La Resistenza a Verzegnis: antefatti da Giso Fior e testo dal libro della Pieve locale, con note e introduzione di Laura Matelda Puppini.
Mettendo a posto la documentazione cartacea che posseggo sulla resistenza, ho trovato queste pagine dattiloscritte che mio fratello il dott. Marco Maurizio Puppini mi aveva dato, provenienti dall’ IRSML ora IRSREC – Fondo Friuli – b CXXVI (Ufficio Storico Documento n. 5277) e relative a “La Resistenza a Verzegnis” compilate, per quanto riportato, con osservazioni reperite sul “Libro storico della Pieve di Verzegnis” esistente presso detto luogo di culto, locato nella frazione di Villa.
Questo testo porta in pedice una nota sempre battuta a macchina, non molto comprensibile, in cui si legge: «Estratto del Reg., la cui stesura definitiva risulta fatta per quanto avvenuto dopo l’8/6/1944 fra il 1950 e il 1953, ma da block-notes dove il parroco notava volta a volta fatti ed eventi», ma questa narrazione termina nell’ aprile 1945. Quindi riporta, con in calce la firma autografa di don Aldo Moretti (si spera dato che non ho confronti), la seguente riga scritta a mano pare dal Moretti stesso “fatto da D. Aldo Moretti – 29/8/1966”.
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Un aspetto è interessante: il testo è frutto di una ‘ricopiatura’ del 1966, in piena guerra fredda, di informazioni presenti su un grande libro della Pieve di Verzegnis, con gli originali compilati da don Graziano Boria, parroco del paese, rivisti o semplicemente ricopiati da un altro sacerdote: don Aldo Moretti ‘Lino’. Ma non si sa quando l’originale sia stato scritto: infatti secondo Liliana Ferrari spesso i resoconti dei sacerdoti furono «redatti o terminati, per il periodo resistenziale, a posteriori quando, a guerra finita, il Vescovo chiese ai sacerdoti il rendiconto di quanto svolto in quel periodo», (1) in particolare relativamente alle opere di carità. E se dette note dei parroci furono scritte a posteriori, può darsi che furono scritte, magari in fretta e furia, in base a ciò che i sacerdoti, presi da mille attività pastorali ed istituzionali, ricordavano, sapevano allora, era loro stato narrato, sicuramente sulla base della loro visione del mondo, fortemente anticomunista. Ed i parroci erano persone con le proprie idee politiche, con i propri limiti, le proprie paure, talvolta avvolti da una grande solitudine, spesso in una posizione, almeno in quegli anni “fra l’incudine ed il martello”.
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Inoltre qui il Parroco estensore scrive riferendosi a sé stesso in terza persona, ma ha fatto così anche Romano Marchetti nelle sue memorie, che io ho volto in prima, ed era quindi uso comune, allora, fra le persone di una certa cultura, fare così. Quello che però a me pare, nel caso specifico, è che gli originali siano stati compilati in modo arricchito da miti della vulgata forse bellica nazifascista ma sicuramente post bellica, in particolare anni sessanta, quale quella che, per esempio, vedeva ‘Mirko’ solo come lo slavo comunista, una carogna e la causa di tutti i mali, diffusa allora in Carnia presumibilmente da cattolici nostalgici ed altri, ma ben poco reale.
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Comunque, sia come sia, in queste righe si nota una descrizione di ‘Mirko’ (2) certamente non rispondente a quanto scrivono di lui sia Romano Marchetti nelle sue memorie, dove ci narra che lo sloveno o slavo era una persona nostalgica ed all’ultimo stadio della tisi che lo stava distruggendo, sia Mario Candotti nei suoi numerosi scritti.
Infine venne data, ai tempi dell’anticomunismo accesso, invero a ‘Mirko’ un’importanza esagerata, e qui addirittura lo si ritiene il comandante di tutta la Garibaldi Carnia, quando non era assolutamente così, perché egli era solo il comandante del battaglione carnico ‘Friuli’ e, quando, per la salute, non ce la faceva più, nonostante il suo grande coraggio, veniva sostituito da Vitale Azoto di Enemonzo, nome di battaglia ‘Nitro’ (3), vice comandante, la cui esistenza fu poi dimenticata da molti. Commissario politico del battaglione era Tranquillo De Caneva, originario di Trava di Lauco.
E, non da ultimo, non si sa come don Boria avesse potuto scrivere allora di ‘Mirko’ come persona se non per sentito dire, dato che non si trovava di stanza a Verzegnis, ma prima a Lauco e poi a Raveo, e quindi in ritirata attraverso Pani, ed infine ad organizzare, con un distaccamento del battaglione, rifugi, magazzini e nascondigli in zona Avedrugno, e che la battaglia di Chiaulis di Verzegnis fu condotta da ‘Nitro’ (4).
Mario Candotti scrive però che ‘Mirko’ era conosciuto, ammirato, temuto in tutta la valle del Tagliamento, che era ostinato e coraggioso, nemico dei Tedeschi ed inflessibile e duro con sé stesso e con gli altri e che teneva il suo battaglione con pugno di ferro. Egli, che era un ufficiale slavo preso prigioniero dai fascisti e finito in un campo di concentramento italiano nel padovano, si era circondato di un gruppo di giovanissimi che avevano dato filo da torcere al nemico sia intorno a Tolmezzo, sia lungo la valle del Tagliamento, sia nella zona di Verzegnis. (5).
Inoltre credo che in questo testo sulla resistenza a Verzegnis si faccia confusione tra il btg. ‘Stalin’ e un battaglione staliniano (6), a tutto vantaggio di una visione discutibile della resistenza. Infine spesso sacerdoti ma anche altri, e pure partigiani nei loro racconti o memoriali, scrivevano di alcuni fatti non per esser stati presenti agli stessi ma come erano stati loro narrati ed in base a personali sensazioni, letture post belliche ed influenze.
Ma comunque ho deciso di riportare questo racconto corredandolo con molte note, perché risulta interessante sia per descrivere alcuni eventi accaduti in Carnia sia per far notare quanto si debba star attenti leggendo “l’alluvione di memoriali, precisazioni, analisi, autobiografie già pubblicate”, per dirla alla Romano Marchetti, sulla resistenza.
Prego però di leggere anche le note che sottolineano alcuni aspetti alla luce degli studi successivi.
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Antefatti sulla resistenza a Verzegnis, da Adalgiso detto ‘Giso’ Fior.
Dopo questo racconto databile 1966, alcune righe sulla formazione del movimento resistenziale a Verzegnis sono state pubblicate da Giannino Angeli e Roberto Tirelli nel loro: “L’Osoppo per la libertà della Carnia (1943- 1945), edito nel 2003, che riprendono anche quanto scritto da Adalgiso (detto Giso) Fior, poeta e partigiano, che era stato, pure, comandante prima del btg. Tagliamento della Osoppo e poi del gruppo che si occupava della stampa e propaganda di tutta la Divisione, da un memoriale presente Archivio Osoppo della Resistenza in Friuli. (7).
Ivi si legge: «Subito dopo il crollo, insieme con Giampietro Boria (Mario) (8), universitario in legge ed altri due o tre cui si aggiunse Mario Marzona (Colombo) insegnante, tentammo di costruire un coop. boschiva per guadagnarci un tozzo di pane, evitando i bandi dei tedeschi. Il podestà di Verzegnis, invece, propose a noi come a tutti i giovani di entrare nella TODT e non autorizzò il taglio dei boschi. Noi andammo ugualmente fra i boscaioli, ma era assai arduo per noi trovare da sfamarci. D’altronde molti, fra cui io, non si fidavano a dormire in casa. (…). Quando nel dicembre 1943 Concetto Marchesi lanciò il suo proclama da Padova, […] lo diffondemmo nei volantini che ci erano giunti. (9).
Il 23 gennaio 1944, ebbe luogo un convegno di circa 100 uomini delle frazioni di Verzegnis ed anche di San Francesco e Pozzis. In questa frazione della Val di San Francesco si era recato il parroco don Graziano Boria per alcuni giorni di attività pastorale. In quel giorno convenimmo anzitutto ad un rito religioso, fu cantata la messa solenne, poi passammo nella stanza sopra la latteria per un pranzo in comune al quale avevano contribuito con generi e vino i paesani, ricevuto dal sig. Argentino Zanon (Zearo). (…). Non era stato solo il motivo religioso ad unirci, eravamo lì a chiederci che cosa dovessimo fare in quei frangenti e come ci si dovesse orientare.
Eravamo tutti di sentimenti almeno vagamente religiosi e sinceramente democratici. Una sola eccezione fra i cento di Pozzis, Pietro Chialina, di circa 20 anni, da Chiaicis. Costui, giovane buono, generoso ed impulsivo, era infatuato dell’ideologia comunista. Diventerà garibaldino e morirà in combattimento valorosamente. (10).
Il convegno di Pozzis – continua Adalgiso Fior – fu essenziale per il nostro orientamento. Lì si decise di non attraversare il Tagliamento e di star lontani dai repubblichini come pure dalle spie che si temevano giustamente a Tolmezzo, si decise anche di continuare nella ricerca delle armi da tenere ben nascoste ed oleate, continuando a recuperare specialmente quelle abbandonate dagli alpini: si decise anche di prendere contatto con i reparti armati ribelli che si trovassero nei dintorni per attingere notizie. Pur cantando lì tutti fra le altre canzoni anche “bandiera rossa” e pur essendo lì esplose tutte le idee politiche o tendenzialmente tali, era apparso chiaro che alcuni erano apertamente badogliani, altri invece gridavano al re e a Badoglio come traditori. Molti apparvero di idee socialiste (11). Ma la gran parte volevamo una resistenza apartitica.
Quella riunione dunque ci ha affratellati nell’ idea antitedesca e antifascista, nonostante le spie vere o presunte. Emerse che dovevamo stare a capo Mario Marzona (Colombo) Giulio Deotto, che pur non divenne se non valido collaboratore, ed io ‘Mion’». (12). (Giannino Angeli e Roberto Tirelli, L’Osoppo per la libertà della Carnia (1943- 1945), A.P.O., 2003, pp. 28-29).
Quindi l’adesione anche di Adalgiso Fior all’Osoppo, con diversi suoi compagni. Possiamo perciò dire che Verzegnis poteva annoverarsi fra le ‘basi ‘osovane’, per dirla con Marchetti pur non mancando, successivamente, aderenti alla Garibaldi.
