Ci sono notizie che non leggi con piacere, e che magari rappresentano solo la punta di un iceberg, ed una è l’acquisto di tantissima terra fertile, quella che veniva un tempo arata con i buoi, da parte di privati per farne campi di fotovoltaico a proprio uso e consumo.

«Contadin che tu rompis la tiare/ Di Aquilee, ferme i bûs un moment:/ Sot il ciamp che la uarzine ‘e are,/ Sot la man che semene el forment/Tal soreli e ta l’ombre dal nûl,/ jè une impronte di Rome e la stòrie/ E la glorie/ Dal nestri Friûl».

Così cantava, unendo l’attività del contadino alla storia, Enrico Fruch, poeta originario di Rigolato, ma questo principio potrebbe essere applicato a tutta quella terra, scura, fertile che si trova a sud delle colline moreniche.

Ma mentre nel pordenonese, anche grazie a soldi pubblici, si valorizza la campagna con il progetto “Magredi e risorgive Pordenonesi: un legame tra persone, aziende e territorio” in via di attuazione, in Friuli  si lascia svendere, per farne campi di fotovoltaico, quella terra fertile che aveva richiamato molti contadini dal Veneto anche nel secondo dopoguerra e che aveva ispirato a Silvia Maria Buiatti la famosa immagine che ritrae il lento incedere dei buoi che trainano l’aratro nella campagna che pare sterminata, sotto un cielo infinito.
E non a caso nell’incontro del 12 gennaio 2023, l’architetto Moreno Baccichet parlerà sul tema “La dimensione storica del paesaggio agrario”.

Terra arata con l’aiuto dei buoi. (Da lacampagnappenaieri.blogspot.com/2010/08/quando-si-arava-con-i-buoi.html).

Ma ritorniamo all’inizio, perché sapete miei lettori, a me ogni tanto piace divagare.  

Il 23 dicembre 2022, veniva pubblicato su ‘Il Sole 24 ore” un articolo intitolato: “A2A cresce nelle rinnovabili: nuovo impianto fotovoltaico in Friuli”. Sottotitolo: “Accordo con Volta Gestione Energie: la controllata AEB entra in VGE05, che ha ottenuto l’autorizzazione per la costruzione e l’esercizio di un parco da 59 MW”. Questo il testo.

«Prosegue la collaborazione tra il gruppo a2a e Volta gestione energie nel settore delle fonti rinnovabili. le due società hanno infatti sottoscritto un accordo che prevede l’ingresso da parte di aeb, controllata dal gruppo a2a, con quote di maggioranza in vge05, società che ha ottenuto l’autorizzazione per la costruzione e l’esercizio di un impianto fotovoltaico nei comuni di Santa Maria la Longa e Pavia di Udine, che avrà una capacità installata pari a 59,1 mw e produrrà oltre 85 gwh annui, soddisfacendo il fabbisogno annuo di energia elettrica di oltre 30.000 famiglie. L’impianto consentirà di ridurre il consumo di gas naturale annuo di circa 16 milioni di metri cubi ed eviterà l’emissione di circa 36mila tonnellate di CO2, contribuendo a favorire il percorso verso la transizione energetica del Paese. Il completamento dell’operazione è previsto entro il primo semestre 2023». (https://www.ilsole24ore.com/art/a2a-cresce-rinnovabili-nuovo-impianto-fotovoltaico-friuli-AEULUaRC).

E da altra fonte:
«A2A, firmato accordo per realizzazione impianto FV da 59,1 MWp in Friuli. Prosegue la proficua collaborazione tra il Gruppo A2A e Volta Gestione Energie nel settore delle fonti rinnovabili. Le due società hanno infatti sottoscritto in data odierna un accordo, che prevede l’ingresso da parte di AEB, controllata dal Gruppo A2A, con quote di maggioranza in VGE05 S.r.l., società che ha ottenuto l’autorizzazione per la costruzione e l’esercizio di un impianto fotovoltaico nei comuni di Santa Maria la Longa e Pavia di Udine, in provincia di Udine (c.d. progetto “Santo Stefano”).». (https://zeroemission.eu/a2a-firmato-accordo-per-realizzazione-impianto-fv-da-591-mwp-in-friuli/).

