Pier Paolo Pasolini, 1948: sull’uso politico di Porzûs, su cui “nulla è ancora chiarito e risolto”.
Voglio iniziare a parlare della strage di Topli Uork e Bosco Romagno, sottolineando l’uso politico di “Porzûs”, nel dopoguerra, come da Pier Paolo Pasolini, fratello di uno dei morti, Guido Pasolini.
Ermes, fra Musi e Porzûs.
Lettera di Pier Paolo Pasolini al direttore del “Mattino del Popolo”.
«Egregio Signor Direttore,
sono passati tre anni dal giorno dell’eccidio di Porzûs, ma io non so ancora affrontare quella “difficoltà d’infinito” che protegge la vita di mio fratello Guido e il suo volontario sacrificio dalle nostre disordinate interpretazioni.
Certo interpretare Porzûs è ancora, dopo tre anni, un’operazione delicata, quasi intempestiva: due partiti, sullo sfondo di uno sconvolto cielo di confine, si contendono la competenza richiesta per estrarre dalle tremende cronache del ’44 – ’45 quei fatti ed assumerli tra un accomodante piano di storia o di leggenda.
Possiamo ammettere che Bolla fosse forse un caso «in fieri» di nazionalismo e il suo rifiuto di fondere le forze osovane con quelle garibaldino- slave presenti qualche incrinatura, qualche vizio di origine; ciò che però non possiamo ammettere, per appoggiare l’interpretazione democristiana, è che si debba trasferire tutto l’episodio senza limitazioni, su un piano di patriottismo in funzione anti-slava e anti-comunista.
Come fratello di uno di quei morti io mi rifiuto di prestare il mio dolore in qualità di argomento atto a sostenere la tesi di un partito che si è costituito protettore e difensore del martiri di Porzûs, contro un partito nelle cui file militavano gli assassini.
So infatti, senza timore di ingannarmi – […] – che mio fratello e i suoi compagni osovani […] non sono morti in nome della “Patria”, ma in nome di quello che il simbolo “Patria” rappresentava nel 1945 per chi combatteva contro i Tedeschi: sono morti cioè, per quella Spiritualità che, essendo categoria dell’uomo, esisteva potenzialmente anche nei loro carnefici. Se dunque vogliamo che essi […] continuino a vivere, è a Loro che dobbiamo pensare e non ai caduchi simboli umani per cui hanno dato la vita.
Così l’anno scorso, durante la cerimonia commemorativa a Porzûs, io dovetti ascoltare parole che […] mi incollerivano, se da esse risultava, tra invocazioni a Dio e alla Patria, che mio fratello, i suoi comandanti, i suoi compagni, erano morti “inutilmente” in quanto i comunisti slavi ci avevano strappato parte del territorio nazionale!
Ecco a cosa può condurre un’interpretazione interessata, ossia necessitata dal gioco dei partiti a postulare una “utilità” quando una utilità incorruttibile si è attuata proprio nel martirio, nella scelta della morte, nell’esemplarietà del sacrificio – e fuori dunque dalle circostanze determinanti.
Contro la tesi retorico-patriottica dei democristiani si trova una tesi dialettica dei comunisti (che preferiscono però passare sotto silenzio la questione) ugualmente inaccettabile. (…). I miei compagni comunisti farebbero bene, io credo, ad accettare la responsabilità, a prepararsi a scontare, dato che questo è l’unico modo per cancellare la macchia rossa sul rosso della loro bandiera …
Mi perdoni, signor direttore se mi sono lasciato così trascinare dai miei argomenti, soltanto ciò che è chiarito e risolto si presta a un discorso sereno; al contrario nel fatto di Porzûs nulla è ancora “chiarito e risolto” e io non posso che parlargliene con passione … (…)».
[Pier Paolo Pasolini, Una lettera al Direttore del “Mattino del Popolo” (Ermes fra Musi e Porzûs), senza data, databile 1948 dal testo, in: Un paese di temporali e di primule, ( a cura di Nico Naldini), Ugo Guanda ed., Parma 1993, pp. 182-183].
La divisione in paragrafi brevi è mia per facilitare la lettura. Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/pier-paolo-pasolini-1948-sulluso-politico-di-porzus-su-cui-nulla-e-ancora-chiarito-e-risolto/STORIAVoglio iniziare a parlare della strage di Topli Uork e Bosco Romagno, sottolineando l’uso politico di “Porzûs”, nel dopoguerra, come da Pier Paolo Pasolini, fratello di uno dei morti, Guido Pasolini. Ermes, fra Musi e Porzûs. Lettera di Pier Paolo Pasolini al direttore del “Mattino del Popolo”. «Egregio Signor Direttore, sono passati tre...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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