Invito all’incontro, promosso da Toscani in Fvg, che si terrà ad Udine il 30 aprile 2019 sulla figura di Rinaldo Cioni attraverso immagini e il carteggio Cioni – Nigris.
Martedì 30 aprile 2019 sarò ospite dell’ Associazione ‘Toscani in Friuli Venezia Giulia’ che sentitamente ringrazio, per parlare, assieme al figlio, ingegnere Emilio, di Rinaldo Cioni di Empoli, direttore della miniera di Cludinico di Ovaro, ucciso dai cosacchi il 2 maggio 1945, attraverso il carteggio Cioni – Nigris, pubblicato, a mia cura, dall’ Ifsml sul n. 44 di Storia Contemporanea in Friuli. Verranno presentate anche immagini d’epoca.
Rinaldo Cioni, ufficiale del R.E.I., che tante ne ha passate, come tutti, durante la seconda guerra mondiale, parla, verso la fine della guerra, all’amico Ciro Nigris, carnico, comandante partigiano, ufficiale del R. E. I., della sua nostalgia di Firenze, ma anche dei suoi tristi presagi, e affida a lui i suoi figli, in caso egli non ci fosse più. «Forse in quel tempo non ci sarò perché ho una grande nostalgia della mia Firenze ma vorrà dire che gli Italiani liberi di allora si ricorderanno di me in quel tempo». (Doc. 8. Lettera dattiloscritta di Rinaldo Cioni a Ciro Nigris, firmata 11.2.1945). Ed ancora: “Non so come si andrà a finire… in caso pessimo lascio a te la cura di tutti i miei: volevo io educare i miei figli nello spirito di italianità ma se non mi sarà permesso sono certo dell’Amicizia di questo anno di lotta“. (Doc. n. 12. Lettera dattiloscritta di Rinaldo Cioni a Ciro Nigris 26.3.1945). Ritorneranno ad Empoli le sue spoglie. Ed anche Rossana Rossi Cioni ci ha lasciato un triste, per lei, ricordo di quel fine guerra, da me pubblicato su www.nonsolocarnia.info con titolo: “Rossana Rossi Cioni. Eppure la guerra era finita … Ma … 1-2 maggio 1945. L’inferno di Ovaro”. Pertanto vi invito all’incontro, patrocinato anche dalla Regione Toscana, dal Comune di Ovaro, dall’ Unesco, su Rinaldo Cioni e Ciro Nigris dal titolo:
“CARO AMICO TI SCRIVO”
la corrispondenza tra il toscano RINALDO CIONI, direttore della miniera di Cludinico e CIRO NIGRIS,
capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia
che si terrà
MARTEDÌ 30 APRILE 2019 ad Udine, alle ore 17.30 presso Aula Gusmani di Palazzo Antonini, via Petracco 8.
Rinaldo Cioni_locandina_SIETE TUTTI INVITATI.
Laura Matelda Puppini
L’immagine che correda questo testo rappresenta Rinaldo Cioni. P.S. Per vedere bene la locandina, riducete al 70% lo zoom. LMP.
”
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L’incontro vuole proprio essere un incontro anche tra persone, tra i toscani che vivono in Fvg ed Emilio Cioni, ed un incontro con la figura di Rinaldo Cioni, che, toscano in Fvg, collaborò con i partigiani tanto da essere considerato a ragione uno di loro, e morì ad Ovaro ucciso il 2 maggio 1945 dai cosacchi, alla fine di quella guerra che tanto attendeva, come tutti, anche per poter rivedere Firenze e la Toscana. Ed in questo modo è stato concepito, per creare ponti e reti, tra i vivi alla luce del grande insegnamento di una persona umanissima, come Rinaldo Cioni, e di un partigiano quale egli fu.
La testimonianza della vedova Cioni chiude la riedizione che ho curato delle memorie del Sindaco di Ovaro Antonio Toppan, per Aviani&Aviani Editori, intitolate “Fatti e Misfatti in Carnia durante l’occupazione tedesca. Me l’ha fatta conoscere Nunzia D’Agaro che all’epoca dei fatti aveva 16 anni, parlandomi del documento che meglio stigmatizza il dramma di quei giorni ad Ovaro. Giudizio su cui concordo pienamente. Mi ha colpito per la toccante umanità ed è per questo che ho voluto pubblicarlo. Ma confesso che mi ha anche sorpreso e mi ha indotto a pensare alla morte dell’ingegner Cioni, come a un altro degli enigmi irrisolti della Resistenza in Carnia. La vedova, ricordando i fatti, opera un’ evidente compressione dei tempi che vorrei poter capire. Stavano preparandosi alla cena per festeggiare la fine della guerra, quando l’ingegnere “vennero a prenderlo”. Uscì dicendo che sarebbe tornato presto. Pitti testimonia di averlo visto alla riunione del CLN di cui era Presidente “con i suoi baffetti e il basco in testa” Mentre aspettava il suo ritorno la vedova ricorda che “cominciarono gli spari”. (Presumibilmente quelli della schermaglia che c’è stata al rifiuto opposto dai Cosacchi alla richiesta di consegna delle armi). Ma poi la testimonianza prosegue, quasi ci fosse continuità, saltando invece al giorno dopo, quando la “battaglia fuori era tremenda”.(Evidentemente la rappresaglia cosacca del pomeriggio del giorno 2, nella quale rimase ucciso anche suo padre). Ma, in tutte quelle ore che si cancellano nella sua memoria, nelle quali a Ovaro sono successe tante cose, come mai suo marito, non ha trovato il modo di farsi vivo un momento con lei e con i suoi due bambini che aveva salutato dicendo “Torno presto”? Chi o cosa glielo ha impedito, essendo impensabile sia stata una sua scelta?.
Gentilissimo Piutti, La ringrazio per aver commentato questo articolo. Io, però, ho pubblicato prima di Lei, il 29 aprile 2016, il ricordo dell’1 e 2 maggio scritto da Rossana Rossi Cioni, pervenutomi dal figlio della Signora, ingegnere Emilio Cioni, che ben conosco, e con il suo permesso, su http://www.nonsolocarnia.info, con titolo Rossana Rossi Cioni,”Eppure la guerra era finita … Ma … 1-2 maggio 1945. L’inferno di Ovaro”. L’ingegnere mi ha informato, se ben ricordo, di aver trovato questo scritto della madre per caso, in età non giovanissima, e quindi potrebbe esser stato redatto dalla Signora anni dopo i fatti, e non so come la Signora di cui mi parla ne possa aver avuta una copia, ma anche non so come mai Lei lo abbia pubblicato senza l’autorizzazione dell’ingegnere Emilio, a cui lo scritto appartiene. Ma per tornare al dunque, sappiamo per certo che l’ultimo incontro verbalizzato, e quindi ufficiale del Cln Val di Gorto, prima dell’1 e 2 maggio, si tenne il 29 aprile 1945, e che Rinaldo Cioni era presente, dato che compare la sua firma che è ‘Ciro’, ed il successivo è quello datato 6 di maggio 1945, quando si potevano ormai solo ricordare i morti e ricostruire gli eventi. (Questi due verbali e la ricostruzione degli eventi dell’1 e 2 maggio da parte del Cln il 6 maggio 1945, si trovano da me pubblicati in: “Storia. Quel maledetto 2 maggio 1945 ad Ovaro. Ricostruzione dei fatti dai documenti originali”, in: http://www.nonsolocarnia.info.I verbali sono conservati in IRSML, Fondo Magrini).
Dopo la mancata resa delle truppe cosacche, che doveva avvenire alle ora 20 del 1 maggio 1945, Alessandro Foi, nome di battaglia Paolo, di Colugna, uomo vicino a don Ascanio De Luca, da poco nominato comandante della Divisione Osoppo Carnia, decise di far saltare la caserma cosacca di Chialina, ed affidò l’azione ad Otto, comandante del btg Canin, che era ai suoi diretti ordini, essendo battaglione divisionale. Dopo questa azione, che ebbe luogo alle ore 4.30 del mattino, iniziò la strage cosacca di Ovaro, il 2 maggio 1945, mentre Paolo ed Otto si erano recati a Tolmezzo per curarsi qualche graffio, abbandonando il comando, almeno secondo Marchetti. Prima dell’azione di Chialina vi era stato qualche sparo, ma non la furia cosacca. A questo punto, verosimilmente, la sera in cui Cioni dice alla moglie di preparare la tavola potrebbe essere quella del primo maggio, ma la cena fu interrotta da persone del Cln, od osovani, o paesani che lo vennero a chiamare. Ma non si può neppure escludere che nel racconto orale di esperienze emotivamente pregnanti, il narratore compia salti spazio temporali. Ed i limiti delle fonti orali sono da me descritti in: L. M. Puppini. Lu ha dit lui, lu ha dit iei. L’uso delle fonti orali nella ricerca storica. La storia di pochi la storia di tanti, in: http://www.nonsolocarnia.info.