Campo di pannelli fotovoltaici a terra. (Da: https://altreconomia.it/fotovoltaico-a-terra-pianificazione-che-manca/).

Per amore di verità bisogna precisare che chi ha iniziato questa operazione che io chiamerei “terra fertile per pannelli fotovoltaici”, è stata la trentina Volta Gestione Energie s.r.l., a cui è subentrata, in un secondo momento A2A.
Ma non solo: Cristian Sergo, capogruppo M5S in consiglio regionale, ha aggiunto che sono spuntate «altre due proposte di parchi fotovoltaici nella nostra regione. Una da 49 ettari e 41 mw a Terzo d’Aquileia, l’altra per 120 ettari e 96 mw a Maniago”. (…). “Altri 170 ettari che confermano come ogni settimana che passa mettiamo a rischio la nostra terra. Solo a Santa Maria La Longa, per fare un esempio, i parchi in previsione prevedono l’utilizzo del 10% di terreno agricolo di quel Comune».

Ed ancora: «Ben venga il fotovoltaico ma, come abbiamo sempre detto e chiesto alla Giunta regionale, ci sono spazi infiniti dove poter installare pannelli senza dover sacrificare terreni agricoli – continua Sergo -. Da una parte ci lamentiamo che i giovani agricoltori non hanno accesso alle terre (ignorando peraltro la proposta di legge M5S per istituire la banca della terra), dall’altro continuiamo a destinare terreni per la produzione di energia. Principio nobile per la transizione ecologica da fonti fossili a rinnovabili ma in contrasto con l’altro dogma che è quello del consumo suolo zero, soprattutto se considerato di preminente interesse agricolo dal piano regolatore di un Comune». (Parchi fotovoltaici in terreni agricoli, continua la corsa all’oro, in: https://www.movimento5stellefvg.it/, 11 agosto 2021). 

Inoltre mi pare interessante l’articolo di Marta Facchini intitolato: “Gli impatti del fotovoltaico a terra e la pianificazione che manca”, in: https://altreconomia.it/, datato 1° settembre 2020.

Da questo testo veniamo a sapere che: «Duecento campi da calcio: è l’estensione di un nuovo impianto fotovoltaico a terra, uno dei più grandi in Italia, realizzato a Troia, in provincia di Foggia. Esteso per 1.500.000 metri quadrati, ha una potenza di 103 MW. Entrato in funzione lo scorso giugno, è stato realizzato dalla società danese European Energy che si è detta pronta a investire 800 milioni di euro nei prossimi anni in progetti simili nel Paese. Non è la sola. A maggio Intesa Sanpaolo ha comunicato di avere siglato con la canadese Canadian Solar, società operante nel settore, un finanziamento da 55 milioni di euro per realizzare 12 grandi impianti in Sicilia, Puglia e Lazio per la produzione di energia solare. Le due società sono un esempio di chi investe nel fotovoltaico, ampio settore delle energie rinnovabili in cui si osservano dalle forme di autoconsumo, come i pannelli installati sui tetti delle abitazioni, ai grandi impianti industriali con pannelli collocati a terra. Questi ultimi -secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, (Ispra, isprambiente.gov.it), che riporta i dati nel rapporto sul consumo di suolo in Italia nel 2019- tra maggio 2018 e maggio 2019 sono stati 43. Nell’elenco c’è anche il caso foggiano». (Ivi).

