La nuova Trieste, targata Fedriga e c. Via gli alberi e largo al cemento a Cattinara, si parla di nuovo di rigassificatore, e poi c’è l’ovovia …
Trieste tra ovovia, rigassificatore previsto e nuovo Burlo.
Incomincio questo articolo con una novità Triestina che nulla ha a che fare con la pineta, ma molto con mare e ambiente: il rigassificatore all’altezza del porto di Trieste, vecchia idea che appare e scompare variabilmente. Ora è ricomparsa il 28 dicembre 2022, e tanti auguri alla mia seconda città: tra ovovia che massacrerà zone verdi, rigassidicatore, nuovo Burlo quando si era già messo a posto il vecchio.
Infatti da un servizio video pubblicato il 19 dicembre 2022 da https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2022/12/ (1), si apprende che lo storico ospedale pediatrico Burlo è stato dotato di 5 nuovi tavoli per chirurgia pediatrica, per otorinolaringoiatria, ortopedia, oculistica, ginecologia, sala parto; di una nuovissima tac con intelligenza artificiale, di un ambulatorio ortopedico rinnovato, di un secondo ascensore per diversificare l’accesso dei pazienti infetti, di una camera bianca adibita all’allestimento di preparazioni farmaceutiche sterili. E per il 2023 sono previsti sempre al vecchio storico Burlo, la creazione di un hospice per le cure palliative e lavori ulteriori nel settori di oncologia ed ostetricia. Il tutto per una spesa compessiva di 18 milioni e mezzo in tre anni. (2). Ma allora perché distruggere persino una pineta per costruire il nuovo Burlo, quando il vecchio bastava?
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Per quanto riguarda il rigassificatore, Fedriga ha ripreso il suo sì e si è rimangiato il suo no, e così si legge su ‘Il Piccolo’ del 28 dicembre 2022 “Rigassificatore nel golfo di Trieste, Fedriga apre: «Pronti a discutere di progetti seri». Il governatore disponibile a valutare una struttura galleggiante. Cautela dal Pd, il no di Open Fvg» (3), e rigrazio Open Fvg, ma al di là delle boutades, cosa significa un rigassificatore ‘serio’? Infatti i rigassificatori «“oggetti”, di trattativa politica, sono grandi navi di 300 metri che diventano impianti industriali per la rigassificazione del gas naturale liquido (Gnl), soggetti alla normativa Seveso (D. Lgs. 238/05 detto “Seveso ter”, in vigore dal 13 agosto 2012, sul controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose; Direttiva 2012/18/UE), alle quali si accostano navi metaniere cargo, altrettanto grandi, che a loro volta hanno bisogno di rimorchiatori. Oltre ai rischi di incidenti di vario tipo, si tratta di impianti emittenti inquinanti, soprattutto ossidi di azoto (NOx), in concentrazioni non affatto trascurabili (centinaia di milligrammi/metro cubo), per il trattamento di alcuni miliardi di metri cubi di gas/anno». (4). I rigassificatori, voluti anche dagli Usa per venderci il loro gas e dalla Ue, con la scusa delle sanzioni per l’Ucraina, al posto di quello più pulito e meno costoso russo, sono inoltre «Impianti che rilasciano in mare quantità enormi di acqua marina raffreddata (svariate tonnellate/ora), arricchita di ipoclorito di sodio, noto disinfettante (dall’amuchina alla candeggina) dagli effetti ambientali da valutare attentamente». (5). Addio bagni a Barcola? Pensateci, triestini, e magari fate un nuovo comitato: “No al rigassificatore!” se l’idea di averne uno in mare non vi piace, e ricordatevene alle prossime e vicine elezioni regionali!
Ma comunque, da quanto mi scrive una persona, ci potrebbe ora, con la giunta leghista, essere pure una alternativa: piazzare il rigassificatore a Grado!!!! Ma Grado ha già detto immediatamente un chiaro e deciso no. (6).
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Infine, relativamente all’ovovia, R.B. fa presente su di un suo post, in “Comitato spontaneo per la Pineta di Cattinara” datato 7 dicembre 2022 che «Il percorso dell’ovovia rientra nell’ambito di tutela ambientale F5-CONTRAFFORTE BARCOLA BOVEDO che delimita, nel piano urbanistico regionale, tuttora vigente con la consulenza del prof Livio Poldini e del gruppo di naturalisti da lui diretto. Gli ambiti di tutela ambientale sono le parti più preziose dal punto di vista naturalistico, più dei parchi naturali. Nella scheda tale ambito è indicato come riserva integrale, cioè il tipo di riserva di massima tutela. L’ambito è compreso nella zona di riserva di cui alla legge n.442/1971 e che già all’entrata in vigore del piano urbanistico regionale era tutelato dal piano regolatore».