Può darsi che rappresentanti delle due formazioni partigiane e del Cln si siano incontrati informalmente anche poi, magari in canonica, forse in altra sede, forse la sera dell’ 1 maggio 1945, per decidere il da farsi, quando già bruciavano le scuole ed il Municipio, ma il luogo non ha molta importanza, e cosa si dissero realmente, e chi era presente, senza verbali, non lo sapremo mai con certezza. E se Cioni disse alla moglie che sarebbe tornato presto, forse non sapeva l’evolversi degli eventi, e pensava ad un breve incontro. Quante volte è accaduto anche a noi di pensare di tornare presto e poi di avere un impegno invece più lungo? Laura M Puppini
Ha avuto 18 ore per “tornare presto” e certamente lo voleva fare. C’è qualcosa che non mi torna!
Vede dott. Piutti, io credo che molti pensino ancora alle due giornate di Ovaro, ma la strage avvenne un giorno solo, il 2 maggio, anche dai documenti d’epoca da me reperiti presso Irsml e da ANGELI Giannino, VENUTI Tarcisio, Pastor Kaputt, cit., alle pp. 152-153. Tutto si svolse in poche ore. Il primo maggio vi fu la richiesta di resa da parte osovana ai cosacchi, entro le ore 20 del primo maggio 1945. Questi non si arresero, ed allora Alessandro Foi, Paolo, cattolico, di Colugna, comandante della Divisione Osoppo Carnia decise di far saltare la caserma di Chialina dove morirono 19 cosacchi. (Cfr http://www.nonsolocarnia.info/storia-quel-maledetto-2-maggio-1945-ad-ovaro-ricostruzione-dei-fatti-dai-documenti-originali/). Allora i cosacchi che non si trovavano nella caserma, iniziarono la battaglia di Ovaro ed a loro si aggiunsero quelli che erano in ritirata da altri paesi, e che dovevano passare per Ovaro per andare a Comeglians e quindi a Ravascletto, secondo gli ordini ricevuti. E furono questi che aiutarono gli altri ad uccidere, incendiare, terrorizzare. E tutti concordano nel dire che Foi non aveva neppure messo alcuno a sparare alla stretta di Muina, pur sapendo che le forze cosacche in ritirata sarebbero passate per Ovaro In sintesi tutto si svolse in poche ore e fu il risultato di una serie di errori del comandante osovano. Per quanto riguarda Cioni, egli esce da casa, con coloro che lo sono venuti a chiamare, presumibilmente alle 20. Poi presumibilmente vi è un incontro del Cln per vedere il da farsi, ma intanto Foi ha deciso per tutti, o imponendo il suo volere ad una riunione anche con il Cln, o senza imporlo, dato che era il responsabile delle azioni per la resa dei cosacchi. Così manda Otto ed il Canin a far saltare la caserma cosacca di Ovaro ( può darsi che la miccia non l’abbia accesa Otto in persona, anche se dichiara di averlo fatto, perchè spesso pure i comandanti garibaldini nel dopoguerra, si presero la colpa per azioni da loro comandate, ma svolte da altri del loro battaglione). Cioni pensa di rientrare subito, prima di sapere la situazione, ma poi il Cln Val di Gorto potrebbe esser rimasto in seduta permanente, in attesa dell’evolversi degli eventi. Infine, dopo che la battaglia aveva avuto inizio, sarebbe stato difficile raggiungere casa senza esser falciato, anche se magari uno si trovava nei pressi. Quindi la morte di Cioni, forse dopo che aveva raggiunto la sua casa, o nei paraggi. Non so però in che ora sia morto. Fin qui quello che ho capito dai documenti e da Romano Marchetti ed altri, e che scrivo in scienza e coscienza. E rimando ancora a http://www.nonsolocarnia.info/storia-quel-maledetto-2-maggio-1945-ad-ovaro-ricostruzione-dei-fatti-dai-documenti-originali/.
E’ uscito alle 20 del primo maggio. La rappresaglia nella quale sarebbe morto è iniziata alle 14.00 (più o meno) del 2 maggio. Nel frattempo Marchetti ha trovato il modo di farsi un pisolino ad Applis e Cioni, anche se impegnato nelle riunioni del CLN, non ha trovato il tempo per fare una scappata a casa? Ripeto, per me c’è qualcosa che non torna..
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Ma Lei Piutti, ha mai sentito parlare di senso della responsabilità? Cioni era il Presidente del Cln Val di Gorto, che aveva deliberato di controllare il passaggio dei Russi che si ritiravano in Austria, che era stato chiamato presumibilmente per la nuova situazione venutasi a creare dopo le 20 del primo maggio. Marchetti non era ad Ovaro in veste istituzionale precisa, a stava vedendo l’evolversi della situazione, essendo persona di spicco della Osoppo. Infatti non aveva più veste istituzionale militare dopo che aveva sostenuto il secondo comando unico, e sul suo defenestramento, diremmo ora aveva certamente inciso don Ascanio De Luca, che lo voleva lontano da qualsiasi inquadramento reale nei comandi osovani. Pertanto troviamo, dopo febbraio, Marchetti che vaga qui e là, che si ferma ora qui ed ora là, e che incontra l’uno e l’altro per proporre soluzioni per la iberazione, ma in solitaria, ed al di fuori dei comandi militari, e il 28 o 29 aprile (ma forse era il 30) scrive di essersi trovato ad Udine, ad un incontro con Manlio Cencig, vero comandante della Divisione Osoppo Friuli, dopo la crisi di Pielungo. Prima era già stato ad Ovaro, ma senza un mandato ufficiale. Quindi si trova a Villa Santina, e poi di nuovo ad Ovaro, dove, non conoscendo bene la situazione, va ad Aplis, dove era il comando della Osoppo Carnia. E lì stanco si addormenta. Come vede ruoli e responsabilità per Cioni e Marchetti erano diversi in quel momento e frangente.
Se le pare realistico il fatto Cioni girando per i suoi doveri di Presidente del CLN, 18 ore per Ovaro non riesca a trovare un minuto per passare a casa sua, al centro di Ovaro, non so che dire. Se non avverte la stranezza di Marchetti che alla diciottesima ora lo vede “alla finestra della casa d’angolo tra la via Nazionale e la strada per Mione “immobile e pare che la massa del su corpo, riempia tutto il vuoto. Sembra paralizzato. Guardo ancora per un attimo l’immobile Cioni”. Non so che dire. Riporto da ciò che scrive lei, ma se fossi stato io a intervistare Marchetti almeno gli avrei chiesto che con intendeva con quell'”immobile”, o perchè non ha neppure salutato il Presidente del CLN:
Io non ho scritto le memorie di Romano Marchetti, che ha scritto lui, le ho curate, come Lei non ha scritto il volume di Toppan. E se Romano Marchetti ha scritto così ha scritto così. Per il resto non ho tempo da perdere. Dice il proverbio che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Ancora questo volevo dirLe dott. Piutti. Ci sono cose che lo studioso di storia non saprà mai in modo certo e, fra queste, io credo ci possa essere, per ora, dove fu sicuramente Cioni dalle 20 della sera del 1° maggio alla morte. Ma mi si dice sia morto nei paraggi della sua abitazione. Questo non significa però che uno o l’altro possano scrivere o dire quello che pare e piace nel merito, dato per esempio,che nel caso specifico non si ha documentazione in proposito e che Rinaldo Cioni non lo ha mai potuto narrare. E secondo me in storia, quando non si sa o qualcosa non è chiaro, non è onesto fare illazioni gratuite, che potrebbero rasentare la diffamarazione.
Cercando di capire perchè un personaggio della levatura civile e umana di Cioni, non abbia trovato il modo di rientrare un attimo a salutare i suoi, sarei al limite della diffamazione!!! E’ propro vero che parlare con lei è tempo perso. Mandi
Non mi riferivo a Lei, ma, per dire la veirtà, quando ho scritto quel pensiero avevo in mente Pier Arrigo Carnier, ma se la prende sul personale, renderò più esplicito il mio pensiero modificando il commento ed aggiungendo un ‘generalmente’.