E i dati sono riferiti a due anni fa. E negli ultimi dodici anni si è passati da 34.805 impianti nel 2008, con una potenza installata pari a 483 MW, a 880.090 impianti nel 2019, con una potenza pari a 20.865 MW. (Ivi). Ed «Il punto centrale è che manca una pianificazione d’insieme che consideri gli impatti che questo nuovo trend sta avendo sull’agricoltura”, aggiunge Bonifazi. Il problema non è, quindi, il fotovoltaico in sé, ma l’assenza di argini che regolamentino l’espansione di grandi strutture in una condizione del mercato in cui, potenzialmente, potrebbero aumentare». (Ivi).

«Bisogna riflettere sulla fragilità dell’agricoltura e su quanto sia davvero ricostruibile il tessuto economico e sociale di comunità rurali che perdono per almeno una generazione l’uso di distese di terreni così ampie”, continua Bonifazi. “C’è ancora un atteggiamento ambivalente nei confronti dei grandi impianti fotovoltaici a terra e prevalgono posizioni timide rispetto agli eventuali limiti”. Non li ha fissati nemmeno il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima che, per il raggiungimento degli obiettivi al 2030, contempla la diffusione di grandi impianti fotovoltaici a terra. Da preferire, sì, in zone artificiali ma senza pensare ad adottare misure chiare per arginare il consumo di suolo». (Ivi).

Il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, per il raggiungimento degli obiettivi al 2030, contempla la diffusione di grandi impianti fotovoltaici da realizzare, preferibilmente, in zone artificiali ma senza pensare ad adottare misure chiare per arginare il consumo di suolo. Il ministero dell’Economia ha provato a intervenire sul tema con il “Decreto Fer”, emanato nel 2019, che ha reintrodotto per il fotovoltaico non a terra tariffe incentivanti per tutto il periodo di vita utile di un impianto.

Impianto di fotovoltaico in ex- cava a Cimolais. Esempio di buone pratiche. (Da: https://www.infobuildenergia.it/inaugurato-impianto-fotovoltaico-da-2mw-in-ex-cava-friulana/). 

«Tra i possibili destinatari ci sono i nuovi impianti fotovoltaici da costruire in discariche chiuse e in siti che abbiano ottenuto la certificazione di avvenuta bonifica oppure in sostituzione di coperture di edifici e fabbricati rurali su cui siano stati rimossi eternit e amianto».  (Ivi). Ma queste soluzioni costano di più, ed allora via al fotovoltaico su terreni agricoli!

Ed ancora: «In Italia il consumo di suolo nel 2019 è stato di due metri quadrati al secondo, in linea con l’anno precedente”, spiega Michele Munafò, responsabile dell’area “Monitoraggio e analisi integrata uso suolo, trasformazioni territoriali e processi desertificazione” di Ispra. “Non c’è stato alcun rallentamento quando invece bisogna tendere a zero entro il 2050, come invita a fare l’Europa. Sarebbe necessaria una legge nazionale che imponga precisi limiti ma per ora ci si ferma a vincoli disomogenei decisi dalle Regioni». (Ivi).

Nel Lazio contro l’installazione di una centrale fotovoltaica a Pian di Vico vicino Tuscania, approvato dalla Regione, Il ministero dei Beni culturali aveva fatto ricorso al Tar, chiedendo l’annullamento dell’autorizzazione rilasciata, però il Tar ha respinto il ricorso, ma poi il progetto è stato fermato dal Consiglio dei Ministri. (Ivi). E bisogna incominciare a prendere velocemente coscienza che, come ha detto il presidente della sezione Tuscia Viterbese di Italia Nostra, il consumo di suolo e di terre agricole, e la sostituzione dell’ambiente e di paesaggi storici con strutture industriali, non è una strategia valida. (Ivi).

Ma è di un paio di giorni fa la notizia che la società Comal costruirà a Tuscania  uno dei più grandi impianti fotovoltaici d’Italia da 53 milioni di euro, insieme ad una società straniera, par di capire. https://www.viterbotoday.it/cronaca/provincia/impianto-fotovoltaico-tuscania-10-gennaio-2023.html) Ed è questo l’interessante: che in Italia, dove quasi tutto si può, vengono ad investire società estere, che forse troverebbero dei limiti a casa loro. Basterebbe che il Parlamento regolasse la materia, ponendo dei paletti, ma per carità, largo alla cosiddetta “libera iniziativa” dei singoli, e dei beni comuni chi se ne importa. Così una quasi totale deregulation vige in materia.

