Prato Carnico. Incontro promosso da CoSMo. Il ruolo dei Sindaci nel vigilare e proporre relativamente alla sanità in montagna. L’attualità del documento dei sindaci carnici nel 2016 e incontri veneti sul problema.
Ieri si è parlato di sanità a Prato Carnico, ma con temi diversi da quelli presi in considerazione a Paluzza. Erano presenti ed hanno preso la parola sia Ira Conti per Co.S.Mo. che Natalino Giacomini per la Cgil, Maurilio Venuti per la Cisl, ed Antonino Nascimbeni, già infermiere, dello stesso sindacato ed infine la sottoscritta.
Non seguirò, però, per quanto è emerso in questo incontro la traccia precedentemente usata, ma parlerò in particolare del ruolo che hanno e dovrebbero avere i sindaci nella tutela della salute del cittadino e dei mezzi a loro disposizione.
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Il problema più importante emerso dagli interventi è stato quello della carenza dell’attività degli organi istituzionali che dovrebbero portare le istanze dei comuni ad Asufc, che è però una azienda enorme che pare continuamente boccheggi. Uno di questi organi istituzionali è la conferenza dei sindaci. Detta conferenza è composta da tutti i Sindaci dei Comuni che costituiscono il territorio dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale, ma la funzione di componente della Conferenza può essere delegata dal Sindaco ad un membro della Giunta comunale o del Consiglio comunale. La Conferenza dei Sindaci ha sede presso l’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale ed è presieduta dal Sindaco di Udine (1).
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I compiti della Conferenza dei Sindaci sono i seguenti, in Asufc: provvedere alla definizione delle linee di indirizzo per l’impostazione programmatica dell’attività, esaminare il bilancio di previsione ed il conto consuntivo rimettendo poi alla Regione le relative osservazioni, verificare l’andamento generale dell’attività, e contribuire alla definizione dei piani programmatici trasmettendo le proprie valutazioni al direttore generale» (2).
Ma poi a sorpresa, si viene a sapere che questo importantissimo compito può essere svolto solo tramite «la propria rappresentanza costituita secondo le modalità previste dall’art. 7 del presente Regolamento» (3). E l’art. 7 definisce che detta rappresentanza sia formata unicamente «da 18 componenti, due per ciascuno dei nove distretti in cui è suddivisa l’Azienda Sanitaria che coincidono con i territori degli ambiti del servizio sociale dei Comuni». (4). E da questo testo pare proprio, come mi è stato anche detto, che la Conferenza dei Sindaci possa solo esprimersi relativamente all’ ambito socio- assistenziale, come se lo stesso potesse venir scisso dalla sanità di base e dal problema della territorialità dei servizi. Inoltre, ormai ogni aspetto relativo alla salute dei cittadini afferisce all’ Asufc, senza distinzioni.
Non solo: le aree ora definite con legge regionale come ambiti sociosanitari non corrispondono più ai vecchi distretti ma sono tre e cioè “Gemonese/Canal di Ferro – Val Canale Carnia e Torre”; “Collinare, Natisone, Mediofriuli e Friuli Centrale”; “Agro Aquileiese e Riviera Bassa Friulana”. (5). Come le esigenze socioassistenziali di territori così vasti possano essere studiate in funzione di una risposta congrua non è dato sapere, come non è dato sapere come si possa scindere l’aspetto socio- assistenziale da quello sanitario, che sono strettamente interconnessi.
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Basterebbe l’osservazione che qualcuno ha fatto, a microfono spento, a Prato Carnico per capirlo: se mi tengo l’anziano in casa e lavoriamo tutti in famiglia, come faccio se non ha un medico di base che lo prende in carico? E l’infermiere di comunità (uno non si sa su quanti abitanti che vola qua e là per le vallate), come fa a segnalare qualcosa ad un medico che dovrebbe decidere magari subito, se il medico di base non esiste e come può lavorare in accordo con lui, se il paziente non ha medico che lo prenda in carico? È inevitabile che, in una situazione del genere, vada a finire che si chiude l’anziano in una casa di riposo, che comunque costa parecchio, e che non è certo la soluzione ottimale per la sua serenità e salute psicofisica, almeno secondo la persona che parlava. In fin dei conti anche questa è privatizzazione, penso amaramente fra me e me, ma ‘grida vendetta contro Dio’, ed azzera ogni principio costituzionale. E se erro correggetemi.
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Inoltre ho pure trovato una legge che prevede, per i casi in cui l’Azienda Sanitaria sia formata da più comuni, la creazione di una conferenza dei sindaci che, al suo interno, nomina alcuni suoi componenti a rappresentare le istanze dei cittadini, al fine di corrispondere alle esigenze sanitarie della popolazione; provvede alla definizione, nell’ambito della programmazione regionale, delle linee di indirizzo per l’impostazione programmatica dell’attività; esamina il bilancio pluriennale di previsione ed il bilancio di esercizio e rimette alla regione le relative osservazioni; verifica l’andamento generale dell’attività e contribuisce alla definizione dei piani programmatici trasmettendo le proprie valutazioni e proposte al direttore generale ed alla regione. (6).
Ma quale andamento delle attività dell’Asufc prende in considerazione il gruppo ristretto dei Sindaci di detta Azienda sanitaria, che dovrebbe aver voce in capitolo sia nella programmazione che nella verifica del suo operato, relativamente all’ambito carnico, se mancano MMG, l’ospedale territoriale e i poliambulatori di vallata? Per cortesia qualcuno mi saprebbe dire cosa è sopravvissuto dell’ ex- azienda sanitaria n.3, con bilancio in attivo quando comprendeva solo l’Alto Friuli?
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Non solo: al comma 3 dell’articolo 2 del decreto legislativo 171/2016, si legge che «Al fine di assicurare omogeneità nella valutazione dell’attività dei direttori generali […] sono definiti i criteri e le procedure per valutare e verificare tale attività, tenendo conto:
a) del raggiungimento di obiettivi di salute e di funzionamento dei servizi definiti nel quadro della programmazione regionale, con particolare riferimento all’efficienza, all’efficacia, alla sicurezza, all’ottimizzazione dei servizi sanitari e al rispetto degli obiettivi economico-finanziari e di bilancio concordati, avvalendosi anche dei dati e degli elementi forniti dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali;
b) della garanzia dei livelli essenziali di assistenza, anche attraverso la riduzione delle liste di attesa e la puntuale e corretta trasmissione dei flussi informativi ricompresi nel Nuovo Sistema Informativo Sanitario, dei risultati del programma nazionale valutazione esiti dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali e dell’appropriatezza prescrittiva». (7).
Ora o è cambiata la legge, o non so come in Asufc, per l’ ambito montano, ora come ora, questi obiettivi si possano dire raggiunti.
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Inoltre la Conferenza dei Sindaci dell’Asufc (perché a me pare che ormai ogni azienda Sanitaria in Italia abbia regolamenti diversi anche relativamente alla Conferenza dei Sindaci) esercita le funzioni previste dall’art. 52 della Legge Regionale 22 del 19 dicembre 2019 e cioè, se ho ben capito, può dare, in alternativa al Consiglio delle Autonomie locali, il suo parere, «ove necessario in relazione ai relativi ambiti di competenza», sulla proposta del piano attuativo degli enti del Servizio sanitario regionale. (8). Ma con questa formulazione legale, propria del periodo Fedriga- Riccardi, sembra che un parere derivi dalla sua necessità non si sa da chi definita, venendosi così a limitare, di fatto, il potere della conferenza stessa, che poi si trova ad avere una alternativa allo svolgimento delle sue funzioni nel Consiglio delle Autonomie Locali. Ma se ho compreso male, correggetemi. Io non sono una laureata in legge.
E c’è chi mi ha detto anche che il Consiglio delle Autonomie Locali, ove siede anche il sindaco di Tolmezzo, potrebbe far sentire la sua voce nel merito della tragica situazione della Carnia, se va avanti così, anche se, forse, non rientra specificatamente nei suoi compiti.
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E non possiamo dimenticare che i Sindaci sono i diretti responsabili della salute dei loro cittadini. Leggete cosa si trova su internet «Anche se la delega in materia sanitaria è regionale, il Sindaco rimane il primo referente della salute di una Comunità. Il sindaco è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio. Il consiglio comunale condivide questa responsabilità. Ai sindaci sono affidati poteri di programmazione, di controllo e di giudizio sull’operato del direttore generale delle ASL. I compiti del sindaco sono quindi ampi, soprattutto il sindaco deve conoscere lo stato di salute della popolazione».
Il sindaco è autorità sanitaria locale. In questa veste, ai sensi dell’art. 32 della legge n. 833/1978 e dell’art. 117 del D. Lgs. n. 112/1998, anche “Salute 2020”, la politica di riferimento europea a sostegno di un’azione trasversale ai governi e alle società per la salute e il benessere, si rivolge direttamente ai sindaci». (9).
Quindi appare paradossale che in questa nostra regione, chi risponde della salute dei cittadini non abbia mezzo istituzionale alcuno per di fatto esprimere i bisogni della popolazione di riferimento alle alte sfere, che pare facciano, da sole, il bello ed il cattivo tempo. Ma i sindaci dovrebbero anche utilizzare ogni strumento, pure singolarmente, per far presente a chi di dovere la situazione sanitaria montana senza aver paura anche se qui, in Fvg, pare, pure, che ci sia una volontà sempre più chiara di voler limitare l’ascolto dei rappresentanti dei cittadini e dei comitati e pure dei sindacati, secondo Natalino Giacomini, da parte dell’assessore alla sanità e da parte di questa giunta, che usa metodi che appaiono impositivi ed autoritari. Ma certe volte è autoritario, e lo scrivo in generale, sia chi desidera il potere assoluto sia chi non sa cavare le castagne dal fuoco, si fa per dire.
Eppure un tempo non era così, perché, se leggiamo il “Regolamento per il funzionamento della Conferenza dei Sindaci dell’Azienda per i Servizi Sanitari n. 4 ‘Medio Friuli’, in attuazione dell’articolo 13 – comma 2° della legge regionale 12/1994, come sostituito dall’ art. 5 della legge regionale 17 agosto 2004, 23,” troviamo tra i compiti della Conferenza dei Sindaci (Art. 2 comma 1) pure quello di esprimere i bisogni di salute dei cittadini dei comuni del territorio del Medio Friuli e di esprimerli alla Regione e alla Conferenza permanente per la programmazione sanitaria, sociale e socio -sanitaria regionale. (10).
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Ora se è vero che, ad una prima lettura il potere dei Sindaci potrebbe apparire ora forse limitato a quello di nomina di dirigenti e verifica di bilancio, gli stessi però possono, legalmente, dare il loro contributo alla definizione delle linee di indirizzo per l’impostazione programmatica dell’attività, possono verificare l’andamento generale dell’attività, e possono contribuire alla definizione dei piani programmatici trasmettendo le proprie valutazioni al direttore generale. Ora io mi chiedo se i Sindaci della Carnia sappiano realmente in quale situazione versi la sanità in montagna, perché altrimenti sarebbe loro compito intervenire uniti. Può darsi, però, che il direttore generale di Asufc sia refrattario all’ascolto o che ne so, ma io credo che i nostri sindaci della montagna dovrebbero almeno provare a informare il dott. Denis Caporale sulle difficoltà presenti sul nostro territorio montano, perché forse non le conosce abbastanza bene.
Nel corso dell’ incontro, la Sindaca di Prato Carnico ha detto che i Sindaci si muovono in tal senso, presentando alle autorità superiori le criticità della sanità territoriale ma, detto come è stato detto, in modo generico, a me è parsa più una difesa della categoria che altro. E mi scuso subito con Erica Gonano per questo, e se erro correggetemi. Ma già ai tempi di Serracchiani – Telesca c’era chi mormorava sulla scarsa adesione dei sindaci agli incontri della Conferenza in ambito sanitario. Ed all’epoca c’era l’Ass3 poi Aas3, di cui si sente sempre più la mancanza, ed il far presente ai vertici la situazione sanitaria della popolazione era certamente più semplice. Infatti, come ci ha detto ad un incontro a Tolmezzo il dott. Giancarlo Miglio, l’Asufc, come concepita ora, è vastissima ed ha un bilancio di circa 1 miliardo, come la Ferrero, e per poter andare avanti e reggere ai suoi compiti dovrebbe venir suddivisa in sub – ambiti. In sintesi l’Asufc è un enorme carrozzone che rischia di non riuscir a rispondere ai bisogni di tutti proprio per il modo in cui è stata concepita, all’egida – sogno dell’accentramento, forse con il sogno di abbassare i costi.
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Inoltre esiste, per l’aspetto socio- assistenziale, l’assembla di ambito, sempre formata dai sindaci del distretto di riferimento, e quindi della Carnia, che si è riunita per esempio, il 18 dicembre 2023. (11).
La prima cosa che si nota è l’assenza di ben 11 sindaci o loro rappresentanti su 28, e cioè quelli di Amaro, Ampezzo, Arta Terme, Cercivento, Comeglians, Forni Avoltri, Forni di Sopra, Lauco, Sappada, Treppo/Ligosullo e Zuglio. L’oggetto è però non tanto un bilancio dell’attività ed una analisi delle carenze dei servizi o di come si potrebbero meglio organizzare, ma solo ed unicamente la quota di partecipazione da mantenere per la spesa di Assistenza Domiciliare (12) che, in questa stagione di vacche magre per noi, grasse per la giunta regionale, per carità è da tener bene in considerazione.
Però noi carnici vorremmo chiedere ai Sindaci, che sono i responsabili della salute dei cittadini del loro comune, di muoversi, di fare di più per presentare ai “sorestanz”, attraverso la Conferenza dei Sindaci e le assemblee di ambito le esigenze del territorio.
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Inoltre io vorrei sapere cosa pensa di questa situazione Silvia Mentil, direttore SOC Cure Primarie Distretto Sociosanitario della Carnia presso Asufc e del Distretto Sociosanitario della Carnia e prima direttore Soc Igiene e Sanità Pubblica Dipartimento di Prevenzione Asufc. (13). Perché sarebbe importante che anche lei dicesse qualcosa e non solo ‘sposse’la politica dei medici di vallata che, come qualcuno ha detto, da soluzione emergenziale si stanno trasformando in soluzione perpetua, con tutto ciò che ne deriva, come ormai si teme. Inoltre chi si è occupato di sanità igiene e prevenzione sicuramente sa che la carenza estrema di sanità territoriale e di base lede proprio questi settori, e potrebbe essere l’ostacolo maggiore all’azione in caso di pandemia.
Ed alla dott. Silvia Mentil ci si dovrebbe rivolgere in quanto, fra i suoi compiti risultano anche «la programmazione, coordinamento, monitoraggio e supervisione delle attività istituzionali poste in capo alla Struttura Complessa e al Distretto nell’ottica di assicurare i servizi sanitari di base alla popolazione residente, in stretta collaborazione con tutti i servizi territoriali esistenti» (14), compito non facile certamente, ma forse la dottoressa dovrebbe far sentire di più la sua voce. Perché soluzioni come quella di assumere un medico mi si dice licenziatosi o pensionati, che prestano servizio qui e là due ore a settimana, senza prendersi in carico alcuno, non può durare.
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Ed alla fine di questo articolo riporto quanto fu letto da Gianni Borghi come presidente della consulta dei Sindaci, all’incontro di Tolmezzo il 30 o 31 gennaio 2016 (15), presente, per la prima ed unica volta, Maria Sandra Telesca assessore alla sanità e salute, che è ancora validissimo. E per questo l’ho letto a Prato Carnico. Ma non si sa perché, con Fedriga e Riccardi, i sindaci stanno fermi e non dicono nulla, forse presi pure dalla gravità del problema, ma forse anche impietriti non si sa da quali paure. E se erro correggetemi.
«(…) Nessuno ha pensato di porre attenzione, nel legiferare, alla montagna, ai suoi problemi specifici. E si è legiferato “erga omnes”, per tutti nello stesso modo. E questa non è solo una mia considerazione, è soprattutto la mia preoccupazione. Perché ciò implica la necessità da parte nostra, dei Sindaci, di vigilare e difendere i servizi essenziali nei territori più critici (presenze grandi territori e poca popolazione quindi di diseconomie = costo / opportunità).
Vede assessore, siamo molto preoccupati perché come sempre, relativamente alla montagna: tutti teoricamente sanno cosa si dovrebbe fare, ma nessuno fa quello che si dovrebbe fare, perché nessuno o quasi, poi, alla fine, vive in montagna.
Secondo me vi è poca consapevolezza nel pensare che ciò che vale per un centro, non equivale a ciò che vale per una periferia!
Se poi la periferia è montagna, la cosa si complica sia per gli aspetti orografici che per quelli finanziari. Questo, per dirLe, Assessore, che non vogliamo 2 sanità, ma due modelli organizzativi intelligenti che rispondano ai bisogni di salute di una città come di un ambito rurale/montano.
(…). Vede Assessore in sede di Conferenza dei Sindaci in occasione della discussione del Pal 2016 ho raccomandato all’aas3: – DI ASSUMERE E MANTENERE COME PRINCIPI GUIDA DELLA PROGRAMMAZIONE: LA SICUREZZA DELLE CURE, L’APPROPRIATEZZA, L’EQUITÀ, L’EFFICIENZA NONCHÉ LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA. – di mantenere un rapporto privilegiato con gli Enti locali per percorsi di analisi, partecipazione e consultazione al fine di giungere a disegnare e realizzare uno scenario complessivo della nostra sanità aderente agli specifici bisogni delle nostre comunità.
Io come presidente della Conferenza dei sindaci dell’Aas3 e abitante di questa terra chiedo a Lei, Assessore, di farsi garante di alcune semplici istanze:
NELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA:
– CHE L’OSPEDALE DI TOLMEZZO RIMANGA CON TUTTE LE ARTICOLAZIONI NECESSARIE A SODDISFARE I BISOGNI SANITARI DI QUESTA MONTAGNA. (…).
Nell’assistenza Distrettuale chiediamo che: l’assistenza primaria divenga tale e si indirizzi alla medicina d ‘iniziativa’ e che le parole chiave di questa siano:
Prossimità dei servizi quotidiani, quelli che servono ogni giorno devono essere vicini al cittadino;
Continuità delle cure; Personalizzazione degli interventi; Qualità delle cure;
E CON FORZA CHIEDIAMO: CHE LA RETE DEGLI AMBULATORI DI MEDICINA GENERALE RESTINO DIFFUSI NELLA MONTAGNA. GUAI A UN LORO RIDIMENSIONAMENTO O CHIUSURA: SAREBBE UNA TRAGEDIA PER IL TERRITORIO MONTANO.
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E vediamo cosa sta accadendo in Veneto. In rete è presente un video, di Antenna 3 News, edizione di Treviso, intitolato: “Proposte per il futuro della sanità in montagna“. Il video riferisce di un Convegno tenutosi forse a Treviso a cura dell’Ulss 1 Dolomiti, il 19 gennaio 2024. Questo il testo, trascritto, tranne l’ultima intervista che non riporto perché a me non dice nulla in merito al problema in esame.
«Oltre alle città, ci sono le cosiddette aree interne, fatte da oltre 4000 comuni dove abita un quarto della popolazione italiana. Il tema della sanità nelle terre alte è al centro del Convegno promosso dall’ Usll 1 delle Dolomiti, un vero e proprio laboratorio di proposte ed idee, destinato a diventare un appuntamento annuale». “Noi abbiamo una situazione regionale e nazionale molto in crisi – sostiene Manuela Lanzarin, Assessore Sanità regione veneto, per quanto riguarda il sistema sanitario, abbiamo una forte denatalità ed un invecchiamento della popolazione che in montagna è sentito in maniera ancora più forte. Pertanto dobbiamo ripensare i modelli organizzativi cioè il collegamento tra ospedale e territorio, il potenziamento della medicina territoriale in tutte le sue fasi proprio perché sappiamo che abbiamo una popolazione anziana con patologie croniche e molto specifiche, che deve essere seguita e presa in carico, continuamente”.