Ed allora, a questo punto, io mi chiedo perchè questa giunta Fedriga pare abbia deciso di cancellare ogni bellezza in Fvg, ogni ambiente tutelato, ogni ambito protetto, dai monti al mare, oltre la sanità? E se erro correggetemi.
Laura Matelda Puppini.
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Poi c’è la distruzione della pineta di Cattinara. E così mi scrive nel merito Paolo Radivo.
«Il Comitato spontaneo per la Pineta di Cattinara sta diffondendo un dossier su tutte le devastanti opere in corso di realizzazione o in programma nel comprensorio ospedaliero triestino di Cattinara. E’ una versione aggiornata e ampliata rispetto a quella già trasmessa. Riportiamo di seguito una sintesi dei principali contenuti.
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Cubi e cubi di cemento, asfalto, parcheggi riempiranno Cattinara.
«Su incarico dell’ASUGI, per volontà della Regione Friuli Venezia Giulia e con il beneplacito di “Burlo Garofolo”, Comune di Trieste e ANAS, in un clima di scarsa trasparenza e mancato coinvolgimento della cittadinanza, dal febbraio 2022 la ditta Rizzani de Eccher sta attuando nel polo ospedaliero di Cattinara lavori di deforestazione e sbancamento per edificare entro il luglio 2024:
1) un parcheggio dipendenti da 350 posti macchina tra il polo cardiologico e via del Botro, in sostituzione dell’attuale che lascerà spazio al nuovo ospedale materno-infantile “Burlo Garofolo”;
2) un padiglione servizi aziendali da 4 piani più 4 seminterrati di parcheggi per 335 auto, incombente su via Valdoni bassa, da realizzare anche con fondi PNRR pur arrecando «danno significativo all’ambiente» e pur non essendo indifferibile;
3) una enigmatica strada tra via Valdoni bassa e via del Botro accanto al nuovo parcheggio sostitutivo.
Per realizzare queste meraviglie si sono già abbattuti (dicono) 146 alberi.
Si prevede altresì di erigere, sempre secondo i pochi dati resi pubblici:
1) tra dicembre 2022 e dicembre 2025 una terza torre da 15 piani, anche con fondi PNRR pur arrecando «danno significativo all’ambiente» specie sotto il profilo paesaggistico;
2) tra giugno 2023 e giugno 2025 un “cubone Covid” da 7 piani nel piazzale interno dell’ospedale;
3) tra giugno 2023 e giugno (o aprile?) 2027 un nuovo “Burlo Garofolo” da 5 piani, con autosilo sotterraneo da 728 posti macchina su 2 piani più 2 strade laterali, tra la pineta, l’asilo nido, la chiesa, il parcheggio dipendenti, la torre chirurgica e Anatomia patologica.
Verrebbero così sradicati 296 alberi nella pineta, 77 nell’attiguo parcheggio dipendenti e 17 nel piazzale interno o in aree comuni sparse.
Il 21 dicembre scorso la pineta ha cominciato ad essere recintata a monte: un lugubre presagio in vista della sua condanna a morte prevista per il giugno 2023. Il 23 dicembre è ufficialmente partita la «Fase 2» del «Sublotto 1» dei lavori, comprendente tre opere: la terza torre, il nuovo “Burlo Garofolo” e la piastra dell’ospedale per adulti.
Tra febbraio 2022 e dicembre 2029 in tutto il polo ospedaliero si eliminerebbero 536 alberi. I 3.365 promessi a titolo compensativo sarebbero perlopiù arbusti fuori dai contesti originari.
ANAS e Comune, d’intesa con Regione, ASUGI e “Burlo”, intendono altresì realizzare una tortuosa bretella viaria tra la superstrada e il polo cardiologico, che sopprimerebbe 185 alberi, 9 dei quali sono “di pregio”, mentre diversi altri insistono su aree vincolate. I ripristini vegetali promessi sarebbero meno della metà degli alberi abbattuti e non della stessa altezza e larghezza.
In programma c’è poi, verso Altura, un’ulteriore palazzina didattica, una foresteria…
Dopo lunghi disagi di cantiere, cominciati nel febbraio 2022, Cattinara e Altura avrebbero meno verde, più cemento, più asfalto, più traffico, più inquinamento e più rumore.
Eppure nessuna di tutte queste impattanti e costose opere sarebbe necessaria lì.