Tuscania. (NikonZ7II, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons).

Bisognerebbe magari che qualcuno ricordasse anche ai nostri politici che “Hanno ben altro a cui pensare” che siamo in Italia, terra ricchissima di storia di paesaggi stupendi, ed in Tuscania di retaggi di Etruschi e latini, e non siamo nelle piane d’Europa o nei paesaggi piatti e senza passato degli Usa. E certe infrastrutture energetiche allontanano il turismo. Ma cosa vuoi che sia … 

Inoltre un altro problema mi turba: non ci riempiremo mica di elettrodotti? Perché basta vedere quello che attraversa l’isontino, nuovo di zecca, per inorridire!!! Inoltre se poi un impianto dopo un tot di anni non serve più o subisce danni, tranquilli: verrà abbandonato dalla premiata società costruttrice che si guarderà bene dal togliere i pannelli dismessi e bonificare l’area.

L’Africa è ormai rovinata, e si muore di fame e sete, l’America Latina pure, ed allora via a sfruttare le terre europee ed italiche, dove concesso!!!! Come non ci fossero nella penisola zone degradate e ‘terre dei fuochi’ da bonificare ed utilizzare all’uopo, come non ci fossero serie di capannoni abbandonati su cui porre pannelli fotovoltaici!

In Italia il Piano per la transizione ecologica approvato dal Cite (Comitato interministeriale per la transizione ecologica) a febbraio 2022 ha ipotizzato nuovi obiettivi per le fonti rinnovabili: il protagonista principale della crescita sarà il solare fotovoltaico, che al 2050 dovrebbe arrivare tra i 200 e i 300 GW installati e coprire quote prossime al 100 per cento del mix energetico primario complessivo, mentre per l’obiettivo intermedio al 2030 l’apporto delle rinnovabili alla generazione elettrica dovrebbe raggiungere almeno il 72 per cento, con un fabbisogno di nuova capacità da installare di circa 70-75 GW. Facendo due conti, al ritmo di crescita attuale potrebbero occorrere più di 50 anni per fare quello che il Piano ipotizza debba essere fatto in otto anni: una prospettiva inaccettabile. (Fotovoltaico nuovi impianti ma senza consumare suolo, in: http://www.collettiva.it/copertine/ambiente/2022/08/19/news).

L’installazione di nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare di fotovoltaico, è urgente e necessaria. Non deve però entrare in conflitto con la tutela del territorio, degli ecosistemi, della biodiversità e del paesaggio né sottrarre spazio all’agricoltura. Su questo punto ci viene in aiuto l’ultimo rapporto Ispra sul consumo di suolo, che ci offre un’accurata analisi dei dati sul fotovoltaico esistente ma soprattutto calcola, con stime accurate, la superficie netta disponibile per l’installazione di nuovi impianti sui tetti, che può variare da 755 a 986 kmq.  (Ivi). Perché allora permettere scempi ambientali e permettere che l’Italia non ritorni più quella di prima?

Guardate come è ridotta o si ridurrà in breve la Sicilia, con una miriade di campi di fotovoltaico! E non a caso l’articolo, corredato dalla immagine qui sotto riportata, si intitola: “Disastro in Sicilia. impianti fotovoltaici al posto del grano, degli olivi, della vite e degli agrumi”. (https://www.caltanissettalive.it/disastro-in-sicilia-impianti-fotovoltaici-al-posto-del-grano-degli-olivi-della-vite-e-degli-agrumi/

Mappa dei progetti di fotovoltaico in Sicilia. (Immagine che correda l’articolo: “Disastro in Sicilia. impianti fotovoltaici al posto del grano, degli olivi, della vite e degli agrumi”, in: https://www.caltanissettalive.it/.

