Le tanto amate da Fedriga centrali SMR (small modular reactors) pare abbiano più di un problema. E non è tutto oro ciò che luccica.
Ultimamente si parla nel mondo di “Small Modular Reactors” e lo ha fatto anche il dott. Fedriga auspicandone l’uso in Fvg. Ma cosa sono esattamente questi SMR (mini reattori nucleari)? «Si tratta di reattori a fissione nucleare di piccola taglia che potrebbero essere sempre più popolari in futuro per la produzione di energia elettrica e/o termica. Sono modulari e modulabili, cioè sono composti da piccole unità di dimensioni di un container e permettono di soddisfare il bisogno energetico locale installando una o più unità». ( Mini-reattori nucleari modulari SMR, cosa sono e perché sono il futuro dell’energia (per alcuni Paesi UE, in: : https://www.geopop.it/mini-reattori-nucleari-modulari-smr-cosa-sono-e-perche-sono-il-futuro-dellenergia-per-alcuni-paesi-ue/).
«Gli SMR sono reattori pensati per essere modulari (ovvero prodotti industrialmente in serie) e di piccola taglia, quindi fino a 300 mega watt di potenza elettrica (MWe) – a differenza delle centrali di quarta generazione che sono in grado di raggiungere i 1500 MWe. Questi reattori utilizzano il processo di fissione nucleare, ovvero sfruttano la scissione di atomi pesanti, come uranio-238, per rilasciare energia e produrre energia elettrica. Per questa applicazione possono essere impiegate varie tipologie di reattori a fissione: i reattori termici, quelli a neutroni veloci, quelli raffreddati a gas e quelli a sali fusi». (Ivi).
«L’argomento è tornato in auge in seguito alla firma di una nota in merito al futuro dell’energia nucleare nel quale i Paesi firmatari si impegnano a supportare tramite la ricerca e l’innovazione questa tecnologia. Il documento è stato siglato da 13 Paesi UE: Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia e Slovenia. Inoltre, Belgio, Paesi Bassi e Italia hanno invece firmato come Paesi osservatori». (Ivi).
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Guardando qui e là in rete, ho trovato 2 articoli ed un filmato, piuttosto interessanti sui limiti dei SMR (Small Modular Reactors) che vi propongo solo perché forse il Presidente della giunta regionale Fvg Massimiliano Fedriga non ha letto nulla in tal senso prima di ‘urlare’ dal quotidiano che riporta ogni sua idea considerandola positivamente, almeno a me pare così, che in Regione si deve andare verso il mini nucleare, e non capendo come mai la minoranza in consiglio regionale, a mio avviso ripiena di buon senso, contestasse la sua personalissima scelta. Inoltre vedremo come esistano nel mondo solo 4 centrali con SMR, due in Russia, una in India e una in Cina, e come in Usa si stia abbandonando il progetto perchè troppo costoso.
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Il primo articolo si intitola: “Nucleare: ecco perché gli SMR non ci faranno uscire dall’era dell’energia fossile“, e si trova in: https://www.hdblog.it/green/articoli/n584474/nucleare-smr-ultima-generazione-decarbonizzazione/
In esso si legge che: «Il tema della decarbonizzazione del settore energetico, ovvero la necessità di abbandonare le fonti fossili (carbone, petrolio e gas naturale) per produrre energia, è al centro di diversi dibattiti, sia politici sia scientifici. Accanto alle decisioni dei governi che parteggiano per il ritorno al nucleare, ma con centrali di ultima generazione, iniziano a sollevarsi alcuni dubbi da parte della comunità scientifica. Fra questi, l’analisi dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) sostiene la tesi che gli SMR, Small Modular Reactor, non saranno il Santo Graal che ci libererà dal fossile, anzi.
