Luciano Marcolini Provenza. Appunti sul Reggimento Alpini Tagliamento e la liberazione di Cividale.
Ho ricevuto dal gentilissimo presidente della sezione Anpi di Cividale Luciano Marcolini Provenza questo suo interessantissimo Studio sul Reggimento alpini Tagliamento e sulla Liberazione di Cividale, che porta molti elementi nuovi su quanto ho già scritto nel mio: “L.M.P. Storie partigiane e non, fra un avvicendarsi al comando della formazione Osoppo ed il passaggio, all’ultimo momento, di militi filonazisti del Rgt. ‘Tagliamento’ alla Osoppo. Lo pubblico con piacere e lo ringrazio veramente per questa opportunità datami. Laura Matelda Puppini
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Cividale, dopo l’8 settembre 1943[1], fu occupata dai tedeschi già in data 15 settembre 19431 e rivestì, fin da subito, un importante ruolo nello scacchiere militare e repressivo dell’occupatore nazi-fascista divenendo non solo sede di comando militare ma anche sede di apparato di polizia repressivo, di una scuola di formazione per ufficiali e sottoufficiali dei reparti collaborazionisti e sede di un reggimento di cavalleria cosacca composto da due battaglioni. [2].
A Cividale, dal settembre 1944[3], era stanziata la 24. Waffen Gebirgs Karstjäger Division delle SS che si macchiò, di concerto con i “repubblichini”[4] alle loro dipendenze, di fucilazioni e torture consumatesi sull’intero territorio friulano e sloveno.[5].
A Cividale le fucilazioni avvenivano sul muro esterno dell’ex caserma “Principe di Piemonte” mentre anche la caserma “Lanfranco-Zucchi” fungeva da luogo di detenzione.
Ma non solo, nel periodo finale della guerra, Cividale acquisì particolare interesse per l’ipotizzato trasferimento in zona del comando di divisionale della X. MAS (gennaio 1945), del comando di Globocnik e del governo di Salò (marzo 1945).[6].
A Cividale aveva sede, per un periodo, anche la Compagnia Comando del “Reggimento alpini Tagliamento”[7] di cui è bene ricordare la genesi.
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Dopo l’otto settembre 1943 il console Ermacora Zuliani, iscritto al PNF dal 1920, squadrista, Marcia su Roma, Sciarpa littorio, Volontario in Spagna (dove si merita alcune medaglie), Console della MVSN, già Podestà di Magnano in Riviera (sua città natale), Segretario del locale Fascio, membro della federazione fascista dal 1926, membro del Direttorio Federale, combattente in Russia con la 63 Legione CC.NN. “Tagliamento”, dopo aver rassicurato del suo appoggio l’occupante tedesco riceve il salvacondotto da parte del Comando delle truppe germaniche del Feldmaresciallo Kesserling di Frascati, dove si trovava, per raggiungere Udine.[8].
A Udine, in data 17 settembre 1943, attingendo ai residui della 63^ e 55^ Legione CC.NN. [9]costituisce il “Gruppo Tagliamento” della Milizia[10] della consistenza di circa 500 uomini: il reparto svolge azioni di polizia al comando dello Standartenführer der SS und Polizei di Udine.[11].
Si tratta quindi di un reparto di polizia al soldo dell’occupante tedesco e proveniente, non da un reparto alpino dell’esercito ma dai residui delle Legioni di CC.NN. impiegate nell’aggressione all’URSS e dalle quali deriva anche la dicitura “Tagliamento”.
Questa formazione militare collaborazionista, non è da confondersi con il battaglione alpini “Val Tagliamento” dell’esercito impiegato sul fronte grecoalbanese e balcanico. Il battaglione mantenne la denominazione “Val Tagliamento” fino al suo rientro in Friuli, nel luglio del 1943, poi la variò in “Tolmezzo” (reparto alpino dell’esercito decimato nella campagna di aggressione all’Unione sovietica nel gennaio dello stesso anno). Il battaglione alpino “Val Tagliamento”, in seno alla Brigata alpina Julia, fu poi ricostituito, nell’esercito della Repubblica italiana, il 1° luglio 1963.