E in FVG?  Sempre secondo Cristian Sergo la situazione anche in Fvg è tragica.  
Il 23 aprile 2021, Shaurli, Santoro, Moretti, Conficoni, Bolzonello, Iacop, Da Giau, Marsilio, Cosolini, Russo e Gabrovec del Pd presentavano la proposta di legge n.134, riguardante “Disposizioni regionali in materia di governo del territorio e realizzazione di parchi e impianti fotovoltaici a terra”. Ai proponenti si aggiungevano il consigliere Mattiussi di Forza Italia ed i consiglieri del M5S Dal Zovo, Ussai, Capozzella e Sergo.

Il testo della proposta di legge così iniziava: «In questa Regione la richiesta di parchi ed impianti fotovoltaici a terra è già oggi stimabile in diverse centinaia di ettari di terreno naturale ed agricolo. Qualora anche solo una parte degli investimenti previsti fosse approvata dalle autorità regionali si assisterebbe a rischi concreti di perdita di biodiversità, ad un mutamento epocale del nostro territorio e paesaggio e alla scomparsa di migliaia di ettari di terreno agricolo e naturale, senza contare gli ulteriori impianti già oggi ipotizzati in zone industriali ed artigianali o in zone mixitè industriali ed agricole.
Il punto è quindi duplice: come da un lato produrre energia dalle Fer senza incidere in maniera
irreversibile sul patrimonio naturale e rurale e sulla tutela della biodiversità da proteggere, e dall’altro come ripensare i meccanismi di consumo ed utilizzo energetici agendo sui processi produttivi ed urbani.
Per il 2030 vanno raggiunti gli obiettivi indicati dal Green Deal europeo (rispetto al 1990, riduzione
del 40% delle emissioni di gas a effetto serra, quota del 32% di energia rinnovabile, miglioramento del 32,5% dell’efficienza energetica) si tratta di decidere come ottenere questi risultati.
Se è necessario generare il 28% dell’energia nazionale da fonti rinnovabili entro il 2030, appare
del tutto evidente che è indispensabile il coinvolgimento di territori, amministratori ed operatori delle aree rurali regionali considerato che è proprio lì che si trovano le principali fonti. Allo stesso tempo è del
tutto evidente serva una visione d’insieme e complessiva del territorio regionale. Il suolo e la riduzione del suo consumo sono anch’essi obiettivi fondamentali della sostenibilità ambientale, quel suolo in parte già compromesso anche in questa Regione rischia di essere ulteriormente trasformato per centinaia di ettari nella costruzione di parchi e impianti fotovoltaici a terra. In Regione, la componente “reversibile” del consumo di suolo, cui si annoverano i campi fotovoltaici a terra, è cresciuta del 2% nel corso degli ultimi anni raggiungendo un valore dell’8,92% (dati 2018) con perdita di suolo naturale già pari a 292 ettari (al secondo posto dopo il Veneto e assai al di sopra dell’incremento medio a livello nazionale)». (https://www.consiglio.regione.fvg.it/iterdocs/Serv-LC/ITER_LEGGI/LEGISLATURA_XII/TESTI_PRESENTATI/134_PDL.pdf).

«L’Unione Europea sta lavorando per promuovere la Direttiva sui suoli, in coerenza con una serie di iniziative come Mission Soil e con le strategie sulla biodiversità che pongono all’attenzione la riduzione dello spazio di terreni fertili, a favore dello sviluppo urbano e delle infrastrutture. La nostra proposta guarda anche ai possibili contenuti della Direttiva poiché non si può ulteriormente disperdere serbatoi di biodiversità e ridurre le condizioni prime per sviluppare le attività agrarie.
Spetta alla Regione la concertazione su scala locale al fine di raggiungere il corretto bilanciamento
tra le esigenze di accrescimento dei livelli di produzione di energia da fonti rinnovabili e gli interessi di tutela della biodiversità e dei suoli agricoli, in un quadro normativo regionale sebbene da completare già chiaro negli indirizzi». (Ivi).

