Ho letto la lettera al Messaggero Veneto di domenica 14 maggio 2023 scritta da Paolo Strazzolini, che oltre un apprezzamento deciso verso Alessandra Kersevan (almeno uno), continua sempre a chiedersi quanto gli ho sentito dire anni ed anni fa a Tolmezzo, certamente prima dell’uscita delle memorie di Romano Marchetti, nel corso di un incontro su Porzûs. Dove erano Lizzero e Berzanti allora? E mi ricordo che era presente anche Antonio Martini, che si meravigliò che Strazzolini avesse dei dubbi, relativamente al tema trattato, su Alfredo Berzanti, poi presidente della Regione Fvg.

Caro Paolo, tenterò ora io di dare una risposta argomentata a questo problema per quanto mi è possibile, invitando te ed i lettori, però, a tenere conto di quanto ho già scritto nel mio su: www.nonsolocarnia.info, La resistenza non fu Porzus, ma si continua a parlare solo di quello ed a farsi strane ed inutili domande, come ora Paolo Strazzolini, relativamente al fatto che i partigiani non avevano né orologio né calendario, e che ricostruzioni successive su loro spostamenti potrebbero diversificarsi di qualche giorno. Inoltre sempre Romano Marchetti mi diceva che i fatti in generale, nella narrazione posteriore, venivano in precedenza collocati facendo riferimento a grossi eventi: prima e dopo il funerale Del Din, prima e dopo l’eccidio di malga Promosio, ai tempi della Zona Libera, dell’arrivo dei cosacchi, di un rastrellamento o dell’altro, e quindi in base alle stagioni, alle feste, ed ad alcuni accadimenti minori anche personali, per poi diventare temporalmente più puntuali. Questo nelle narrazioni, diversa è la storia dei documenti, rigorosamente datati, intestati, e che potevano avere anche un numero di protocollo, o dei diari tenuti in genere dagli ufficiali in modo rigoroso.

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Ma ritorniamo a dove era Mario Lizzero nell’autunno inverno 1944-1945.

Romano Marchetti ci racconta che il 29 ottobre 1944, Andrea si trovava in Pani, come del resto lui, per partecipare a quello che egli definisce il “processo” a Tredici. Ma in quell’occasione le formazioni partigiane garibaldine ed osovane della zona, secondo Mario Candotti, trattarono anche gli impellenti problemi del reperimento di armi, munizioni e del vettovagliamento, oltre il decentramento delle forze partigiane e la loro nuova dislocazione. (1).

Dove si trovava Andrea nel mese di novembre dopo l’invasione cosacca e la precipitosa ritirata delle forze partigiane dalla Carnia e dalla Zona Libera, e cioè nella Val Tramontina, è riportato da Mario Candotti, nel suo Mario Candotti, Ricordi di un uomo in divisa, ove egli fra l’altro precisa come ci si potesse pure incontrare per caso senza che sempre un vertice garibaldino sapesse benissimo dove si trovasse un altro. «È significativo un colloquio che ho avuto oggi, tornando da Tramonti di Sopra a Case Roppa con Andrea. Ci siamo incontrati per caso». (2).

Ma informazioni sulla vita di Andrea nell’inverno 1944-45 si ritrovano anche in: “Mario Candotti. Seconda fase dell’offensiva tedesca contro la zona libera della Carnia e del Friuli. Operazioni militari nella destra orografica del Meduna, nell’ Alta Val Meduna e nelle Prealpi Carniche occidentali. (27 novembre-8 dicembre 1944)”, in Storia Contemporanea in Friuli n.8, 1977, pp. 220-240.