Il “Burlo” potrebbe restare in via dell’Istria, dove fornisce un prezioso servizio di prossimità ai rioni limitrofi, risultando molto meno periferico e controindicato di Cattinara. Basterebbe solo completarne l’ammodernamento e l’ampliamento già in atto.
Il parcheggio dipendenti sostitutivo non servirebbe se a Cattinara si evitasse di costruire un nuovo “Burlo” più piccolo dell’attuale e senza possibilità di espansione.
Nemmeno il padiglione servizi aziendali e il “cubone Covid” servirebbero se da Cattinara si spostassero in siti cittadini più idonei le strutture universitarie e quelle ospedaliere non per pazienti acuti, i quali richiederebbero invece maggiore spazio.
Infine, per collegare la torre medica con quella chirurgica, entrambe da ristrutturare, non ne occorrerebbe necessariamente una terza alta ben 15 piani. Basterebbero soluzioni più ragionevoli.
Invece si preferisce compiere un disastro ambientale con i fondi pubblici per la salute. Un paradosso grottesco».
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La pineta di Cattinara è un bosco, un polmone di verde anche in tempi afosi, ma sarà spazzata via e sostituita da cubi e cubi di cemento, da questa Regione Fvg. Il buon senso non abita più qui?
La pineta di Cattinara è un bosco ai sensi dell’art. 6 della L.R. 9/2007 (“Norme in materia di Risorse Forestali”). Secondo il Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42), costituisce un bene paesaggistico sia come bosco (art. 142), sia come bellezza naturale, memoria storica, parco e belvedere (art. 136). In base all’art. 20, primo comma, «i beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione».
La pineta di Cattinara, che comprende anche alberi diversi dal pino, è il principale polmone verde del settore settentrionale del polo ospedaliero. E’ un piccolo ecosistema naturale fortemente connotato, un organismo ultracentenario da preservare come inscindibile unità vivente. Svolge un importante servizio ecosistemico gratuito. Produce ossigeno e benefici terpeni, cattura anidride carbonica e altri inquinanti gassosi, riduce il particolato atmosferico, trattiene e smaltisce nel terreno l’acqua meteorica, attenua i rumori, funge da ombrello ai passanti in caso di pioggia e addolcisce il microclima, d’inverno smorzando il vento e attenuando il freddo, d’estate garantendo ombra e fresco.
Questa piccola pineta svolge altresì una preziosa funzione sociale, psicologica e ricreativa offrendo quiete, raccoglimento, serenità, benessere, sicurezza, tepore e/o refrigerio non solo ai residenti come verde di vicinato, ma anche ai dipendenti dell’ospedale e a tutti i suoi frequentatori. E’ facilmente accessibile e fruibile anche a persone con mobilità ridotta.
E’ un bene comune, uno spazio pubblico, un luogo di vita, in pratica la “piazza verde” di Cattinara, il suo cuore pulsante con valore storico-identitario. Per l’attiguo polo scolastico ha assunto altresì una crescente funzione didattica. E’ anche percorsa o abitata da vari animali.
Studi scientifici dimostrano che i boschi hanno concreti effetti terapeutici sul piano sia psicologico sia fisiologico. I pazienti ricoverati in ospedali da cui si vedono alberi guariscono più velocemente, necessitano di meno antidolorifici e godono di una degenza migliore. La pineta di Cattinara potrebbe perciò diventare una “Stazione di terapia forestale urbana”. Ma non se venisse distrutta…»
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A tutte le istituzioni preposte abbiamo chiesto …. Ma nessuno di è mosso ….
«A tutte le istituzioni competenti abbiamo invano chiesto di:
1- preservare integralmente sia la pineta di Cattinara sia gli alberi dell’attiguo parcheggio dipendenti e del restante comprensorio ospedaliero;
2- desistere dal voler costruire a Cattinara il nuovo “Burlo”;
3- completare l’ampliamento e l’ammodernamento dell’attuale sede del “Burlo” in via dell’Istria secondo i più moderni parametri e stipulare una convenzione per avvalersi del vicino autosilo dell’Eurospar a prezzi calmierati senza abbattere alberi per costruire nuovi parcheggi;
4 – cassare dall’Accordo di programma inter-istituzionale per il polo ospedaliero di Cattinara tutte le nuove strutture edili, i nuovi parcheggi e le nuove strade che comportassero danni permanenti alla vegetazione naturale;
5- individuare aree cittadine già edificate e infrastrutturate idonee dove trasferire da Cattinara tutte le strutture universitarie e quelle ospedaliere non per pazienti acuti, già esistenti o da costruire;
6- informare e interpellare sia la popolazione residente sia la cittadinanza tutta sulle opere in cantiere o in programma.