I proponenti chiedevano alla Regione, con l’approvazione della proposta di legge, di indicare le aree e i siti non idonei alla installazione di parchi e impianti fotovoltaici di produzione di energia (con moduli ubicati a terra) e, contestualmente, utilizzando leve diverse ed incentivi, segnalare i siti nei quali prioritariamente, se non esclusivamente, allocare la produzione energetica da fonte rinnovabile». (Ivi).

Ed al capo I si elencavano le aree in cui sarebbe diventato impossibile costruire campi di fotovoltaico a terra: i siti Unesco; le aree e i beni di notevole interesse culturale; le aree dichiarate di notevole interesse pubblico; le zone all’interno di coni visuali la cui immagine è storicizzata e identifica i luoghi anche in termini di notorietà internazionale di attrattività turistica; le zone di particolare interesse paesaggistico, ai sensi del Piano Paesaggistico Regionale; le zone situate in prossimità di parchi archeologici e nelle aree contermini a emergenze di particolare interesse culturale, storico e religioso; e aree naturali protette a livello nazionale, regionale e locale istituite ai sensi della legge 6 dicembre 1991 n. 394; le zone umide di importanza internazionale; le aree incluse nella Rete Natura 2000; le Important Bird Areas (I.B.A.); le aree caratterizzate da situazioni di dissesto o rischio idrogeologico perimetrate nei Piani di assetto idrogeologico; le aree agricole interessate da produzioni agricolo-alimentari di qualità (produzioni biologiche, produzioni D.O.P., I.G.P., S.T.G., D.O.C., D.O.C.G.) e di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale; le aree ricadenti negli ambiti di interesse agricolo-paesaggistico di cui all’articolo 8 delle norme di attuazione del Piano Urbanistico Regionale Generale (PURG) del Friuli Venezia Giulia; le aree ricadenti negli ambiti di preminente interesse agricolo di cui all’articolo 9 delle norme di attuazione del Piano Urbanistico Regionale Generale; e aree ricadenti negli ambiti di interesse agricolo di cui all’articolo 10 delle norme di attuazione del Piano Urbanistico Regionale Generale.

Seguivano poi i siti da incentivare tramite contributi a fondo perduto per la realizzazione di campi di fotovoltaico a terra: le discariche e lotti di discarica chiusi e ripristinati; le cave o lotti di cave non suscettibili di ulteriore sfruttamento; le coperture degli immobili di proprietà delle società che vogliono realizzare l’impianto. E per non avere un impianto vicino all’altro, la proposta di legge prevedeva una distanza fra un impianto e l’altro pari o superiore a 5.000 metri. (Ivi).

Santo Stefano udinese, borgo di Santa Maria la longa dove verrà realizzato, se ho ben capito e dal nome dato al progetto e cioè Santo Stefano, il campo fotovoltaico di A2A. (Foto di Danielis Romeo, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:7_S.Stefano_Udinese.JPG).

Comunque si sarebbero potuti anche aggiungere siti degradati come, mi diceva qualcuno, per esempio l’ex Cogolo, ed altri, basta vedere Il “Piano regionale di bonifica dei siti contaminati” in: https://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/ambiente-territorio/tutela-ambiente-gestione-risorse-naturali/FOGLIA2/FOGLIA28/allegati/ALLEGATO1_AL_DPREG_039-2020_Piano_bonifica.PDF, per capire che ce ne sono moltissimi in regione, più di quanto potessimo pensare. Ed anche il consiglio delle Autonomie locali aveva dato parere favorevole.

Da quanto mi narrano, il 6 ottobre 2021 la proposta di legge veniva discussa ma non votata in consiglio regionale, e quindi la Lega o la maggioranza presentavano una loro proposta, inserita in un testo più vasto, che veniva accolta ma successivamente veniva bocciata dal governo ricorso alla Corte Costituzionale perché la materia non poteva esser trattata a livello legislativo ma solo con atto amministrativo della giunta. E quindi ogni proposta nel merito veniva a cadere. Ma ho scritto a mano questi appunti e se ho capito male correggetemi. Comunque a questo punto la giunta regionale poteva decidere un testo dirimente amminstrativo in materia, ma non lo ha mai fatto.

