In merito ad un articolo con oggetto: le ricerche e le dichiarazioni del signor Urizio.
Oggi, dato che non desideravo andare a bere il caffè fuori, ho speso 20 centesimi in più per comperare il Messaggero Veneto, che in genere leggo al bar.
Così ho incontrato uno strano articolo che preintitolava in occhiello, in rosso “Il mistero di Rosazzo” per poi intitolare “Le carte di Premariacco: ecco i nomi dei morti”, scritto sempre da Davide Vicedomini, corrispondente quasi fisso della Lega Nazionale di Gorizia, pare quasi ivi distaccato dal noto quotidiano locale. Ma può esser una mia impressione errata e mi scuso con Tommaso Cerno se non è così.
Scrivo subito che non ho capito molto di questo articolo, tranne che è avvenuto, probabilmente, anche se magari inconsciamente, un processo di transfert, da un documento ad un altro, da una informativa all’altra, da quello che si era dichiarato su un documento a quanto il signor Urizio dichiara su di un altro.
⊗
La partenza di questa cosiddetta storia delle ricerche del signor Urizio, prendeva avvio l’11 febbraio 2016, con un articolo sempre comparso sul Messaggero Veneto, firmato da Christian Seu, intitolato: «C’è una fossa comune a Corno di Rosazzo: è giallo su un documento della Farnesina». «Sottotitolo: L’annuncio di Luca Urizio, presidente della Lega Nazionale di Gorizia, sulla base di un incartamento. Nel cuore dei Colli Orientali sarebbero state gettate nel 1945 tra le duecento e le ottocento persone».
Detto articolo continuava riportando che «L’Archivio del Ministero degli Esteri ha celato per oltre settant’anni un documento, finora sconosciuto, che confermerebbe la presenza di una foiba a Corno di Rosazzo. Nella cavità carsica naturale, situata nel cuore dei Colli Orientali a cavallo tra le province di Udine e Gorizia, sarebbero state gettate nel 1945 tra le duecento e le ottocento persone. (…). La foiba sarebbe già stata individuata, ma sul luogo preciso della localizzazione viene mantenuto per il momento il più stretto riserbo, anche perché sono in corso indagini che vedono collaborare i Carabinieri del Comando provinciale di Gorizia e quelli della Compagnia di Palmanova».(Christian Seu, cit).
«Nella fossa comune, secondo un documento datato 30 ottobre 1945, sarebbero stati gettati tra i duecento e gli ottocento corpi», ha evidenziato Urizio, secondo cui nell’incartamento recuperato nell’ambito delle ricerche nell’archivio della Farnesina sarebbero indicati anche i nomi dei responsabili, riconducibili alla Divisione Garibaldi». (Christian Seu, cit).
Con quel pizzico di mistero che alcune cancellature, non pare da che si è saputo poi, presenti su originale, davano sul luogo, già definito nell’articolo, cioè Corno di Rosazzo, veniva pubblicata l’immagine del documento in questione, e sullo stesso si accendeva il dibattito. Premetto che Corno di Rosazzo è un comune, e quindi non si sa che abbia a che fare con il comune di Premariacco.
Letto l’articolo, vista la pubblicazione del documento da parte del noto quotidiano locale, la Procura della Repubblica di Udine, territorialmente competente, apriva un fascicolo sul caso e procedeva ad indagini. Nel frattempo si creava tutta una polemica, a più voci, senza che nulla di nuovo si aggiungesse a quanto saputo l’11 febbraio 2016. Il 26 febbraio scrivevo, infatti, che a mio avviso sapevo solo che era stato rinvenuto un documento datato 12 ottobre 1945, che afferma vi fossero dai 200 agli 800 cadaveri in detto luogo, non specificando di chi ed a che periodo preciso risalenti, ed accusando due persone di detto eccidio, e mi stavo chiedendo che cosa sappessimo di nuovo rispetto all’ 11 febbraio 2016. (Laura Matelda Puppini, Divagando su quanto scrive il Messaggero Veneto sulla ricerca di quanto affermato nel documento dall’archivio della Farnesina, www.nonsolocarnia.info).
Poi fra varie vicende che in sintesi non dicevano nulla di più, avveniva lentamente un transfert da detto documento ad una miriade secondo il Messaggero Veneto, ed infine a questo, odierno, con i nomi di 42 ( sempre secondo il Messaggero Veneto) morti a Premariacco, che non è Corno di Rosazzo, che non si sa cosa c’entri con il primo documento e con le dichiarazioni dello stesso, da cui si sono originati tanti ragionamenti.
Ma quello che, scusandomi subito con l’articolista, mi ha annichilito, è la qualità del ragionamento presente nel testo giornalistico odierno, 3 maggio 2016.
Siamo infatti in presenza di due documenti totalmente diversi.
Il primo documento, di cui vi è immagine, parla di un numero di persone tra 200 ed 800, in zona Corno di Rosazzo, secondo tale ignoto “Ermete” uccisi da Sasso e Vanni, l’articolo odierno per quanto riguarda il secondo ipotetico documento relativo a Premariacco, sempre una informativa, almeno così pare dalle prime righe dell’articolo, parla di 60 persone, di cui 3 cosacchi, 4 tedeschi, 9 ignoti, e 22 nomi noti (in tutto 38 e non 60) non si sa da cosa accomunati, se non dalla morte, avvenuta quando, dove e come non si sa. Uno era un repubblichino, come tanti, due pare siano stati uccisi dai partigiani, ma non è pubblicata la fonte da dove tale notizia è tratta, uno è un ragazzo di 14 anni. Pare che queste siano comunque affermazioni del signor Urizio, prese per buone dal signor Vicedomini che pubblica sul Messaggero Veneto editore.
Si inizia poi a fare un ardito parallelo tra i due documenti, quasi direi un transfert da uno all’altro. Si dice che il Maggiore Lo Faso (che non ha firmato documento alcuno, perché il documento proveniente dalla Farnesina è materialmente firmato da altro, con firma olografa) aveva ragione, si dice che nulla prova che non siano stati Vanni e Sasso ad uccidere, ma neppure che lo siano stati dico io, ma il primo problema è ad uccidere chi. Da 200 a 800 persone ignote, di cui al primo documento, sepolte in Comune di Corno di Rosazzo, in una fossa, foiba, o interrati a poca profondità, (e questo aveva il 3 marzo compreso anche Anna Dezzan, che ne scrisse su Il Fatto Quotidiano), o 38 a Premariacco, di cui 2 soli pare uccisi genericamente da partigiani, e quindi non è detto da Vanni e Sasso?
Di questi 38 morti, non si sa come, secondo Davide Vicedomini o Urizio, ormai ho perso il conto di chi dice che cosa, pare fosse informato Dante Donato, ex sindaco di Premariacco. Magari anche sì, o no, non lo so, erano morti nel suo comune, ma non era informato degli 800 o dei 200 del primo documento, quello della Farnesina, morti di cui non si trova traccia per ora, se non sull’informativa di Ermete, che è colui che dichiara, e quindi responsabile del contenuto del documento.
⊗
Poi da qui il signor Urizio vola altissimo. Infatti fa derivare una affermazione generale da una situazione particolare neppure provata, utilizzando il metodo induttivo in storia, ove contano i fatti.
Dato che esiste a Premariacco che non c’entra con Corno di Rosazzo, un documento che attesta la morte di 38 persone non si sa come, dato che due morti a Premariacco pare siano stati uccisi dai partigiani, (pur non essendo nota la fonte),
si induce in generale che:
« tanti partigiani si erano pure contraddistinti non solo per uccisioni e stragi, ma anche per razzie, saccheggiamenti e rapine nei confronti di povera gente già in grande difficoltà in tempo di guerra.»
Ma che dice questo senza uno straccio di prova? – penso. Ma forse ha confuso i cosacchi in Carnia, sulle cui azioni vi è documentazione, con i partigiani! – penso ancora.
Quello che dispiace è che il Messaggero Veneto prenda per buona ogni affermazione del signor Urizio, e la renda pubblica, quello che dispiace è che ormai un giornalista non sappia che il metodo induttivo non si usa nella storia, e quello che non si comprende è come il dott. Tommaso Cerno permetta certi articoli sul suo giornale. Ma quello che dispiace di più è che i lettori si convincano magari di chissà che cosa, leggendo articoli di questo tipo, scritti su dichiarazioni dell’ uno o dell’altro o sempre dello stesso, che i partigiani fossero tutti ladri ed assassini, senza prova alcuna, senza contestualizzazione, insomma senza storia. Ed il ripetere continuamente informazioni anche non provate, quasi fossero vere, può radicare nella memoria collettiva, da che so, come fatti realmente accaduti anche pure supposizioni personali. Inoltre il metodo induttivo può generale pericolosissime generalizzazioni.
Senza offesa per alcuno, solo per scrivere due opinioni personali, e se erro o non ho capito bene il contenuto dell’articolo, correggetemi.
Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/in-merito-ad-un-articolo-con-oggetto-le-ricerche-e-le-dichiarazioni-del-signor-urizio/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2016/05/Immagine1.png?fit=136%2C176&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2016/05/Immagine1.png?resize=136%2C150&ssl=1STORIAOggi, dato che non desideravo andare a bere il caffè fuori, ho speso 20 centesimi in più per comperare il Messaggero Veneto, che in genere leggo al bar. Così ho incontrato uno strano articolo che preintitolava in occhiello, in rosso “Il mistero di Rosazzo” per poi intitolare “Le carte di...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Interessante intervento!
Sul documento proveniente dall’archivio della Farnesina, quello che parla di un numero di uccisi da Vanni e Sasso tra 200 ed 800, definito sul Messaggero Veneto dell’ 11 febbraio 2016, “documento, finora sconosciuto”, è intervenuta la storica Alessandra Kersevan, che ho ascoltato a Manzano il 21 aprile 2016, all’incontro intitolato: La verità documentale sulla resistenza nel manzanese, organizzato dalla Associazione Culturale Seffino Michele, dall’anpi, dal Pd Circolo dei tre comuni. Ella ha sottolineato come detto documento fosse già da tempo noto, come altri documenti siglati con numero romano, fino dagli anni Novanta, quando fu preso in considerazione nel corso di un processo, precisato dalla dott. Kersevan, ma io ora non mi ricordo però quale, mi pare uno contro una persona accusata, non so da chi, di infoibamento di altre.
DICEMBRE 2016. FINE DELLA STORIA DELLA FOSSA DI ROSAZZO. NON C’E’.
“Nella zona di Rosazzo, e del Bosco Romagno in particolare, non esiste alcuna foiba contenente le salme di un numero imprecisato di persone – indicato tra un minimo di 200 e un massimo di 800 -, trucidate sul finire della seconda guerra mondiale per mano o, comunque, su ordine dei partigiani Sasso e Vanni.
È questa la conclusione cui è giunta la Procura di Udine, dopo dieci mesi di indagini condotte a scavalco tra il Friuli, alla ricerca della presunta fossa comune, e Roma, negli archivi dei ministeri agli Esteri e alla Difesa, dello Stato Maggiore dell’Esercito e dei Servizi segreti, dove solo avrebbero potuto essere conservati documenti comprovanti la sua presenza. Il risultato è stato negativo su tutta la linea e questo ha convinto i carabinieri di Palmanova a ritenere «non più utilmente esperibile altra attività», e il procuratore aggiunto Raffaele Tito, che ha coordinato l’inchiesta, a chiedere al gip l’archiviazione del procedimento.”
(http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2016/12/19/news/la-foiba-non-c-e-chiesta-l-archiviazione-1.14593229).