Intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella alla cerimonia commemorativa dell’80° anniversario della zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli in continuità con le richieste di Romano Marchetti e altri a Giorgio Napolitano.
Questo è il testo dell’ intervento ad Ampezzo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha onorato la nostra terra con la sue presenza e le sue parole il 14 settembre 2024. E vi garantisco che mi sono emozionata anch’ io guardando il Presidente della Repubblica giunto nelle ‘terre alte’. Mio padre Geremia Puppini mi diceva sempre che dovevo essere orgogliosa di essere italiana, e la cerimonia per l’80° della Repubblica della Zona Libera della Carnia e di alcuni comuni friulani mi ha fatto venire alla mente, guardando il Presidente, questo insegnamento, appreso da una persona che aveva visto il suolo patrio calpestato dagli stivali nazisti e la bandiera con la svastica al posto del tricolore.
Un solo limite per la cerimonia carnica. A differenza di quando giunse qui Giorgio Napolitano nel 2012, non vi è stato nessun Romano Marchetti a presentare al Presidente Mattarella lo stato catastrofico in cui versa la Carnia. I nostri politici hanno parlato solo del bostrico, problema già noto subito dopo Vaia, per il quale ci si sveglia realmente sei anni dopo, quando ci si poteva pensare prima con i soldi stanziati dallo Stato per quel tragico alluvione dell’ ottobre/novembre 2018, mentre qui mancano i medici di base; sono state ridotte persino le guardie mediche e la notte vengono limitate pure le ambulanze per tutto l’Alto Friuli; la popolazione sta calando vorticosamente ed è sempre più anziana; i servizi pubblici per lo più sono ridotti e i moltissimi appartamenti e locali commerciali in vendita e vuoti ci narrano di abbandono e di fuga dei giovani dal territorio. Ma forse non c’è chi, ora come ora, nella nostra terra martoriata possa rappresentare a Mattarella i nostri problemi, e i politici pensano sempre che vada tutto bene, dato che reggono loro la cosa pubblica, a differenza di noi cittadini. E se erro correggetemi. Ma cosa ha chiesto Romano Marchetti per la montagna all’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano? «Se i cittadini di Sauris non hanno gli stessi diritti e servizi di quelli di Tolmezzo e di Udine, la democrazia e la libertà sono monche». Così diceva Marchetti. Con il compasso mostrava la centralità della Carnia rispetto al territorio regionale e ha sempre chiesto per questa scuole e istruzione, dalle elementari in ogni paese, ad un istituto superiore per vallata sino all’università montana per non allontanare la gente dal proprio territorio. Lo ha fatto chiedendolo al presidente Giorgio Napolitano durante la sua visita a Illegio». (Quell’incontro con Napolitano per la montagna, in Messaggero Veneto, 3 aprile 2019).
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L’ immagine ritrae Giorgio Napolitano forse alla mostra di Illegio, che ascolta Romano Marchetti che gli parla della situazione difficile della montagna e gli consegna la lettera da lui scritta, di invito ad Ampezzo. Di lato in primissimo piano, guardando a destra, l’allora sindaco di Tolmezzo Dario Zearo. (Foto da Archivio Romano Marchetti).
Il Presidente della Repubblica italiana nata dalla Resistenza Sergio Mattarella, insieme al Presidente della Giunta regionale Fvg Massimiliano Fedriga ed al sindaco di Ampezzo Michele Benedetti. (Foto da: https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/mattarella-ad-ampezzo-per-la-commemorazione-della-carnia-zona-libera-accolto-dai-bambini-che-sventolano-il-tricolore/ar-AA1qz4dL). Secondo me e non solo secondo me, però, l’ospite d’ onore avrebbe dovuto stare al centro.
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La lettera di Romano Marchetti, sottoscritta anche da altri, a Giorgio Napolitano, rammaricandosi perché nessun Presidente della Repubblica era mai giunto a visitare Ampezzo, sede del governo della Zona Libera.