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Dopo questi antefatti, continuo quindi la storia della resistenza a Verzegnis dal documento da cui sono partita, che narra la parte seguente.
«LA RESISTENZA A VERZEGNIS.
Settembre – Dicembre 1943.
Nel settembre 1943 quasi tutti i giovani di Verzegnis riescono a rientrare in famiglia dal servizio militare. Indossano abiti borghesi e lavorano di preferenza nei boschi ma stanno all’erta per il timore di rastrellamenti.
Gli stavoli ospitano gruppi di sbandati (13) non locali, che vivono alla macchia sperando in una prossima fine (della guerra n.d.r.). La popolazione, vedendoli privi di tutto, li assiste ed aiuta, animata in ciò dal pievano.
Ma le cose vanno in lungo. Succede il collasso morale. Imperversa la incetta egoista dei viveri e il mercato nero. Non c’è più legge nei prezzi, non più coscienza nei guadagni.
Ai molti sfollati, che si trovano a Verzegnis, ora la carità giunge misurata e qualche volta a prezzi inammissibili.
Intanto viene nominato il nuovo podestà il rag. Attilio Fior, di sentimenti decisamente fascisti. Egli vuole orientare Verzegnis a favore della Rep. Sociale Italiana. Fa pressioni perché gli uomini validi accettino di mettersi al lavoro con la T.O.D. (Sic! Ma è T.O.D.T. n.d.r.), se non vogliono arruolarsi con l’esercito della R. Soc. (Repubblica Sociale n.d.r.). (14). La mercede è molto alta; ma gli interessati non accettano. Verzegnis resta terreno indifferente a questi richiami e l’opposizione sorda si sta facendo decisa.
In questa opposizione hanno una loro parte due ex-ufficiali del Salernitano, che hanno avuto un impiego a Verzegnis dove, come gli altri sfollati, vivono in attesa. Sono il dott. il Commercio Pellegrini Annale e il dott. Marchiani Gaetano, nominato Medico Condotto di Verzegnis. Questo secondo è ospite in Canonica fino al gennaio 1944.
Si susseguono i bandi di arruolamento e giungono cartoline di precetto per la leva repubblicana (15), ma uno solo a Verzegnis ha optato e fu accolto nelle file repubblicane, certo Billiani Lorenzo da Chiaulis. Nessun altro! Aumentano invece i fuggiaschi riparatisi fra i monti.
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Il 14 dicembre 1943 il pievano viene chiamato a Tolmezzo dal Capitano dei Carabinieri e viene severamente ammonito di non pronunziarsi né contro i Tedeschi né contro il Governo Repubblicano. Per Udine si sparse la voce che fosse finito in prigione. Fu invece rilasciato a piede libero. Era stato vittima di una delazione da Verzegnis.
Il 1943 si chiude in un’atmosfera pesante. Molte le incognite. Si moltiplicano le spie. Tutti si aggirano sospettosi. Il movimento di liberazione va man mano crescendo, mentre la Repubblica Sociale esalta con la stampa l’amicizia con la Germania, accusa a morte Badoglio ed il movimento partigiano che qualifica come opera di fuorilegge. Il solco aperto nel ventennio ha esacerbato gli spiriti. Gli odi di parte fanno prevedere una guerra ancora lunga, colma di lacrime e di sangue.
Intanto continuano ad arrivare sui nostri monti numerosi sfollati che fuggono dai bombardamenti delle città. Tutto hanno perduto. Resta la vita: soltanto quella, e non si conosce per quanto tempo ancora.
Il Pievano di Verzegnis D. Graziano Boria è in questo tempo validamente coadiuvato dal bravo cooperatore D. Giuseppe Campana poi diventato parroco di Salt di Povoletto.
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1° genn. – 13 ott. 1944.
Il 23.1.1944 a Pozzis di Verzegnis circa un centinaio di uomini si radunano a pranzo assieme nel locale della latteria, dopo il rito religioso in chiesa. Provenivano da San Francesco e da Preone. Non si concretò nulla, ma ci si trovò d’accordo nell’ impegno di non corrispondere agli inviti di collaborazione dei Tedeschi e dei Repubblicani, (16) di cui si faceva zelante interprete il podestà Attilio Fior.
Il 6 marzo 1944 i Garibaldini giunti con l’autocorriera di ‘Tin’ (17) da Cavazzo Carnico, dove pure avevano tentato di incenerire il municipio, estorcono al segretario comunale Pellegrini L. 2000, asportano il registro della popolazione e due macchine da scrivere e poi appiccicano fuoco al locale. Tutto va perduto tranne alcuni medicinali e altre cose di poco conto. Sembra che il movente di tale incendio sia stato il rifiuto da parte del podestà di distribuire le carte annonarie ai reduci del servizio militare, e il proposito di distruggere gli elenchi degli operai che egli voleva reclutare alla T.O.D. (Sic! Ma è correttamente T.O.D.T.).
Il Podestà in quei tempi stava annidato a Tolmezzo, e da lui doveva scendere a rapporto per le firme il segretario.
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31.3.1944. I partigiani garibaldini uccidono in casa sua, nel suo letto, Riccardo Cella (18), milite fascista accusato di persecuzione e di rastrellamenti da lui vantati a danno di partigiani nella zona montana di Tarcento.
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14.4.1944. Rastrellamento delle vallate di Verzegnis e dell’Arzino. Vennero arrestati molti uomini fra cui il parroco. Di loro alcuni vennero poi liberati, altri finirono in V. Spalato (19) e in Austria (20). Molti riuscirono a fuggire.
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Maggio 1944. In questo periodo viene organizzato il servizio della “Guardia territoriale”.
Anche a Verzegnis tale compito viene affidato ad elementi nostri in dipendenza da Tolmezzo. Consiste nel servizio di vigilanza da prestare, dalle ore 20 di sera alle 5 del mattino, da apposite garitte collocate sugli incroci stradali in tutte le frazioni. VI prendono posto due uomini armati… di bastone, col compenso abbastanza buono di L. 30 per notte.
Loro compito è difendere il paese dalle formazioni partigiane, segnalando ogni movimento sospetto. Giovanni Antonio Collautti di Villa è il comandante, Francesco Zanier da Chiaulis V. Comandante, Deotto Enore da Clauicis (Sic! Ma è da Chiaicis o da Chiaulis, presumibilmente, N.d.r.) Segretario pagatore. Costui assolve con scrupolosità il suo ufficio di pagamento settimanale, ogni domenica alle 11 a Santo Stefano.
Poiché tutti gli uomini devono essere a S. Stefano dalle 9 alle 11.30, la Messa – con permesso ottenuto dall’ Arcivescovo – si celebra ogni domenica alle ore 9, a cominciare dal 21 maggio, all’aperto, nel cortile delle Scuole, lasciando alternativamente privi di Messa Chiaulis e Intissans.
All’ omelia e attraverso fogli volanti della collana “Lux Don Bosco” (21) si trattano problemi sociali alla luce del Vangelo.
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Giugno 44. Si continua a celebrare a S. Stefano per gli uomini che sono tutti obbligati a presenziare all’istruzione e all’appello. (22). Ma molti prendono, man mano la via del bosco, ove ormai vanno irrobustendosi le formazioni Osoppo e Garibaldi, incoraggiate dai lanci degli apparecchi alleati, i quali però danno meno di quanto promette radio Londra.
Il Comando della Osoppo si è insediato a Pielungo, nel castello del co. (qui conte. N.d.r.) Giacomo Ceconi. Elementi nostri giovanili troppo esaltati, poco disciplinati, alternano fughe ad atti di furto e spavento. (23). Nonostante la buona volontà dei Comandanti, la truppa manca spesso di ordine e prudenza, esponendo la popolazione inerme a continui spaventi. (24).
In questo mese elementi partigiani della Osoppo di stanza a Verzegnis hanno prelevato 32 hl di vino al commerciante Fabro di Villa Santina trasportando i recipienti a mezzo camion fino al magazzino del Castello di Pielungo, ma lasciando damigiane un po’ ovunque lungo la Valle di Verzegnis. I vuoti non vennero restituiti. Questo sistema di ‘rubare’ senza pagare (25), mentre consta che i denari al Comando partigiano non mancano (26), non fece buona impressione.
Di ciò e della mancanza di disciplina noi parlammo con i capi ma non ci diede (Sic! Ma è diedero. N.d.r) retta e disordini e furti si moltiplicarono. (27).
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2 luglio 44
Continuano con una dolorosa costanza atti di indisciplina dei partigiani e le truppe tedesche e repubblicane sono particolarmente all’ erta.
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19-21 luglio 1944 Rastrellamento dei Tedeschi – Repubblicani che risalgono sia la nostra Valle da Tolmezzo che quella dell’Arzino dalla pianura. Vittime da ambo le parti. Morti nostri: Pasolini Silvio da Intissans di 19 anni partigiano (28); Lunazzi Pasquale ottantenne ucciso solo perché tentava di chiudere lo spaccio alimentari da lui gestito a Intissans (29); Fior Pio (30) e Fior Antonino (31), giustiziati dopo una giornata di marcia nei pressi della fontanina della salita di Avons, e Adelchi Fioravante (sic! ma trattasi di Adelchi Fior di Fioravante N.d.r.) (32), bimbo di 14 mesi, ucciso da un repubblichino nel grembo della madre Boria Fedora, la quale aveva avuto il torto di non aver dato risposte soddisfacenti sul movimento partigiano.
Giunge poco dopo la notizia della morte del partigiano Celso Fior (33) e di Attilio Mangiat (Sic! Ma è Mongiat. N.d.r.) (34) avvenuta il 18/7/1944. Costui fu vittima con altre 10 persone di Fusea sulla malga di Luini (Sic! Ma è Cordin in territorio paularino N.d.r.) (35) di un eccidio perpetrato dai tedeschi.
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22.8.1944. Si decide il presidio giovanile Osovano. Salta il ponte di Avons sulla sponda destra del Tagliamento dividendoci così da Tolmezzo. Si attua il posto di blocco osovano dalla parte di Avons, garibaldino sulla Villasantina – Tolmezzo. Si organizza il trasporto di 30 q. di farina di frumento che viene dal ponte di Braulins per Cavazzo. Ormai quella è l’unica via che ci resta per il vettovagliamento. La maggior parte della farina è però per i partigiani. (36).