Il report riprende il discorso iniziato nel 2022 da alcuni accademici della Stanford University e della University of British Columbia, che hanno analizzato la gestione e lo smaltimento dei flussi di rifiuti nucleari prodotti dagli SMR, mostrando come questa tecnologia abbia un enorme punto debole legato alla gestione del combustibile esausto e delle scorie radioattive. Criticità ad oggi ancora irrisolte». Lo studio, dal titolo: “Nuclear waste from small modular reactors”, è stato pubblicato nei Proceedings of the National Accademy of Sciences, PNAS.
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E così prosegue l’articolo da me citato: «Accanto alla gestione dei rifiuti c’è il problema del tempo; secondo l’analisi di IEEFA, gli SMR sono “troppo lenti da costruire per svolgere un ruolo significativo nella transizione dai combustibili fossili nei prossimi 10-15 anni”. I pochi SMR che sono stati costruiti o che sono stati avviati dipingono un quadro diverso, che sembra incredibilmente simile al passato: i ritardi significativi nella costruzione sono ancora la norma e i costi hanno continuato a salire. IEEFA ha quindi rivolto un appello alle autorità di regolamentazione il cui compito è approvare o meno le proposte di SMR, chiedendo di elaborare delle restrizioni per evitare che i ritardi e gli aumenti dei costi vengano scaricati sui contribuenti».
«Le utility che stanno prendendo in considerazione gli SMR dovrebbero essere obbligate a confrontare i costi incerti e le date di completamento della tecnologia con i costi e i tempi di costruzione noti delle alternative, cioè delle rinnovabili. Le utility che scelgono ancora l’opzione SMR dovrebbero essere obbligate a mettere a rischio i fondi degli azionisti se i costi e i tempi di costruzione superano le stime delle utility».
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Questo aspetto, assieme a quello dei costi, è sostenuto anche dalla stessa industria nucleare, che punta grandemente su di loro. In una nota di accompagnamento allo studio, che ha preso in esame i dati disponibili dei 4 SMR attualmente in funzione o in costruzione, oltre a nuove informazioni sui costi previsti da alcuni dei principali sviluppatori di SMR negli Stati Uniti, gli autori hanno dichiarato: «L’analisi di IEEFA si apre con una definizione sintetica e lapidaria degli SMR, che riprende le stesse criticità delle centrali nucleari tradizionali, ovvero: “[gli smr] sono troppo lenti da costruire, troppo costosi, troppo rischiosi e poco affidabili”. Le criticità legati ai tempi e alla lievitazione dei costi messa in luce dai ricercatori viene confermata in toto dal primo progetto SMR di Nuscale, abbandonato dalla stessa società esattamente per questi motivi.
Partendo dall’inizio, nel 2020 NuScale Power annunciò che la Commissione di regolamentazione nucleare (Nuclear Regulatory Commission, NRC) degli Stati Uniti aveva completato la revisione della Fase 6, lo step conclusivo della procedura di esame della Domanda di certificazione del design (Design Certification Application, DCA) per la sua centrale nucleare con SMR da 44 MWe (Mega Watt elettrico, l’unità di misura adottata nell’ambito dell’energia prodotta dal nucleare). A stretto giro la società aveva ricevuto anche il Rapporto finale di valutazione della sicurezza (Final Safety Evaluation Report, FSER), ed era quindi pronta a mettere l’opera in cantiere. (…).
Tre anni dopo, la società ha comunicato di aver abbandonato quel progetto, indirizzando i propri investimenti su reattori con moduli da 77 MWe per via dei costi legati sia alla costruzione (dai 5,3 miliardi di dollari stimati a 9,3 miliardi di dollari) sia all’energia (da 58 dollari per MWh a 89 dollari – anche con una sovvenzione di 1,4 miliardi di dollari da parte del Dipartimento dell’Energia e sussidi per ridurre i costi di 30 dollari per MWh)».