Comunque, a fine novembre, Mario Lizzero Andrea aveva già avuto l’incidente con la moto guidata da Tredici nella zona di Anduins. Erano andati a sbattere contro un muro dopo aver preso in velocità una curva, con il mezzo privo di freni, raccontava Romano Marchetti e lo scrive anche Mario Candotti (3).  La moto era guidata da Tredici, che non si era fatto quasi nulla, ma Andrea, che sedeva dietro, era stato sbalzato contro il muro e ne era uscito piuttosto malconcio. Egli, commissario politico della Divisione Garibaldi/Friuli, il primo dicembre risultava già «in condizioni pietose» mentre si trovava ancora a malga Mugnol, accessibile da passo Rest, con Barbatoni, altri comandanti e commissari garibaldini ed una missione americana. Qui avvenne un incontro fra i quadri per vedere il da farsi, visto che il nemico stava arrivando, e Mario Candotti decise che l’unica via per non cadere in mano cosacca era cercare di ritornare in Carnia attraverso le malghe Venchiareit, Najarda, Chiavraes, portandosi a Forni di Sotto. Ho riportato  questo viaggio, come narrato da Mario Candotti, nel mio: “Sentieri e percorsi di vita materiale, civile, partigiana. In occasione dell’inaugurazione del sentiero Feltrone – Astona, ed i vent’ anni di campi Legambiente/Carnia.  Ma Mario Candotti riprende questo lungo e pericoloso tragitto, narrandone pure gli aspetti umani, anche in Mario Candotti. Seconda fase dell’offensiva tedesca, op. cit. Con lui c’erano pure Andrea e Gianna, Fidalma Garosi.

Poi, raggiunta la zona di Forni di Sotto, i partigiani dopo aver passato il Tagliamento in località Sant’ Antonio, proseguirono verso stavoli Navroni, passo Montovo, La Salaria, Malga Tintina ed infine raggiunsero il Pura dove Andrea e Gianna si fermarono per svernare. Mario Candotti, invece, si portò ai baraccamenti della ditta Rizzani, che stava costruendo la diga, che scelse come sua base per il periodo seguente. (4).

Candotti parla poi della ripresa, a gennaio, con ancora metri di neve sui monti, dell’organizzazione dei gruppi armati garibaldini, dei rifornimenti di armi e munizioni, dell’inizio dell’attività di preludio all’insurrezione finale della primavera e della scuola quadri garibaldina carnica a malga Avedrugno, nella seconda metà di febbraio 1945, che costò a Guerra, Mario Foschiani, che era stato appena nominato commissario politico della Divisione Garibaldi/Carnia, l’arresto il 28 febbraio 1945, la tortura ed infine l’esecuzione il 9 aprile 1945 ad Udine presso le carceri di via Spalato. Egli fu circondato e non riusciva a correre perché era stato ferito, tempo prima, ad una gamba. La cattura di Foschiani, causata da una spia saurana, coincise con un grande rastrellamento cosacco in zona Carnia.  (5). E Candotti non parla di Andrea e Gianna alla malga perché lì si stava svolgendo una attività programmata per la sola Garibaldi Carnia, e la collaborazione con Andrea per ristrutturare le forze partigiane in Carnia era quasi terminata. Infatti così scrive Mario Candotti: «ai primi di febbraio 1945, ormai i collegamenti regolati fra i comandi e le basi garibaldine erano stati realizzati, la riorganizzazione stava prendendo corpo e i gruppi partigiani erano in fase di rafforzamento». (6).

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Ho già scritto dei giorni in cui si svolsero, a Feltrone, i colloqui fra Marchetti da una parte e Lizzero con altri comandanti garibaldini dall’altra, e più fonti concordano che una bozza di accordo per un secondo comando unico carnico o di coordinamento che dir si voglia fu approntata il 20 gennaio 1945. E sicuramente il 19 gennaio Andrea e Barbatoni si incontrarono a Feltrone. (7). E così Romano Marchetti: «A Feltrone, dal 17 al 20 gennaio, mi incontrai da Ida e Gioconda Durigon (in realtà presumibilmente Danelon ndr.) una prima volta con Guerra, successivamente con Andrea, Gianna ed altri, con cui discussi la possibilità di ricostruire il Comando Unico Osoppo/Garibaldi – Carnia». (8). Pertanto ivi si trovavano Fidalma Garosi e Mario Lizzero in quei giorni.