Quando venne qui Giorgio Napolitano a visitare le malghe di Porzus ed alla mostra di Illegio, Romano Marchetti gli scrisse una lettera sui fatti resistenziali e sulla Zona libera, che qui riporto, da me battuta a computer, diffusa e sottoscritta anche da me insieme ad altri. Essa conteneva il rammarico per non esser giunta, la carica più alta della Repubblica italiana, sino ad Ampezzo, sede della Repubblica della zona libera di Carnia. Questo il testo:
«Caro Presidente,
abbiamo appreso con piacere della Sua prossima visita in Friuli, dove renderà omaggio ai partigiani della Osoppo barbaramente trucidati presso la malga di Porzus, da una banda impropriamente definitasi “resistenziale”.
Ci lasci tuttavia esprimere la nostra amarezza per non aver inserito in programma la visita ad Ampezzo, capitale della Zona Libera della Carnia nel 1944. Se Porzus rappresenta in qualche modo la lotta “fratricida” fra le componenti della Resistenza, la Carnia è l’emblema dell’ unità tra le forze resistenziali e della popolazione. Non si tratta di una “compensazione” ma di mantenere un impegno disatteso negli anni passati: l’abbiamo atteso inutilmente già nel 2010 e nel 2011, laddove sono state sempre privilegiate le città e i capoluoghi di varie parti d’Italia. La montagna e le zone periferiche non sono mai state oggetto di quella dovuta attenzione da parte delle istituzioni nate proprio dalla lotta della Resistenza.
Sappiamo che è prevista, nel corso della Sua visita, la proiezione del film sulla Repubblica libera della Carnia a Udine, e ciò è indubbiamente positivo, ma i carnici avrebbero desiderato che almeno un Presidente della Repubblica italiana, in questi 67 anni, si fosse degnato di rendere omaggio in Carnia a quanti in condizioni tragiche si sono spesi per restituire dignità e libertà alle popolazioni della montagna ed all’ Italia.
Gli eventi altrettanto tragici del terremoto e la Mostra d’arte sacra ad Illegio meritano indubbiamente un Suo saluto, ma come non tener conto anche delle attese della Carnia? In Carnia, giova ricordarlo, si realizzò per la prima volta nel pieno della guerra, il modello della Repubblica democratica, gestita non da militari in armi, bensì dalla popolazione civile che, in libere elezioni a cui parteciparono anche le donne, elesse i propri rappresentanti, insieme ai rappresentanti dei partiti democratici e ai rappresentanti dei giovani, donne, operai, contadini.
La salutiamo con deferenza. Romano Marchetti».
E ora Sergio Mattarella ha colto quello spunto e non solo è venuto qui nel paese dove il governo della Zona Libera ebbe la sua sede per l’80° della zona libera, ma ci ha anche donato questo bellissimo discorso. Grazie Presidente di noi tutti, italiani!
Lettera, datata 30 aprile 2012, di Romano Marchetti a Giorgio Napolitano allora Presidente della Repubblica, in occasione della sua visita ad Illegio. (Archivio Laura Matelda Puppini). Seguono le seguenti firme di sottoscrizione della lettera, oltre la mia che è la prima, nei fogli di raccolta firme in mio possesso: Marco Maurizio Puppini residente a Monfalcone, il mio gemello; Gian Luigi Bettoli di Pordenone; Giulio Magrini di Ovaro; Lodovico Nevio Puntin di Ovaro ma noto ad Aquileia; Primo Blarzino di Lauco; forse Fabio D’ Andrea; Fabio Troiero di Tolmezzo; Diego Colferrato (? non ben leggibile) di Udine; Roberto Trevisan di Tolmezzo ed Annalisa Bonfiglioli di Tolmezzo. Un grazie anche a loro.
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Mi è giunto un testo del discorso di Sergio Mattarella che non corrispondeva alla registrazione da me fatta delle parole del Presidente della Repubblica Italiana. Così dopo aver ascoltato la prima parte della mia registrazione, ho trovato in rete due trascrizioni del discorso di Sergio Mattarella ad Ampezzo che collimano con la mia. La prima è riportata nell’ articolo intitolato: “Il discorso del Presidente: “Rendiamo onore ai friulani che si batterono per la loro terra”, in: Messaggero Veneto, 14 settembre 2024. La seconda è riportata nell’ articolo intitolato “Il testo integrale del discorso su (di n.d.r.) Mattarella sul fascismo “complice della ferocia nazista”, in Corriere della Sera, sempre del 14 settembre 2024. Comunque il discorso è anche reperibile, registrato, in: https://tg24.sky.it/cronaca/2024/09/14/ampezzo-mattarella-carnia-libera. Ho ascoltato con pazienza la mia registrazione confrontandola con le trascrizioni trovate in rete ed aiutandomi con le stesse, quando l’audio del mio registratore era un po’ deficitario, e questo è il risultato. Non ho posto in evidenza frasi con grassetto perché tutta l’orazione del Presidente della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza mi è parsa importante. Ho solo posto alcune note di precisazione, frutto di quello che io so, rispetto a quanto detto da Sergio Mattarella, che non ha studiato la storia della Carnia come me, e che ha fatto un discorso importantissimo che dovrebbe eser letto anche da certo revisionismo nostrano e regionale che parla parla, scrive, pontifica e poco o nulla sa.