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5.9. 44 I Tedeschi hanno guadato il Tagliamento e sono giunti a Chiaulis e Intissans, incutendo spavento e terrore. Se ne andarono asportando dalla latteria molte forme di formaggio. I partigiani non si fecero vivi. Così non ci furono vittime. (37).
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10.9.44 Tiri mortaio e mitraglia tra Tolmezzo ed i partigiani osovani in Vals (38). Vittime, fra questi, un giovane di Villa Santina a. L. (forse A.L.) (39) e Di Centa Armando di Floriano (40), studente da Comeglians, che morì la notte seguente, nell’ospedaletto di Ampezzo.
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20.9.44 I Tedeschi demoliscono con mortai la Piccotta di Tolmezzo dove c’era un nido di partigiani. (41). Senza vittime. Lo stesso giorno il giovane osovano Fior Paolino (42), di anni 16, arruolatosi il 26 dello scorso agosto, nel tentativo di rapire cavalli a una colonna di Cosacchi (43), fu da questi ucciso ai Rivoli Bianchi. Il cadavere verrà rintracciato a liberazione avvenuta, nei pressi di Amaro.
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1.10.44 La Garibaldi a Verzegnis era stata organizzata, qui come altrove in Carnia, da Mirko (44), uno slavo, fervente propagandista rosso, che tiene al suo comando tutta la Brigata Garibaldi della Carnia. Ha il suo recapito a Esemon di Sopra. Costui ha ucciso di suo pugno 53 persone e fra queste molti dei suoi gregari. (45). Portava una medaglietta d’oro con S. Antonio al collo, ed in mano una pistola. Biondo, di mezza statura, vestiva da ufficiale, sempre senza berretto, qualche volta compariva in canottiera. Era l’idolo delle ragazze. (46). Si è fidanzato con una di Raveo (47). Finiranno uccisi tutti e due a poca distanza, al momento della liberazione. (48). A Verzegnis Comandante dei Garibaldini sotto Mirko era Da Pozzo Renato di Federico (49). Passò con loro anche Decio Deotto, che prima era osovano col nome “Marco d’ Aviano” (50) e poi, cambiato colore, finirà col diventare il piccolo padre della cellula comunista di Cluaicis (Sic! Ma questa località non esiste in comune di Verzegnis. Pertanto trattasi di Chiaicis o Chiaulis. N. d.r.), come Pio Boria fu Dionisio (51) avrà un posto d’onore in quella di Verzegnis.
I garibaldini tuttavia, salvo imprudenze, non furono cattivi. Il Pievano D. Boria, in questi tempi, saliva ogni sera in “Seglars” ov’ essi avevano il rifugio nelle fortificazioni (52) e teneva loro istruzioni di carattere sociale. Oggi 1.10 alla festa del Rosario (53) la S. Messa solenne fu servita dai Garibaldini (54).
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Ott. 1944. Circa Trenta Partigiani russi staliniani, vestiti kaki con berretto a stella rossa arrivarono in questo tempo a Verzegnis. Loro interprete era un ragazzo russo di 13 – 14 anni, condotto in Italia dalla ‘Julia’. Costui conosceva anche il friulano ed il tedesco (riga poi parzialmente omessa N.d.r.) infatti (finì) con i Cosacchi a far loro da interprete e spia. (55). Il Btg. staliniano era comandato da un certo ‘Daniele’ (56). Non recarono noie.
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3 ott. 44 Fior Roma fu Martino (57) nel raccogliere castagne in Cando (finale tagliato in fotocopia N.d.r.), inciampa in una mina e ne è dilaniata. Bonina Boria ved. Caritti (forse Cacitti N.d.r.) in Avocat è raggiunta e ferita da una pallottola tirata da Tolmezzo. (58).
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8.10.44 Notizie allarmanti sull’arrivo dei Cosacchi in Carnia.
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12.10.44 Rastrellamento dei Tedeschi e Repubblicani limitata a Chiaulis e Villa. I partigiani staliniani e garibaldini si ritirano sparando gli ultimi colpi. I Tedeschi fanno razzia (anche delle nostre due biciclette) e reclutano 6 uomini che portano con sé per trasportare munizioni, ma poi rilasciano ad Invillino. Anche la strada per Villa ha due piccoli ponti fatti saltare dai partigiani.
All’indomani un bimbo di 8 anni, sfollato da Udine, Paolo Zanon (59), troverà una bomba a mano a Riviasio e giocando ne resterà ucciso.
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1°- 13 ott. 1944 – Maggio 1945.
15.10.44 Arrivano i Cosacchi a Chiaulis e Intissans che si insediano da padroni. La Resistenza in Carnia non esiste più. Come ci adatteremo ai nuovi padroni? I Cosacchi sono comunque molto religiosi, salutano con rispetto i sacerdoti ed accolgono i nostri ricorsi.
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24.10.44 I Cosacchi saliti a Tolmezzo in cerca di fieno vengono messi in fuga da quei di Chiaicis con il suono delle campane a martello; ma fu una infelice trovata perché quelli scapparono sì spaventati, ma all’ indomani ritornarono armatissimi per un rastrellamento contro i partigiani che essi temevano qui annidati. (60). Requisirono in casa e uccisero nel bosco Pio (61) e Giuseppe Paschini (62), freddarono fuori porta di casa loro Luigi (63) e Giovanni Marsilli (Sic! Ma anche Marsilio N.d.r.) (64). Incendiarono tre case a Intissans. In tanto a Udine sono stati portati, prigionieri dai Tedeschi altri 13 uomini presi in Chiampanon (65) il 17 corr. Di essi 3 torneranno, 5 andranno verso Tarvisio e 5 resteranno nelle carceri di Udine. Cappellaro Enore (66) era stato invece fucilato a Chiampanon sul luogo. Il cadavere fu bruciato lì con lo stavolo.
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1.11.44 Il Parroco è chiamato a Tolmezzo dal comando Cosacco che vuole informazioni sui trenta partigiani di Stalin. Interprete loro, che non tradì il parroco, era lo stesso ragazzo che prima era con gli stessi staliniani.
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9.11.44 I Cosacchi si stanziano anche a S. Stefano e Villa. Ora tutte le frazioni sono invase da loro. (67). Hanno però abbastanza disciplina. Molti cariaggi, molti cavalli a cui va il nostro fieno. (68). Si calcola che nel comune abbiano preso dimora 3500 Cosacchi e circa 700 (? Fotocopia tagliata. N.d.r.) cavalli. Hanno anche due Pope: uno a Chiaulis, a cui viene concessa la chiesa per le loro funzioni; uno, più colto, a Villa dove per il servizio religioso usano la sala dell’asilo.
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13.11.44 18 fra fanciulli e ragazze di Pozzis vengono collocati in varie famiglie di Claucis (Sic! Ma è da Chiaicis o da Chiaulis, presumibilmente, N.d.r.) e Villa per non lasciarli laggiù (o lassù? N.d.r.) esposti alle violenze dei Cosacchi e alla morsa della fame. (69). Tutti i fanciulli e ragazze li abbiamo così sistemati a Verzegnis, mentre a Pozzis la vita fu assai dura in quell’inverno.
Alesso, Bordano, Interneppo furono più sfortunati assai, perché di là vennero fatti sfollare tutti gli abitanti per installarvi i Cosacchi.
Da allora alla liberazione, Verzegnis fu in mano ai Cosacchi che furono abbastanza corretti, anche per la presenza dell’Ataman Pietr Krasnov, ex- consigliere dello Zar e capo supremo “dell’Armata cosacca di Liberazione” (70) che prese alloggio nell’ albergo “Stella d’Oro” il 27.2.1945 e vi partì con il seguito il 1°/5/1945.
A fine aprile 1945 i Partigiani, comandati da ‘Fulvio’ (71) avevano di nuovo sotto controllo Valle di Verzegnis con il comando ad Assais. Il 6 maggio arrivarono gli Inglesi.
F I N E
(Estratto del Reg., la cu istesura definitiva risulta fatta, per quanto avvenuto dopo l’8.6.1944 fra il 1950 ed il 1953, ma da blok – notes dove il parroco annotava volta a volta fatti ed eventi).
Fatto da D. Aldo Moretti 29.8.1966 (da ‘Fatto’ scritto a mano N.d.r.)».
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Note.
(1) Liliana Ferrari, Il clero friulano e le fonti per la sua storia, in: AA.VV., La Repubblica partigiana della Carnia e dell’Alto Friuli, IL Mulino ed., 2013, pp. 232-233. Citazione anche da me ripresa nel mio, su www.nonsolocarnia.info “6 agosto 1943: l’incontro di Tarvisio tra italiani e nazisti”.
(2) Per Mirko (Arko Mirko), cfr. la nota di Laura Matelda Puppini in: Romano Marchetti (a cura di Laura Matelda Puppini), Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona. Una vita in viaggio nel ‘900 italiano, IFSML e Kappa Vu ed. 2013, p. 377-378 ed i riferimenti a ‘Mirko’ in detto volume.
(3) Per Vitale Azoto ‘Nitro’, figlio di Pietro o Francesco Azoto e di Oliva Di Qual, portatrice carnica, era nato a Rigolato il 2 aprile del 1922, ed abitava ad Esemon di Sotto. Era stato alpino nella Julia ed era reduce dalla campagna di Russia, e divenne prima vice- comandante e poi, dal 1° febbraio 1945, comandante del Battaglione garibaldino ‘Friuli’. Infine venne nominato vice-comandante della Brg. Val But. Guidò la battaglia di Chiaulis di Verzegnis e fu determinante in quella di Pani. (Cfr. Azoto Vitale, scheda n. 11 in: 472 schede di partigiani garibaldini, uomini e donne che scrissero la storia della democrazia, operativi in Carnia o carnici,in www.nonsolocarnia.info).
(4) Per la battaglia di Pani, cfr. Tranquillo De Caneva, La battaglia di Pani di Raveo, in: “Il Movimento di Liberazione in Friuli, Rassegna di storia contemporanea n..1, pp. 23-43.
(5) Mario Candotti, La lotta partigiana in Carnia nell’inverno 1944-45, in: Storia Contemporanea in Friuli, ed. I.F.S.M.L., n. 11, 1980, pp. 52-53.
(6) Per il battaglione Stalin, il volume di Alberto Buvoli, Comandante Daniel. Un ufficiale russo nella Resistenza friulana, IFSML 2005, e Pieri Stefanutti, Daniel e i suoi compagni. Partigiani sovietici nella Resistenza friulana, tra la Valle del Lago, la Val d’Arzino e la Carnia, Kappa Vu ed., 2023.