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Il 17 novembre 1943, Globocnik, Comandante superiore delle SS e della Polizia per Operationszone Adriatisches Küstenland, già supervisore per i campi di sterminio polacchi di Belzec, Sobibor e Treblinka[12] ordina di modificare la denominazione di “Gruppo Tagliamento” in “Reggimento Volontari Friulani Tagliamento”.[13].
A seguito della chiamata obbligatoria alle armi per le classi 1923, 1924 e 1925 firmato il 22 febbraio 1944 e diffuso il 5 marzo 1944[14] dal Commissario supremo dell’Operationszone Adriatisches Küstenland Reiner, il “Reggimento Volontari Friulani Tagliamento” mutò la propria denominazione in “Reggimento Alpini Tagliamento”.
In virtù del bando obbligatorio raggiunse la consistenza di tre battaglioni formati da circa 450 uomini ciascuno.[15] C’è da dire comunque che gli esiti di queste misure di costrizione non ottengono il risultato sperato in termini di mobilitazione.[16].
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Dal 24 aprile 1944, il Comando del Reggimento, insieme alla Compagnia Comando Regimentale, ai reparti amministrativi e di supporto si trasferì da Udine a Cividale. (vedi nota 1).
Il Reggimento si distinse in azioni di repressione anti partigiana soprattutto nella zona di Tolmino, oltre naturalmente ad essere ben a conoscenza delle numerose fucilazioni nella caserma di Cividale[17].
Il calante consenso verso il nazi-fascismo però esponeva il reparto a numerose diserzioni (se ne registrano 56 nel solo giorno del 2 luglio 1944) tant’è che il 26 luglio, Zuliani, propose al Comandante tedesco delle SS Tauss a Tolmino quella che doveva essere la misura della ritorsione verso tre traditori che avevano collaborato con i Partigiani nell’agguato a un comandante di una sua compagnia ed erano poi fuggiti dall’unità: si trattava di bruciare le loro case, fucilare un uomo per ogni famiglia e incarcerare gli altri membri della famiglia.[18].
Il Console della Milizia Zuliani il 16 dicembre 1944 diventa Colonnello dell’esercito della RSI con decorrenza settembre 1943.[19].
Arriviamo agli ultimi giorni di guerra, tralasciando l’uccisione e la deportazione in Germania di Partigiani e civili, italiani e stranieri, avvenuta nei lunghi mesi della collaborazione di questo Reggimento col nemico, allorché due dei tre battaglioni del Reggimento dalla Val Baccia e dall’alto Isonzo muovono, siamo nella notte del 28 aprile 1945[20], per raggiungere il giorno successivo la località di Spignon.
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Nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio i due battaglioni si sistemano nell’Istituto Orfani di Rubignacco frazione di Cividale del Friuli. Tre giorni prima il 27 aprile, su iniziativa dello stesso Zuliani (che aveva contatti con i vertici dell’Osoppo), vista l’inevitabilità della sconfitta, si tenne un incontro a San Pietro al Natisone con i rappresentati Partigiani della Osoppo e della Garibaldi nel quale si concordava lo scioglimento del reparto e la consegna delle armi.[21] Di fatto uomini e armi non furono mai consegnati ai garibaldini e il grosso della formazione rimase acquartierato all’Istituto orfani.[22].
Un reparto del Reggimento (173 uomini)[23], a liberazione della città quasi completata, inquadrato con i partigiani dell’Osoppo e insieme ai garibaldini, collaborò alla resa degli ultimi tedeschi asserragliati nella caserma “Principe di Piemonte”. Forti della comune militanza, valida fino a poche ore prima, il Tenente Squadrelli del disciolto “Reggimento Alpini Tagliamento” chiede di parlamentare col comandante tedesco, ma i tedeschi non vogliono arrendersi senza combattere per cui “si concordò di arrendersi dopo una scaramuccia”[24] che comunque fece delle vittime, Gino Sturam (garibaldino) e Luciano Della Pietra, ma consentì anche ai “tedeschi”, di fatto, di prendere ulteriore tempo per distruggere gli incartamenti, le carte compromettenti che avrebbero fatto maggior luce sulle numerose fucilazioni, di cui a tutt’oggi s’ignora la reale consistenza, e sulla collaborazione tra tedeschi e fascisti.