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IL DISCORSO IMPORTANTISSIMO DI SERGIO MATTARELLA AD AMPEZZO.
«Rivolgo un saluto di grande cordialità a tutti i presenti, al Ministro, al Presidente della Regione, al Sindaco, al Presidente della Comunità di Montagna, ai Sindaci presenti della Carnia. A Paola Del Din, che ringrazio molto per la sua preziosa testimonianza, e a quanti presenti che hanno fatto parte del movimento partigiano.
Il 1944 fu un anno carico di orrore, in Italia e in Europa. Il ritiro progressivo delle truppe naziste lasciava dietro di sé una drammatica scia di stragi.
Ne sono testimonianza i villaggi dei nostri Appennini e delle nostre Alpi violati e incendiati, da Sant’Anna di Stazzema a Marzabotto, da Civitella Val di Chiana a Fivizzano, a Boves, alla Carnia.
L’offensiva alleata martellava le città con bombardamenti dagli esiti spesso tragici, come quello che portò, a Milano, alla morte di 184 bambini, nella Scuola elementare Francesco Crispi di Gorla.
Da Fossoli partivano i trasporti degli ebrei verso i campi di sterminio di Bergen-Belsen e di Auschwitz. Contemporaneamente prendeva forza il movimento di Resistenza al fascismo che, con il regime della Repubblica Sociale Italiana, era complice della ferocia nazista, (lunghi e forti applausi n.d.r.) e si affacciavano i primi embrioni di partecipazione politica e di aspirazione democratica.
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Ad Ampezzo, la Repubblica oggi rende onore a quanti hanno contribuito alla causa della libertà, animando l’esperienza delle “zone libere”, delle “Repubbliche partigiane”. Una causa che, come abbiamo visto poc’anzi, è stata portata avanti in maniera esemplare dalla Medaglia d’oro Paola Del Din. Rientra (alla mente) una sequela di ricordi di queste esperienze di Zone liberate: da Montefiorino all’Ossola, dall’Alto Monferrato alla Valsesia, alla Carnia; e venne offerto, con quelle esperienze, l’esempio di genti che non si accontentavano di attendere l’arrivo delle truppe alleate, ma intendevano sfidare a viso aperto il nazifascismo, dimostrando che questo non controllava né città né territori, mettendo a nudo quello che era: truppa di occupazione. Ecco perché la battaglia della Resistenza era una battaglia per l’indipendenza e per la libertà.
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L’estate partigiana del 1944 si nutriva della convinzione che presto gli Alleati avrebbero sfondato la Linea Gotica, per porre rapidamente fine alla guerra, puntando dal Veneto verso l’Austria e i Balcani.
La convinzione era così diffusa da spingere il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia – il CLNAI – a porsi, il 2 giugno 1944, giusto due anni prima della data del referendum istituzionale, il problema della transizione dei poteri nelle terre occupate e a definire l’obiettivo dell’azione dei Patrioti con una circolare diretta ai Comitati di Liberazione regionali e provinciali. Vi si diceva che “l’insurrezione nazionale, insieme alle operazioni condotte dall’esercito regolare (1), devono fornire la prova storica dell’opposizione del popolo italiano al nazifascismo e costituire così la sua riabilitazione di fronte al mondo intero”. Un’ambizione necessaria, per ridare all’Italia il suo posto tra le nazioni civili.
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La Resistenza ricusava l’idea che il ruolo del movimento partigiano fosse, con azioni di guerriglia e di disturbo, esclusivamente di affiancamento all’offensiva delle truppe alleate.
Di rincalzo venivano le istruzioni del Corpo Volontari della Libertà, poche settimane dopo, il 28 giugno, indirizzate alle formazioni partigiane, con una circolare sulle: “occupazione di passi e vallate, operazioni militari e organizzazione civile”. In essa vi si affermava che “lo sviluppo del movimento partigiano comporta l’estensione delle zone controllate stabilmente dalle formazioni patriottiche e quindi la conseguente contro occupazione (l’occupazione era stata quella nazifascista n.d.r) di zone determinate, di paesi e intere vallate”. Questo allo scopo anche di avere organi locali in grado di essere interlocutori con le forze alleate di cui si attendeva l’arrivo.
Un’estate, un autunno di attesa ansiosa e, insieme, di intensa preparazione di una nuova Italia, dopo gli anni bui del fascismo.
L’offensiva alleata contro la Linea Gotica e l’azione delle formazioni partigiane misero a dura prova le forze tedesche e quelle della Repubblica Sociale e conseguirono l’obiettivo indicato: quello di dar vita a forme a esperienze di autogoverno territoriale.
Oggi, qui, ad Ampezzo, rendiamo onore ai Friulani che, con la Repubblica Partigiana della Carnia e dell’Alto Friuli, vollero battersi per la loro terra, per la loro dignità, per le loro radici, per quei valori di solidarietà che hanno sempre caratterizzato la convivenza tra queste montagne. (forti applausi n.d.r.).
Una Repubblica, anello di quella corona di “zone libere” che avrebbe contribuito a dare il senso alla nascita, dopo quello dissoltosi nell’estate del 1943, di un nuovo Stato, di un nuovo ordine costituzionale che non aveva più sudditi ma bensì cittadini.
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Quale era la percezione della vita democratica nel 1944?
Dopo venti anni di dittatura in cui la memoria dell’ordinamento democratico era stata rimossa, occorreva far ritrovare ai cittadini il sentimento della libertà. Anche a questo corrispondeva il proposito di dar vita, nelle zone libere, alle forme di autogoverno che, ai comandi del Corpo Volontari Libertà (2), univano la formazione di organi di potere popolare per regolare l’amministrazione della vita delle comunità locali.
Fu così qui in Carnia, dove le donne furono protagoniste per la prima volta nel voto, espresso nelle assemblee dei capifamiglia, e nella organizzazione del soddisfacimento dei bisogni della popolazione, come ricordava, poc’anzi, la presidente regionale dell’Anpi. E questo avvenne con le “portatrici” che, riesumando l’esperienza del primo conflitto mondiale, seppero consentire la sopravvivenza della popolazione durante l’assedio.
Del resto, caratteristica del movimento partigiano era proprio la sollecitazione all’iniziativa e alla partecipazione dal basso, dopo due decenni di subalternità e di passività popolare, frutto dell’applicazione del precetto fascista “credere, obbedire, combattere”. (forti applausi n.d.r.).
La scelta politica di dare vita alle Repubbliche partigiane esprimeva una fase di maturità dell’esperienza della Resistenza, con anticipazione della futura esperienza democratica. La storiografia resistenziale ha definito la Carnia “laboratorio di democrazia”.
Nella opinione pubblica, dopo l’8 settembre 1943, era presente anche “l’attendismo”, la convinzione che fosse meglio non esporsi alle rappresaglie nazifasciste, e attendere che gli Alleati risalissero la penisola. Questo atteggiamento non teneva in conto le sofferenze imposte alle popolazioni, quelle sofferenze gravi imposte dalle forze occupanti, i soprusi, le deportazioni.
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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella parla a Ampezzo per gli 80 anni della zona libera di Carnia e parte del Friuli occidentale. (Da: https://www.udinetoday.it/attualita/mattarella-in-carnia-fascismo-complice-della-ferocia-nazista.html).