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Sullo stesso argomento riporto anche il contributo da un video intitolato: «I mini reattori nucleari sarebbero dunque l’ultima trovata della Ue per produrre energia pulita a basso costo», in: Tcnews https://www.youtube.com/watch?v=6AUhhvNOaWg
«I mini reattori nucleari sarebbero dunque l’ultima trovata della Ue per produrre energia pulita a basso costo», inizia il video -mentre il problema dell’energia nucleare nel nostro paese, che già aveva creato non pochi problemi, continua a tenere banco. Nella ex- centrale di Caorso si è concluso recentemente il quarto ed ultimo trasporto con il quale sono rientrati dalla Slovacchia rifiuti inceneriti e ridotti. Si tratta di 100 manufatti residui del trattamento di 860 tonnellate di resine e fanghi radioattivi. Non solo: sono 51 le aree in Italia che possono ospitare il deposito nazionale delle scorie del nucleare, dove saranno stoccati 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità, e parcheggiati temporaneamente 17.000 (metri cubi) ad alta intensità».
«(Ora) C’ è l’idea di farli più piccoli. Vuol dire (fare) reattori che hanno costi di gestione più bassi, quindi sono più appetibili per le industrie, e sono anche reattori che dovrebbero provocare, in caso di incidente, un minor danno – sostiene Dario Faccini, laureato in ingegneria e scienze ambientali -. Ma in realtà anche i piccoli reattori presentano diverse problematiche. Sono reattori piuttosto ‘vecchi’ come concezione, perché è dagli anni sessanta che vengono costruiti, e finora hanno interessato soprattutto sommergibili nucleari, che hanno necessità di avere piccoli reattori, che possano fornire energia per molto tempo.
Costruirli su scala civile, vorrebbe dire coinvolgere un territorio molto più ampio: ci sarebbero da controllare molti più siti nucleari e sappiamo che questo provocherebbe molti problemi ed un rischio maggiore che uno dei reattori possa avere dei malfunzionamenti. Ed in realtà la probabilità di incidenti sarebbe più grande. Anche a livello di costi ci sono molte problematiche perché sinora si è visto che questi reattori sono più costosi in quanto non possono sfruttare economie di scala. Infine i reattori attualmente (in funzione di questo tipo sono solo quattro: due in Russia di cui uno molto simile ai reattori di Chernobyl solo su scala più ridotta, un altro in Cina ed uno in India di cui non si sa niente. In definitiva questi reattori non danno garanzie attuali, e pensare di poterli usare per il clima, quando il clima ha bisogno di soluzioni adesso non è forse l’idea giusta».
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Inoltre si trova in rete un articolo intitolato: “Negli Stati Uniti il sogno del primo mini-reattore nucleare è svanito” in: https://www.bluewin.ch/it/attualita/diversi/negli-stati-uniti-il-sogno-del-primo-mini-reattore-nucleare-e-svanito-1992190.html.
In esso si legge: «I minireattori sono il faro della speranza per chi vuole continuare a utilizzare l’energia nucleare in futuro. Il primo sarebbe dovuto entrare in funzione negli Stati Uniti nel 2029. Ma ciò non si concretizzerà: i costi rischiano di esplodere.
L’energia nucleare si trova di fronte a venti contrari. Non è esente da rischi, il problema dello smaltimento delle scorie non è stato risolto da nessuna parte e l’energia nucleare è estremamente costosa rispetto ad altre fonti energetiche. D’altra parte, le centrali atomiche forniscono elettricità quasi priva di CO₂ – un argomento forte in tempi di cambiamenti climatici e di elettrificazione dei trasporti.
Negli ultimi anni, i piccoli reattori nucleari modulari sono diventati il faro della speranza per i sostenitori dell’energia nucleare. I rischi sono minori, i costi più bassi: è così che l’energia atomica dovrebbe tornare a essere commercializzabile. In Svizzera, ad esempio, i politici del PLR chiedono di prendere in considerazione la costruzione di questi piccoli reattori modulari (SMR)».
Ma «non è possibile fornire elettricità a un prezzo commerciabile. L’azienda statunitense Nuscale voleva dimostrare che il concetto funziona. La messa in funzione di un SMR era prevista a Idaho Falls, una piccola città del Midwest. La mini centrale avrebbe dovuto fornire elettricità a mezzo milione di famiglie. Tuttavia, Nuscale e il partner del progetto Utah Associated Municipal Power Systems hanno annunciato che (il progetto) non si concretizzerà. Secondo il portale di settore «World Nuclear News», nonostante i notevoli sforzi, è improbabile che il progetto trovi un numero sufficiente di clienti per andare avanti.
