelle terre poste a nord, che non volevano essere italiane. E basta leggere qualche riga del Chiurco: “Storia della Rivoluzione fascista” (in ben 5 volumi) o leggere la voce” italianizzazione dell’Alto Adige” per capirlo: occupazioni da parte di bande fasciste, uccisioni, realtà economiche ridotte su lastrico e costrette a chiudere, la ‘domenica di sangue’, l’imposizione della lingua italiana, con pure il trasferimento, in quelle terre per i loro abitanti spesso ritenute occupate, di personale amministrativo dal Sud Italia in particolare e da altre parti della penisola (5) a colonizzare. Inoltre come non ricordare che in un modo o nell’altro, fior di criminali di guerra, i cui nomi erano noti, non furono estradati, come gli accordi di guerra avevano previsto, alla Jugoslavia e all’Etiopia, e restarono fra noi, quasi glorificati? (6).

Ma su tutto questo il Ministero tace. Eppure è una storia anche questa di italianità, di fascismo mai morto e di confini. E non per nulla a Trento, proprio per il giorno del ricordo, è previsto un corteo dal titolo ‘Decolonizzare tutto’, nella locandina del quale si legge che la scelta della data è stata fatta perché «Il Giorno del Ricordo, istituito su richiesta della destra neofascista e incentrato su una ricostruzione perlomeno faziosa rispetto ai “Martiri delle Foibe”, rivaluta il colonialismo italiano, riabilita i caduti fascisti per mano partigiana e rinsalda un patriottismo buono solo per nuove guerre. Tutto questo è inaccettabile nel momento in cui stiamo assistendo contemporaneamente a una nuova guerra mondiale strisciante, a un genocidio ipertecnologico perpetuato da uno stato coloniale (quello israeliano) e al possibile inizio di un processo di decolonizzazione. Senza dimenticare che l’esercito italiano ha continuato ad essere forza d’occupazione e dell’imperialismo NATO, e lo è tuttora, in particolare con la partecipazione alla guerra in Yemen». (7).

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E bene ha fatto Massimo Moretuzzo, per il giorno del ricordo ad augurarsi che «Il Giorno del ricordo sia un giorno di memoria di tutte le memorie e non ancora un momento divisivo: memorie che meritano rispetto, dignità, ascolto. Il ricordo, anche il più doloroso, può essere seme di pace; ai muri si sostituiscano ponti di dialogo capaci di superare risentimenti, incomprensioni, ideologie. Quanto accaduto in questo angolo di Europa nel Novecento deve rammentarci, ogni giorno, i valori fondamentali della pace e della convivenza tra popoli con lingue e culture diverse», ed ad intitolare questo suo breve testo: “Si faccia memoria di tutte le memorie”. (8).

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Ma purtroppo invece, per il 10 febbraio, prima e poi, l’importante è parlare del “confine orientale” per noi, dicitura che vorrebbe definire la storia della fine della seconda guerra mondiale in quei luoghi, letta attraverso la mitologia delle foibe, ed il volere a tutti i costi italianissime alcune zone che non si sono mai vissute come italiane, passate all’ Italia dopo la prima guerra mondiale e perse alla fine della seconda, ma forse i territori fino alal Bocche di Cattaro.  Poi con l’italianizzazione dei cognomi sloveni istriani, slavi, ed in ogni caso con una penisola come l’Italia con la sua storia, vorrei sapere come si potrebbe capire chi era ‘italiano con limpieza de sangre’ per dirla con Isabella di Castiglia, che iniziò così la sua persecuzione di ‘moriscos’ e ‘conversos’, e chi no. E pure in Istria furono facilitate dal fascismo immigrazioni di italiani da varie regioni dell’Italia sancita nel 1870, che divennero operativi nella pubblica sicurezza, amministrazione, etc. e che nulla avevano a che fare con quei territori, per colonizzarli, e che furono la base delle fughe del 1943 in senso opposto, che potremmo definire un rientro in Patria. (9).

Ma questo non significa che non siano avvenuti arresti e deportazioni di persone fasciste vissute come nemici del popolo in particolare militari collaborazionisti a fine guerra, altrimenti non avrei mai perso tanto del mio tempo, (ed altro ne perderò) ad analizzare chi siano stati gli arrestati a Gorizia dagli elenchi pubblicati dal Messaggero Veneto e che fine abbiano fatto anche consultando testi della Fondazione R.S.I., ed altri su internet. Ed è lavoro che ho iniziato ma non terminato e che sto portando avanti per cercare di capire, a livello personale, l’accaduto. (10).

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Ma anche su chi fu infoibato ci sono problemi: infatti furono pochissimi e furono posti in foibe i loro cadaveri dopo processo partigiano ed esecuzione (11) ma poi, inspiegabilmente, i loro numeri si moltiplicarono, ed infoibati, mai infoibati, per lo più arrestati o neppure quello, tutti annoverati sotto una unica categoria sono spuntati qui e là (12). E se non fosse accaduto nulla, all’interno e dopo quella terrificante guerra che tutti coinvolse, neppure Federico Tenca Montini avrebbe avuto un motivo per scrivere, dopo aver consultato pure fonti slovene e croate, il suo: “La Jugoslavia e la questione di Trieste. 1945-1954”, che correttamente però cita accordi e trattati, ma neppure si sarebbe occupato di ‘foibe’ per capire cosa fosse davvero successo. E chi cerca di capire spesso finisce male in particolare se osa parlare in pubblico. Perché ormai questo 10 febbraio si è trasformato in giornata di odio e caccia alle streghe, che streghe non sono, da parte di gruppi neofascisti e neonazisti, ma pare anche di politici, se si guarda alla storia di Alessandra Kersevan, vittima sacrificale del ‘dagli all’untore’.

Ed ormai pare che, se cerchi di capire, sei un Giuda nazionale, e devi essere messo alla gogna, ed alcuni storici sono stati sottoposti anche a pesanti intimidazioni e ora basta vedere quanto accaduto ad Eric Gobetti a Torino, dove egli deve e vuole parlare per il giorno del ricordo in una scuola ed all’Università, che meriterebbe una presa di posizione pubblica del suo sindaco: cartelli diffamatori contro di lui sono stati affissi sulle sedi del Pd e dell’Anpi nella città, lordando spazi privati ma forse anche pubblici, che così recitano: «Nessuno spazio per chi inneggia all’assassinio di migliaia di italiani. Nessuno spazio per un negazionista dei Martiri foibe». Ed ancora: “Fuori Gobetti da Torino!” (13). Altro che riconciliazione! E basta questo per capire cosa ha suscitato il 10 febbraio festa nazionale, che rischia di trasformarsi in festa dell’odio nazionale e dell’imposizione, se va avanti così.

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Fra l’altro il 10 febbraio è il giorno in cui furono siglati i trattati di Parigi che sancivano la fine della seconda guerra mondiale. E sarebbe dovuto essere giorno di memoria collettiva, come ben ricordato da Massimo Moretuzzo e di festa, come ci dice Davide Conti (14), ma invece i politici italiani hanno deciso di travisare la realtà ponendo quella data come giorno della sopraffazione, della divisione, della alterazione in chiave destrosa degli accadimenti, tanto che a Varese, per oggi, 10 febbraio 2024, è previsto un raduno neofascista. (15). E così Conti disse all’ incontro di Udine:  «Quando il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, a capo della delegazione italiana, ritorna da Parigi, dopo aver firmato quei trattati perché venissero ratificati in Parlamento, a considerare quel trattato un dictat, una mutilazione del territorio nazionale, era solo un piccolo sparuto gruppo di reduci di Salò, di fascisti che quella guerra avevano scatenato e perduto» (16).  Ma ora pare che la popolazione nazionale intera debba fare proprio questo assunto di mutilazione del territorio patrio.

Ed io così mi sono espressa, riprendendo Raoul Pupo ed il Corriere della Sera, nell’articolo intitolato: “Problemi dati dal “Giorno del ricordo” come attualmente celebrato, e problemi diversi nella Venezia Giulia del dopoguerra, in: www.nonsolocarnia.info: «È avvenuto quindi, anche nel caso del giorno del ricordo, che esso, come in altri casi di “memorie dolenti”, si sia strutturato come memoria di divisione, e che sia diventato un monopolio della destra anche estrema, che ormai ne rivendica, assieme ad associazioni di esuli e profughi, l’esclusiva. Non solo: esso sembra davvero configurarsi come la solenne commemorazione dei caduti in Istria e Dalmazia nella lotta contro il comunismo partigiano, considerati Martiri, colpevoli di essere solo italiani, voluta dal Duce nella giornata del 30 gennaio 1944, e improntata dalla mistica fascista e repubblichina, e da una lettura tutta di parte». (17).

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Così una giornata dedicata al legittimo ricordo e alla ricostruzione di fatti storici, ancora in via di analisi, derivati da quanto accaduto in Europa fra la prima e la seconda guerra mondiale, comprendendo le stesse, con l’introduzione del termine ‘foibe’ per indicare emotivamente alcuni fatti ancora da analizzare del tutto, e del concetto di negazionismo, che pure Pupo e Spazzali hanno diffuso, si è trasformata nel giorno neofascista. Ma questo è stato causato dall’uso politico della storia, e dal volere, in fretta e furia, trovare una versione ufficiale dei fatti che accontentasse tutti riportando la palla al centro, fra gli opposti estremismi, regalando una giornata all’estrema destra ed una, il 25 aprile, alla sinistra, dimenticando storia e storici, e relegando il tutto a visioni politicizzate. Ma la ricerca storica deve restare scissa dalla politica e dalle grancasse.

E bene hanno fatto coloro che, nell’aprile 2019, hanno chiarito alla Regione Fvg che essa non può imporre «una verità di Stato» sui fatti occorsi nella Venezia Giulia a fine guerra, negando il valore dal “Vademecum per il giorno del ricordo” steso dall’ Irsml ora Isrec, con il quale si è cercato, onestamente e scientificamente, di fare chiarezza con studi di tutto rispetto sui fatti che si ricordano il 10 febbraio. (18). Ma poi ecco spuntare queste “Linee guida … “per le scuole, che tagliano fuori qualsiasi storico e danno il 10 febbraio in mano alle associazioni private di esuli e profughi.

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Infatti se si guarda l’elenco degli estensori della guida per studenti, obbligatoria, sono tutti appartenenti o al Ministero od ad Associazioni private di categoria, e cioè “Federazione delle Associazione degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati; Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia; Associazione Comunità istriane; Associazione Fiumani nel mondo; Associazione Italiani di Pola e Istria; Associazione Dalmati Italiani nel mondo; Libero Comune di Pola in esilio; Libero Comune di Zara in esilio, Dalmati istriani nel mondo; Unione degli Istriani.

Preciso che non ho nulla contro queste Associazioni private e di categoria, di cui so solo che sono potentissime a livello politico, che ricevono moltissimo denaro e che raccontano la loro versione personale della storia che ha interessato pure i loro avi, che però hanno avuto dai governi tantissime agevolazioni, e mi è parso sempre inopportuno dare loro la preminenza in campo storico su fatti definiti di confine, fino, con queste linee, a  lasciar loro dettare al popolo italiano tutto, la loro visione politica della storia decontestualizzata. E questa, a mio avviso, è mera operazione politica ma, se non è così, correggetemi.

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Scritto questo, premettendo pure che tensioni fra slavi e italiani erano già presenti agli inizi del Novecento nella cosiddetta ‘Venezia Giulia’ per motivi prevalentemente di ordine economico, vediamo cosa scrive il Ministero come dictat alle Soprintendenze e ai dirigenti degli Uffici Scolastici Regionali.

In primo luogo detto organo ministeriale chiarisce che nel suo cuore sta la didattica relativa al 10 febbraio, cioè al giorno del ricordo. Delle altre festività nazionali poco importa, degli studi storici neppure.  E così continua: «In attuazione della Legge 30 marzo 2004, n. 92, “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”, questo Ministero è impegnato in iniziative volte a diffonderne la conoscenza ai giovani delle scuole di ogni ordine e grado».  (19). Della seconda guerra mondiale neppure una parola.