L’Usll 1 Dolomiti si propone come un laboratorio per la costruzione e la sperimentazione di modelli innovativi per la sanità di montagna, mettendo insieme energie, idee, per dare le migliori risposte possibili a chi vive la montagna ogni giorno, non da turista. “Certo le distanze- (dice Giuseppe Dal Ben (Commissario ulss 1 Dolomiti), – che noi vediamo in montagna qui in città noi non le abbiamo, e quindi anche il tema distanze gioca un ruolo fondamentale ed importante. E copriamo con l’elisoccorso l’emergenza urgenza, ma la copriamo anche con una rete di ambulanze molto più ramificata che non sul territorio cittadino, e così via.
Il Convegno è stato il primo passo di un percorso che vedrà l’avvio di laboratori mono-tematici: uno in primavera a Pieve di Cadore ed uno in autunno ad Agordo, ed il proseguimento dei lavori per un nuovo convegno a gennaio 2025 a Belluno». Non solo: l’Usll n.2 ha organzizato, il 15 gennaio 2024, a Treviso, un incontro intitolato: “Sanità territoriale, servizi e opportunità”, (18) mostrando come la Regione Veneto voglia conoscere i problemi del territorio per cercare di dar loro una risposta istituzionale.
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Noi da quanto ha narrato il direttore del Pronto Soccorso di Tolmezzo (17), non abbiamo neppure ambulanze sufficienti la notte, usiamo l’elisoccorso solo per quelli che, per lo più, vanno incautamente in montagna o a sciare fuori pista che ci “costano un botto”, ma accade anche sulle Dolomiti, se parliamo di questi problemi veniamo ‘guardati di brutto’ mentre in Veneto l’ULSS 1 ha indetto un convegno per affrontare le criticità sanitarie delle aree interne montuose e del suo territorio e cerca un modello montano da seguire.
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Vorremmo davvero non doverci occupare, noi cittadini carnici, in sparuto numero, in proprio ed in solitudine con solo l’appoggio sindacale, di questi problemi, ed è ora (passata e suonata, come si suol dire) che le istituzioni ed i Sindaci della Carnia, uniti, attraverso la Consulta dei Sindaci, la Comunità di Montagna, (anche se non è, mi dicono, suo compito specifico), usando ogni mezzo a loro disposizione, magari assieme alla dott. Silvia Mentil portino questi problemi all’attenzione di Denis Caporale o dell’ assessore Riccardi, perché ne va della nostra vita e di quella del nostro territorio. Non è più tempo della politica del ‘viodarìn fasarìn’, né quella dell’attendismo e delle paure, è già passato troppo tempo. Inoltre la destra, pare unicamente finanziario- centrica qui, quella che ha sostenuto Fedriga, dovrebbe pensare che senza un adeguato sistema sanitario in montagna si muore ed iniziare a guardare ai problemi socio- sanitari della popolazione tutta, che non sono né della destra né della sinistra ma nostri, della nostra ed ancor più della loro gente, che rappresentano.
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Senza voler offendere alcuno questo ho scritto, e se ho errato in particolare nell’ interpretazione della legge, correggetemi.
Laura Matelda Puppini
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1- Art. 3 del Regolamento per il funzionamento della conferenza dei sindaci dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale e della sua rappresentanza in attuazione dell’articolo 7 della legge regionale n.27 del 17 dicembre 2018. (https://asufc.sanita.fvg.it/export/sites/asufc/it/strutture/dir_generale/dir_sociosanitaria/Ambito-distrettuale-Carnia/documenti_ssc_carnia/seduta3dicembre/Regolamento-Conferenza-dei-Sindaci-e-sua-Rappresentanza.pdf).
2- Ivi, art. 2.
3- Art. 2. Comma 2.
4- Art.7. Comma 1.
5- Art. 8. Comma 2.
6 – Decreto legislativo n. 502, 30 dicembre 1992, (Gazzetta Ufficiale n. 305 del 30.12.92, suppl. ordinario) “Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421, articolo 3 – organizzazione delle unità sanitarie locali, comma 14.
7 – Decreto Legislativo 4 agosto 2016, n. 171, art. comma 3, in: https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2016-08-04;171!vig=
8 – Legge regionale 12 dicembre 2019, n. 22. Riorganizzazione dei livelli di assistenza, norme in materia di pianificazione e programmazione sanitaria e sociosanitaria e modifiche alla legge regionale 26/2015 e alla legge regionale 6/2006”, in: https://lexview- int.regione.fvg.it/FontiNormative/xml/XmlLex.aspx?anno=2019&legge=22&id=art52&fx=leg&n_ante=15&a_ante=2023&vig=01/01/2024%20Legge%20regionale%2028%20dicembre%202023%20n.15&ci=1&diff=True&lang=multi&dataVig=01/01/2024&idx=ctrl0, art. 52, versione 1° gennaio 2024.
9 – “Promozione della salute in Lombardia alla luce degli obiettivi OMS/WHO Salute 2020 e Healthy cities network”, diapositiva 3, in: MilanoArletti15Novembre.ppt. – Power Point.
10- Art. 8 del Regolamento per il funzionamento della conferenza dei sindaci dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale e della sua rappresentanza in attuazione dell’articolo 7 della legge regionale n.27 del 17 dicembre 2018.
11- https://asufc.sanita.fvg.it/export/sites/asufc/it/strutture/dir_generale/dir_sociosanitaria/Ambito-distrettuale-Carnia/documenti_ssc_carnia/18dic2023/Delibera-n-7-del-18_12_2023_signed.pdf.
12- Ibidem.
13 – https://asufc.sanita.fvg.it/export/sites/asufc/it/personale/personale_nuova_divisione/dirigenti_SOC_SOSD/cv/mentil_silvia.pdf.
14- Ibidem.
15- Gianni Borghi su: “La nuova proposta per la salute in territorio montano”, in: https://www.nonsolocarnia.info/gianni-borghi-su-la-nuova-proposta-per-la-salute-in-territorio-montano/.
16- Proposte per il futuro della sanità in montagna, in: https://www.youtube.com/watch?v=BLkqNiJGnRE. Il video riferisce di un Convegno tenutosi a Treviso (pare) a cura dell’Ulss 1 Dolomiti, il 19 gennaio 2024. Il servizio è di Antenna 3 News, edizione di Treviso. Cfr. anche: https://www.aulss1.veneto.it/salute-oltre-la-citta-soluzioni-innovative-per-la-sanita-di-montagna-2/
17- Cfr. su www.nonsolocarnia.info: Pier Paolo Pillinini – Direttore del Pronto Soccorso e Medicina d’urgenza di Tolmezzo. “Sanità e Pronto Soccorso in montagna, il presente e le prospettive”.
18- https://www.aulss2.veneto.it/A-Treviso-lincontro-Sanit-territoriale-Servizi-e-opportunit.
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L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: “SALUTE OLTRE LA CITTÀ soluzioni innovative per la sanità di montagna – Motoresanità.it”. L. M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/prato-carnico-incontro-promosso-da-cosmo-il-ruolo-dei-sindaci-nel-vigilare-e-proporre-relativamente-alla-sanita-in-montagna-lattualita-del-documento-dei-sindaci-carnici-nel-2016-e-incontri-venet/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/02/sanitaMONT19gennsalut-1536x1536-1.jpg?fit=858%2C1024&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/02/sanitaMONT19gennsalut-1536x1536-1.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀIeri si è parlato di sanità a Prato Carnico, ma con temi diversi da quelli presi in considerazione a Paluzza. Erano presenti ed hanno preso la parola sia Ira Conti per Co.S.Mo. che Natalino Giacomini per la Cgil, Maurilio Venuti per la Cisl, ed Antonino Nascimbeni, già infermiere, dello...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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