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Ermacora Zuliani viene arrestato ed è uno dei numerosissimi fascisti che già nel 1946 per grazia dell’amnistia Togliatti è libero. Il suo foglio matricolare riporta, in data 9 giugno 1945, l’annotazione di collocazione in congedo con decorrenza 8 settembre 1943 in quanto aderente alla RSI.
Il Reggimento alpini Tagliamento, che non mi risulta sia un reparto riconosciuto dalla Repubblica Italiana e neppure dall’ANA ha compiuto atrocità verso partigiani e civili contribuendo a mandarne parecchi anche nei campi di prigionia dell’alleata Germania nazista. Tutt’ora si fregiano, nel loro labaro, che scimmiotta quello degli alpini, di tre croci di guerra con tanto di svastica nazista.
È, a mio avviso, un disonore per gli alpini.
Il 2 maggio1955, quando ancora molti Partigiani erano discriminati e sotto processo con l’accusa di “Tradimento”, Ermacora Zuliani viene nominato Capitano “con anzianità assoluta e decorrenza degli assegni dal 1 gennaio 1943” e il 5 settembre 1955 gli viene conferita la qualifica di 1° Capitano con decorrenza 1 gennaio 1955. [25].
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Alla Liberazione di Cividale parteciparono anche elementi dell’Osoppo la quale (sono le parole del prof, Paolo Rieppi comandante delle SAP che liberarono Cividale) “aveva una consistenza molto esigua. Quel giorno alla sfilata (dopo la liberazione della città) ci saranno stati una ventina di osovani”[26] la qual cosa corrisponde a tutte le relazioni e memorie dell’epoca a partire da quella di Don Antonio Cuffolo.[27].
Il prof. Rieppi chiarisce ulteriormente: “quando il 2 maggio è sfilata per Cividale anche l’Osoppo, con in testa il comandante della VII Brigata vidi, dietro di loro, venivano anche militi repubblichini con il fazzoletto verde”. È chiara l’operazione di uno dei fondatori di Gladio: dimostrare una consistenza numerica maggiore della realtà per impressionare.
Non solo ma lo stesso Tarciso Petracco riferisce: “Aveva (Zuliani ndr) 350 uomini a San Pietro, ai quali dovevano aggiungersi gli altri due battaglioni del suo reggimento “Tagliamento”, i 400 di Tolmino e Caporetto: per un “no” (all’accordo con l’Osoppo ndr) in quel momento saremmo rimasti i 25 che eravamo”.[28].
L’inquadramento d’interi reparti fascisti nelle file partigiane era espressamente vietato dalle disposizioni del CVL e del CLNAI come pure era impossibile la qualifica di Partigiano o Patriota a qualsiasi appartenente di questo reggimento collaborazionista. [29].
Inoltre, a dispetto della concordata “scaramuccia” alla caserma, vi fu un caduto Partigiano e un caduto per la Libertà, ex milite del Reggimento Tagliamento, che l’Osoppo mette tra i suoi caduti Partigiani (cosa non possibile in base al citato Decreto legislativo Luogotenenziale del 21 agosto 1945, n. 51). [30].
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Lo sfregio è che i fascisti del “Tagliamento” lo mettono, questo giovane disgraziato Della Pietra, tra i caduti della RSI[31], il 1° maggio quando il Reggimento è di fatto sciolto da almeno tre giorni e si combatte contro i tedeschi asserragliati nella caserma mentre, agli effetti dell’art. 8 del già citato Decreto legislativo Luogotenenziale del 21 agosto 1945, n. 51, è da considerarsi un caduto per la lotta di Liberazione.[32].
In conclusione c’è da rilevare che, come in altri casi che riguardano le vicende del confine orientale, le due storiografie “di confine” sembrano non dialogare.[33]
C’è da rilevare infatti la presenza, nei giorni della liberazione anche dei partigiani sloveni dell’O.F. presenza testimoniata da Giuseppe Osgnach “Josko”,[34] Isidoro Pauletig,[35] Paolo Petricig,[36] Mario Ellero[37] e da Franjo Bavec.[38].
Restano quindi, a mio avviso da indagare, sulla vicenda, direttamente le fonti slovene. In ogni caso non si registrano atti di violenza contro la popolazione e neppure tensioni tra formazioni partigiane di vario orientamento (fatta salva la “normale” diffidenza) del resto le testimonianze fotografiche di quei giorni mostrano partigiani sloveni, osovani e garibaldini e popolazione civile presenti alla cerimonia d’accoglienza del Sindaco Brosadola al I° Governatore inglese in un contesto completamente sereno.
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Si sorvola in questa fase a tutte le domande e contraddizioni che nascono dalla lettura delle varie versioni/testimonianze e complessivamente dall’intera vicenda a partire dalla legittimità dell’operazione compiuta dalla Osoppo ad opera dei suoi rappresentanti locali Specogna, Petracco, Cicuttini nell’accordarsi con i collaborazionisti della “Tagliamento”, non arrestando i graduati, lasciando (e anzi sollecitando) gli uomini a mantenere le divise, lasciando che riconosciuti criminali (banda Spollero) si dileguassero, non rispettando gli accordi con i garibaldini (spartizione armi). Ricordiamo che questi accordi, Tagliamento-Osoppo, secondo Tarcisio Petracco, erano già stati definiti il 18 aprile 1945 e che le brigate partigiane garibaldine combattevano già duramente per la liberazione della Città dal 28 aprile.
Luciano Marcolini Provenza – 29 giugno 2022.
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[1] Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 p. 50: “Sempre il 12 settembre un gruppo della 71.Inf.Div. venne invito verso Cividale, dove era segnalata la presenza di formazioni partigiane jugoslave che la sera dell’11 avevano assalito un campo di prigionieri. Il giorno 13 vi furono scontri a est di Udine tra partigiani e reparti tedeschi, appoggiati anche qui da unità non identificate della Divisione “Julia”; probabilmente le forze tedesche appartenevano alla 11. Kp./Gren.Rgt. 191 dell’Hauptmann Karl Offschany, che il 15 settembre era Ortskommandant (comandante di presidio) di Cividale, e forse alla 1. Kp./Pi.Btl. 171, anch’essa presente a Cividale nei giorni successivi.”Giuseppe Jacolutti – “Fosse del Natisone” – a cura dell’Amministrazione comunale della Città di Cividale del Friuli – 1978 pp. 16-17 (proclama del 15 settembre 1943).
[2] Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 p. 188: “Dal Leitstab für landeseigene Verbände dipendevano anche le varie scuole per i reparti collaborazionisti (Landschutzschule) disclocate a Udine, Ugovizza, Palmanova, Cividale, Gorizia (due, di cui una per i Domobranci), Trieste (due, diu cui una per Domobranci, trasferita temporaneamente alla fine del 1944 a Postumia), Duino, Pola, Parenzo, Pisino,Fiume e Sušak (quest’ultima probabilmente per il personale croato). Quelle di Duino e Cividale (almeno) erano delle Landschutzführerschule, formavano cioè ufficiali e sottoufficiali.” Ferenc Tone – “La polizia tedesca nella zona d’Operazioni “Litorale Adriatico” 1943 – 1945” – in Storia Contemporanea in Friuli – n.10 1979 p.60.
[3] Stefano Di Giusto – op. citata. – p. 491.