(7) Adalgiso Giocondo (noto come Giso) Fior, nome di battaglia ‘Mion’ impiegato, insegnante, pubblicista, scrittore, poeta, era nato a Chiaulis di Verzegnis il 6 novembre 1916, e morì ad Udine 2 settembre 1978. Egli fu uno dei primi a rifiutare la leva coatta, e riparò, con altri, in montagna, in una posizione ancora passiva rispetto alla lotta armata. Quindi, nella primavera del 1944, decise di andare a Pielungo per unirsi, con il suo gruppo, alla Osoppo/ Friuli. E così egli stesso scrive: «Una notte di primavera io e Deotto Zearo (Decio? N.d.r.) (…) andammo a Pielungo, ove si era già portato Giampiero Boria, aggregandoci al primo nucleo. Era da poco avvenuta l’azione su Tolmezzo in cui aveva perso la vita Del Din» (Giannino Angeli, Roberto, Tirelli, L’Osoppo per la libertà della Carnia (1943- 1945), pp. 33 – 34). Probabilmente il btg. osovano ‘Tagliamento’ (Giampaolo Gallo, La resistenza in Friuli 1943-1945, IFSML, 1989, p. 161), erroneamente Val Tagliamento, di cui Adalgiso Fior divenne il comandante, si formò il primo maggio 1944. Da quanto si sa Giso Fior era stato pure favorevole al comando unico Garibaldi/ Osoppo. Successivamente venne chiamato da ‘Verdi’ a dirigere l’ufficio stampa divisionale e fu l’autore del motto “Pai nestris fogolârs” che con “Osoppo avanti”, sempre suo, divennero i titoli dei due giornaletti della formazione Osoppo che, pure nei contenuti, furono per la gran parte opera sua. Il motto: “Pai nestris fogolârs” fu pure ricamato da mamme, sorelle, spose sui fazzoletti verdi dei loro uomini, almeno in alcuni casi, per esempio in quelli di ‘Lena’ e ‘Walter’. La tipografia clandestina, durante i rastrellamenti, venne trasferita, grazie a donne che ne trasportarono con le gerle le parti in una cisterna, e qui ‘Mion’ lavorò a lume di candela. (Giannino Angeli, Roberto, Tirelli, L’Osoppo, p. 48). Da quel momento, sino all’inverno 1944, il battaglione Tagliamento venne comandato da ‘Carnico’, Nino Pizzo, con vice comandante sempre ‘Mitri’, Luigi Mecchia; quindi, quel che ne rimaneva, da ‘Fiāt’, Giuseppe Flamia, e poi da ‘Fulvio’, Italo Soranzo almeno così pare. Elementi di spicco del battaglione furono anche Mario Fragano, nome di battaglia ‘Silla’, commissario politico, (da non confondersi con ‘Silla’, talvolta erroneamente ‘Sila’, Facchin Mario del btg. Carnia) e Giovanni Paschini, nome di battaglia ‘Ursus’. (Gian Carlo Chiussi, “Con l’”Osoppo in Carnia”, memorie inedite del periodo partigiano, Udine ottobre 1982, p.6). Subito dopo la guerra, Adalgiso Fior, per ragioni di lavoro, si trasferì a Milano dove pubblicò, nel 1954, l’antologia di canti friulani con versione in italiano “Villotte e canti del Friuli.” Tradusse in ladino-carnico e pubblicò, sempre a Milano, nel 1954 il primo ed il terzo canto dell’Inferno di Dante. Nel 1985 è stata editata a Udine una raccolta delle sue composizioni più significative, corredata di una bibliografia con titolo: “La mê Cjargna”. (friûl.net/dizionario_biografico/Fior Adalgiso Giocondo.)
(8) Non si trova molto su Giampietro Boria partigiano, nome di battaglia ‘Mario’, di Verzegnis, operativo nel Friuli Occidentale con ‘Maso’, Pietro Maset, osovano. Azionista, commissario politico di brigata al fianco di ‘Maso’, poi avvocato a Milano, e componente della direzione Nazionale del P.S.I., si scontrò pesantemente, da che mi diceva, con Bettino Craxi, di cui non approvava la linea politica. Due righe biografiche su di lui sono riportate in: “Renzo Biondo, Il verde, il rosso, il bianco. La V brigata Osoppo e la brigata osovano-garibaldina ‘Ippolito Nievo’, Cleup ed. prima edizione 2002”, alle pp. 241-243 scritte da Enore Deotto, ed intitolate: “Mario commissario della Va Brigata Osoppo”. Alla p. 340 dello stesso volume troviamo una scheda sintetica su ‘Mario’: Giampietro Boria era nato a Verzegnis il 2/8/1923, e aveva partecipato alle prime dimostrazioni antitedesche, Quindi era andato a Pielungo per arruolarsi nella Osoppo, e, entrato subito a far parte della V Brigata, era diventato inizialmente Vice- commissario (Sic! ma è vice delegato politico) del btg. Cellina, e quindi commissario politico o delegato che dir si voglia della brigata. Finita la guerra, si laureò a Padova in legge, seguendo pure gli insegnamenti di Norberto Bobbio, e quindi si trasferì a Milano ove aprì un importante studio legale e ricoprì numerosi incarichi professionali e civili. Alle pp. 222 e 223 dello stesso volume, Renzo Biondo riporta una testimonianza di Giampietro Boria relativa all’ultima volta che vide ‘Maso’ vivo ed a cosa fece quando seppe della morte del comandante, caduto a causa di una soffiata. L’adesione di Giampietro Boria al Partito d’Azione, e la carica di commissario politico di Brigata, è ricordata sempre da Renzo Biondo nel suo: “Le brigate “Osoppo” ispirazione azionista e cattolica” in: “Pagarono con la Vita per dare all’Italia libertà e democrazia”, opuscolo che riporta i discorsi fatti a Milano, per ricordare il 1° novembre, al cimitero i partigiani caduti, senza data, p. 11, in: http://www.youblisher.com/p/926566-Lettera-n-5-2010/. Qui ‘Biondo’, anche lui azionista, scrive: «Pure aderenti al Partito d’Azione erano nel 1945 il Commissario della Brigata (“Mario” -Boria Giampietro) […]». Per quanto riguarda la posizione dell’avvocato Boria nella direzione del P.S.I., nel 1979 risulta fra coloro che inviarono un attestato di stima ad Agostino Viviani per la sua mancata candidatura. (I. N.S.M.L. Serie: Attività politica Sottoserie: Partito socialista italiano – Fascicolo: Mancata candidatura 1979 Busta 38, Fasc. 99).
(9) A Adalgiso Fior ed altri andò meglio che a Ottavio Villa, che fu trovato dai repubblichini con il proclama di Concetto Marchesi addosso, e che fu portato in Palazzo D’ Orlando, sede della Milizia, ed ivi torturato e poi rilasciato. (Cfr. su www.nonsolocarnia.info Uomini che scrissero la storia della democrazia: Ottavio Villa, che ci narra avvenimenti della sua vita antifascista e partigiana).
(10) Trattasi di Pietro Chialina, nato a Verzegnis l’11 aprile 1923, nome di battaglia ‘Eolo’ o ‘Paolo’, del btg. ‘Leone’ Nassivera, ucciso il 3 maggio 1945 da forze naziste a Cercivento, ed ivi tumulato. (Cfr. 472 schede di partigiani garibaldini, uomini e donne che scrissero la storia della democrazia, operativi in Carnia o carnici,in www.nonsolocarnia.info). Il Chialina è registrato anche in: AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili dei Comuni della regione Friuli Venezia Giulia nella seconda Guerra Mondiale, Udine, IFSML, Provincia di Udine IFSML, 1987, visionato online. Egli però non fu, pare, l’unico garibaldino di Verzegnis, infatti risulta da documentazione d’epoca che si arruolarono nella Garibaldi anche Renato Da Pozzo ‘Marko’, Ugo Cella ‘Alagi’, n.70 nel mio, su www.nonsolocarnia.info, “ 472 schede di partigiani garibaldini, uomini e donne che scrissero la storia della democrazia, operativi in Carnia o carnici. Egli era commissario politico di un gruppo del btg. Friuli. Amos Fior di Pio ‘Rosso’ o ‘Rossos’, classe 1921, ivi scheda n. 195. Ma in questo elenco si trovano altri garibaldini di Verzegnis, e cioè Olderigi Deotto, nato nel 1897, nome di battaglia o Max o Righi, morto in combattimento ad Assais di Verzegnis o il 28 aprile 1945 o il 28/4/1944. (Ivi, scheda n. 141. Poi erano della Garibaldi anche Elio Fior, nome di battaglia ‘Elettro’, e Mario Fior, ‘Beirut’, ambedue del btg. Friuli. (Ivi, schede n. 196 e 197), Boria Aviedo. Erano di Verzegnis pure i garibaldini Enore Cappellaro ‘Caligola’, nato il 13 luglio 1917, morto il 17 ottobre 1944 a Villa Santina (Ivi, scheda n.55), e Antonio Frezza nato nel 1907, (Ivi, scheda n. 206).
(11) Anche Romano Marchetti mi parlava della componente osovana carnica proveniente dagli artigiani di Sutrio come socialista, a cui ora si può aggiungere quella del comune di Verzegnis. Lo stesso Candido Grassi ‘Verdi’, a fine guerra, aderì al socialismo.
(12) Il fatto che Adalgiso Fior qui si definisca con il nome di battaglia, che scriva che Giulio Deotto fu solo un valido collaboratore, indica che lo scritto è stato redatto dopo la fine della seconda guerra mondiale.
(13) Qui con il termine ‘sbandati’ si intende i militari delle disciolte Forze Armate Italiane, scioltesi dopo la fuga del Re e di Badoglio.