Non solo abbiamo ricevuto silenzi o rifiuti, ma il Comune ha cestinato le nostre duemila firme pro pineta, mentre l’ASUGI ci ha perfino negato l’accesso agli atti progettuali.
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Abbiamo esortato la Soprintendente regionale del Friuli Venezia Giulia e il Ministero della Cultura di attivare le misure di tutela della pineta di Cattinara che il Codice dei beni culturali e del paesaggio assegna o consente loro, malgrado il Piano Paesaggistico Regionale del Friuli Venezia Giulia non la includa esplicitamente tra le aree sotto tutela e l’inconoscibile Progetto esecutivo di «Riordino della rete ospedaliera triestina – Ristrutturazione e ampliamento dell’Ospedale di Cattinara e nuova sede dell’IRCCS Burlo Garofolo» la condanni all’abbattimento.
Abbiamo altresì chiesto alla Corte dei conti del Friuli Venezia Giulia e alla Procura della Repubblica di Trieste di valutare se in tali devastanti opere e/o nelle rispettive procedure autorizzative e attuative sia riscontrabile qualche illecito di loro spettanza. Finora senza esito purtroppo, malgrado alcuni detrattori della nostra pineta, infastiditi dal nostro primo esposto alla Corte dei conti, abbiano esortato il Presidente della Regione a presentare controdeduzioni, come poi avvenuto.
Ormai il cantiere per realizzare le due opere cofinanziate dal PNRR (padiglione servizi e terza torre) è partito, ma volendo è ancora evitabile un nuovo «danno significativo all’ambiente» nel martoriato rione di Cattinara. E ci sono ancora sei mesi per salvare la pineta. Chiunque possa fare qualcosa per scongiurare questo inutile scempio agisca e ci tenga informati».
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Nel salutarVi porgiamo i più cari auguri di buon 2023, con il fervido auspicio che per la nostra amata pineta non sia l’ultimo come invece previsto.
Paolo Radivo – Comitato spontaneo per la Pineta di Cattinara – Trieste
E-mail: paolo.radivo@gmail.com. Telefono e WhatsApp: 349 8696321». (7).
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Con il prossimo articolo su www.nonsolocarnia.info, pubblicherò il testo integrale del dossier “Salviamo la pieta di Cattinara! Laura Matelda Puppini.
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(1) (“Burlo Garofalo, investiti 18 milioni in tre anni, il 97% della cifra stanziata”, in: https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2022/12/ospedale-infantile-burlo-garofolo-trieste-investimenti-sale-operatorie-tac-intelligenza-artificiale-hospital-ca3873ad-785f-4c54-834f-b3e98e3f3817.html?nxtep&fbclid=IwAR0FlYVj7cO2gTICNxC75VbOV77ypkgrYtfQ6BlZhPq_uj424tiCEH_mcKc).
(2). Ivi.
(3) https://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2022/12/28/news/rigassificatore_golfo_trieste_fedriga_apre_a_progetto-12436849/
(4) https://www.editorialedomani.it/economia/rigassificatore-proteste-cosa-sono-wzi6dfrq.
(5) Ivi.
(6) Antonio Boemo, Rigassificatore davanti al litorale: il no di Grado al progetto Snam. Il sindaco Kovatsch: «L’impianto offshore provocherebbe un impatto negativo di immagine per la nostra località turistica, ma anche per l’ambiente e la pesca»
(7) Comunicato inviatomi da Paolo Radivo e leggibile anche sul profilo facebook di “Comitato spontaneo per la Pineta di Cattinara”.
L’immagine che accompagna l’articolo è una di quelle da me già utilizzate. Laura Matelda Puppini.
https://www.nonsolocarnia.info/la-nuova-trieste-targata-fedriga-e-c-via-gli-alberi-e-largo-al-cemento-a-cattinara-si-parla-di-nuovo-di-rigassificatore-e-poi-ce-lovovia/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2022/12/burlo-resize.php_.jpg?fit=572%2C280&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2022/12/burlo-resize.php_.jpg?resize=150%2C150&ssl=1AMBIENTEECONOMIA, SERVIZI, SANITÀETICA, RELIGIONI, SOCIETÀTrieste tra ovovia, rigassificatore previsto e nuovo Burlo. Incomincio questo articolo con una novità Triestina che nulla ha a che fare con la pineta, ma molto con mare e ambiente: il rigassificatore all'altezza del porto di Trieste, vecchia idea che appare e scompare variabilmente. Ora è ricomparsa il 28...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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