Il fatto che la centrale non possa vendere la sua energia è dovuto al prezzo. Sebbene il governo statunitense abbia investito miliardi nel progetto sotto l’ex presidente Donald Trump […] il progetto rischiava di diventare enormemente costoso. Infatti, il costo di costruzione della centrale sarebbe salito dai 5,3 miliardi di dollari originariamente preventivati a 9,3 miliardi di dollari se fosse stata effettivamente realizzata. Il megawattora di elettricità sarebbe quindi costato 89 dollari, come scrive Wirtschaftswoche. In confronto, il fotovoltaico con un sistema di stoccaggio dell’elettricità (che rende gli impianti fotovoltaici costosi) fornirebbe il megawattora per 45 dollari. Il prezzo di mercato per un mix medio di elettricità negli Stati Uniti è tra i 10 e i 20 dollari».
Da quello che si sa in USA vi sono «Un piccolo reattore in funzione, quattro in costruzione. L’energia nucleare è stata a lungo considerata una fonte di elettricità costosa, sebbene anche l’energia proveniente da altre fonti sia diventata più cara. Si stanno costruendo nuove centrali nucleari in cui lo Stato è coinvolto su larga scala. Il primo mini-reattore, che voleva mostrare una via d’uscita dalla trappola dei prezzi elevati, è fallito proprio per questo motivo.
Ma, secondo la World Nuclear Association, ci sono anche cinque piccoli reattori già in funzione: in India, Pakistan e Russia. Il costo della loro elettricità è sconosciuto. Altri quattro sono in costruzione in Argentina, Cina e Russia. Nonostante il prezzo elevato, nel mondo sono in costruzione circa 60 centrali nucleari convenzionali, la maggior parte delle quali in Cina, India, Russia, Corea del Sud e Turchia. Tutti questi progetti di centrali atomiche devono dimostrare che gli impianti non solo sono sicuri, ma forniscono anche energia a un prezzo che i clienti sono disposti a pagare».
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Quindi le centrali SMR (Small Modular Reactors), costano troppo, non sono sicure, e presentano gli stessi rischi delle centrali più grandi cioè la gestione delle scorie o i possibili disastri. «A questi però si aggiungono due ulteriori criticità: i sistemi passivi non sono totalmente infallibili e nelle zone con rischio di inondazione e non possono essere installati sotto terra». (https://www.geopop.it/mini-reattori-nucleari-modulari-smr-cosa-sono-e-perche-sono-il-futuro-dellenergia-per-alcuni-paesi-ue/).
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L’ immagine, di autore ignoto, che correda l’articolo rappresenta una centrale con piccolo reattore modulare in via di costruzione da parte della società Westinghouse in Usa, ed è tratta da: https://www.reuters.com/world/us/westinghouse-unveils-small-modular-nuclear-reactor-2023-05-04/.
Laura Matelda Puppini.
https://www.nonsolocarnia.info/le-tanto-amate-da-fedriga-centrali-smr-small-modular-reactors-pare-abbiano-piu-di-un-problema-e-non-e-tutto-oro-cio-che-luccica/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/06/small-reactor-yesCVGOIWFZFVNHBGSGJPJDW4GSKE-scaled.jpg?fit=1024%2C576&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/06/small-reactor-yesCVGOIWFZFVNHBGSGJPJDW4GSKE-scaled.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Senza categoriaUltimamente si parla nel mondo di 'Small Modular Reactors' e lo ha fatto anche il dott. Fedriga auspicandone l'uso in Fvg. Ma cosa sono esattamente questi SMR (mini reattori nucleari)? «Si tratta di reattori a fissione nucleare di piccola taglia che potrebbero essere sempre più popolari in futuro per...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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