(14) All’arruolamento ‘volontario’ puntavano gli aderenti alla M.V.S.N. cioè le camice nere, ed anche Ermacora Zuliani era fra questi. Ma poi questo arruolamento ‘volontario’ spesso solo sulla carta, venne fermato dai tedeschi che imposero la leva alle classi ’24 -’25-’26 o il lavoro per la T.O.D.T. obbligatori e per loro. Ma subito dopo l’8 settembre 1943, la posizione dei nazifascisti e cioè degli occupanti tedeschi e dei consoli repubblichini fu inequivocabile: «Ultimato! a tutti gli Ufficiali, Sottoufficiali e soldati italiani. Per l’ultima volta Vi invitiamo di arrendervi alle forze armate tedesche. Dopo il giorno 12 ottobre 1943 tutti i Comandanti e Ufficiali i quali non hanno eseguito l’ordine da dare alla truppa di arrendersi e consegnare le armi saranno fucilati appena fatti prigionieri. Il soldato che si arrende sarà immediatamente trasportato altrove. Tutti gli altri verranno attaccati dalle forze armate tedesche e distrutti». Questo il testo di uno degli ‘inviti’ lanciati da aerei tedeschi ai soldati italiani. (Da: Federico Vincenti, Partigiani friulani e giuliani all’ estero, Anpi provinciale Udine, 2005, p. 23). Ed ancora: Il 22 febbraio 1944, il Gauleiter emanava il bando di leva (servizio di guerra) obbligatorio in Ozak per le classi 1923-1924-1925. A tal fine l’8 marzo entrarono in funzione apposite Commissioni di arruolamento, sotto la guida del ‘Deutsche Berater’, che ad Udine era Josef Glück. Le opzioni possibili erano: Wehrmacht, Organizzazione Todt, SS, Guardia Nazionale Repubblicana, (poi Milizia per la Difesa Territoriale, scissa dall ‘R.S.I. per volontà tedesca) Landschutz, RSI senza però possibilità di costruire reparti in Ozak. Il Comando Militare Provinciale si diede da fare aprendo gli archivi dei distretti militari, mentre si veniva formando il movimento partigiano che ebbe come finalità anche quello di dare alle fiamme gli elenchi comunali dei chiamati alla leva. (Informazioni da: Stefano Di Giusto, Operationszone Adriatisches Küstenland. Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943-1945, ed. Ifsml, 2005, p. 209), anche da me riportate in: Considerazioni su guerra, resistenza, dopoguerra con riferimento all’incontro tolmezzino con Paola Del Din. in: www.nonsolocarnia.info).
(15) Dopo l’8 settembre ci furono pure dei tentativi di arruolamento da parte di Legioni della MVSN, come quelli fatti ad Udine e Gemona da parte della 63., “Tagliamento”, e da parte della 55. comandata dal seniore Emilio Del Giudice. Il 18 settembre 1943 Vinicio Fachini, della ‘Tagliamento’, definendosi «ufficiale superiore di collegamento con il Comando delle truppe tedesche» fece pubblicare su ‘Il Popolo del Friuli’ un appello che invitava i militari a presentarsi presso la 63. Legione di Udine. Pochi giorni dopo, Ermacora Zuliani, comandante del Reggimento della Milizia Tagliamento, insediatosi nella Caserma dell’8°alpini ad Udine, che aveva già cercato di formare un servizio d’ordine con volontari, pubblicò il primo appello ai militari italiani ad arruolarsi. «Pochi giorni dopo, il 25 settembre, fece pubblicare sullo stesso giornale un comunicato con il quale, “conformemente alle disposizioni impartite dal Comando Generale della Milizia” intimava agli appartenenti alle classi 1922- 1925 di presentarsi alla caserma dell’8. Reg. Alpini entro il 28 settembre (per i residenti nel mandamento di Udine) o il 2 ottobre (per i residenti nel resto della provincia) per esser inquadrati negli speciali reparti della Milizia» (Stefano Di Giusto, Operationszone, op. cit., pp. 205-206). Il bando però non ebbe molto successo e così, il 5 ottobre 1943, Zuliani precisò che trattavasi di ‘arruolamento volontario’. (Ivi, p. 206).
Nel novembre 1943, formatasi nel settembre 1943 l’R.S.I., Rodolfo Graziani emise un bando di arruolamento per le classi 1924-25, cercando persino l’adesione dei militari finiti in campo di concentramento dopo l’8 settembre, ma senza successo. Molti furono i renitenti alla leva e, successivamente, anche i disertori. (Flavio Fabbroni, Il 33 Comando Militare Provinciale di Udine. Novembre 1943- aprile 1945, in: Storia Contemporanea in Friuli, n.43, p. 202). E sempre seguendo l’obiettivo di organizzare un Esercito Repubblicano, nel novembre 1944 Gastone Gambara, ignorando lo status delle Zone di Operazione decretate da Hitler, cioè cercando di eludere il fatto che le province di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana formassero la Zona d’operazioni del Litorale adriatico o OZAK, pose al vertice del 204° Comando Militare Regionale della Venezia Giulia il generale Giovanni Esposito, che non solo ordinò la costituzione dei comandi provinciali a Trieste, Udine, Gorizia, Zara, Pola, Fiume e di distretti militari, ma come previsto dal Ministero della guerra Repubblicano, diffuse nel Litorale il bando di arruolamento di Graziani per le classi 1924- 1925. (Ivi, pp. 202-203).
Ma il Gauleiter Rainer non intendeva che ci fossero, in Ozak, segni di sovranità dell’RS.I., e così, l’11 novembre 1943, emise un’ordinanza secondo la quale l’arruolamento nell’R.S.I. doveva essere volontario. A questo punto il generale Esposito emanò, il 16 novembre, un bando ‘ volontario’, sospeso però il 22 novembre da un’ordinanza tedesca. (Ivi, p. 203).
Quindi Friedrich Rainer, il 31 dicembre 1943, comunicò a Mussolini che la leva in Ozak sarebbe stata solo nazista. (Cfr. Considerazioni su guerra, resistenza, dopoguerra con riferimento all’incontro tolmezzino con Paola Del Din. In: www.nonsolocarnia.info).
(16) Questo fatto e l’attività in senso antinazista e antifascista di don Boria sono ripresi anche nello scritto di Adalgiso (detto Giso) Fior, l’osovano ‘Mion’ poi diventato capo del servizio stampa della Osoppo, sopra riportato in: Giannino Angeli – Roberto Tirelli, L’Osoppo per la libertà della Carnia, ed. A.P.O. Ud, 2003.
(17) ‘Tin’ è l’abbreviativo di Valentino, e così veniva chiamato Valentino Olivo, che garantiva il servizio corriere di linea di andata e ritorno fra Tolmezzo, Cavazzo Carnico e poi Osoppo ed Udine, e tra Tolmezzo e Verzegnis e viceversa.
(18) Trattasi di Cella Riccardo, nato a Verzegnis il 4/9/1900, Sergente della Milizia di Difesa Territoriale, 5^Reggimento. Ucciso a Verzegnis il 31/3/1944. (http://www.fondazionersi.org/caduti/AlboCaduti2019.pdf). Anche secondo AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili dei Comuni della regione Friuli Venezia Giulia nella seconda Guerra Mondiale, Udine, IFSML, Provincia di Udine IFSML, 1987, visionato online, si trova che Riccardo Cella, di Giobatta e Boria Santa, nato però il 4 settembre 1890 a Verzegnis ed ivi residente, sergente della G.N.R. e facente parte dei reparti dell’R.S.I., fu ucciso il 30 marzo 1944 a Verzegnis da forze partigiane.
(19) Con via Spalato qui si intende il carcere di Udine.
(20) Erroneamente a livello politico in Austria. Nella realtà l’Austria era annessa al Terzo Reich. Allora andare verso l’Austria significava essere poi internati in uno dei diversi campi di concentramento e sterminio, essendo, dalla Carnia, quella la via obbligata.
(21) Don Marco Brollo, sacerdote salesiano, che sentitamente ringrazio, a cui mi sono rivolta non sapendo nulla e non trovando nulla su ‘Lux’ e i foglietti gli insegnamenti di don Bosco, mi ha inviato un riferimento ove si trova che ‘Lux’ era un’editrice salesiana. Ed alla fine degli anni ’30, già i libretti e foglietti della Collana ‘Lux’ «danno frutti consolantissimi. Diffusi in mezzo al popolo e specialmente tra gli operai portano, con un senso di confortante serenità, una conoscenza sempre più profonda della santa religione e un soave eccitamento a praticarla». ( Pietro Ricaldone – “Lettera del Rettor Maggiore” in “Atti del Capitolo superiore della società salesiana” in: https://www.salesian.online/archives/3066?highlight=Lux).
(22) I nazisti occupanti ed i repubblichini loro collaboratori, chiedevano a tutti gli uomini di portarsi in un luogo per alcune ore, in modo da verificare chi fosse fuori paese e quindi presumibilmente partigiano. E questo avvenne anche nella zona tra Tarcento e Cividale dove, nel settembre 1943, si crearono i primi nuclei di resistenti. Rinaldo Bobbera, di Lusevera, resistente e prima militare in Grecia e Russia, pare sia stato individuato proprio perché non si era presentato ad una adunata dei maschi del paese voluta dai nazisti. (Sulla nascita della resistenza in Friuli dopo l’8 settembre 1943, ed in ricordo di 4 fra i primi partigiani, giustiziati dai tedeschi in comune di Tarcento, detti i caduti di Loneriacco. In: www.nonsolocarnia.info). In detto mio articolo parlo pure delle guardie obbligatorie imposta ai maschi dei paesi. Infatti così scrivo, riprendendo «[…] essendo andate a buon fine diverse azioni di sabotaggio a linee telefoniche, telegrafiche, elettriche, sia garibaldine che gielline, o compiute in forma congiunta, che costrinsero pure i nazisti a presidiare la locale centrale, il Comando tedesco decise che ciascun cittadino, occupato o no che fosse, dal quindicesimo al sessantesimo anno di età, era obbligato, con responsabilità diretta e pena gravissime sanzioni, fucilazione compresa, a vigilare affinché non si verificassero sabotaggi su un determinato tratto di linea. E questo anche di notte, con turni di quattro ore consecutive per cinque giorni di fila. (Angelo Giovanni Colonnello, Friuli Venezia Giulia, zone jugoslave, guerra di Liberazione, Ud, 1965, p. 30.).