Secondo paragrafo: «Le “Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica”, che con la presente si propongono alle scuole del sistema nazionale di istruzione, sono ulteriore espressione di tale impegno – congiunto con le Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati – e costituiscono strumento pedagogico e didattico per affrontare con rigore ed equilibrio le complesse vicende di queste terre e delle loro genti». (20).  Quindi, di fatto, per il Miur alcune associazioni private sorte in Fvg, di cui mi sono già occupata nei miei scritti, che continuano a condizionare la lettura di eventi secondo una tradizione derivata da una visione soggettiva dei fatti, garantirebbero rigore ed equilibrio, cosa che per il Ministero non riescono a fare gli storici magari anche universitari! O tempora o mores!

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Quindi l’intento politico: la riconciliazione. Di chi e per cosa? Per l’italianizzazione forzata a sputi in bocca dei maestri magari ammalati a piccoli bimbi a cui sfuggiva una parola in sloveno o dell’Istria intera? Per la morte del povero Lojze Bratuž torturato? Per i paesi distrutti, i civili uccisi e torturati in Slovenia, Istria, Dalmazia?

Inoltre, da che so, la stessa finalità politica e vaga di una ‘riconciliazione’ era stata programmata, tramite un fraterno incontro fra una componente italiana ed una slovena dal prof. Giovanni Miccoli, che mio fratello, presente, mi ha narrato essere stata bloccata da un gruppo di fascisti giunti ‘dal nulla’ e non invitati che di conciliazione non volevano neppure sentir parlare.

E già proporre una propria lettura politica di eventi storici fatta da una parte sola e scritta da associazioni di parte per imporla finalizzandola ad una conciliazione non può conciliare nessuno, e pare un ritorno davvero indietro.

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Il Ministro indica il valore della storia come “dispositivo disciplinare” in una scuola “aperta, inclusiva affettuosa”, che ben pochi vedono in questi anni, visti i numerosissimi atti di bullisimo, la violenza anche verso i docenti, l’egoismo ed il gioco al ribasso dominanti, e quindi prosegue citando Napolitano, quando disse che la legge istitutiva del giorno del ricordo si prefigge di «non cancellare le tracce della sofferenza subita dal proprio popolo […] senza restare ostaggi del passato (per) progredire verso feconde collaborazioni sulle diverse sponde dell’Adriatico» (20). Ora qui io non capisco nulla ma sarà limite mio, perché non si comprende di quale popolo si parli, e si continua a pensare che gli slavi ci abbiano massacrato facendoci soffrire. Ma chi fece soffrire gli italiani davvero fu la seconda guerra mondiale derivata dal desiderio di espansionismo Mussoliniano e dal ‘patto d’acciaio’, non certo i poveri partigiani sloveni e slavi, anche loro alla fame, ma che combatterono onorevolmente contro il nemico di Europa: il nazismo. Ma questo Napolitano, vista la sua età avrebbe dovuto saperlo. 

Quindi si ribadisce l’unità fra i popoli, ma non parlando mai dei reali fatti che insanguinarono l’Europa tutta.

All’ intervento del ministro seguono quello del Presidente di Federesuli, ed infine si giunge, a p. 11 al testo, ma è una pia illusione, perché di fatto le pp. 11 e 12 riparlano del giorno del ricordo e tracciano le linee principali di studio: metodologia, fonti (dove studiare la storia), strumenti, ecc. dicendo che il lavoro è il frutto di uno studio rigoroso, magari piuttosto striminzito, se si confronta la poderosissima opera leggibile online: “Il confine più lungo. Dai conflitti alla riconciliazione sulla frontiera adriatica” curato dall’Istituto nazionale Parri assieme all’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia (ex- Irsml) ed al Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Trieste, in collaborazione con la Sezione di Storia ed Etnografia della Biblioteca nazionale slovena e degli studi di Trieste, la Società di studi fiumani in Roma, l’Associazione giuliani nel mondo di Trieste e l’Istituto per gli incontri mitteleuropei di Gorizia, visibile in: www.confinepiulungo.it. (Cfr. nel merito: https://www.nonsolocarnia.info/una-mostra-virtuale-sulla-complessa-questione-del-confine-orientale-ditalia-tutta-da-vedere-con-molta-calma-ed-un-po-al-giorno/).

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Quindi si ricade in discorsi sul valore civile specifico, per gli scriventi, di questa storia e conoscitivo generale, senza che mai si dica che si era alla fine della seconda guerra mondiale periodo in cui i movimenti delle popolazioni furono notevoli, ed anche italiani migrarono a cercare lavoro, sia montanari che triestini, e si poteva almeno consigliare il volume di Raoul Pupo Il lungo esodo, per questo. Ma invece non esistono contesti in questa presentazione, non la guerra che tante vittime fece, e l’ottica limitata di chi ha steso il testo si nota subito.

Ma quello che stupisce è che parlando di fatto della Jugoslavia, si asserisca che la legge istitutiva del giorno del ricordo definisca la italianità adriatica, il che proprio non so da dove derivi. Perché l’impero romano o la Serenissima non erano l’Italia, e qui si gioca anche sulle parole ed i concetti, in una visione sempre più ideologicamente connotata. E se sulla penisola jugoslava, in particolare sulla costa, si trovano reperti romani o veneziani, non si possono certo definire italiani i territori  ove sono locati, anche se, magari, lo si fece ai tempi del Duce. Poi pensate se si dovesse annettere ogni luogo che in Europa ha fatto parte dell’impero romano, che lì ha lasciato qualche traccia!

Infine a p. 13 di queste “Linee” ministeriali, si parla del ‘giorno del ricordo’ come ‘risarcimento morale’ ma allora, alla fine della seconda guerra mondiale, giornate di questo tipo dovrebbero diventare migliaia per ricordare ogni evento funesto che vi avvenne.  E per ora mi fermo qui, sperando che questo giorno di ricordo  nazionale di cui l’estrema destra, che l’ha voluto, si è appropriata totalmente, con il placet delle istituzioni cambi rotta, anche se ‘la vedo dura’.

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E come gran finale, tanto per far comprendere cosa si vuol far passare in Italia, vi scrivo solo questa informazione dell’ ultima ora: Fs ha realizzato un treno del ricordo, che oggi, 10 febbraio 2024, è partito al binario 1 della Stazione di Trieste Centrale. Esso è stato promosso dal Ministro per lo Sport e i Giovani, co-finanziato attraverso la Struttura di missione per gli anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali e realizzato da Fondazione FS Italiane. (21), dimenticando che i grandi esodi spesso avvennero a piedi, trascinandosi dietro le masserizie  o gli oggetti da lavoro, o nulla, tranne le propie quattro ossa, se il rientro fu di persone prima internate nei campi di concentramento nazista, e che gli arrestati dagli jugoslavi a fine guerra furono, da che si sa, caricati su camions.

Ma per rendere credibile questa storia, ci si è inventati di sana pianta che i militari italiani che, dopo l’8 settembre 1943, si erano rifiutati di passare alle file naziste, e furono spediti nei campi di concentramento in Germania, in realtà erano stati vittime degli slavi e caricati su treni, alterando tutta la storia della seconda guerra mondiale. Così un vagone del treno della giornata del ricordo è stata dedicata a loro, prendendo una cantonata che più grande di così non si può. (22). Ma ormai i Ministeri vanno per conto loro, riscrivendo la storia come piace a loro,  penso fra me e me. E comunque l’ossessione per le foibe e l’antislavismo ormai fanno scrivere e fare alle destre in Italia  a livello storico, intorno al 10 febbraio, quello che,  se fossero in Francia, sarebbe stato punito non più con la ghigliottina, ma poco meno. Perché la Francia, da quello che ho visto e letto,  correttamente ricorda chi l’ha martoriata e chi l’ha salvata,  e non sbaglia bersaglio.

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Senza voler offendere alcuno, ma solo per esprimere il mio pensiero, questo ho scritto, e sarebbe importante parlare di questi temi senza condizionamenti politici. L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: https://www.bibliotechediroma.it/opac/news/giorno-del-ricordo-2024/34380.

Laura Matelda Puppini

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(1) “Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica”, in:  https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Linee+Guida+per+la+didattica+della+Frontiera+Adriatica.pdf/a6becbb8-5a98-d10f-7e36-6405fb320a5c?version=1.0&t=1666339646483

(2) A p. 12 delle linee Guida cit. si trova questa definizione di Frontiera Adriatica: area che dalla Valle dell’Isonzo e dal Golfo di Trieste scende fino alle bocche di Cattaro in Montenegro.

(3) In realtà la dicitura per un determinato territorio, di ‘Venezia Giulia’, come più volte scritto, è stata inventata dal glottologo goriziano, di famiglia ebraica, Graziadio Isaia Ascoli nel 1863 in alternativa alla denominazione in uso di Litorale Austriaco. Egli però, da che si legge, si considerava ‘figlio del Fiuli’. Questo ci fa capire come l’Ascoli vivesse il goriziano come terra friulana. (https://it.wikipedia.org/wiki/Venezia_Giulia e https://it.wikipedia.org/wiki/Graziadio_Isaia_Ascoli).

(4). Cfr. a – A proposito delle “Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica” (del governo Draghi), in: https://www.storiastoriepn.it/a-proposito-delle-linee-guida-per-la-didattica-della-frontiera-adriatica-del-governo-draghi/

b – A proposito delle “Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica” – 2. La struttura del documento, in: https://www.storiastoriepn.it/a-proposito-delle-linee-guida-per-la-didattica-della-frontiera-adriatica-2-la-struttura-del-documento/

c – A proposito delle “Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica” – 3. I maggiori punti critici del documento, in: https://www.storiastoriepn.it/a-proposito-delle-linee-guida-per-la-didattica-della-frontiera-adriatica-3-i-maggiori-punti-critici-del-documento/.

(5) cfr. Giorgio Mezzalira, L’immigrazione italiana in Alto Adige, in: https://www.asei.eu/it/2006/11/limmigrazione-italiana-in-alto-adige-approcci-e-questioni/.

(6) Cfr. per esempio: Filippo Focardi, Lutz Klinkhammer, La questione dei “criminali di guerra” italiani e una Commissione di inchiesta dimenticata, il Mulino ed., ma anche “La mancata estradizione e l’impunità dei presunti criminali di guerra italiani accusati per stragi in Africa e in Europa”, in: http://www.criminidiguerra.it/EstradizBBC.shtml. Su questo articolo si ipotizza che furono gli americani a ostacolare i processi ai criminali italiani, pensando così di osteggiare una possibile avanzata del comunismo. Ed invano Etiopia e Jugoslavia nel 1946 protestarono per questo.

(7) https://www.antimafiaduemila.com/home/ci-vediamo-a/265-incontri/99170-trento-10-febbraio-decolonizzare-tutto.html.

(8) Massimo Moretuzzo, Si faccia memoria di tutte le memorie. Comunicato di Patto per l’Autonomia, 9 febbraio 2024.

(9) Cfr. anche l’interessantissimo: Giacomo Scotti, dossier Foibe, prima ed. Manni, 2005.

(10)  a – Elenco di civili arrestati da forze jugoslave nel maggio 1945 a Gorizia, da cui si evince che erano invischiati con il fascismo od il nazifascismo. in: https://www.nonsolocarnia.info/elenco-di-civili-arrestati-da-forze-jugoslave-nel-maggio-1945-a-gorizia-da-cui-si-evince-che-erano-invischiati-con-il-fascismo-od-il-nazifascismo/.

b- Elenco di militari collaborazionisti o inquadrati in forze naziste in Ozak arrestati da forze armate jugoslave. In: https://www.nonsolocarnia.info/elenco-di-militari-collaborazionisti-o-inquadrati-in-forze-naziste-in-ozak-arrestati-da-forze-armate-jugoslave/

c- Secondo elenco di militari collaborazionisti o inquadrati in forze naziste in Ozak arrestati da forze armate jugoslave. In: https://www.nonsolocarnia.info/secondo-elenco-di-militari-collaborazionisti-o-inquadrati-in-forze-naziste-in-ozak-arrestati-da-forze-armate-jugoslave/.

d- Terzo elenco di militari collaborazionisti o inquadrati in forze naziste in Ozak arrestati da forze armate jugoslave. In: https://www.nonsolocarnia.info/terzo-elenco-di-militari-collaborazionisti-o-inquadrati-in-forze-naziste-in-ozak-arrestati-da-forze-armate-jugoslave/.

(11) Cfr. nel merito: Zdenko Čepič – Damijan Guštin – Nevenka Troha, (a cura di), La Slovenia durante la seconda guerra mondiale, Ifsml, 2012.

(12) Cfr. su www.nonsolocarnia.info il mio articolo « Marco Puppini. “Recensione del volume di Guglielmo Scoglio su Leonardo Muzzolini e la fallita tregua tra partigiani e tedeschi a Gorizia del luglio 1944”. Ma io mi chiedo, visto quanto reperito, chi fosse Leonardo Muzzolini e se fu davvero infoibato”. E commento del sig. Scoglio, e “Vittime delle foibe e trucidati nello spilimberghese? Tutti santi, martiri, ed infoibati o tutti collaborazionisti con i tedeschi e l’Rsi, contro i patrioti?”  , sempre in: www.nonsolocarnia.info.

(13) Si infiamma la ricorrenza del Giorno del ricordo: manifesti della destra contro lo storico Eric Gobetti davanti alle sedi di Pd e Anpi, in:  https://torino.repubblica.it/cronaca/2024/02/08/news/giorno_del_ricordo_manifesti_della_destra_contro_eric_gobetti-422086379/i

(14) Cfr. Davide Conti. Ricorrenze e memoria pubblica. Seconda parte dell’ incontro ad Udine. In: www.nonsolocarnia.info.

(15) “Varese, sabato ad alta tensione per il Giorno del Ricordo: estrema destra in corteo per le Foibe e sit-in antifascista a Palazzo Estense”. Sottotitolo: «Centinaia di militanti “neri” in arrivo in città per partecipare all’iniziativa lanciata da Do.Ra in contemporanea con il presidio organizzato dal Comune», in: https://www.ilgiorno.it/varese/cronaca/il-giorno-del-ricordo-destra-in-corteo-per-le-foibe-sit-in-antifascista-a-palazzo-848b3258.

(16) Davide Conti, Ricorrenze e memoria, cit.

(17) Ivi.

(18) Giacomina Pellizzari, Foibe e negazionismo, gli storici protestano: “La Regione impone una vertà di Stato” in Messaggero Veneto, 5 aprile 2019.  

(19) “Linee Guida, cit.

(20) Ivi, p. 7.

(21) Matteo Pucciarelli, Un treno speciale per le foibe. Ma è polemica sulla sezione dedicata ai militari internati in Germania: “Pasticcio storico, in: https://www.repubblica.it/politica/2024/02/09/news/treno_ricordo_foibe_esuli_istria-422098175/;

(22) Ivi e “I treno del ricordo. L’ esodo giuliano dalmata, in: https://www.agenziacult.it/mic/foibe-parte-da-trieste-il-treno-del-ricordo-arrivo-il-27-febbraio-a-taranto/e”Giorno del Ricordo: il treno promosso dal governo ricorda male, che c’entrano le foibe, l’esodo con gli IMI?” in: https://www.anpi.it/giorno-del-ricordo-il-treno-promosso-dal-governo-ricorda-male-che-centrano-le-foibe-lesodo-con-gli. Per inciso Imi significa Militari Italiani Internati.

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L’immagine che accompagan l’articolo è tratta da:https://www.bibliotechediroma.it/opac/news/giorno-del-ricordo-2024/34380. L.M.P.

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/02/GIORNO-RICORDO.png?fit=250%2C300&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/02/GIORNO-RICORDO.png?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniSTORIACosa scrivere anche quest’ anno per il giorno del ricordo, che è stato istituito a livello nazionale senza contesto di riferimento e senza documentazione a conforto, che si basa su parole a cui è stato collegato un forte impatto emotivo, poco rappresentativo della realtà storica, e che è scaturito...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI