Non intendevo più scrivere una parola sui fenomeni avvenuti al confine ad est d’ Italia alla fine della seconda guerra mondiale, perchè preferisco interessarmi delle nostre acque, della resistenza, della montagna come risorsa e di pubblicare le mie interviste anni ’70, ma poi ho letto ieri, 8 aprile 2019, sul Messaggero Veneto, un articoletto intitolato: “Edilizia scolastica, foibe e sostegno alle Pro Loco nell’agenda del Consiglio”.  In esso si legge: «(…). Giovedì la V commissione (Autonomie locali, Affari istituzionali e attività sportive) alle 14.30 discuterà la proposta di legge sugli interventi per la conoscenza, la diffusione e il ricordo del dramma delle foibe, e dell’esodo istriano – fiumano – dalmata».

La proposta di legge regionale Friuli Venezia Giulia in oggetto è quella n. 21 del 4 ottobre 2018, presentata da Claudio Giacomelli di Fratelli d’Italia ed Alessandro Basso, pure di Fratelli d’Italia. Ora già di per se stesso il fatto che una proposta di legge su materia storica sia frutto di un partito solo dovrebbe dar da pensare circa la possibilità che in tal modo possa venir introdotta una specie di ortodossia nella lettura di argomento storico, secondo una chiave di lettura partitica, ma se poi detto partito è ‘Fratelli d’Italia’, non credo che si possa far peccato se si dice che detta lettura potrebbe essere quella dell’estrema destra.
Infatti ‘Fratelli d’Italia’, partito fondato da Giorgia Meloni, si chiamò, dal 2014 al 2017, ‘Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale’ ed è Il partito che «sostiene posizioni di destra, ispirandosi all’esperienza di Alleanza Nazionale e mantenendo naturalmente legami storici con il Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale». (https://it.wikipedia.org/wiki/Fratelli_d’Italia_(partito_politico)).

Questo il testo della proposta di legge, che ha per oggetto: “Interventi volti alla conoscenza, alla diffusione e al ricordo del dramma delle foibe e dell’esodo istriano-fiumano-dalmata”.

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IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE DI FRATELLI

Art. 1 (Principi)

  1. La Regione Friuli Venezia Giulia attua, promuove e sostiene attività dirette a diffondere e valorizzare il patrimonio storico, culturale, letterario e artistico della memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati, tragedia nazionale e testimonianza della brutale violazione dei principi di libertà, rispetto dei diritti umani, autodeterminazione dei popoli proclamati dalla Carta dell’ONU e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
  1. La Regione Friuli Venezia Giulia, per le finalità di cui al comma 1, anche in conformità a quanto previsto dalla legge 30 marzo 2004, n. 92 (Istituzione del “Giorno del Ricordo” in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale), promuove azioni volte a diffondere, con mezzi idonei, la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado e delle università.
  1. Le attività di cui al presente articolo sono realizzate anche al fine di promuovere tra le giovani generazioni la diffusione del sentimento di appartenenza alla Patria e la valorizzazione dei principi di Libertà, Democrazia ed Unità Nazionale sanciti dalla Costituzione, favorendo una maggiore conoscenza delle radici storiche e culturali della Regione Friuli Venezia Giulia e della Repubblica italiana nel suo complesso.

Art. 2 (Attività)

Le attività di cui all’articolo 1 possono riguardare la pubblicazione di studi, ricerche, saggi e di materiale audiovisivo, raccolta di materiali e testimonianze in ordine alle vicende delle vittime delle foibe e dell’esodo istriano-fiumano-dalmata, iniziative volte a diffondere fra i giovani, nella scuola, nell’università e nei luoghi di lavoro, la conoscenza storica della tragedia delle foibe e dell’esodo istriano-fiumano-dalmata;

l’allestimento di mostre e l’organizzazione di convegni di studio, di dibattiti e di viaggi d’istruzione nei luoghi della memoria in Italia e in quelli oggi ricompresi nel territorio statuale della Repubblica di Slovenia e della Repubblica di Croazia; concorsi, premi e contributi a tesi di laurea, opere letterarie, cinematografiche e teatrali; manifestazioni celebrative nelle località giuliane, istriane, fiumane e dalmate, teatro di episodi significativi della tragedia dell’esodo e delle foibe, con il coinvolgimento delle associazioni costituitesi per diffondere le attività come indicati all’articolo 1 comma 1;  momenti d’incontro con le comunità e le scuole italiane presenti nelle Repubbliche di Croazia e Slovenia; iniziative diverse da quelle previste dal presente articolo che siano però ispirate alle finalità e ai principi di cui all’articolo 1.

Art. 3 (Concorso regionale delle scuole del Friuli Venezia Giulia “Giorno del Ricordo”)

L’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia indice annualmente un concorso denominato “Foibe ed esodo: Un Ricordo da non dimenticare”, riservato agli studenti delle scuole primarie e secondarie, di primo e di secondo grado, statali e paritarie, e i corsi di Istruzione e Formazione presso gli Istituti Professionali di Stato e gli Organismi di Formazione Accreditati del Friuli Venezia Giulia. I progetti potranno essere presentati in formato testuale, grafico o multimediale. La commissione giudicatrice è normalmente presieduta dal Presidente del Consiglio regionale o da un componente dell’Ufficio di Presidenza da lui delegato; ne fanno parte altri due consiglieri regionali, di cui uno di minoranza, designati dall’Ufficio di Presidenza, nonché quattro esperti designati, uno ciascuno, dalle seguenti associazioni: Lega Nazionale Trieste; Comitato 10 Febbraio; Istituto Regionale per la Cultura Istriana-fiumana-dalmata; Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia; Possono inoltre essere designati dalla Direzione scolastica regionale, nell’ambito delle proprie funzioni, un componente, scelto fra il personale docente. L’incarico di commissario è a titolo gratuito, fatta eccezione per le spese di viaggio effettivamente sostenute, nel limite di quanto previsto per i dipendenti regionali. Il bando di concorso è indetto e comunicato a tutte le scuole del Friuli Venezia Giulia, come definite dal comma 1, entro il 30 novembre di ogni anno, e gli elaborati devono essere trasmessi alla struttura consiliare appositamente individuata entro la data indicata nel bando, stabilita in modo da consentire la valutazione e la proclamazione entro la fine del mese di gennaio dell’anno successivo. La premiazione dei vincitori è effettuata il giorno 10 febbraio di ogni anno, o il primo giorno lavorativo utile, in occasione della celebrazione del “Giorno del Ricordo” istituito con la legge 92/2004.

Al fine della valutazione dei progetti saranno individuate tre categorie, in base ai gradi di istruzione, per ognuna delle quali saranno designati due progetti vincitori. Gli studenti proclamati vincitori del concorso, in numero non superiore a 6, e i loro accompagnatori, uno a persona, sono premiati con un viaggio, a spese del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, nelle terre della Venezia Giulia, Istria, Fiume e della Dalmazia, secondo itinerari predisposti annualmente, con visite alle Foibe di Basovizza e Monrupino, al Museo Centro Raccolta Profughi di Padriciano e al Magazzino 18, nonché agli altri luoghi simbolo della tragedia giuliano-dalmata di volta in volta individuati ed accessibili.

Il “Giorno del Ricordo” di ogni anno si commemora con manifestazione ufficiale nell’Aula consiliare organizzata anche con il patrocinio dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale. In concomitanza con la manifestazione ufficiale avverrà la cerimonia di premiazione dei vincitori del concorso. Il regolamento del concorso sarà stabilito con apposita delibera della Presidenza del Consiglio regionale.

Art. 4 (Approvazione e finanziamento dei programmi di attività). L’approvazione dei programmi di attività, di cui all’articolo 2, concordati con la Lega Nazionale Trieste, il Comitato 10 Febbraio, l’Istituto Regionale per la Cultura Istrana-fiumana-dalmata e l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, compete all’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, che, valutati i mezzi occorrenti al loro finanziamento, determina la misura della partecipazione del Consiglio regionale alla copertura delle relative spese.

Art. 5 (Norma finanziaria)

Per le finalità previste dall’articolo 2 è autorizzata la spesa complessiva di 90.000 euro, suddivisa in ragione di 30.000 euro per l’anno 2019, di 30.000 euro per l’anno 2020 e di 30.000 euro per l’anno 2021, a valere sulla Missione n. … (………………………………) – Programma n. … (………………………………) – Titolo n. 1 (Spese correnti) dello stato di previsione della spesa del bilancio per gli anni 2018-2020. Per le finalità di cui all’articolo 3, comma 2, è autorizzata la spesa complessiva di 7.500 euro, suddivisa in ragione di 2.500 euro per l’anno 2019, di 2.500 euro per l’anno 2020 e di 2.500 euro per l’anno 2021, a valere sulla Missione n. ..(………………………………) – Programma n. … (………………………………) – Titolo n. (Spese correnti) dello stato di previsione della spesa del bilancio per gli anni 2018-2020.Per le finalità di cui all’articolo 3, commi 3, 4 e 5, è autorizzata la spesa complessiva di 52.500 euro, suddivisa in ragione di 17.500 euro per l’anno 2019, di 17.500 euro per l’anno 2020 e di 17.500 euro per l’anno 2021, a valere sulla Missione n. … (………………………………) – Programma n. … (………………………………) – Titolo n. 1 (Spese correnti) dello stato di previsione della spesa del bilancio per gli anni 2019-2021. Agli oneri derivanti dal disposto di cui al comma 1, 2 e 3 per complessivi 150.000 euro si fa fronte mediante storno di pari importo dalla Missione n. 20 (Fondi e accantonamenti) – Programma n. 03 (Altri fondi) – Titolo n. 1 (Spese correnti) dello stato di previsione della spesa del bilancio per l’anno 2018 (s/97090). Consiglio regionale Friuli Venezia Giulia – 2 – XII Legislatura”.

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PROBLEMI E COSTI NON INDIFFERENTI.

Questo testo, unito a quello della mozione approvata il 26 marzo 2019, appare come dettante la possibilità di stravolgere l’intero insegnamento della storia e chi lo deve fare in Fvg, e quali eventi debbano esser ricordati o meno. Infatti se nessuno spicciolo regionale può esser dato all’ ANPI, associazione di categoria, neppure per ricordare i suoi morti partigiani e per il 25 aprile, se nessuno spicciolo regionale potrà essere dato all’Irsml e magari, poi, all’ifsml, se gli storici non potranno più intervenire in materia storica, senza che la politica li possa definire ‘negazionisti’ o ‘minimalisti’ o ‘giustificazionisti’ allora giocoforza la storia della seconda guerra mondiale verrà scritta dalle destre e da 3 o 4 associazioni private di categoria, legate alla destra visto il testo di legge, che avranno, ope legis, per la distrazione ed ignoranza altrui, accaparrato anche preventivamente soldi regionali, cioè nostri, che si potevano invero destinare ad altro, per il loro programma che dilata la giornata del ricordo ad un anno intero, visti i programmi, a cui seguirà un altro anno del ricordo e via dicendo. Ma la legge dello Stato parla di 24 ore, non di mesi. E non stiamo parlando di cifre piccole. Infatti oggi, 9 aprile 2019, il Messaggero Veneto pubblica un articolo di Mattia Pertoldi intitolato”Studi, premi e concorsi per far conoscere la Foibe nelle scuole”. Sottotitolo: “Chiesti 150.000 euro in tre anni”. Ora vorrei vedere quanti poveri italiani le vincenziane o la Caritas riuscirebbero ad aiutare con una cifra del genere, lasciando che la storia venga analizzata e studiata dagli storici e insegnata dai docenti già pagati per farlo! E scusatemi la franchezza, ma siamo in tempi di magra, e molte famiglie hanno bisogno concreto del pane o del pagamento di una bolletta dell’acqua o del gas, o della mensa scolastica per un bambino.

Ora che questo disegno di legge sia l’espressione del sogno di Fratelli d’Italia non mi trova stupita, mentre mi trova più che stupita il fatto che le sinistre od altri democratici non abbiamo compreso la pericolosità di azioni di questo tipo, che portano, come già l’istituzione in fretta e furia della giornata del ricordo, ad una storia di stato, come accadde ai tempi di Augusto imperatore e del fascismo ed in Unione sovietica, ed accade in genere nelle dittature e nei regimi totalitari, che hanno i loro dei ed i loro demoni, decisi dall’alto.

Bisogna condizionare la mente dei giovani virgulti, par di capire dalla proposta di legge, ma a detto intendimento soggiace, a mio avviso, un pensiero simile a quello che portò a creare i ‘Figli della lupa’ ed i ‘Balilla’, oltre che le ‘Piccole italiane’ forgiati da un partito non da insegnanti preparati. Basti ricordare le ore di lezione di storia e politica che dovevano esser obbligatoriamente seguite sotto il Fascio. Ed anche gli accademici, per non perdere il posto di lavoro, dovettero giurare fedeltà al fascismo ed ai suoi dogmi, alle sue visioni della storia e della società, al suo potere di decidere, condizionare, censurare. Solo pochi coraggiosamente, si rifiutarono, e fra questi Aldo Capitini ed Ernesto Bonaiuti, assieme ad altri 16, che tutti dovremmo ricordare ogni giorno. (https://it.wikipedia.org/wiki/Giuramento_di_fedelt%C3%A0_al_fascismo).  Altra cosa sono, rispetto a questa proposta di legge ed a mio avviso, l’insegnamento e l’apprendimento della ricerca che spettano, in uno stato democratico, alla classe docente sulla base dei programmi e della libertà di insegnamento mentre detto disegno di legge di Fratelli d’ Italia  impone persino gite scolastiche obbligatorie.

IO, SE FOSSI UN CONSIGLIERE REGIONALE, VOTEREI NO A QUESTA PROPOSTA DI LEGGE.

Ed io, io se fossi un consigliere regionale voterei no a questa proposta di legge, perché amplifica oltre il giorno del ricordo, che giorno rimane, l’attenzione ai fatti che si svolsero in un fazzoletto di terra al confine orientale, sostituisce persone scelte da associazioni di categoria ai docenti, impone una versione obbligatoria di stato, dimentica non solo i contesti ma anche le zone ‘A’ e ‘B’ e gli Alleati con la loro politica, e può indurre un forte spirito antisloveno, sul quale, in base al testo di legge, dovrebbe fondarsi, in contrapposizione par di capire, il forte spirito italiano e l’amor di Patria.  Ma a mio avviso non è in questo modo, in contrapposizione, che si crea un amore di Patria per l’Italia nei giovani, ma insegnando l’affetto ed il rispetto per il proprio paese veicolati attraverso la famiglia, la scuola, la società, ed introducendo nuovamente l’educazione civica allargata all’educazione alla cittadinanza attiva nelle scuole. Io non voglio che i miei nipoti siano educati all’amor di Patria da esuli e dalmati, perché io so educare all’amore per l’Italia, mia Patria “sì bella” e mai perduta.

Inoltre detta proposta di legge, a mio avviso, pone ancora una volta la censura, e quindi è anticostituzionale, dà alla regione potere in materia non sua, perché i compiti della Regione Fvg sono codificati, e non possono interferire con la Costituzione e le leggi dello Stato, implica che, solo perché una persona, che magari fa l’imprenditore o il contadino o che ne so, è tesserato di una precisa associazione possa trasformarsi in storico ed esperto in fatti storici, letti in modo unilaterale, perché presuppone che ogni altra versione dei fatti, (tranne quella sposata dalle associazioni di esuli dalmati, istriani, a cui spetta il compito di giudicare, e di Fratelli d’ Italia proponente la legge), possa finire sotto processo, avocando così a sè la Regione, o attraverso la delega ad Associazioni private di categoria, il compito di giudicare, che non è suo.  Sarebbe poi come, in sintesi, sostenere che solo i soci Ana possano parlare di alpini, solo Anpi e l’Apo di partigiani, e via dicendo, e chi se ne frega degli storici, delle università, dei laureati in storia, degli studi che accomunano a studiosi di altri stati. E si crea un pericoloso precedente.

Non da ultimo detta proposta di legge altera massicciamente i fatti, perché parla di attentato, se così possiamo dire, all’autoderminazione dei popoli ma il popolo sloveno non voleva assolutamente stare con l’Italia, e se i cognomi erano italiani era anche perché erano stati italianizzati quelli sloveni. E fin dall’annessione di territori all’Italia dopo la prima guerra mondiale, organizzazioni nazionaliste come Orjuna, non comunista, che ebbe vita dal 1921 al 1929, o Tigr, organizzazione clandestina nazionalista, irredentista e antifascista, che si batteva contro la politica di snazionalizzazione di sloveni e croati perseguita dal regime fascista italiano, (https://en.wikipedia.org/wiki/Organization_of_Yugoslav_Nationalists e https://it.wikipedia.org/wiki/TIGR) ed altre indicarono in modo preciso cosa volesse allora il popolo sloveno e croato. (Ivi).

I VERI PATRIOTI FURONO I PARTIGIANI, NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE.

Inoltre chi lottò per la PATRIA, nel corso della seconda guerra mondiale, furono I PARTIGIANI, tanto che il Decreto Legislativo Luogotenenziale n° 158 del 05.04.1945, che aveva come oggetto l’”Assistenza ai patrioti dell’Italia liberata”, (GU Serie Generale n° 53 del 02.05.1945), indica come allora venissero definiti a livello istituzionale i partigiani: PATRIOTI. E nessuno, allora, all’indomani dei fatti, si sarebbe sognato di dire o pensare che i partigiani francesi, greci, albanesi, belgi, in sintesi appartenenti alla resistenza europea, non si potessero definire patrioti indipendentemente dal loro credo politico, in quanto avevano lottato per la liberazione della loro terra, della loro Patria occupata dai nazisti con l’aiuto di collaborazionisti o dei fascisti. (Cfr. Seconda Guerra Mondiale. Friuli e Carnia in Ozak, Bretagna nella Francia occupata: Terre diverse, esperienze similari, in: www.nonsolocarnia.info).

E CHI LOTTÒ IN ITALIA PER LA DEMOCRAZIA FURONO SEMPRE I PARTIGIANI, non coloro che poi se ne andarono dalla Slovenia, in cui dramma personale può esser comprensibile, ma resta il fatto che essi non collaborarono alla cacciata dei nazifascisti come fecero invece i partigiani – patrioti, pagando magari con la vita o con la tortura la loro scelta. E se erro correggetemi. Infine questa vulgata destrorsa della storia del confine orientale d’ Italia dimentica la zona A e la zona B, la presenza degli alleati, i tentennamenti della politica italiana, e che l’Italia aveva perso la guerra, e parla di diritti umani a senso unico, quando in ogni guerra essi non vengono rispettati. Ma in questo modo l’unico diritto a non essere rispettato, a mio avviso, è quello dei cittadini e delle nuove generazioni, che hanno il diritto di conoscere la verità storica dei fatti al confine orientale, contestualizzati, e che non possono esser veicolati da Magazzino 18 o da un film su Norma Cossetto, con tutto il rispetto per lei. Perché così si confondono anche le fonti, che in storia restano primieramente documentaristiche; si porta l’emotività in primo piano, ed insieme alla stessa una cancellazione della conoscenza scientifica e rigorosa, sostituita da un tentativo di far immedesimare lo spettatore, con tutto ciò che questo implica. (Cfr. i miei Considerazioni su guerra, resistenza, dopoguerra con riferimento all’incontro tolmezzino con Paola Del Din e Considerazioni su di una mozione per togliere, in Fvg, finanziamenti regionali ai cosiddetti negazionisti e riduzionisti delle ‘foibe’.).

Insomma una possibile legge sulla giornata del ricordo non deve cambiare la storia, chi la insegna, il modo di insegnarla, non deve far volgere ad una verità di stato.

COSA NON CI VIENE NARRATO.

Questa vulgata della storia postbellica al confine orientale non ci narra di una Italia dove la crisi del porto di Trieste riempì le navi di Triestini che salpavano verso l’Australia e le Americhe in cerca di fortuna (Cfr. Francesco Cirasa, L’accoglimento degli esuli giuliani e dalmati in Italia), non ci narra delle difficoltà che incontrò l’Italia intera, con migliaia di persone che, spesso a piedi, rientravano, denutrite ed in condizioni penose, dai campi di concentramento, della popolazione alla fame e stremata, degli ospedali senza nulla tranne la buona volontà di medici ed infermieri, degli alleati che viaggiavano su e giù.

 Inoltre la storia, codificata da alcuni, di quella fuga, presentata come un esodo in un momento storico e non come un lungo esodo, frammentato, come fu (Cfr. Raoul Pupo, Il lungo esodo, Rizzoli ed., 2006), non ci racconta poi quanto l’Italia, una Italia uscita dalla guerra poverissima, lacerata ma democratica, cercò di venire incontro, con norme successive, ai problemi dei profughi giuliano dalmati ed ai loro figli e nipoti, sia nell’avere un posto pubblico che nell’avere una casa popolare. (Per le leggi sugli esuli e profughi cfr. Decreto Legge (DL) n. 556 del 19.4.1948, Legge 4 marzo 1952, n. 137, avente come oggetto:  Assistenza a favore dei profughi, Legge 910 del 27 ottobre 1950, citata in: Cristiana Colummi, Liliana Ferrari, Gianna Nassisi, Germano Trani, storia di un esodo, Istria, 1945-1956, Irsml, 1980; Legge n. 1080 del 28 dicembre 1950; Legge n. 9 del 4 gennaio 1951, Legge 1 luglio 1951 che per la prima volta prevedeva che Gli IACP, l’UNRRA-Casas  e l’INCIS (quest’ ultimo solo per i profughi dipendenti statali) dovevano riservare ai profughi per quattro anni il 15% degli alloggi costruiti dopo il 1.1.1952; Legge 4 marzo 1952, n. 137; Legge n. 594 del 17.7.1954; Legge n. 240 del 31.3.1955; Legge n. 130 del 27.2.1958, avente come oggetto: Norme per l’assunzione obbligatoria al lavoro dei profughi dai territori ceduti allo Stato jugoslavo con il trattato di pace e dalla zona B del territorio di Trieste e delle altre categorie di profughi; Legge del 14.10.1960).

A questo punto, con tutto il rispetto per le Associazioni di Istriani e Dalmati, e di profughi che dovrebbero gestire i programmi di storia in Italia, mi pare che un po’ di gratitudine verso lo Stato italiano lo potrebbero dimostrare.

E per concludere il perché io non voterei quella proposta di legge, aggiungo solo che la regione non può legiferare chi dovrebbe, a suon di migliaia di euro, sostituire i criminalizzati professori di lettere pagati per insegnare storia, non solo una parte della stessa. Inoltre gli organismi che valuterebbero i lavori su profughi ed esodo sarebbero l’Associazione per l’italianità di Trieste; il Comitato 10 Febbraio per la salvaguardia della cultura italiana nell’Adriatico Orientale, quando credo che non serva detta istituzione per salvaguardare la cultura italiana dell’Adriatico Orientale, perché a me hanno regalato bellissimi libri nel merito scritti da non associati, perchè noi italiani generici non siamo tutti baluba; la solita iper-finanziata dalla Regione Fvg ANVGD, l’ Istituto Regionale per la Cultura Istriana-fiumana-dalmata, che, da quello che si legge sui loro siti, pare ben poco conoscano del dibattito storico presente sui fatti della giornata del ricordo e sui volumi scritti, tanto da pensare che detti fatti non siano mai stati indagati, e portando una lettura degli stessi più atta a creare una guerra ai confini che una conoscenza su studi comuni. Ed infine ricordo che, da quanto ho appreso da mio padre, l’Ispettore scolastico Geremia Puppini, le scuole italiane in Istria, che egli andava periodicamente a visitare, vivevano benissimo anche sotto Tito, e non credo siano interessate a esporsi in senso antisloveno.

Senza offesa per alcuno, solo per esprimere in democrazia il mio parere su una proposta di legge regionale, e se erro correggetemi. E per cortesia non preparate per me la pira o il carcere solo per aver scritto questo in scienza e coscienza, ed in una Italia democratica.

Laura Matelda Puppini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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