L’arrivo di don Ascanio De Luca Aurelio in Carnia per riunire i comandanti osovani e dire no al secondo comando unico oltre che ‘dare in benservito’ a Romano Marchetti, è datato 27 o 28 gennaio da Romano Marchetti (9), verso il 12 febbraio 1945, invece, nella testimonianza di Mario Lizzero, pubblicata da Marco Cesselli e ripresa dal verbale interrogatori 1950 per Porzûs. (Topli Uorch ndr.) (10).

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Ora giungiamo al problema che da anni assilla Paolo Strazzolini: quando è sceso in pianura dalla montagna Mario Lizzero?

Ho già riportato (11) quanto scritto da Fidalma Garosi, Gianna, sua compagna, che data 19 febbraio 1945 l’allontanamento definitivo di Andrea dai monti nel mio: su www.nonsolocarnia.info  La resistenza non fu Porzus, ma si continua a parlare solo di quello ed a farsi strane ed inutili domande, come ora Paolo Strazzolini, e lo riprendo succintamente qui: «Il 18 febbraio Andrea doveva scendere in pianura perché erano successi i fatti di Porzûs.  (…). Doveva scendere con un camion, ma il camion non è arrivato, non so se aveva rotto qualcosa. Poi abbiamo saputo che quel giorno i tedeschi lo aspettavano, erano sicuri di prenderlo […]. Allora Andrea è sceso in pianura l’indomani, facendo un altro giro, un po’ a piedi un po’ in macchina. Non era ancora guarito ma poteva mangiare qualche cosa. Ai primi di marzo sono andata anch’io a Udine». (11).

Questo racconto è simile a quello che fa Ciro Nigris sul momento in cui Mario Lizzero lascia la montagna, riportato in nota da Mario Candotti: «Dalla stessa testimonianza si viene a sapere che Andrea aveva stabilito di scendere in pianura il giorno 18 febbraio. Per un contrattempo, dovette fermarsi la notte a Majaso. I cosacchi avevano avuto in qualche modo sentore dello spostamento per cui avevano predisposto un blocco sul ponte di Villa Santina. Durante la giornata del 18, essi arrestarono un borghese sul predetto ponte ritenendolo Andrea.  Il giorno dopo Andrea partì e passò il ponte senza incidenti: il blocco sul Degano era stato tolto!». (12). 

E poco sopra, vi è il testo di cui la nota è riferimento: «Insegnanti (alla scuola quadri ad Avedrugno ndr), furono Marco e Mario. Marco giunto nella conca di Pani pochi giorni prima, si era già spostato alla malga, Mario che raggiunse l’Avedrugno il 18 successivo in quanto era rimasto nella zona di Feltrone per gli ultimi contatti con Andrea in procinto di scendere in pianura». (13). Qui Marco è Ciro Nigris e Mario è Mario Candotti che, da ufficiale e come si usava allora, scrive di sé in terza persona, segnalandosi con il nuovo nome di battaglia, avendo abbandonato quello di Barbatoni per sicurezza.

Quindi Mario Lizzero, fino al 18 febbraio 1945 si trovava in Carnia, e gravitava tra Majaso e Preone, e si allontanò da lì il 19 salvandosi dalla cattura per puro caso.

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Partigiani sentiti per i fatti accaduti a Topli Uorch (detti di Porzûs) al tempo del primo processo, hanno ipotizzato che Lizzero, Zocchi, Zilli, Toffanin, Iuri, Plaino.  «avrebbero partecipato» (14) all’inchiesta tenutasi a Spessa, se ho ben capito, tra il 12 ed il 15 febbraio. Ma anche in questo caso Marco Cesselli usa il condizionale che in queste frasi pare un obbligo: infatti egli scrive: «Secondo Mauri, due o tre giorni dopo, (cioè tra il 12 ed il 15 febbraio) sarebbero cominciate le sedute, alle quali avrebbero partecipato Lizzero, Zocchi, Zilli, Toffanin, Iuri, Plaino». (14).

E sempre Marco Cesselli riporta pure, dal volume di interrogatorio dei testimoni da ascoltare per Porzûs, la versione di dove si trovasse Mario Lizzero, che evidentemente interessava ai giudici: «Zagolin dirà che verso il 15 febbraio 1945 si iniziò in zona Spessa un’inchiesta “che svolgeva il Comandante Andrea [Lizzero] coadiuvato da altri». (15).

Armando Zagolin Cesare, sicuramente sino alla fine di dicembre, primi di gennaio, si trovava ad Ampezzo e nell’ampezzano carnico, infatti così scrive Mario Candotti nelle sue memorie, riferendosi alla giornata dell’8 di gennaio 1945, trovandosi egli ad Ampezzo: «Mi avverte Gelido che vicino a casa sua, nell’ abitazione di ‘Toni dal Cont’ è venuto a rifugiarsi il dottore Armando Zagolin Cesare. Gelindo è dell’idea che sia un vicino pericoloso, […] perché il dottore è un tipo per niente prudente». (16).

Infine pare che Armando Zagolin incominci a spostarsi, nel gennaio 1945, forse perché segnalato o perché teme di esser stato segnalato da una delle numerose spie presenti sul territorio carnico. Infatti Mario Candotti, quando si reca con ‘Nino di Justina’ alla base di ‘Monte Pura – Salina’ viene informato dal partigiano Nino Andrea Petris (da non confondersi con il suo accompagnatore), che guida una compagnia di 20 partigiani, che Andrea non è più da tre giorni in quella base, e che anche Zagolin Cesare era passato di lì circa 10 giorni prima. (17).  E queste frasi di Mario Candotti sono presenti alla data 13 gennaio 1945. Queste informazioni ci fanno ipotizzare che forse, e non si sa in che modo, Zagolin si sia spostato verso la pianura dopo il 3 gennaio 1945, mentre prima rimase sempre ad Ampezzo, dove era medico condotto, o nell’ampezzano.

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Se volessimo tener contro di tutte le testimonianze, dovremmo dire che Lizzero si è spostato dalla Carnia dall’ 11 al 19 febbraio, ma è anche vero che Mauri parla in ipotesi e Zagolin era stato arrestato il 10 luglio 1946, ed imprigionato per i fatti di Topli Uorch o Porzûs che dir si voglia pare solo perché comunista e trovandosi nei paraggi, senza che avesse colpa alcuna. Tradotto nel carcere di Padova, qualche mese dopo fu liberato e finì ucciso dalla tisi il 28 agosto 1947. (18). Ma Zagolin potrebbe non aver avuto informazione diretta su dove si trovasse Lizzero nel febbraio 1945, ma riportata, cioè qualcuno potrebbe avergli narrato che Lizzero aveva iniziato una inchiesta sui fatti di Porzûs il 15 febbraio 1945, ma forse era dopo il 15 febbraio o che ne so. Inoltre Lizzero era per Fidalma Garoso, Mario Candotti e Ciro Nigris ancora in Carnia sino al 18 febbraio compreso.

Infine, con questa considerazione chiudo la lunga disanima su “Dove si trovava Lizzero?”. Da quanto narrava Romano Marchetti, fra Mario Lizzero e capi comunisti anche carnici e non solo, non correva buon sangue a livello politico, in quanto Lizzero aveva sposato il nuovo corso togliattiano, inviso a Giacca ed altri. Ed un giorno si era pure lamentato di aver rimesso un paio di calzini buoni che si erano bagnati rotti per andare a convincere i compagni a voltare pagina, come unico risultato.

Dove era Alfredo Berzanti, Paolo, ai tempi dell’eccidio.

Nel periodo precedente l’eccidio di Porzus, Alfredo Berzanti si trovava, se non doveva spostarsi per qualche motivo ‘istituzionale’, alle malghe di Topli Uorch.

Ma, secondo Marco Cesselli, si trovava in pianura quando accadde l’eccidio, ed al suo posto era giunto Enea. (19). Anche Giorgio Gurisatti Ivo, poi medico, nel suo “Nel verde la speranza. La mia esperienza partigiana nella Osoppo (maggio 1944- aprile 1945)”, scrive che tra coloro che avevano abitato fino ad allora le malghe, si salvarono dall’eccidio «per puro caso solo don Bello, che si era recato al suo paese (Silvella nel Sandanielese), Paolo, che era andato ad Udine a trovare la famiglia, e pochissimi altri, per motivi altrettanto fortuiti». (20).

Ma soprattutto per Francesco De Gregori, Bolla, il 16 gennaio 1945 «Parte il delegato politico Paolo per recarsi ad un importante colloquio col Comando della 2^ Divisione e della Missione Alleata». (21). E scrivo questo solo per far capire che vi erano più motivi per cui un Delegato Politico poteva essere assente dalla sua base fissa. 

Ma soprattutto si legge ivi che Paolo, cioè Alfredo Berzanti, in data 20 gennaio 1945, era partito «per una licenza di 8 giorni. «Rientra il delegato politico Enea che, anziché proseguire per il Comando della 6^ Brigata, viene trattenuto per sostituire al C. do di Gruppo il delegato politico assente, in previsione dei colloqui d’approccio con i comandi sloveni della zona».  (22).

Ma per qualche motivo non scritto nel diario e magari reperibile in altro testo, Paolo non rientra il 28 o 29 gennaio 1945, allo scadere della licenza, o almeno non risulta dal diario di Bolla, ed è assente il 7 febbraio 1945 e risulta ancora sostituito da Enea

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Chiudo qui questo testo, sperando che qualcuno possa dirmi se al processo di Porzûs emerse dove si trovava Paolo, ma penso di sì. Infine la percezione allora di qualcuno che giunse alle malghe subito dopo l’eccidio di Topli Uorch, fu che esso non fosse stato un atto pianificato, ma improvvisato.

Paolo Strazzolini, penso di aver cercato di rispondere ai quesiti da te posti. E se ipotizzi, non so su quale fonte, che Mario Lizzero il 12 di febbraio sarebbe stato presente ad Orsaria con Ostelio Modesti e Valerio Stella, la risposta è no, non si trovava lì. Ed a suffragare questo aspetto, Alessandra Kersevan precisa che «Nell’archivio del CLN veneto si trova, inoltre, una lettera che Lizzero il 18 febbraio scrive ai comandanti garibaldini che rimanevano in Carnia, impartendo raccomandazioni e istruzioni prima della partenza». (23). Inoltre invito a leggere i miei articoli su Porzûs, elencati nel mio precedente con stesso argomento.

Senza voler offendere alcuno, questo ho scritto. 

Laura Matelda Puppini

 

  1. Romano Marchetti (a cura di Laura Matelda Puppini), Da Maiaso al Golico dalla Resistenza a Savona. Una vita in viaggio nel Novecento italiano, Kappa Vu e Ifsml ed., 2013, p. 122 e Mario Candotti, La lotta partigiana in Carnia nell’inverno 1944-45, in: Storia Contemporanea in Friuli, ed. I.F.S.M.L., n. 11, 1980, p. 19.
  2. Cfr. per dove si trovava Mario Lizzero da fine ottobre a dicembre 1944, Mario Candotti, Ricordi di un uomo in divisa naia guerra resistenza, ed. I.F.S.M.L. ed A.N.A., Pn, 1986, p. 197-238. In questo testo Mario Candotti riprende anche il lungo e pericoloso tragitto per salvarsi e salvare il comando della Garibaldi Carnia, da fine novembre ai primi giorni di dicembre, narrandone pure gli aspetti umani. Con lui c’erano anche Andrea e Gianna, Fidalma Garosi. Per l’incontro casuale di Barbatoni con Andrea, cfr. Ivi, p. 207. Per il percorso compiuto sotto la guida di Mario Candotti da Malga Mugnol al Pura, cfr. Ivi, 1986, pp. 220- 238.
  3. Mario Candotti, Ricordi, cit. p. 225.
  4. Per lo spostamento da malga Mugnol al Pura, cfr. Mario Candotti. Seconda fase dell’offensiva tedesca contro la zona libera della Carnia e del Friuli. Operazioni militari nella destra orografica del Meduna, nell’ Alta Val Meduna e nelle Prealpi Carniche occidentali. (27 novembre-8 dicembre 1944), in Storia Contemporanea in Friuli n. 8, 1977, 240- 256. Per Lizzero ferito cfr. Ivi, p. 240.
  5. Per la scuola quadri e la cattura di Guerra, Ivi, p. 258, e Mario Candotti, La lotta partigiana in Carnia nell’inverno 1944-45, in: Storia Contemporanea in Friuli, ed. I.F.S.M.L., n. 11, 1980, p. 44-45. Per il grande rastrellamento cfr. Ivi, p. 45. Da quello che si sa da più fonti, nel corso dello stesso rischiò di essere catturato anche Tranquillo De Caneva, che riuscì a fuggire abbandonando pare e però i documenti presenti.  Per Guerra ferito ad una gamba, cfr. Romano Marchetti, op. cit., p. 149. Cfr. pure Ivi la scheda per Mario Foschiani Guerra, di Laura Matelda Puppini, p. 394-395.
  6. Ivi, p. 43.
  7. Per gli incontri fra Romano Marchetti e Lizzero, Romano Marchetti, op. cit., p. 149 e Mario Candotti, La lotta partigiana in Carnia, op. cit. pp. 44-45.
  8. Romano Marchetti, op. cit., 149.
  9. Ivi, 149.
  10. Marco Cesselli. (a cura di Paolo Strazzolini) Porzus Due volti della Resistenza, seconda edizione, Aviani Aviani ed. 2012, prima edizione La Pietra, 1975, 123 e n. 9 di riferimento.
  11. Storia di Gianna raccontata da Fidalma Garosi Lizzero”, ed. Publicoop, 2007, 47-49.
  12. Mario Candotti, La lotta partigiana in Carnia, op. cit. nota 56, p. 44.
  13. Ivi, 44.
  14. Marco Cesselli, Porzûs. Due volti della Resistenza, seconda edizione, Aviani Aviani ed., 2012, prima ed. La Pietra 1975, 122.
  15. Ibidem.
  16. Mario Candotti, Ricordi, op. cit., 244.
  17. Ivi, pp. 244-245.
  18. Scheda di Armando Zagolin di Laura Matelda Puppini, in: Romano Marchetti, op. cit., 412-413.
  19. Marco Cesselli, Porzûs, op. cit., p. 158.
  20. Giorgio Gurisatti Ivo, Nel verde la speranza. La mia esperienza partigiana nella Osoppo (maggio 1944- aprile 1945)”, P.O. ed. 2003, p. 182.
  21. Il diario di Bolla (Francesco De Gregori), a cura di Giannino Angeli, A.P.O. Edizioni, prima edizione febbraio 2002, seconda dicembre 2002, p. 87.
  22. Ivi, p. 90.
  23. Alessandra Kersevan in risposta al testo di Paolo Strazzolini, pubblicato su Messaggero Veneto del 5 maggio 2023, in: Messaggero Veneto 9 maggio 2023. Ambedue i testi sono pubblicati su http://www.storiastoriepn.it/dove-stavano-i-futuri-capi-della-dc-e-del-pci-in-occasione-delleccidio-delle-malghe-di-porzus/#comment-63663, ove si trova fra i commenti anche quanto ha nuovamente scritto Paolo Strazzolini nel merito e pubblicato ieri 14 maggio 2023 sempre sul noto quotidiano locale.

L’immagine che accompagna l’articolo è una elaborazione in blu della copertina del diario di Bolla. L.M. P.

 

 

 

 

 

 

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