Problemi italiani: quei farmaci che di fatto in Italia non ci sono più o sono di difficile reperimento, si spera solo momentaneamente.
All’ inizio di questo articolo, che ci coinvolge un po’ tutti, sta la mia disperata ricerca di ciproxin 1000 o almeno 500 a rilascio prolungato, iniziata un paio di anni fa, e poi la richiesta di una scatola di plasil, che non si trova più, o della pomata Muscoril, tutti farmaci prescrittimi da medici. Inoltre, a mio avviso, non si può pensare di sostituire un farmaco con un altro con diverso principio attivo impunemente, perché Dio ci ha voluto diversi, non come dei copia incolla biologicamente.
E mi preme chiarire ai lettori che questo non è un articolo per preoccupare, ma per informare con i limiti miei personali di non essere un medico, di non essere un farmacista, di cercare di leggere questa lunghissima tabella, dove incontro spesso prodotti farmaceutici noti, con le mie capacità, conscia però che il fatto che alcuni farmaci manchino e siano mancati non preoccupa solo me, e pone limiti oggettivi alle cure mediche ed all’esercizio della medicina.
Ma molti di questi farmaci carenti o non presenti dal sito Aifa alla voce: “https://www.aifa.gov.it/farmaci-carenti ODS Lista dei farmaci temporaneamente carenti – Aggiornamento del 02/04/2021 [0.22 Mb]”, ma anche del 6/4/2021, pare abbiano un equivalente, anche se non tutti, e l’Aifa lo segnala nella tabella di riferimento con una casella verde, senza dire però quale e se ovunque reperibile, o se vi sia un contingentamento ‘naturale’ dell’ultimo dei sopravvissuti.
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Questa storia è iniziata a livello mediatico, nel 2019, con la sparizione dalle farmacie e dai magazzini di un farmaco usatissimo, che cura il Morbo di Parkinson. Improvvisamente, senza che alcuno avesse avvisato, pare, i medici di base, il Sinemet 100+25 diventava introvabile nelle farmacie, lasciando 10.000 persone senza terapia.
A questo punto l’Associazione italiana parkinsoniani rendeva pubblica questa carenza. «Il Sinemet è un farmaco “storico” che esiste dagli anni Settanta – ricordava il presidente dell’Aip, Gianni Pezzoli – e va assunto tutti i giorni, almeno tre volte al giorno, prima dei pasti. Serve a integrare la dopamina che manca al paziente parkinsoniano. Improvvisamente, è scomparso dalle farmacie e la gente, disperata, non sa come fare. In due giorni, ci hanno contattato, via Facebook, più di 10mila persone, con storie familiari drammatiche». (https://www.avvenire.it/attualita/pagine/parkinson-la-beffa-del-farmaco-che-non-si-trova-l-aifa-e-disponibile).
Cosa era accaduto? Sempre secondo Pezzoli, il problema della sua “scomparsa” si doveva imputare al basso costo delle confezioni in vendita, a fronte di una produzione che è, invece, molto costosa. «In Italia – ricordava Pezzoli – una confezione di sessanta compresse, che dura una ventina di giorni, costa 4,98 euro. All’estero, invece, dove il prezzo è due o anche tre volte più alto, il farmaco, guarda caso, non manca. Non credo, quindi, si tratti di un problema di “riorganizzazione della produzione”, come ci è stato detto, ma di poca convenienza, per le case produttrici, a realizzare un prodotto che ha ridotti margini di guadagno almeno in Italia». (ibid.).
Poi la momentanea rassicurazione dell’Aifa, ma anche una incerta previsione «Il medicinale Sinemet risulta attualmente disponibile, ma non si escludono possibili future carenze». (Ibid.). E dal Sinemet 100+25, si è giunti al moltiplicarsi dei farmaci carenti e non disponibili.
Ma da una nota dell’Aifa veniamo pure a sapere che la problematica delle “indisponibilità” di farmaci, presente sin dal 2015, «a differenza di quella riguardante le “carenze”, è generata da distorsioni del mercato spesso collegate alle dinamiche del circuito distributivo […]». (https://www.aifa.gov.it/farmaci-carenti). Per studiare queste situazioni, è stato istituito, a livello governativo, un tavolo di lavoro formato da enti/associazioni pubblici e privati, con il supporto di Carabinieri e Nas, che però non ha cercato di incidere sulla reperibilità dei farmaci ma solo sulla loro distribuzione in base alla legge. L’attività del Tavolo e i risultati conseguiti sono stati anche oggetto di una pubblicazione scientifica firmata da tutte le sigle partecipanti, disponibile in rete e scaricabile dal Box Aifa: “Documenti correlati”.
E l’8 settembre 2020, «l’Agenzia Italiana del Farmaco e le principali Associazioni di settore: Farmindustria, AssoGenerici, Federfarma Servizi, Associazione Distributori Farmaceutici (ADF), Federfarma e ASSORAM – hanno sottoscritto un documento, frutto della collaborazione tra Ministero della Salute, AIFA, Regione Lazio e Regione Lombardia, per la realizzazione di iniziative condivise per risolvere la problematica delle indisponibilità di medicinali sul territorio nazionale». (https://www.aifa.gov.it/-/indisponibilita-di-medicinali-amministrazioni-e-associazioni-di-settore-sottoscrivono-documento-condiviso-per-risolvere-problemati-1).
Ed uno dei maggiori problemi risulta essere quello delle mancate forniture ospedaliere. Nel merito così si legge su https://www.aifa.gov.it/farmaci-carenti: ««È sempre più frequente la casistica di farmaci le cui forniture, temporaneamente, non vengono garantite nelle quantità e nei tempi indicati nei contratti di fornitura delle Aziende sanitarie/Centrali di acquisto regionali. Questa situazione determina l’incertezza, da parte delle aziende sanitarie, sulla possibilità di fare affidamento o meno sui contratti in essere, costringendo ad attivare ulteriori contratti (es. acquisti in danno, per brevi periodi) oppure il susseguirsi di richieste di nulla osta, per sopperire alle mancate consegne. Questa fattispecie è particolarmente rilevante per quei farmaci ospedalieri che non possono essere sostituiti».
Nel frattempo sono spariti, come già scritto, dalla disponibilità italiana il Ciproxin 1000 e 500 a rilascio modificato, farmaci molto utilizzati dagli urologi, e si stanno criminalizzando i chinolonici, perché in rari casi hanno portato alla rottura del tendine di Achille. Ma vi posso garantire che io ho visto in ospedale una persona, che ben conoscevo, che aveva avuto una violenta reazione, la Sindrome di Stevens-Johnson, con il paracetamolo, cioè con la Tachipirina, con interessamento di tutto il corpo ed anche degli occhi, e molti farmaci presentano effetti collaterali, ma non possono esser tolti dal mercato solo per questo.
Ed è un dato di fatto, almeno secondo un informatore farmaceutico incontrato per caso anni fa, che le case farmaceutiche preferiscano fare ricerca nel settore dei nuovi farmaci per i tumori e dei vaccini, piuttosto che investire su nuovi antibiotici, mentre dovrebbero fare ambedue le cose, e credo non sia un mistero che esse sono inserite in un mercato globale neoliberista, che punta al guadagno. Ma come si fa a pensare che la salute umana mondiale possa dipendere dal guadagno aziendale?
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Ma passiamo all’elenco dei maggiori farmaci carenti o indisponibili al 2 – 6 aprile 2021, tenendo conto che alcuni mancano per una casa farmaceutica, ma sono presenti in altra, che alcuni non sono più prodotti o commercializzati in Italia, par di capire, e che la lista comprende 2461 voci, fra farmaci non più reperibili sul mercato italiano, non più prodotti o troppo richiesti.
Non sono più disponibili sul mercato l’aciclovir e l’abacavir, antivirale usato anche nell’ Hiv e l’efavirenz almeno come Sustiva, che ha la stessa indicazione terapeutica, e deficiano, tra gli antibiotici, tanto per incominciare, lo Zitromac, azitromicina diidrato, per infusione, perché farmaco richiestissimo; ma sono di difficile reperibilità pure il Zineryt, sempre per infusione e quindi per uso ospedaliero, a base di eritromicina zinco acetato diidrato e l’ampicillina/sulbactam, e speriamo ci siano altre formulazioni presenti o sostituibili; è stata sospesa la produzione di ranitidina, che cura la gastrite; e ci si augura che ancora qualche casa farmaceutica produca il voriconazolo, mentre deficiano pure il caspofungin e gli altri antifungini: fluconazolo, econazolo, miconazolo, ketoconazolo, posaconazolo e l’itroconazolo, questo per infusione; mentre per il Voltaren Emulgel, crema usatissima, si può comperare di fatto solo il tubo grande.
Ed i maschietti potrebbero non gioire per il numero di case farmaceutiche che non producono più il sildenafil, il vardenafil, il tadalafil, che servono per aiutare l’erezione, se ho ben capito.
E chi usava, per curare l’ipertensione, il valsartan, il candesartan, l’olmesartan, l’irbesartano, il losartan potassico, sarà meglio che passi ad altro, ed il temilsartan sta subendo limitazioni, ma neppure la doxazosina sta bene, e viaggia in buona compagnia con l’enapril e la nota amlodipina, in sintesi il Norvasc e similare, e pure il ramipril, sempre ipotensivo, è in grossa difficoltà, mentre la Sandoz ed altra azienda farmaceutica hanno smesso di produrre l’allopurinolo, usato per tenere sotto controllo l’uricemia. E scarseggia sul mercato pure un beta bloccante, magari usato da qualche paziente da tempo: il bisoprololo fumarato, ma, per grazia di Dio, è ritornato disponibile il Salazopyrin en, prodotto dalla Pfizer, utilizzato per il la colite anche ulcerosa e l’artrite reumatoide, che tanto aveva preoccupato i pazienti perché non è stata mai concessa autorizzazione all’uso di farmaci equivalenti. (https://amiciitalia.eu/categorie/farmaci/aggiornamento-carenza-farmaco-salazopyrin-en).
Tre case farmaceutiche hanno smesso di produrre l’amoxicillina con acido cluvanico volgarmente nota come Augmentin, usatissimo antibiotico, mentre in altri casi il farmaco è carente per alta richiesta dello stesso, ma anche l’amoxicillina da sola e l’ampicillina pure come Zimox pare non abbiano avuto sorte migliore per noi italiani.
Inoltre è cessata la produzione di disinfettanti a base di iodopovidone, in sintesi il Betadine e similare; ma anche la cloramina t non è facile da reperirsi, e molti farmaci paiono proprio non più prodotti dalla Sandoz. E speriamo che a pochi servano il bosentan, per curare l’ipertensione polmonare, ma anche le benzodiazepine bromazepam o midazolam iniettabile ed un paio di antidepressivi fra cui la duloxetina cloridato, o il più noto Buscopan, antispastico. E non si trova da acquistare neppure l’usatissimo antiemetico Plasil, ed hanno difficoltà di produzione l’ezetimibe, la pravastatina e la rosuvastatina che servono per abbassare il colesterolo, ma anche altro farmaco con analoga indicazione. In sintesi, par di capire, pagatevi il riso rosso fermentato, se potete e se vi basta.
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E c’è chi non produce più i chemioterapici capecitabina, docetaxel, cisplatino, pemetrexed, utilizzati per malattie tumorali, mentre l’oxaliplatino e il paclitaxel, della stessa categoria, incontrano difficoltà di produzione e il temozolomide non pare abbia un futuro nella nostra nazione, ma potrei sbagliami. Ci sono inoltre problemi pure con la gemcitabina e il Granocyte, usati per limitare la neutropenia in affetti da cancro, ed hanno qualche problema di reperibilità sul mercato italiano anche la cefazolina, la cefuroxima sodica, la cefotaxima, la cefpodoxima proxetile, la benzilpenicillina e la vancomicina per infusione, che sono antibiotici, come del resto il metronidazolo, utilizzato in prevalenza dai ginecologi. Ma anche il farmaco Rifamicina (Rifadin), utilizzato per la cura della tubercolosi, presenta ‘problemi produttivi’ nella nostra nazione. E spesso mancano o non vengono più prodotte formulazioni di farmaci da iniettare, creando seri problemi, temo, alle chirurgie, oltre che alle medicine.
Come già detto, per motivi di fatto ignoti in un’ottica di beneficio /rischio, la ciprofloxacina è reperibile solo prodotta, mi pare, da una casa farmaceutica, in compresse da 500 o 250 mg, e risulta sempre più difficile trovare in farmacia la claritromicina, la clindamicina, la dantomicina, la ceftadizima, l’azitromicina – Ribotrex e pure il fluimucil, il linezolid, la borocillina, l’acetossietilcefuroxima tutti antibiotici molto usati, mentre la levofloxacina non sta benissimo, e gli ospedalieri dovranno fare i conti con la carenza di piperacillina inettabile, per cui, però, l’Aifa ha concesso autorizzazione all’importazione, mentre risulta contingentata la bacitracina/neomicina in compresse.
E mancano pure antiretrovirali come l’Entecavir, vaccini antifluenzali, e perfino un antirabbico ad uso umano, più di qualche antinfiammatorio, fra cui il Moment ed il Momentdol, in sintesi farmaci a base di naproxene o naprossene o nimesulide, ma l’ibuprofene pare ancora reperibile con facilità, mentre scarseggia l’interferone e così il pasireotide, che cura la malattia di Cushing.
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Anche l’Aifa sottolinea la carenza di antibiotici reperibili sul mercato italiano, ma pare che la causa sia da attribuire ai malati che non fanno un uso appropriato degli antibiotici, peraltro quasi sempre prescritti da un medico e che, dai tempi di Fleming, hanno salvato moltissime vite. Ed in ogni caso, il loro utilizzo, secondo l’Aifa non pertinente in generale, ma bisognerebbe che lo dimostrasse scientificamente, altrimenti sono solo parole, non si sa cosa c’entri con la carenza di antibiotici sul mercato nazionale anche ospedaliero. E l’Aifa scrive pure che tiene sotto osservazione la spesa per antibiotici, e questo, e mi scuso subito con Aifa, non fa ben sperare, e fa temere, magari, ai soliti pessimisti, che si tratti di un problema di soldi. (https://www.aifa.gov.it/farmaci-antibiotici).
Non si trovano più alcuni farmaci a base di immunoglobuline umane e proteine plasmatiche umane iniettabili, ma pare che l’iniettabile stia sparendo dal nostro mercato, sostituito, magari, in alcuni casi da pilloline che non si sa però quanto possano servire.
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Vi è pure carenza di farmaci contro l’anemia, come l’epoetina iniettabile, utilizzati in soggetti anche sottoposti a chemioterapia o con problemi renali, e i farmaci similari, che potrebbero sostituire i carenti, potrebbero non esser disponibili per elevata richiesta sul mercato. Ma anche questi balzelli potrebbero essersi generati, in teoria, e se erro correggetemi, dai deficit di bilancio governativi, che ci fanno pensare con orrore alla Grecia, o dal concentrarsi nella produzione di vaccini per fronteggiare la virosi da covid – 19, o da altri incomprensibili motivi, che ci piacerebbe conoscere. Ma mi scuso subito per averlo pensato.
Ma per continuare, se siete un po’ agé, come sono io, e vi ricordate che la mamma vi magnificava la virtù del Cebion, cioè di una formulazione a base di vitamina C, scordatevelo, e se avete l’Alzheimer tranquilli: se vi davano il donepezil cloridato, ora è difficile da trovare anche per problemi produttivi, se invece prendevate la memantina oppure la rivastigmina, può darsi sia giunto il momento di pensare ad un sostituto. Ma vi spiego subito che pare che, se un farmaco non viene più prodotto, le case farmaceutiche, magari una o due, che continuano a immetterlo sul mercato, possano andare in sofferenza produttiva. E così è accaduto anche per un vaccino contro l’epatite B, l’Engerix B ed anche per un altro vaccino, l’Infanrix texa, polivalente. E sulla reperibilità di un paio di vaccini quadrivalenti pesano gravi problemi produttivi.
Inoltre speriamo qualcuno continui a trovare la furosemide, diuretico noto con il nome Lasix, e che si possa ovviare alla carenza di idroclorotiazide e di indapamide associato al perindopril, diuretici e antiipertensivi, e ci auguriamo che esistano alternative alla gabapentina, antierpetico o al gliclazide ed al repaglinide ipoglicemizzanti, e incominciano pure a scarseggiare l’usatissima metformina ed alcune marche di insulina. Inoltre vi è qualche problema anche per l’imatinib, salvavita per chi ha la leucemia mieloide cronica ed altre patologie tumorali.
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Insomma mi pare, da profana, che ci sia poco da stare allegri, e speriamo di non essere all’anticamera della Grecia 2016 ed ante. (Vittorio Da Rold, Grecia a corto di medicinali: Aifa-Banco Farmaceutico inviano 60mila confezioni, in: https://st.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-06-06/ e Andrea Gaiardoni, Dieci anni di austerity: la Grecia in preda all’economia disumana, in: https://ilbolive.unipd.it/it/news/ 10 ottobre 2018).
E fa male leggere, sull’ultimo articolo citato, quello di Gaiardoni, relativamente all’Ellade: «Qui la gente soffre, sbanda, crolla. I greci ormai camminano a testa bassa, con l’unico obiettivo di sopravvivere. È un popolo orgoglioso, profondamente legato alle tradizioni, alla sua storia, ma che ha quasi smesso di sperare. L’orizzonte? Nemmeno lo guardano più», e io mi auguro di non finire così a causa del debito che ci hanno regalato i nostri politici, stato e regioni affratellati, che hanno pagato con i soldi per la sanità altri balzelli per ripianare i deficit della pubblica amministrazione. (Mario Sensini, nuovi rischi per i conti pubblici. La Consulta apre il caso Regioni, in: Il Corriere della Sera, 23 agosto 2015, citato anche in: State allegri arrivano i tagli di Renzi/ Gutgeld/ Lorenzin /Boschi/. Addio a sanità e salute? di Laura Matelda Puppini, su www.nonsolocarnia.info).
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Ma per riprendere l’elenco di cosa non si trova più o è di difficile reperimento in farmacia, l’ivabradina, usata per curare l’angina pectoris, ha problemi produttivi; un paio di farmaci per il fattore VIII di coagulazione, che prevengono le emorragie, non vengono più prodotti, e si fa fatica a trovare l’edoxaban, ma si spera ci sia qualcos’altro di similare; ed ancora: tra gli inibitori di pompa il lansoprazolo pare contingentato, l’omoprazolo difficilmente reperibile, mentre il pantoprazolo e il rabeprazolo seguono analoga sorte, ma qualcosa per curare gastrite, reflusso e ulcera resterà, ci auguriamo; il lattulosio è quasi praticamente, sparito, la lercanidipina, abbassatore di pressione come i sartani sembra volgere verso tristi scenari, e si può far fatica a reperire anche un paio di antiepilettici, come per esempio il levetiracetam.