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A levarsi furono i resistenti, obbedendo all’ammonimento di Giuseppe Mazzini: “più che la servitù temo la libertà recata in dono da altri”. Perché la Resistenza non era immobilismo. Fu una sfida dura e furono i caduti di questa terra, che la Repubblica ha onorato con la Medaglia d’argento al Valor Militare, che ne furono il prezzo. Detta medaglia reca questa motivazione: La gente carnica osò lanciare una intrepida sfida all’invasore nazista e al suo alleato fascista, realizzando la Zona libera della Carnia, lembo indipendente d’Italia (forti applausi n.d.r.) retto dal governo democratico del CLN, formato da civili. E con una continua, eroica, tenace lotta, le divisioni partigiane Garibaldi e Osoppo, con l’appoggio delle popolazioni locali, uomini e donne… liberarono una estensione di 3500 chilometri quadrati, che comprendeva ben 42 Comuni”.
E la motivazione per la Medaglia d’ argento al valore militare così aggiunge: la difesa della Zona Libera e della sua capitale, Ampezzo, costrinse l’occupante a distogliere numerosi reparti dai fronti operativi per impiegarli nella repressione che costò ben 3.500 caduti, partigiani e civili, migliaia di deportati e internati, eccidi efferati, saccheggi, un bagaglio di vite umane nei Comuni di Enemonzo, Forni Avoltri, Forni di Sopra, Forni di Sotto, Ovaro, Paluzza, Paularo, Prato Carnico, Sutrio e Villa Santina. Alla macchia, in questa zona, fu un grande numero di alpini della Divisione Julia, sfuggiti alla cattura e al destino della deportazione in Germania (3).
Il movimento partigiano oltre a sottrarre al combattimento truppe degli alleati, riuscì ad impedire pure la realizzazione ai fascisti di un vero esercito della Repubblica di Salò. E furono i bandi di arruolamento fascisti a fare dei giovani, renitenti alla leva, dei partigiani. (4). Anche alcuni giovanissimi furono protagonisti allora, come il quattordicenne Giovanni Spangaro, staffetta partigiana (5). Ed anche ora giovanissimi coltivano la memoria come gli alunni della scuola di Forni Avoltri che hanno voluto dedicare un podcast agli avvenimenti della Repubblica di Carnia. (Forti applausi n.d.r.).
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Ma la guerra in realtà era lungi dalla conclusione.
Il proclama del feldmaresciallo inglese Alexander, del 13 novembre 1944, diretto ai patrioti, gettò gelo profondo sulle attese di una rapida liberazione del Nord Italia. La Linea Gotica resisteva e Alexander segnalava che alla campagna d’estate avrebbe fatto seguito una pausa: e proclamava: i patrioti devono cessare la loro attività precedente per prepararsi alla nuova fase di lotta e fronteggiare un nuovo nemico, l’inverno”.
Ma i patrioti non erano di fronte al nemico ma erano in mezzo al nemico, e la stasi nelle operazioni belliche portò a consentire duri rastrellamenti contro le forze partigiane.
Il “Comando per l’Italia occupata” del Corpo Volontari della Libertà reagì immediatamente, preoccupato della sopravvivenza dei circa 80.000 uomini in armi presenti nelle formazioni in quel momento, precisando ai reparti che non si trattava di mobilitazione.
A questo si aggiungeva la denuncia di “losche manovre per tregue o compromessi “, fatta dal Comitato Liberazione Alta Italia, il 3 dicembre, contro il tentativo di indebolire la Resistenza, accampando l’esistenza di trattative sotterranee in atto.
“Non c’è posto per attesisti e tanto meno per i sabotatori dell’insurrezione nazionale, per i consiglieri di patteggiamento con il nemico, perché il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia ha una sola parola. Guerra!!! (6).
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Ma il periodo da lì sino alla Liberazione è stato costellato di grandi sofferenze per le popolazioni. L’offensiva nazista, supportata da reparti cosacchi e caucasici, trasferiti al seguito della ritirata nazista da altri fronti, portò alla fine la Repubblica Partigiana della Carnia, così come avvenne in altre zone d’Italia per esperienze analoghe. La condizione di terra di frontiera, area di interesse strategico per le truppe tedesche, anche ai fini della ritirata e dell’ estrema difesa della Germania, si manifestò in tutta la sua complessità.
La Carnia sarà l’ultimo lembo d’Italia a essere liberato e dovrà soffrire l’oltraggio di due ultime stragi, il 2 maggio 1945, a Ovaro-Comeglians e a Avasinis-Trasaghis. (7).
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Il Regno d’Italia, con l’ambigua dichiarazione dell’8 settembre 1943 e sino al cambio di fronte operato con la dichiarazione di guerra a Berlino del 13 ottobre successivo (8), aveva consentito l’invasione della penisola da parte delle truppe germaniche.
Si era così manifestato l’intento annessionistico da parte del Terzo Reich dei territori e delle popolazioni dell’arco alpino che andavano dall’Alto Adige alla provincia di Lubiana, sottratti alla autorità del governo collaborazionista di Salò e sottoposte all’autorità militare tedesca. (9). La promessa di terre e beni alle truppe cosacche, utilizzate nelle azioni antipartigiane, prospettando loro la possibilità di trasformare la Carnia in una “KozakenLand” con l’operazione Ataman, alimentava a maggior titolo ed al contrario la difesa della identità friulana da parte della Resistenza, che seppe sfuggire anche all’intento tedesco di contrapporre, in quest’area nazionalità a nazionalità. (10).
Un tema che avrebbe visto la denuncia di Michele Gortani, che il presidente della Comunità di Montagna, De Crignis, ha voluto citare. Insigne geologo, presidente in quel momento del Comitato di Assistenza per la Carnia e più tardi membro dell’Assemblea Costituente, Gortani fu il padre del secondo comma dell’articolo 44 della Costituzione quello che impone e dà mandato alla Repubblica di tutelare, tra i beni importanti, la montagna. (Forti applausi n.d.r).
L’Italia è orgogliosa del percorso compiuto in questi quasi 80 anni dalla Liberazione. Oggi, come ha sottolineato la presidente regionale dell’Anpi, storia e memoria si incontrano con le contraddizioni e le sofferenze che accompagnano gli eventi bellici. E la vocazione di pace del nostro Paese è segno che tutto questo non è passato invano.
Oggi la Repubblica, qui, in Friuli, riconosce in queste popolazioni, in Carnia, radici della nostra Costituzione, radici che alimentano la nostra vita democratica. Grazie alla Repubblica della Carnia e dell’Alto Friuli. Grazie per quanto fatto allora, per quanto tramandato, pertanto conservato oggi.
Viva l’Italia!
Ampezzo, 14 settembre 2024.
Sergio Mattarella – Presidente della Repubblica italiana».
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Mi sarei aspettata, francamente, qualche discorso non lungo ma significativo anche dalle autorità locali presenti, ma devo dire che sono rimasta delusa. Eppure era il momento di ricordare anche da parte nostra, di carnici, di ‘Io sono Fvg’ come dice qualcuno, quel ‘fiore di democrazia’ ancora da sbocciare ma appena schiuso che fu la Repubblica della Zona Libera di Carnia, sulla quale Romano Marchetti, protagonista della stessa come garante militare per la divisione Osoppo, così scrive:
Romano Marchetti parla ad una manifestazione in ricordo di partigiani caduti. (Da Archivio Romano Marchetti).
«Dal mio punto di vista fu importante non solo la formazione di una zona libera ma l’impegno di tutti i combattenti per la formazione di quell’importante organismo democratico che fu la giunta di governo della zona libera della Carnia […]. Alcuni irridevano la creazione di una struttura del genere, definendola mera finzione ma essa prese corpo e nacque dallo stesso sentimento popolare che portò alla creazione della Comunità Carnica già profilata, seppur timidamente, durante il fascismo dall’Associazione ‘Pro Carnia’. (…). Questa Zona Libera fu una cosa tanto bella che riuscì a scandalizzare persino il C.N.L. provinciale di Udine che ne stigmatizzò la nascita e l’azione con accenti degni di migliore causa» (Romano Marchetti, (a cura di Laura Matelda Puppini) Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona. Una vita in viaggio nel ‘900 italiano, Ifsml- Kappa – Vu ed. 2013, pp. 115-116).
E con la voce di uno dei protagonisti diretti, che tanto mi ha insegnato con grande pazienza, chiudo questo articolo.
Laura Matelda Puppini.
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Note al testo del Presidente Mattarella.