E la proposta Pd- M5S e Mattiussi si arenava, da quello che ho capito, con il rinvio nuovamente alla IV commissione, anche se non potrebbe essere accolta per lo stesso motivo per cui è stata bocciata la proposta della Lega, che era già passata in consiglio regionale. 

Intanto in Friuli, proteste venivano sollevate «a Terzo di Aquileia per il mega impianto da 42 MW su terreni agricoli da parte della società Falck Renewables Sviluppo srl di Sesto San Giovanni in provincia di Milano, che aveva avuto il via libera della Regione una settimana prima dell’approvazione della Legge Regionale», e sempre la società Società Falck, nello stesso periodo, risultava in attesa della procedura avviata per il parco fotovoltaico di Manzano denominato Manganizza, mentre tornava di attualità il parco Leonacco Basso a Tricesimo. (https://www.movimento5stellefvg.it/parchi-fotovoltaici-legge-regionale-non-ferma-domande-di-autorizzazione/). Ma, secondo Sergo, all’epoca e cioè nell’ottobre/novembre 2021, non era stata richiesta solo la Via per l’impianto di Tricesimo, ma la ditta Chiron Energy Spv 08 srl di Milano aveva presentato, quasi contemporaneamente, «l’istanza per tre impianti: uno a San Vito al Torre (di circa 4MW di potenza) e due a Basiliano di 4,5 MW», e quello di San Vito in zona non approvata dalla legge regionale leghista, poi bocciata dalla Corte Costituzionale.

Immagine da: https://comitatofriulirurale.wordpress.com/2015/08/03/chi-la-fa-laspetti/

E nel novembre 2022, sempre secondo Cristian Sergo, ben 16 regioni italiane avevano già approvato una legge sulle comunità energetiche, (https://agenparl.eu/2022/11/15/uff-stampa-m5s-cr-fvg-illustrata-la-proposta-di-legge-per-istituzione-comunita-energetiche-rinnovabili/) ma il Fvg. mancava all’appello, anche se era stata presentata una proposta di legge nel merito dal M5s nel febbraio 2022.

E così si poteva leggere su triesteallnews.it: «Il Gruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale ha depositato una proposta di legge per la ‘Promozione dell’istituzione dei gruppi di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente, delle Comunità energetiche rinnovabili e dei cittadini in Friuli Venezia Giulia’. “Un intervento che altre Regioni hanno già adottato o stanno adottando – spiega il consigliere regionale Cristian Sergo, primo firmatario della proposta di legge -, e che garantisce una forte accelerazione nella diffusione delle fonti rinnovabili. Oltre al contributo nel contrasto all’inquinamento urbano e alla crisi climatica, le Comunità energetiche consentono anche di abbassare le bollette di famiglie e imprese, aspetto tutt’altro che marginale in questo periodo”.

“La proposta di legge – continua Sergo – poggia le basi sull’impegno assunto dalla Giunta regionale lo scorso febbraio, quando venne accolto un ordine del giorno presentato dal M5S, insieme al Patto per l’Autonomia, in cui si chiedeva di sostenere l’istituzione di comunità energetiche rinnovabili, costituiti al fine di superare l’utilizzo del petrolio e dei suoi derivati, e di agevolare la produzione e lo scambio di energie generate da fonti rinnovabili, nonché forme di efficientamento e di riduzione dei consumi energetici. Si tratta, quindi, di uno strumento concreto che può peraltro sfruttare l’occasione dei finanziamenti legati al PNRR – conclude l’esponente M5S -. Ed è anche un modo per combattere la povertà energetica, ovvero l’impossibilità per le famiglie più in difficoltà di accedere a determinati servizi. Questo è il nostro ulteriore contributo verso la transizione ecologica ed energetica, necessaria per il nostro Paese e la nostra Regione, dopo la norma sugli incentivi per le batterie di accumulo di energia prodotta da impianti fotovoltaici e la proposta di istituire il Reddito energetico regionale”. (https://www.triesteallnews.it/2022/03/comunita-energetiche-m5s-presenta-pdl-in-consiglio-regionale/).

Ma poi il Centrodestra bocciava la proposta di legge del Movimento 5 Stelle che prevedeva pure l’introduzione del Reddito energetico in Friuli Venezia Giulia. «Sconcertante la visione di transizione ecologica dell’assessore Scoccimarro, capace soltanto di dichiarazioni e annunci, ma che non intende confrontarsi su proposte concrete e attuate già in altre Regioni». – dichiarava Sergo, primo firmatario della proposta di PdL nel merito. (Fotovoltaico. Sergo (m5s): reddito energetico, finta idea green, in: https://www.consiglio.regione.fvg.it/pagineinterne/Portale/comunicatiStampaDettaglio.aspx?ID=742243).

Veniva però approvata una legge per incentivare il fotovoltaico familiare ed artigianale, che è però troppo oneroso per la media delle famiglie, perché un impianto pare costi in preventivo circa il doppio di quello che aveva scritto il Messaggero Veneto, e poi esistono diverse tipologie di pannelli ed impianti fotovoltaici, da che ho capito, ed anche questo aspetto fa variare il prezzo. Pertanto le comunità energetiche appaiono come l’unica possibilità, ma credo siano poco conosciute.

Urla verso il cielo il suo sdegno Aldevis Tibaldi, il gran buon vecchio Aldevis del Comitato per la vita del Friuli Rurale, per la situazione in cui versa questa nostra regione, che registra una cementificazione fra le più alte d’Italia, mentre nel contempo case disabitate e capannoni vuoti la fanno da padrone e dove i lavori per le infrastrutture durano all’infinito. Ed ora i ‘sorestanz’ non si oppongono all’invasione della pianura friulana con pannelli fotovoltaici. E nessuno ha contrastato l’azione di chi ha raggiunto agricoltori fragili che hanno venduto a grandi società che operano in campo energetico il loro pezzetto di terra, pensando fosse privo di valore, senza neppure pensare ad alternative, (come quelle date dalla cooperazione. E questo lo dico io).

E, ci dice Aldevis, sono già 380 gli ettari sparsi a macchia di leopardo fra S. Maria la Longa, Pavia di Udine e  Palmanova in mano a società o forestieri. E la sovranità alimentare dichiarata come intendimento dalla presidente Meloni, come potrà essere raggiunta? Chiediamocelo. (Cfr. Aldevis Tibaldi, Comitato per la Vita del Friuli Rurale, comunicato intitolato “Pagliacci”  28/12/2022).

Ho scritto questo articolo non per offendere, ma solo per riflettere, e perché la terra fertile è bene comune non in svendita per ogni società privata che si presenti. Attendo da voi lettori, commenti, correzioni, contestazioni, ma per carità parliamone ed opponiamoci a questi scempi! Ma la giunta regionale che potrebbe scegliere quali territori scegliere per gli impianti di fotovoltaico a terra e quali no, dov’è?  Non ha forse anche compiti di programmazione ambientale?

Credetemi, è ora di mandarli a casa!!!!

Laura Matelda Puppini.

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/01/Fotovoltaico_iStock-1069471010.webp?fit=770%2C500https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/01/Fotovoltaico_iStock-1069471010.webp?resize=150%2C150Laura Matelda PuppiniAMBIENTECi sono notizie che non leggi con piacere, e che magari rappresentano solo la punta di un iceberg, ed una è l’acquisto di tantissima terra fertile, quella che veniva un tempo arata con i buoi, da parte di privati per farne campi di fotovoltaico a proprio uso e consumo. «Contadin...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI