In ricordo ed in onore del russo Yurij Gagarin, il primo uomo che ruppe, con il suo volo, la barriera tra cielo ed infinito.
Oggi, leggendo East Journal, ho trovato un articolo che parla di storia mondiale, e che ricorda il russo Yurij Gagarin, il primo che osò violare, sessant’anni fa, quello che era stato per secoli il limite invalicabile per l’uomo, ed andare nello spazio. Ma ora ce lo siamo quasi dimenticato, perché non fu un eroe a stelle e strisce, un influencer, un politico alla Salvini o Meloni e c., che urlano, sbraitano, appaiono, senza offesa ma è quello che vedo. E se erro correggetemi. Molti italiani conoscono il nome dei politici, seguono le loro esternazioni, ma temo che neppure i ragazzi che stanno facendo un liceo classico o scientifico, forse, sappiano chi è stato questo grande personaggio, che passò dalla professione di fonditore, alla carriera sotto l’esercito, ad esser stato il primo uomo a salire oltre il cielo.
Ma allora mancavano 30 anni alla svolta che dettero Yeltsin per l’Urss, Stanislav Šuškevič per la Bielorussia, Leonid Kravčuk per l’Ucraina, terre, queste ultime, che poi non ebbero più pace, sancita nel cuore della foresta Belavežskaja pušča, terra di bisonti, decidendo, concordemente, di sciogliere l’Unione Sovietica. (1).
E noi, che qualche anno sulle spalle lo abbiamo, come facciamo a non ricordare un’epoca in cui si sperimentava per la scienza non per darsi ai media? Eppure guardando quel sorriso di Yurij Gagarin, sotto il casco da astronauta, abbiamo sognato un mondo nuovo, diverso, migliore per tutti, non certamente di finire nel neoliberismo, in una nuova politica coloniale, in una società guerrafondaia fatta da pochi ricchi sfruttatori ed una moltitudine di poveri, con cambi climatici epocali e sepolti da spazzature varie, che vediamo oggi intorno a noi, non di finire in un mondo che ci parla di morte e non di vita, quasi che il pianeta avesse preso il covid – 19 e si preparasse a tirare l’ultimo respiro.
Siamo rimasti, adulti, giovani, bambini, con gli occhi appiccicati alle poche tv od al giornale il giorno dopo, ed ai nostri nonni, genitori, parenti pareva quasi impossibile che si fosse giunti a tanto, che si fosse superata quella barriera. Ed un fremito, unito ad un brivido, percorse il mondo intero.
Yurij Gagarin. (Da: https://www.raiplay.it/video/2019/04/Yuri-Gagarin-primo-uomo-nello-spazio-97b4ce5f-2304-4060-b922-2b31c6c2ed4c.html).
Era giovane, ora forse diremmo giovanissimo Yurij Gagarin, aveva 27 anni quando affrontò quel volo verso l’infinito, ed era un maggiore dell’aeronautica. Era l’alba del 12 aprile 1961, quando, nella base militare di Bajkonur, in Kazakistan, indossò la tuta spaziale. Erano le 9 del mattino, ora di Mosca, quando salì sull’ autobus che l’avrebbe portato verso la zona del lancio. Ed erano le 9.02, quando la Tass, l’Agenzia di informazione sovietica, annunciava il primo volo di un uomo nello spazio. Avrebbe compiuto quel balzo dalla terra oltre il cielo sulla prima navicella spaziale, chiamata “Vostok”, iniziato con la famosa parola:” “Poechali!” “Andiamo!”. (2). Il razzo con la navicella si staccava dalla terra, fra fiamme immense ed immenso rumore, e puntava verso i 302 chilometri di altezza. Quindi la televisione sovietica mandava in diretta le immagini di Yurij Gagarin e la sua voce. «Vedo la Terra. E posso distinguere i grandi massicci montuosi, i boschi i fiumi, le nubi che la coprono, e l’ombra sulla terra. È molto bello!» raccontava Yurij da lassù. (3). Quindi Gagarin rientrava nell’atmosfera ed atterrava con il paracadute nel campo colcosiano ‘Leninskij Put’ alle 10.55, vicino alla città Engels, nell’oblast’ di Saratov, come previsto. (4). Poi ritornò a Mosca, dove venne accolto trionfalmente, e nominato immediatamente eroe nazionale da Nikita Chruščëv, allora Primo Segretario del Comitato Centrale del PCUS, e quindi a capo dell’Urss.
Parco sul lungomare di Varna (Bulgaria). Monumento a Yurij Gagarin. (Foto di Laura Matelda Puppini, 2018).
E Jurij Alekseevič Gagarin, primo cosmonauta ed il primo a compiere un’orbita completa intorno alla Terra, fu ribattezzato il “Cristoforo Colombo dei cieli”. (4).
Dopo lo storico volo, che segnò una pietra miliare nella corsa allo spazio, Gagarin divenne una celebrità internazionale e ricevette numerosi riconoscimenti e medaglie, oltre il titolo, già citato, di Eroe dell’Unione Sovietica, la più alta onorificenza del suo paese. La missione sulla Vostok 1 fu il suo unico volo spaziale. Successivamente Gagarin diventò vice direttore del centro per l’addestramento cosmonauti, poi a lui dedicato. Nel 1962 venne eletto membro del Soviet dell’Unione e poi del Soviet delle Nazionalità, rispettivamente la camera bassa e la camera alta del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica. Gagarin morì nel 1968, il 27 marzo, a 34 anni, a causa dello schianto, avvenuto nei pressi della città di Kirzhach, del MiG-15 su cui si trovava con l’istruttore di volo Vladimir Seryogin, per un addestramento. (5). La sua morte non fece altro che altro che ingigantirne la leggenda, ed ogni 12 aprile viene celebrata la giornata della cosmonautica. (6).
Gagarin e il suo sorriso divennero l’immagine del successo dell’Unione Sovietica e motivo di orgoglio dei suoi cittadini nei decenni a venire. (7).
Chi lo ha conosciuto, narra che era un tipo allegro e cordiale, anche se viaggiava sempre scortato da un folto gruppo di guardie del corpo. (8).
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Poco prima del volo, l’allora maggiore dell’aeronautica Jurij Gagarin lanciò un messaggio all’Unione Sovietica e a tutto il mondo:
«Cari amici, conosciuti e sconosciuti, compatrioti e persone di tutti i paesi e continenti!
In pochi minuti una potente astronave mi porterà nelle distanti distese dell’Universo. Cosa posso dirvi in questi ultimi minuti prima dell’inizio? Tutta la mia vita sembra essere condensata in un momento meraviglioso. Tutto ciò che ho sperimentato e fatto finora è stato in preparazione di questo momento. Ti rendi conto che è difficile esprimere come ci si sente ora – quando il momento del test, per il quale ci siamo addestrati a lungo e appassionatamente, è così vicino. Non devo dirvi cosa ho provato quando mi è stato suggerito di fare questo volo, il primo nella storia. Gioia? No, era qualcosa di più. Orgoglio? No, non era solo orgoglio. Ho provato una grande felicità. Essere il primo a entrare nel cosmo, battersi da solo in un duello senza precedenti con la natura – qualcuno potrebbe sognare qualcosa più grande di questa?
Ma subito dopo ho pensato all’enorme responsabilità che ricadeva su di me: essere il primo a fare ciò che generazioni di persone avevano sognato; essere il primo a spianare la strada all’umanità nello spazio… Ditemi un compito più difficile di quello che mi è toccato. Questa non è una responsabilità per uno, non per dozzine di persone, non per una squadra. È una responsabilità per l’intero popolo sovietico, per tutta l’umanità, per il suo presente e futuro. E se, tuttavia, decido di prendere questo volo, è solo perché sono un comunista, perché ho dietro le mie spalle esempi dell’eroismo senza pari dei miei compatrioti: il popolo sovietico. So che raccoglierò tutta la mia volontà per fare il miglior lavoro possibile. Comprendendo la responsabilità del compito, farò tutto ciò che è in mio potere per adempiere all’incarico del Partito Comunista e del popolo sovietico.
Se sono contento di partire per questo volo spaziale? Certo che sono felice. Dopotutto, in tutti i tempi e in tutte le epoche la più grande felicità per le persone è stata partecipare a nuove scoperte.
Voglio dedicare questo primo volo spaziale al popolo del comunismo – una società in cui il nostro popolo sovietico sta già entrando e in cui, ne sono certo, entreranno tutte le persone sulla Terra.
Ora mancano solo pochi minuti alla partenza. Vi dico, cari amici, arrivederci, come dicono sempre le persone quando si intraprende un lungo viaggio. Come vorrei abbracciarvi tutti, persone conosciute e sconosciute, lontane e vicine.
Arrivederci!» Jurij Gagarin. (9).
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Attualmente si conoscono anche i nomi di coloro che formarono il gruppo che permise l’impresa, che erano degli ingegneri intelligenti e sognatori, che amavano il loro lavoro e non potevano pensare ad una vita senza di esso, e che sentirono ricadere sulle loro spalle la responsabilità della riuscita dell’impresa, nei confronti della nazione e della storia. (10).
Che dire di più?
Laura Matelda Puppini
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Note.
(1) Cfr. Franceschino Barazzutti. I Cosacchi. Parte seconda, in: www.nonsolocarnia.info.
(2) Aleksej Tilman, RUSSIA: Sessant’anni dal volo di Jurij Gagarin, in East Journal, (https://www.eastjournal.net/archives/117525).
(3) La descrizione del volo di Yuri Gagarin, le sue parole da lassù, e l’accoglienza trionfale a Mosca al suo rientro, sono prese da: https://www.raiplay.it/video/2019/04/Yuri-Gagarin-primo-uomo-nello-spazio-97b4ce5f-2304-4060-b922-2b31c6c2ed4c.html. Il servizio, breve, è accompagnato da immagini d’epoca che emozionano.
(4) Edoardo Corradi, STORIA: Jurij Gagarin, eroe dell’umanità, in Est Journal, 12 aprile 2016.
(5) https://it.wikipedia.org/wiki/Jurij_Gagarin.
(6) Aleksej Tilman, op. cit.
(7) Ivi.
(8) https://www.raiplay.it/video/2019/04/Yuri-Gagarin-primo-uomo-nello-spazio-97b4ce5f-2304-4060-b922-2b31c6c2ed4c.html.
(9) https://it.wikipedia.org/wiki/Jurij_Gagarin.
(10) Aleksej Tilman, op. cit..
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https://www.nonsolocarnia.info/in-ricordo-ed-in-onore-del-russo-yurij-gagarin-il-primo-uomo-che-ruppe-con-il-suo-volo-la-barriera-tra-cielo-ed-infinito/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2021/04/gagarin-1554723750659_-gagarin-photo.jpg?fit=434%2C244&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2021/04/gagarin-1554723750659_-gagarin-photo.jpg?resize=150%2C150&ssl=1STORIAOggi, leggendo East Journal, ho trovato un articolo che parla di storia mondiale, e che ricorda il russo Yurij Gagarin, il primo che osò violare, sessant’anni fa, quello che era stato per secoli il limite invalicabile per l’uomo, ed andare nello spazio. Ma ora ce lo siamo quasi dimenticato,...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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