[4] Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 p. 199: “E’ opportuno sottolineare che nessun reparto italiano presente nell’OZAK (Operationszone Adriatisches Küstenland ndr) operò mai autonomamente o alle dipendenze di un reparto italiano, ma sempre sotto il controllo tedesco.”; Fabio Verardo – I processi per collaborazionismo in Friuli La Corte d’Assise Straordinaria di Udine (1945-1947) – Franco Angeli – 2018.
[5] Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 pp. 113-114: “Dalla sera del 5 ottobre e durante il giorno successivo reparti della 162.(turk.) InfDiv., tra cui in particolare l’Inf.Rgt. 314, effettuarono la loro prima azione anti-partigiana, l’Unternehemen Felix, condotta nella valle del Natisone da Cividale a Tiglio; si trattò di un’azione svolta prevalentemente a fini di addestramento, il cui bilancio fu tuttavia di 88 partigiani caduti e 78 prigionieri, con 6 caduti e 12 feriti tra i tedeschi.”. Fabio Verardo – I processi per collaborazionismo in Friuli La Corte d’Assise Straordinaria di Udine (1945-1947) – Franco Angeli – 2018.
[6] Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 p.415 : “ Lo stesso 19 gennaio 1945, in concomitanza con l’inizio dell’attaccopartigino su Tarnova, un ordine dell’HSSPF OZAK – Führungsstab (für Bandenbekämpfung) a firma di Globocnik affidò alla Divisione X. MAS il compito di garantire la sicurezza nelle valli del Natisone e dell’Isonzo…” p. 611: “All’inizio di marzo venne inoltre presa la decisione di creare una Hauptbefehlstelle (posto principale di comando) per Globocnik a Cividale. Come si è detto alla base di questa decisione vi erano probabilmente i precedenti preparativi (poi interrotti) per ospitare in quella zona Mussolini e il suo governo. Con tutta probabilità anche il trasferimento del comando di Globocnik a Cividale non andò oltre la fase di pianificazione.”
[7] Diario Storico – Militare 17 settembre 1943 – 24 gennaio 1945” – Aviani & Aviani editori – 2010 – Ripreso anche in: Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 – p. 222; Carlo Cucut – “Penne Nere sul confine orientale – Storia del Reggimento Alpini “Tagliamento” 1943 – 1945” – Ed. Marvia – 2008 – p.54.
[8] Aldo Mansutti “Un Soldato da ricordare tra la grande guerra, Spagna, Russia e Alpini della RSI” – Aviani & Aviani editori – 2012 – p.136.
[9] Stefano Di Giusto – op. citata – p.205.
[10] Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 – p. 205.
[11] La carta intestata del comandante Zuliani riportava infatti la seguente dicitura: “Landschutzmann Polizei Freiwillingen Battalion “Udine”” cortesia Fabbroni.
[12] Siegfried J. Pucher – Il nazista di Trieste. Vita e crimini di Odilo Globocnik, l’uomo che inventò Treblinka – Beit – 2011.
[13] Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 pp.217-228.
[14] Roberto Spazzali – “Adriatische Küstenland: la politica della mobilitazione al servizio obbligatorio del lavoro – Qualestoria n1/2 – aprile-agosto 1995.
[15] Da notare la solerzia con la quale Zuliani si premura (è proprio il caso di sottolinearlo) di sollecitare al rispetto dell’emanando bando, come risulta da questa lettera inoltrata al podestà del Comune di Pordenone: “A mezzo dell’ufficiale latore della presente Vi invio alcuni ordini di richiamo obbligatorio relativi ai giovani delle classi 1923 e 1924, emanati dall’Alto Comando delle “SS”. Vi prego vivamente di appoggiare con tutti i mezzi a Vostra disposizione il compito affidato all’Ufficiale predetto, affinché l’ordine di richiamo abbia esecuzione entro e non oltre la data stabilita 23.2.1944 (data aggiunta a mano nda)… Per Vostra norma Vi faccio presente che dovrò riferire all’Alto Comando delle “SS” circa la collaborazione offerta dai Podestà in questa contingenza.” Movimento di Liberazione in Friuli 1900/1950 p.214 – cortesia Kersevan.