(1) Non so però a quale ‘esercito regolare’ si riferisse il Presidente Mattarella perché non esisteva alcun esercito regolare né in Okak, né in Ozav, né nella Repubblica Sociale Italiana, perchè era andato in sfacelo. Cfr. su www.nonsolocarnia.info: Uomini che scrissero la storia della democrazia: Bruno Cacitti, Lena, osovano. Perché resti memoria quanto dall’osovano Cacitti testimoniato: «Senti, bambina: ci siamo trovati, il vot di …di settembre quarantatrei, abbandonati, soldati abbandonati: i capi, il re, Badoglio, andati al Sud, al Nord… e noi altri ci siamo trovati in un mare di fango. Per salvarci abbiamo dovuto andare in montagna. Se non si andava, ci aspettavano i lager tedeschi. Basta. Non fu una questione politica. Siamo scappati perché ci hanno abbandonato i capi – chiuso. Ma come si fa? Loro scappano, e noi … Ci hanno messo in una condizione … Ma benedetto Dio, noi eravamo soldati, che vergogna! È stata la ritirata di Caporetto … Ci hanno lasciato in un mare di fango e di guai, abbandonati. Io avevo con me calabresi, avevo con me soldati della Bassa Italia … erano soldati con me … E cosa si poteva fare? Poi dopo …. Per l’amor di Dio, per l’amor di Dio ….
(2) Non è stato ovunque così. Infatti il Corpo Volontari della Libertà (CVL) fu una struttura militare di coordinamento generale della Resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale, ufficialmente riconosciuta sia dagli Alleati che dal CLNAI. Ma in Carnia per esempio, sia i CLN dei comuni che quelli di vallata che quello della Carnia e poi il CLNZL erano formati da civili e la rappresentanza militare di sorveglianza era rappresentata da Romano Marchetti per la Osoppo e da Mario Lizzero per la Garibaldi, senza alcun potere decisionale.
(3) Più correttamente delle Forze Armate Italiane.
(4) Qui l’audio mio è pessimo e la trascrizione del Corriere della Sera non totalmente conforme, pertanto sono andata a senso ma il concetto è quello anche se la trascrizione non è parola per parola. Inoltre qui era l’Ozak e dopo alcuni tentativi dei fascisti di arruolamento ‘volontario’ degli ex- militari e giovani, essi dovettero lasciare mano libera ai tedeschi che imposero la leva obbligatoria nel febbraio 1944 alle classi 1924- 1925 -1926, (per i più vecchi era obbligatoria comunque perché erano militari a tutti gli effetti per i tedeschi per cui valeva il motto: o sei con me o sei con me). Pertanto tutti i partigiani che erano militari delle forze armate italiane all’ 8 settembre 1943 e tutti i giovani che avevano rifiutato la leva obbligatoria o il lavoro coatto sotto la Todt, erano considerati dai nazisti traditorio disertori. E alcuni municipi furono dati alle fiamme proprio per non far trovare ai tedeschi gli elenchi degli obbligati alla leva.
(5) Nel libro dei partigiani, Giovanni Spangaro di Ampezzo, giovanissimo all’ epoca dei fatti, è riportato sul retro di una pagina con altra scrittura. C’ è chi dice che avesse fatto trovare dei cavalli rubati ai cosacchi, ma di più io non so. Invece giovanissimi partigiani carnici da ricordare sono Luigi Paronitti ucciso in combattimento a Cavazzo a soli 15 anni, e Giovanni Marzona di 17 anni, e sicuramente altri. (Cfr. su www.nonsolocarnia.info: Giovanni Marzona. Io giovanissimo partigiano osovano del btg. Carnia. Intervista di L.M. Puppini).
(6) Visti i limiti di questo paragrafo della mia registrazione, riprendo questa parte da: “Il discorso del Presidente: “Rendiamo onore ai friulani che si batterono per la loro terra”, in: Messaggero Veneto, 14 settembre 2024. E ricordo pure l’articolo: “Il testo integrale del discorso su (di n.d.r.) Mattarella sul fascismo “complice della ferocia nazista”, in Corriere della Sera, sempre del 14 settembre 2024. La registrazione del discorso del Presidente Mattarella, si trova in: https://tg24.sky.it/cronaca/2024/09/14/ampezzo-mattarella-carnia-libera.
(7) Le stragi del 2 maggio furono compiute nella realtà solo ad Ovaro ed ad Avasinis.
(8) Il riferimento del Presidente è alla dichiarazione di guerra alla Germania nazista fatta appunto il 13 ottobre 1943 dal Regno d’ Italia al sud. Nella realtà però alcune truppe naziste si trovavano già sul suolo italiano.
(9) I nazisti, dopo l’8 settembre 1943, crearono due zone cuscinetto ai confini con il Terzo Reich (bisogna ricordarsi che l’Austria era annessa): L’Ozak e l’Ozav, sotto il loro diretto controllo.
(10) Bisogna riconoscere però, come sottolineato pure da Enzo Collotti nel suo “Il litorale adriatico nel nuovo ordine europeo (1943-1945)”, Vangelista, 1974, che i nazisti erano più concilianti dei fascisti sull’uso della lingua madre per favorire l’integrazione delle popolazioni autoctone in futuro nel Reich, e in Friuli e Carnia cercavano pure di portare austriaci che promuovessero attività folkloristiche a dimostrazione della somiglianza tra mondo germanico e carnico/ friulano.
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L’ immagine che accompagna l’articolo rappresenta Sergio Mattarella che parla ad Ampezzo ed è una di quelle che si trovano al suo interno. Laura Matelda Puppini.
https://www.nonsolocarnia.info/intervento-del-presidente-della-repubblica-sergio-mattarella-alla-cerimonia-commemorativa-dell80-anniversario-della-zona-libera-della-carnia-e-dellalto-friuli-in-continuita-co/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/09/mattarella-7.jpg?fit=224%2C192&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/09/mattarella-7.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Senza categoriaQuesto è il testo dell' intervento ad Ampezzo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha onorato la nostra terra con la sue presenza e le sue parole il 14 settembre 2024. E vi garantisco che mi sono emozionata anch' io guardando il Presidente della Repubblica giunto nelle 'terre...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Ogni tanto leggo anche quanti hanno avuto accesso al sito e cosa hanno cliccato per i miei singoli articoli ecc. ecc. ed è la prima volta, e solo relativamente a questo testo, che trovo un 9% che hanno definito criticabili queste righe che raccontano la verità. Miei lettori, vi dico una cosa: lo so che il sistema amerikano del soggettivismo ad oltranza che nega ogni legge comune, ogni cittadinanza, ogni metodo scientifico è facile e rilassante da utilizzare sfogando frustrazioni e no- scienze sul computer, e che vi è chi dice che i fatti storici possono esser ricostruiti a piacimento seguendo la mente e le ‘paturnie’ individuali senza legger nulla o solo pattume, ma così è stato realmente. Qui c’era la seconda guerra mondiale, qui c’era l’Ozak, (Cfr il mio su http://www.nonsolocarnia.info con cartine, intitolato: Confini, geografia e politica ai tempi della Resistenza) qui governarono i tedeschi dal settembre 1943 all’aprile 1945, il periodo in cui nacque e prosperò la resistenza al nazifascismo dopo l’8 settembre, ma la resistenza fu europea, qui eravamo in terra occupata e i partigiani, sia di un colore che dell’ altro, cercarono di mandar via i nazifascisti e ristabilire il tricolore, ed alla fine, con l’aiuto alleato ci riuscirono. Ma gli alleati erano tre: Inghilterra, Usa e Urss, che piaccia o no, solo che, da occidente, come da accordi, avanzavano gli angloamericani, mentre i russi avanzavano da est e liberarono anche Auschwitz. E negare tutto questo sarebbe come negare ad una persona quanto già noto cioè negare per esempio che sia nato in quel giorno, a quell’ ora, in quel luogo da madre con nome e cognome … cioè un documento redatto e sottoscritto da una osterica presente al parto, e quindi negare la realtà. Pertanto dimenticate tutte le scemate scritte per esempio da Leonarduzzi sulla visita del Presidente Mattarella rigorosamente senza fonti e leggete qualche libro di storia serio e non pessimi romanzi. E’ facile scrivere ‘di pancia’ romanzi ed articoli come quelli sul ricordo dell’ ottantesimo della Zona libera di Carnia e Friuli comparsi su Leopost senza informarsi e ricercare, ma non solo: è anche diseducativo. E senza etica e metodo scientifico non si vive. Siamo nel 2024: o andiamo avanti con rigore anche negli studi o torniamo all’ età della pietra instauriamo il ‘qui faccio quello che voglio’ e ‘dico quello che voglio’ anche alterando la realtà, che pare ora più che mai di moda, scambiando l’ informazione con la propaganda.