(23) I giovani che si diedero alla macchia per non aderire al bando tedesco, erano spesso delle classi dal 1924 al 1926, avevano allora dai 18 ai 20 anni, e non avevano ancora fatto il servizio militare, mentre i capi, più anziani, sì. Comunque spesso nella storiografia si parla di furti ma erano prelievi per mangiare e da un certo punto in poi vennero rilasciati dei buoni per farsi ritornare la merce a fine guerra, cosa che poi accadde. E mi diceva Bruno Cacitti, comandante dell’Intendenza osovana carnica, che aveva preso anche lui un formaggio o due, ma era perché anche loro partigiani dovevano mangiare. Se vi furono prelievi senza buono, furono fatti nelle cantine di chi praticava il mercato nero. Però bisogna ricordare che in quel di Verzegnis abitava pure il partigiano garibaldino A. F. che aveva il compito di procurare alimenti e altro di utilità per la Garibaldi in Carnia, catturato dai tedeschi il 12 febbraio 1945. Allo stesso furono rivolte, a fine guerra, diverse accuse fra cui quella di appropriazione indebita. Ma non so poi come la storia sia andata a finire, se fu considerato colpevole o innocente. Però sicuramente egli fece al nemico il nome di due partigiani garibaldini di Verzegnis.
(24) Però anche a Verzegnis, il primo gruppo di osovani era del luogo, e quindi non si sa perché avrebbero dovuto spaventare i loro parenti, già provati dalla guerra. Forse il sacerdote avrebbe fatto bene a non usare il termine ‘la popolazione’ ma le famiglie fasciste o quelle del mercato nero…. Che poi in ogni guerra, indipendentemente dalla situazione, la popolazione civile ci vada di mezzo, ed ora più che mai, è cosa nota. E l’Italia fu mandata in guerra da Mussolini e dal fascismo. Ma spesso la popolazione pareva inerme, più che esserlo. Infatti vi erano spie per i tedeschi, informatori e operativi sul terreno per i partigiani, partigiani dell’intendenza, venditori a mercato nero ed altro ancora.
(25) I partigiani non avevano denaro per pagare. Sui buoni, cfr. Aldo Moretti, Carlo Dominissini, Una pagina di storia trasmessaci dai buoni usati nella Resistenza in Friuli, in Storia Contemporanea in Friuli n.7, 1976, pp. 274- 295. Inoltre alla nota 10 a p. 277 dello stesso testo, si legge che Vanni Padoan, nel suo “Abbiamo lottato insieme, Udine 1965”, (volume di cui consiglio la lettura), a p. 71, riferiva di un intervento garibaldino contro falsi partigiani. (uno dei tanti). Ma in detta nota, si legge pure che: «Un intervento osovano ebbe luogo per es., il 15-11-1944 presso il Cotonificio Udinese, dove vennero fucilati per ordine del Comando della X Brigata Osoppo quattro rapinatori che usavano fra l’altro, timbri falsi della Osoppo».
(26) L’estensore del testo dà questo come fatto scontato, ma non risulta che fonti abbia per dirlo, e quindi può darsi sia vero come falso. Comunque il Castello Ceconi a Pielungo era la sede iniziale del comando della formazione osovana.
(27) Anche qui non vi è nome dei capi, ed è descrizione molto generica. Inoltre non credo che il comando del btg. osovano Tagliamento fosse di stanza a Verzegnis. E chi lo comandava era Nino Pizzo, ufficiale effettivo del R. E. I. prima dell’8 settembre 1943. Se invece il sacerdote si riferisce ai capi a Pielungo, cioè di fatto a Candido Grassi ‘Verdi’ e don Ascanio De Luca ‘Aurelio’, questo potrebbe essere accaduto in quanto, da quello che scriveva allora e narrava anche ‘Spartaco’, Carlo Comessatti, i vertici all’ inizio, non riuscirono ad organizzare in senso militare e con ordine e disciplina i primi battaglioni osovani. (Cfr. “Relazione sulla situazione politico-militare della Brigata Osoppo” scritta da Carlo Comessatti ed indirizzata al “Comitato Provinciale del Partito d’Azione – Udine”, datata 18 luglio 1944, riportata da: Giampaolo Gallo, La crisi di Pielungo, in: Storia Contemporanea in Friuli, ed. I.F.S.M.L., n.8, 1977, pp. 84- 87).
(28) Non reperito in altre fonti e neppure in: AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili dei Comuni della regione Friuli Venezia Giulia nella seconda Guerra Mondiale, Udine, IFSML, Provincia di Udine IFSML, 1987. Può darsi che il cognome non sia stato riportato correttamente o che il giovane sia stato dimenticato.
(29) Pasquale Lunazzi di Pietro e Caterina Da Pozzo era nato a Verzegnis il 29 marzo 1873, dove risiedeva. Svolgeva l’attività di commerciante, era coniugato e fu ucciso da forze tedesche per rappresaglia il 19 luglio 1944 e venne tumulato nel cimitero del comune. (AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili dei Comuni della regione Friuli Venezia Giulia nella seconda Guerra Mondiale, Udine, IFSML, Provincia di Udine IFSML, 1987, consultazione online). La sua morte, ma solo la sua, si trova anche nell’ Atlante delle stragi nazifasciste nella scheda: “Intissans – Verzegnis, 19/7/1944. (Udine- Friuli- Venezia Giulia) in: https://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=1812 compilata da Fabio Verardo.
(30) Fior Pio, di Domenico e Santa Deotto, nato il 10 giugno 1895 a Verzegnis ed ivi residente, coniugato, era un muratore, un civile, e fu ucciso da forze tedesche per rappresaglia il 21 luglio 1944. (AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultazione online).
(31) Fior Antonino (Antonio in: AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultazione online), di Giovanni e Maria Deotto, era nato a Verzegnis il 9 giugno 1900 era un civile, faceva il muratore, era coniugato e fu ucciso da forze tedesche a Verzegnis per rappresaglia il 21 luglio 1944 ed ivi tumulato. (Ibidem).
(32) Non si trova in AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultato online, alcun Adelchi Fioravante, ma presumibilmente trattasi di Adelchi Fior, di Fioravante e Fedora Boria, che era nato a Verzegnis il 14 settembre 1943, e venne ucciso il 21 luglio 1944 per rappresaglia da truppe tedesche il 21 luglio 1944. (Ibidem).
(33) Celso Fior era un ragazzo giovanissimo quando venne ucciso dai nazifascisti a San Vito di Fagagna, il 3 luglio 1944, perché era nato a Udine il 15 giugno 1928. Egli però abitava a Verzegnis ed era celibe. Era un partigiano della Osoppo ed aveva nome di battaglia ‘Lupo’. (AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultato online).
(34) Attilio Mongiat, di Pietro e Tosoni Caterina, era un boscaiolo coniugato, nato a Vito d’Asio il 22 marzo 1918, e residente a Verzegnis. Venne ucciso per rappresaglia dai nazifascisti a malga Cordin di Paularo il 19 luglio 1944. (AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultato online).
(35) Attilio Mongiat morì nella strage nazista o nazifascista di malga Cordin, che viene unita a quella di malga Lanza, che si trovava sullo stesso territorio. (AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultato online. Qui la malga però erroneamente, viene chiamata Cardin). In Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, la strage di Cordin è riportata scissa da quella di Lanza. In essa, secondo Fabio Verardo, compilatore della strage, morirono 4 persone, tutti maschi, due adulti e due ragazzi fra cui appunto Attilio Mongiat (Fabio Verardo, Malga Cordin Paularo 19.7.1944, in: https://www.straginazifasciste.it).
(36) Fino sicuramente alla fine di luglio/primi agosto 1944, in Carnia partigiani garibaldini ed osovani, che stavano organizzandosi, operarono spesso insieme. Così in questo caso, così per l’azione di guerra al ponte di Noiaris di Sutrio ove morirono Aulo Magrini ‘Arturo’ con un altro garibaldino ed un osovano. Altro particolare degno di nota è che i partigiani davano parte del cibo prelevato per loro alla popolazione affamata. E questo non è riportato solo qui, ma anche in due documenti sempre provenienti da Marco Puppini, presenti in Archivio centrale dello Stato – PS – AR (Attività Ribelli) – b. 12. In uno si parla di un prelievo di formaggi e burro che avrebbero dovuto finire all’ammasso, cioè ai nazifascisti, datato 25 aprile 1944 a Rigolato, che fu pagato però al prezzo di ammasso e fu poi distribuito «a quella popolazione»; nel secondo si dice che una ventina di partigiani si erano presentati armati alla latteria di Salino di Paularo ove avevano prelevato cinque chili di burro pagandolo a prezzo di calmiere, obbligando poi «il proprietario della latteria stessa a distribuire il restante burro e formaggio ai poveri». Ma Marco Puppini ritiene che ci siano stati altri fatti analoghi. Pare che in alcuni casi gli stessi casari fossero d’accordo con i partigiani per poter cercare di sfamare le famiglie del paese.
(37) I partigiani vivevano sui monti e non sapevano in anticipo cosa avrebbero fatto i nazifascisti, e quindi potevano non farsi vivi non per paura ma per mancata informazione.
(38) Remo Brunetti, che ringrazio per l’informazione, mi dice che potrebbe trattarsi della località ‘val di Curions’, in comune di Cavazzo Carnico, che da un lato ‘guarda’ anche a Tolmezzo.
(39) Per ora non identificato.
(40) Di Centa Armando di Floriano risulta in: AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultato online, figlio di Floreano e Cescutti Noemi, era nato a Lusnizza l’8 settembre 1926, risiedeva a Comeglians, era morto in combattimento a Verzegnis il 6 settembre 1944, ed era stato sepolto a Comeglians.
(41) Per la torre Picotta rasa al suolo e su questo argomento cfr. Laura Matelda Puppini, La torre Picotta, simbolo di libertà, cade …. Allegato 2, in: Romano Marchetti (a cura di Laura Matelda Puppini), Da Maiaso al Golico, op. cit., pp. 373-375.
(42) Trattasi di Paolino Fior di Eligio e Lucia Gressani, nato a Verzegnis il 3 agosto 1928 ed ivi residente, muratore, partigiano osovano, caduto il 20 settembre 1944 in combattimento contro ff. tedesche a Rivoli Bianchi (Tolmezzo), tumulato a Verzegnis. (AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili dei Comuni della regione Friuli Venezia Giulia nella seconda Guerra Mondiale, Udine, IFSML, Provincia di Udine IFSML, 1987, consultazione online). Si noti l’età giovanissima di Paolino.
(43) L’ osovano Giovanni Marzona mi ha narrato che i cavalli servivano ai partigiani per muoversi, senza dover prelevare biciclette, ma anche come cibo.