[16] Roberto Spazzali – “Adriatische Küstenland: la politica della mobilitazione al servizio obbligatorio del lavoro – Qualestoria n1/2 – aprile-agosto 1995: “Complessivamente gli esiti della mobilitazione non sono soddisfacenti per il sovrapporsi di iniziative diverse e perfino concorrenziali all’interno delle stesse forze di occupazione, che si disputavano il poco personale disponibile. In quei primi giorni di marzo, mentre si avviava la chiamata delle tre classi di leva, parte la precettazione dei membri della Guardia civica e vengono distribuite le convocazioni per i lavoratori volontari della Todt.”
[17] Giuseppe Jacolutti – Fosse del Natisone – a cura dell’amministrazione comunale della città di Cividale del Friuli – Tipografia Filacorda – Udine 1978.
[18] Ferenc Tone – “La polizia tedesca nella zona d’Operazioni “Litorale Adriatico” 1943 – 1945” – in Storia Contemporanea in Friuli – n.10 1979 p. 92.
[19] Aldo Mansutti “Un Soldato da ricordare tra la grande guerra, Spagna, Russia e Alpini della RSI” – Aviani & Aviani editori – 2012 p. 134.
[20] Carlo Cucut – “Penne Nere sul confine orientale – Storia del Reggimento Alpini “Tagliamento” 1943 – 1945” – Ed. Marvia – 2008 – p. 141: “28 aprile 1945 – Il Comando del Reggimento dirama l’ordine ai reparti distaccati nella val Baccia e nella valle dell’Isonzo e lungo la ferrovia Trieste-Fiume, di raggiungere il Reggimento a San Pietro al Natisone”.
[21] Aprile ’75 – Monumento alla Resistenza – Città di Cividale del Friuli – Tip. Filacorda p.30; Testimonianza a firma Aldo Specogna “Repe” Com.te della VII Brigata “O.F.”: “Il 27 aprile 1945 le forze repubblichine, ed il 29 quelle cosacche, operanti nella zona a fianco dei tedeschi, si arrendevano. Il 1° maggio le forze della VII brigata “Osoppo-Friuli” e le formazioni GAP della “Garibaldi” combattono al rugo Emiliano contro colonne tedesche in ritirata su Caporetto, e dinanzi alla caserma “Principe di Piemonte”, ora “Francescatto”, sede del comando tedesco di Cividale.” Storia Contemporanea in Friuli – n°13 Anno XII – 1982 p. 40; Testimonianza di Luigi Grion “Furore”: “A San Pietro al Natisone “trovavano la caserma con il Tricolore e i militari col fazzoletto verde. Gli osovani garantiscono loro che gli alpini sono stati in stretto contatto con loro e che quindi devono essere considerati partigiani. Si discute. Un attacco tedesco durante la stessa giornata interrompe gli incontri e costringe i reparti partigiani ad abbandonare San Pietro; i partigiani sono seguiti deali Alpini dell’8°. (sig!) In montagna a sera e l’indomani continuavano le trattative per la resa degli alpini: i garibaldini pretendono di aver loro consegnati almeno gli ufficiali che guidarono i reparti alpini nei rastrellamenti durante l’inverno e la primavera e bruciarono numerosi paesi nella zona. Nei loro confronti doveva essere iniziato un giudizio. Gli osovani rifiutano questo, non solo, ma fanno fuggire gli ufficiali incriminati.”
[22] Tarcisio Petracco – La lotta partigiana al confine orientale (la bicicletta della libertà) – Ribis editore; Relazione comandante Paolo Rieppi “Giovanni” sulla liberazione di Cividale – Archivio ANPI – Cividale del Friuii.