(44) Per Mirko cfr. nota 1 di questo articolo. Non risulta però assolutamente, alla luce di quanto riferito da Romano Marchetti e da quanto si sa vero che la resistenza garibaldina sia stata organizzata da Mirko. Infatti in Carnia, dal monte Cjaurlec, nel marzo 1944, quando si sciolsero le nevi, giunse in zona Forni di Sotto un gruppo garibaldino che prese contatto con gli antifascisti del luogo organizzando la resistenza ivi. Invece ad Ampezzo, il primo gruppo garibaldino giunse a liberare il medico del paese, Armando Zagolin ‘Cesare’, antifascista e comunista, e quindi arrivò Angelo Cucito, ‘Tredici’ con un altro gruppetto. Il primo battaglione garibaldino, anch’ esso chiamato ‘Carnia’ fu organizzato da Ciro Nigris ‘Marco’ che ne era il comandante e da Aulo Magrini commissario politico, medico comunista in Val Pesarina. Per Ciro Nigris, cfr. su: www.nonsolocarnia.info: “Ciro Nigris, il comandante carnico garibaldino’Marco’. Io, ufficiale del R.E.I., passato alla resistenza. Intervista di Jacopo Cipullo, Denis Guarente, Marco Martinis.” e “Ciro Nigris, il comandante carnico garibaldino ‘Marco’. Resistenza, Costituzione attualità. Intervista di Jacopo Cipullo, Denis Guarente, Marco Martinis, anno 2001: parte seconda”. Per Aulo Magrini, cfr. “Su Aulo Magrini, medico, commissario partigiano del battaglione Carnia della Garibaldi, morto per la nostra Libertà”, “Pillole di memoria resistenziale, tra Aulo Magrini, Andrea Pelizzari ed un dopoguerra con i fascisti sempre al loro posto negli uffici” e “Marco Puppini. Una riflessione sulla morte del comandante Arturo – Aulo Magrini, e sulla “vulgata” antipartigiana. Romano Marchetti nel suo “Da Maiaso al Golico”, op. cit., segnala a p. 88, come organizzatore della Garibaldi in Carnia Giovanni Pellizzari ‘Ugo’ e dice a p. 90 che si trovava in Carnia, inizialmente, anche Amelio Colussi ‘Bois’. (Vedi relative schede sempre in Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, op. cit., schede di Laura Matelda Puppini, pp. 384-385 per il Colussi, p. 404 per il Pellizzari). Mirko, unitosi ai partigiani in provincia di Padova dopo esser stato liberato, raggiunse il Friuli per passare in Venezia Giulia e ritornare a casa ma l’entrata dei tedeschi lo obbligò a fermarsi e decise di aderire alla resistenza, passando a guidare il btg. Friuli. Inoltre on ho mai capito bene dove si trovasse il btg. Friuli, forse smembrato, dopo la ritirata. Da quello che si sa, dopo la battaglia di Pani, si spostò a sud del Tagliamento. Da che narra Mario Candotti, combatté, nel periodo della resistenza anche in territorio di Verzegnis, ma Mirko non fu mai di stanza a Verzegnis ed egli, con altri, dopo la battaglia di Pani, rientrò verso Avedrugno per preparare magazzini e basi, credo nel senso di nascondigli. (Cfr. sempre scheda di Laura Matelda Puppini su Arko Mirko in Romano Marchetti (a cura di Laura Matelda Puppini) Da Maiaso al Golico, op. cit., pp. 377-379).
(45) Questo non corrisponde al vero, ed è una di quelle ‘fole’ messe in giro nel dopoguerra o anche nel corso della guerra da fascisti locali, ed ampliate dalla chiesa e dalla storiografia ai tempi della guerra fredda. Per Mirko cfr. la scheda di Laura Matelda Puppini su Arko Mirko in Romano Marchetti (a cura di Laura Matelda Puppini) Da Maiaso al Golico, op. cit., pp. 377-379.
(46) Anche questo aspetto non consta da altre fonti. Infatti era un partigiano combattente, e pure secondo Marchetti faceva vita ritirata. Non solo: anche ai tempi della Zona Libera di Carnia e Friuli Occidentale, i partigiani, ma in particolare comandanti partigiani, non vivevano al centro dei paesi, dove giravano anche fascisti ed ex-fascisti, mettendosi in bella mostra con le ragazze del luogo.
(47) Mirko si unì a Gisella Bonanni, ‘Katia’, partigiana combattente, sorella di Dionisio Bonanni, prima partigiano, poi passato a collaborare con i nazifascisti dopo esser stato catturato. Per ‘Katia’ cfr. le due righe che ho reperito su di lei, cfr. Romano Marchetti (a cura di Laura Matelda Puppini) Da Maiaso al Golico, op. cit., p. 380.
(48) Neppure questo è vero, come spiego nella mia scheda su Mirko. Egli morì prima della liberazione, presumibilmente a inizio marzo 1945 insieme a ‘Katia’.
(49) Comandante di un distaccamento del btg. Friuli, semmai, Renato Da Pozzo, nome di battagli ‘Marko’ o ‘Marco’, fu catturato a causa della delazione di un altro partigiano garibaldino, A.F. che era stato preso dai tedeschi, per ammissione dello stesso.
(50) Marco D’ Aviano’ era il nome di battaglia di Decio Deotto, garibaldino, poi professore all’IPSIA a Tolmezzo e trasferito d’ufficio e improvvisamente a Sciacca, perché di fece comunista. La sua storia mi è stata narrata da Romano Marchetti. Nel 1981 viveva a Verona. (Cfr. Scheda di Deotto Decio, in: Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, op. cit., scheda di Laura Matelda Puppini, p. 391).
(51) Non ho mai schedato un Pio Boria fra i partigiani e non ho fonti che lo segnalino tranne questa.
(52) Località non reperita. Certamente però in territorio di Verzegnis c’erano fortificazioni e gallerie. Una di queste gallerie partiva dalla fine del ponte di Avons a destra dell’inizio della strada e saliva per un lungo tratto. Da piccoli anche mio nonno Emidio Plozzer ci portava all’inizio di detta galleria, ora chiusa. Forse si trattava di fortificazioni del Vallo del Littorio, in Carnia dette anche, volgarmente, dai miei ricordi, ‘le opere’.
(53) Nel Comune di Verzegnis si festeggia in modo particolare il ‘Perdon dal Rosari’, la Madonna del Rosario, come ringraziamento per la vittoria a Lepanto, che si celebra il 7 ottobre. A Villa di Verzegnis, l’antica pieve dedicata a San Martino, si svolge ogni anno una S. Messa solenne seguita dalla processione con le giovani ragazze del comune con abito bianco ed una fascia azzurra alla vita.
(54) Bisogna ricordare che gran parte della base garibaldina non era comunista ma formata, come quella della Osoppo, da giovani e giovanissimi che volevano lottare contro il fascismo e l’invasore nazista e privi di cultura politica.
(55) Chi era sicuramente infiltrato nel btg. Stalin era un certo Ivan, che potrebbe anche essere questo giovane, che fece in modo che Giovanni Maria Ghidina di Forni di Sotto, partigiano sul terreno nell’inverno 1944-1945, che portava viveri allo ‘Stalin’, fosse catturato, ma non so se si tratti sempre della persona qui citata. Giovanni Maria Ghidina fu fucilato dai nazifascisti alle carceri di Udine, con altri, il 9 aprile 1945.
(56) Trattasi di Danijl Varfolomejevič Avdeev, nome di battaglia ‘Daniel’ che comandava il btg. Stalin. Il gruppo partigiano formato da ex prigionieri russi, si distinse nelle azioni di sabotaggio (per esempio al ponte di Braulins e alla polveriera di Osoppo) e nell’assalto ai presidi nemici, soprattutto quelli dei cosacchi collaborazionisti dei nazisti (famoso l’attacco ai cosacchi alloggiati nelle scuole di Campagnola di Gemona). Molti dei partigiani russi dello Stalin morirono nelle azioni in difesa delle Zone libere della Carnia e del Friuli e, tra essi, ‘Daniel‘, caduto a Vito d’Asio presumibilmente verso il 19 di ottobre 1944 cercando di evitare l’entrata dei cosacchi in Val d’Arzino. (https://www.studionord.news/nel-libro-di-pieri-stefanutti-la-storia-dei-partigiani-sovietici-che-operarono-in-carnia/ e Daniil Varfolomeevič Avdeev – Wikipedia). Per la figura di Daniel si vedano i due volumi citati in nota 6, uno di Alberto Buvoli, uno di Pieri Stefanutti.
(57) Roma Italia Fior, di Martino e Marzona Maria era nata il 1° aprile 1888 a Verzegnis dove abitava, era una casalinga coniugata e morì in comune di Terso di Tolmezzo per lo scoppio di materiale bellico. (AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultato online).
(58) Si sa pure di casi anche di bambini a guerra finita, che furono dilaniati o restarono menomati per aver raccolto bombe inesplose per curiosità o per gioco. Accadeva pure che persone potessero venir uccise per essersi trovate nel posto sbagliato nel momento sbagliato e così accadde per Maria Adami di Caneva.
(59) Paolo (detto Paolino) Zanon era nato nel 1935 ad Udine dove abitava, era figlio di Mario e Lucia Blasoni e morì a Verzegnis per lo scoppio di un residuato bellico il 13 ottobre 1944. ((AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultato online).
(60) Par qui di capire che anche i nazifascisti e i cosacchi sapessero che i partigiani erano per lo più, almeno in Carnia, giovani dei paesi e pertanto li cercavano in casa. Così descrive questi fatti Fabio Verardo nel suo: “Episodio di Intissans-Chiaicis, Verzegnis, in: www.straginazifasciste.it/ «Il 24 ottobre 1944 alcuni reparti cosacchi salirono a Verzegnis da Tolmezzo in cerca di fieno; gli abitanti di Chiaicis (una delle frazioni del Comune), esasperati dalle continue requisizioni, fecero suonare le campane a martello per spaventarli; i cosacchi, temendo un agguato partigiano si diedero precipitosamente alla fuga verso Intissans, ma qui informarono i loro camerati che dal vicino bosco avevano sentito esplodere dei colpi di fucile. Per il giorno successivo pianificarono dunque una rappresaglia. Il 25 ottobre 1944 un forte gruppo di cosacchi armati proveniente da Tolmezzo si diresse verso i paesi di Chialis, Intissans e Chiaicis; tra i primi a venir arrestati vi furono Pio e Giuseppe Paschini, che furono condotti in una boscaglia sotto la casa di Marzovalis e fucilati; i loro corpi furono ritrovati due giorni dopo. In seguito presso l’abitato di Intissans vennero uccisi Luigi e Giovanni Marsilli. I cosacchi diedero alle fiamme alcune abitazioni impedendo lo spegnimento dell’incendio, perquisirono molte persone e abitazioni compiendo requisizioni arbitrarie e ruberie; molti abitanti furono fermati, minacciati e trattenuti a lungo».
(61) Paschini Pio di Giovanni e Domenica Donada era nato a Intissans di Verzegnis, dove anche viveva, il 1° giugno 1899, era sposato e faceva il muratore. Fu ucciso, come narrato qui, per rappresaglia, il 25 ottobre 1944, pur essendo un civile, dai cosacchi. (AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultato online).
(62) Paschini Giuseppe di Leopoldo e Rosa Paschini, abitava anche lui, come Pio, a Intissans di Verzegnis, dove era nato il 29 agosto 1910. Era coniugato, faceva il falegname, era un civile, ma fu ucciso comunque per rappresaglia il 25 ottobre 1944 dai cosacchi. (AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultato online).
(63) Luigi Marsilli anche Marsilio era figlio di Giovanni e Domenica Paschini, abitava a Intissans di Verzegnis dove era nato il 1° luglio 1869, era un civile coniugato, anziano e pensionato e fu ucciso comunque per rappresaglia il 25 ottobre 1944 dai cosacchi. (AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultato online).
(64) Giovanni Marsilli anche Marsilio, invece, era figlio di Giovanni e Maria Deotto, abitava a Intissans di Verzegnis dove era nato il 25 agosto 1865, faceva il mugnaio ed era un civile. Anche lui fu ucciso per rappresaglia il 25 ottobre 1944 dai cosacchi. (AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultato online).
(65) In realtà trattasi di Chiampaman anche Cjampaman o Campamano, tre modi di scrivere lo stesso luogo.
(66) Enore Cappellaro era figlio di Ida, era nato a Verzegnis il 13 luglio 1917 ed ivi risiedeva, era coniugato e faceva il falegname. Era un partigiano garibaldino con nome di battaglia ‘Caligola’ e morì in combattimento contro forze cosacche nemiche a Villa Santina il 17 ottobre 1944. (AA.VV. – a cura dell’IFSML- Caduti, dispersi e vittime civili, op. cit., consultazione online). Risulta pure schedato in: “Laura Matelda Puppini 472 schede di partigiani garibaldini, uomini e donne che scrissero la storia della democrazia, operativi in Carnia o carnici in: www.nonsolocarnia.info con il n. 55 ove è pure riportato che era caduto a Campamano di Verzegnis il 10 ottobre 1944. In Michele Gortani, Il Martirio della Carnia, Leonardo ed. 2000, a p. 48 si legge che «Sopra Verzegnis, negli stavoli Chiampamano, un reduce costretto a letto da febbri malariche viene ucciso e bruciato insieme alla chiesa» identificabile con Enore Cappellaro.
(67) Nei paesi di Cavazzo e Cesclans e a Verzegnis nelle borgate di Villa, Chiaulis, Intissans e Chiaicis, si finì per dover ospitare un numero di cosacchi notevolmente superiore al numero degli abitanti. – scrive sempre Michele Gortani – A Verzegnis portarono anche le famiglie di molti ufficiali superiori dopo le offese aeree su Tolmezzo; nell’ inverno vi giunse pure il generalissimo Krassnow, proveniente da Berlino. I cosacchi occupavano la Carnia meridionale; i caucasici la settentrionale, con separato Comando a Paluzza. Fra i primi i cosacchi del Don e del Kuban; fra i secondi, circassi e grusini, ai quali si aggiunse un battaglione di georgiani. Non mancavano rappresentanti di stirpi asiatiche, con una ventina di cammelli che avevano preso stanza a Verzegnis». (Michele Grotani, op. cit., pp. 54-55).
(68) Oltre il prendere tutto ciò che a loro garbava, i cosacchi «per i loro cavalli innumerevoli, non contenti di lanciarli al pascolo giorno e notte negli orti e nei campi, saccheggiavano sistematicamente le provviste di fieno che le nostre donne avevano con aspre fatiche trasportate dalla montagna fino in paese, per l’alimentazione del bestiame durante l’inverno. Quando le nostre autorità cercavano di venire a patti con i Comandanti dei reparti, fissando un contributo massimo di alimenti e fieno, gli accordi erano di regola prontamente violati da lor stessi con nuove imposizioni o dai loro dipendenti con furti organizzati diurni e notturni tanto più facili in quanto l’impunità era sicura. Di notte, obbligati gli abitanti in casa dal coprifuoco, stalle e fienili potevano venire saccheggiati a piacimento, senza il minimo rischio; ma anche di giorno i prelevamenti illegali e arbitrari di fieno erano continui, sfrontati, compiuti con serie anche lunghe di carrette da trasporto e senza neppure la formalità di un pezzo di carta come buono o ricevuta. Ad ogni rifiuto, che dico? Ad ogni segno di meno che pronto consenso, erano minacce a mano armata, bastonature e percosse bestiali. A questo saccheggio del fieno la gente assisteva con esasperazione impotente e con crescente angoscia poiché l’economia zootecnica in Carnia è tutta basata sulla potenzialità foraggera della regione., e ogni famiglia, durante l’estate, si era provveduta del fieno strettamente necessario a nutrire i suoi capi di bestiame (in genere non più di una o due mucche) fino alle falciature primaverili. E i cavalli da nutrire erano tanti fino a sette ed ottomila e non poteva materialmente bastare anche per essi il fieno adunato per i bisogni dei 15 mila bovini della regione. (…). Noi vedevamo con terrore avanzarsi la primavera e già i cavalli invadere i prati e roder l’erba […]». (Michele Gortani, op. cit., pp. 55-58).
(69) Atti di generosità, magari come in questo caso sostenuti dal parroco o dalle autorità, si ritrovano anche in Friuli durante la seconda guerra mondiale. Ricordo a proposito che, dopo la fine della Zona Libera del Friuli Orientale, alcuni paesi che formavano la stessa furono distrutti e dati alle fiamme, ed i bambini restarono senza una famiglia, un tetto, un focolare, senza cibo e senza speranza. Ma in loro aiuto venne la Bassa Friulana, ed in particolare il comune di Aquileia, ove le famiglie contadini accolsero quei bimbi come propri dando loro un tetto, un letto, da mangiare, acqua e rifugio. (Cfr. nel merito la mia lettera al Messaggero Veneto, pubblicata l’8 ottobre 2013 dal noto quotidiano, con titolo: “La storia, la malvagità ed i bambini”, che faceva riferimento alla cerimonia in ricordo di quei fatti a Faedis, il 29 settembre 2013).
(70) Così nel testo. Dicitura non reperita in altra fonte. Forse di liberazione, ma non si sa perché con la ‘l’maiuscola, dai partigiani. Bisogna ricordare che, però, già nell’ inverno 1944-1945 i nazisti ed i loro alleati sapevano che la guerra era perduta.
(71) A me risulta che ‘Flavio’ fosse il nome di battaglia dell’osovano Gian Roberto Burgos di Pomaretto, comandante della territoriale Osoppo nell’ inverno 1944-1945, originario di Fossano, vicino a Cuneo dove era nato nel 1901, capitano di fregata nella Marina, abitante a Mione, dove era andato, in un primo momento, in vacanza per la convalescenza dopo esser stato gravemente ferito mentre era al comando del regio cacciatorpediniere ‘Gioberti’. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, lasciò la marina e divenne dirigente della Shell. Morì ad Udine il 25 aprile 1970. (Cfr. la sua scheda in: Romano Marchetti (a cura di Laura Matelda Puppini) Da Maiaso al Golico, op. cit., p. 381).
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Ringrazio Marco Maurizio Puppini, mio gemello, per il documento. La foto è una scannerizzazione dell’ ultima pagina dell’originale fotocopiato da Marco.
Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/la-resistenza-a-verzegnis-antefatti-da-giso-fior-e-testo-dal-libro-della-pieve-locale-con-note-e-introduzione-di-laura-matelda-puppini/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/11/VERZEGNISDOCUM.jpg?fit=731%2C1021&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/11/VERZEGNISDOCUM.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Senza categoriaMettendo a posto la documentazione cartacea che posseggo sulla resistenza, ho trovato queste pagine dattiloscritte che mio fratello il dott. Marco Maurizio Puppini mi aveva dato, provenienti dall’ IRSML ora IRSREC - Fondo Friuli - b CXXVI (Ufficio Storico Documento n. 5277) e relative a “La Resistenza a Verzegnis”...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Credo che la nota critica al testo, citata all’inizio, sia chiara, basandosi sull’analisi logica: si tratta di notizie relative al periodo resistenziale, che il parroco aveva redatto allora su un block-notes, per poi ricopiarle ordinatamente (quanto modificandole, non sappiamo) nei primi anni ’50 sul registro parrocchiale. La modalità scrittoria tradisce un’urgenza, visti i tempi, e l’opportunità di non lasciare troppo in giro notizie compromettenti su un librone ufficiale, solitamente grande e poco trasportabile.
Quanto alla copia dattilografica, era una modalità usata da don Moretti, che ha permesso di accquisire e depositare nelle parrocchie – e nelle diocesi, che però allora non accentravano molti archivi parrocchiali, fenomeno avvenuto soprattutto dopo il terremoto, attorno agli anni ’80 – materiale prezioso presso gli istituti di studi sulla Resistenza (io documenti di quella serie li ho studiati all’IFSML di Udine, costituito qualche decennio dopo l’IRSREC di Trieste), mettendolo a disposizione delle/gli studiose/i. Dattilografia esercitata da collaboratori del sacerdote, che era tornato invalido alle mani dalla guerra, come mi ha spiegato il prof. Buvoli, presidente onorario dell’IFSML.
Quanto al btg. “Stalin” o “staliniano”, è evidente che è la stessa cosa. Non pretendiamo maggiore precisione da un parroco di campagna.
Gigi ti faccio solo notare che questo documento è datato non post terremoto, anni ottanta, ma 29/8/1966. Inoltre se, per chiarezza, cercavano di battere a macchina i loro documenti persino i comandi partigiani, quando possibile, perché in questo caso don Moretti avrebbe voluto ricopiarli a mano?