[23] Domenico Pittioni – La guerra fredda ai confini orientali d’italia – Campanotto Editore Udine – 1989 – p. 235 “(Il Gazzettino ndr) 6 novembre (1951 ndr): Si è affermato che la settima Brigata Osoppo aveva assorbito nei propri reparti 173 repubblichini del battaglione Tagliamento. Questo intervento è stato come una sassata, ma non ha lasciato grande traccia agli effetti processuali, se non per il clamore che ha suscitato. L’avvocato della parte civile ha chiesto che la Corte impedisse all’avvocato della difesa di fare affermazioni false e ingiuriose e ha precisato che si trattò di una formazione di alpini del battaglione Tagliamento, accampata a S. Pietro al Natisone, la quale, essendo il 25 aprile, fatta più insistente la pressione slovena, finì con l’accedere alle richieste della Osoppo, tendente a fare un fronte unico per impedire l’invasione slava della zona.».
[24] Guido Aviani Fulvio – 2 e 3 maggio 1945 Cividale liberata… e storia di un amore – Arti Grafiche Fulvio – 2009, p. 9; Carlo Cucut – “Penne Nere sul confine orientale – Storia del Reggimento Alpini “Tagliamento” 1943 – 1945” – Ed. Marvia – 2008 – pp. 142-143: “I Tedeschi, circa 150 uomini, si sono asserragliati nella caserma “Principe Umberto” e non intendono arrendersiai partigiani, ma attendere l’arrivo degli Alleati. Viene formata una Compagnia di formazione al comando del Ten. Squadrelli che si porta presso la caserma e chiede di conferire con il comandante tedesco, spiegando che è inutile resistere ad oltranza e che per assicurare l’italianità (a un tedesco???? Ndr) di Cividale è necessario che questa sia liberata da reparti militari italiani, prima che lo facciano i Titini, che stanno già entrando nei sobborghi cittadini. Dopo poco tempo il Ten. Squadrelli esce dalla caserma scuotendo la testa, fa attestare il reparto e dopo pochi minuti ordina l’attacco sotto il fuoco di copertura del pezzo da 47/32. In un battibaleno la caserma è conquistata e i Tedeschi sono condotti prigionieri a Rubignacco, per poi essere consegnati agli Alleati.”
[25] Aldo Mansutti “Un Soldato da ricordare tra la grande guerra, Spagna, Russia e Alpini della RSI” – Aviani & Aviani editori – 2012.
[26] AIFSML, Fondo Porzus, Busta 4, Fasc.12, p.550V. (cortesia Kersevan).
[27] Anton Cuffolo – “Moj dnevnik – La seconda guerra mondiale vista e vissuta nel “focolaio” della canonica di Lasiz” – a cura Giorgio Banchig – Most edizioni – 2013.
[28] Tarcisio Petracco – La lotta partigiana al confine orientale (la bicicletta della libertà) – Ribis editore – pp. 135-136.
[29] Il CLNAI, in data 13 aprile 1945 diramò le disposizioni di cui in appendice.
[30] AA.VV. – Caduti, Dispersi e Vittime civili dei Comuni della Regione Friuli-Venezia Giulia nella seconda guerra mondiale – Provincia di Udine – 1987-1988 p.788.
[31] Vedi appendice Estratto tabella caduti.
[32] Decreto legislativo Luogotenenziale del 21 agosto 1945, n. 51: “Art. 8. E’ riconosciuta la qualifica di caduto per la lotta di liberazione: 1) ai caduti in azioni partigiane, o per ferite contratte in azioni partigiane, o per malattia contratta in servizio partigiano; 2) agli assassinati dai nazi-fascisti perché prigionieri politici, o quali ostaggi, o per rappresaglia; 3) ai prigionieri politici morti per i maltrattamenti subiti in carcere od in campo di concentramento.”
[33] Gorazd Bajc – Un esempio di incomunicabilità storiografica sul confine orientale – Il ruolo controverso del IV Battaglione sloveno nella difesa della Zona libera del Friuli orientale – in Estate –autunno 1944. La zona libera partigiana del Friuli orientale – a cura di Alberto Buvoli e Andrea Zannini – il Mulino 2016.
[34] Giuseppe Osgnach “Josko” – “il Matajur e la sua gente – una vita una lotta da ricordare” – Editoriale Stampa Triestina Spa – Trieste 1982.
[35] Isidoro Pauletig – Memoriale a don Marino Qualizza del 5/3/1979 p.5/6 in Faustino Nazzi – Alle origini della Gladio” – La Patrie dal Friul – 1996.
[36] Paolo Petricig – Per un pugno di terra slava – Editoriale Stampa Triestina Spa – Trieste – 1988 pp.63-64-65.
[37] Mario Ellero – Testimonianza – Archivio ANPI Cividale del Friuli.
[38] Franjo Bavec “Branko” – Na zahodnih mejah 1945 – Operativni šrab 9. Korpusa za zapadno Primorsko (november 1944 – maj 1945) pp. 293-294 pp.316-319.
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Il testo è stato pubblicato la prima volta in: (www.anpicividale.eu) ove potete leggere anche alcuni allegati a suffragare le note, che io ho omesso perché a mio avviso non aggiungevano nulla di più all’articolo, già esaustivo e completo.
Luciano Marcolini Provenza autore di questo testo, mi ha pure inviato questa integrazione sulle prime mosse di Ermacora Zuliani ad Udine, dal volume di Stefano Di Giusto già citato: «…Zuliani iniziò a raccogliere volontari per il servizio di ordine pubblico, che sollecitò con diversi annunci emananti nella seconda metà di settembre. il 21 settembre pubblicò sul “Popolo del Friuli” il primo appello, che invitava i militari a presentarsi presso la 63. Legione di Udine, la 55. Legione di Gemona, il Comando Presidio Milizia di Pordenone, il Comando Presidio Milizia di Tolmezzo o la X. Legione DICAT (Difesa Contraerea Territoriale della Milizia) di Udine. Pochi giorni dopo, il 25 settembre, fece pubblicare sullo stesso giornale un comunicato con il quale, “conformemente alle disposizioni impartite dal Comando Generale della Milizia”, intimava agli appartenenti alle classi 1922-1925 di presentarsi alla caserma dell’8. Rgt. Alpini entro il 28 settembre (per i residenti nel mandamento di Udine) o il 2 ottobre (per i residenti nel resto della provincia), “per essere inquadrati negli speciali reparti della Milizia”. Come specificato tre giorni dopo dallo stesso quotidiano, chi non si fosse presentato sarebbe stato iscritto “nei ruoli del servizio di lavoro obbligatorio”. Il bando non ebbe molto successo, tuttavia il 5 ottobre Zuliani, sicuramente per odine tedesco, fu costretto ad emanare la seguente precisazione: “l’invito pubblicato su questo giornale il 25 settembre u.s., riguardante gli arruolamenti della Milizia fascista repubblicana dei giovani appartenenti alle classi 1922, 23, 24 e 25 riguarda solamente coloro che intendono arruolarsi volontariamente”».
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Rigrazio ancora sentitamente il Presidente della sezione Anpi di Cividale del Friuli per questa interessantissima ed arricchente disanima sul Rgt. Volontari Friulani poi ‘alpini’ ‘Tagliamento’ guidato da Ermacora Zuliani e sulla liberazione di Cividale che porta nuova linfa agli studi in corso.
L’immagine che accompagna l’articolo è un particolare tratto dalla locandina del convegno del 19 novembre 2022. L.M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/luciano-marcolini-provenza-appunti-sul-reggimento-alpini-tagliamento-e-la-liberazione-di-cividale/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/02/index-1.jpg?fit=151%2C116&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/02/index-1.jpg?resize=150%2C115&ssl=1STORIAHo ricevuto dal gentilissimo presidente della sezione Anpi di Cividale Luciano Marcolini Provenza questo suo interessantissimo Studio sul Reggimento alpini Tagliamento e sulla Liberazione di Cividale, che porta molti elementi nuovi su quanto ho già scritto nel mio: “L.M.P. Storie partigiane e non, fra un avvicendarsi al comando della...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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