E se siete ansiosi e usate lorazepam o il clotiazepam, l’oxazepam, la setralina, o il triazolam è preferibile che iniziate a pensare ad imparare il training autogeno, perché, quando sono ancora prodotti, o hanno una richiesta elevatissima o un uso contingentato, e se Saturno ti è contro non riesci a trovarne neppure una confezione. Ma anche il Prozac, antidepressivo, è uscito dal commercio, mentre il tavor cioè la benzodiazepina lorazepam, però in formula iniettabile, ha problemi produttivi. E non si trova più neppure Lyrica, (pregabalin) dato dai neurologi, ed anche il pramipexolo, sempre utilizzato dagli stessi, non è più prodotto dalla Sandoz. Il Lyseen, a base di pridinolo mesilato, contro le contratture ed i crampi si spera sia sostituibile, e deficia pure il muscoril crema, utilizzato per lo stesso scopo, sperando si trovino ancora le compresse. Ma pensate: c’è chi non produce più neppure il talco mentolato, che un tempo veniva dato per ogni prurito e non si trova il methotexate in versione iniettabile. Ma pare scarseggi pure la morfina iniettabile, il che è ben peggio.
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E poi dicono che le farmacie devono diventare punti salute: ma con quali farmaci, se siamo praticamente alla frutta? Ma l’importante è stare sereni.
Ed arrivata alla lettera ‘M’ dell’elenco dei farmaci carenti, per non dire in parte inesistenti, sono già sfinita nel vedere questa ecatombe, tanto che invito l’Aifa a fare un elenco dei farmaci presenti, che ci consola di più e stiamo di meno. Però potremmo anche giocare ad indovinare i nomi dei farmaci sopravvissuti.
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Ma riprendendo, sempre più stanca, l’analisi dell’elenco in questione, manca persino la crema Nerisona, a base di cortisone e prescritta spesso dai ginecologi, e se vi hanno detto di assumere rotigotina o nevirapina, a ancor peggio pregabalin, o topiramato, farmaci utilizzati sempre dai neurologi, non sarei tanto speranzosa di trovarli in farmacia. E se in ospedale servisse Cisatracurio Besilato, farmaco solo iniettabile, ci auguriamo veramente lo si possa trovare.
Pare inoltre non siano più in commercio, non si sa se solo per noi o in tutta Europa, alcuni farmaci a base di Isosorbide dinitrato e ioversolo utilizzati dai cardiologi, e deficiano pure medicinali utilizzati in rari casi a base di somatropina, rigorosamente e solo iniettabili, ed anche farmaci a base di ocreotide.
Insomma pare siamo giunti a: ‘via gli aghi dalla nostra vita!’ e pare quasi vi sia in corso una criminalizzazione dei farmaci per infusione! Ma forse è solo una questione di prezzo, che però può incidere pesantemente sulle nostre vite e sulla nostra aspettativa di vita.
Ed il mio pensiero ritorna alla Grecia del 2012. (Cfr. per esempio: Gavino Maciocco, Crisi economica, sistemi sanitari e salute. Il caso Grecia, in https://www.saluteinternazionale.info/2011/10/).
E su: Sciopero delle farmacie in Grecia, bloccata la distribuzione di medicine, in: https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-26/, si legge che «i malati greci stanno facendo i conti già da settimane con grosse difficoltà per trovare un centinaio di medicine nelle farmacie del Paese a causa della mancanza di rifornimenti mentre i medici dell’ospedale Tzaneio del Pireo hanno reso noto di aver finito le scorte di farmaci antiretrovirali e quindi di non poterli più somministrare ai pazienti affetti da HIV, il virus dell’Aids. Theodoros Abatzoglou, capo dell’Associazione dei Farmacisti panellenici, ha detto che si registrano carenze di medicinali parziali, o in alcuni casi complete, in gran parte perché le aziende farmaceutiche che producono in Grecia preferiscono esportare i loro farmaci perché ottengono profitti maggiori in quanto la spesa pubblica per i medicinali è stata drasticamente ridotta». Diteci subito, per cortesia, che non finiremo così.
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Ma ritorniamo all’elenco dei farmaci ‘carenti’ e mancanti in Italia. L’olanzapina, per la schizofrenia, come del resto e l’antipsicotico quetiapina o il risperidone, il ziprasidone o l’aloperidolo sono di difficile reperimento, mentre la clorpromazina cloridato non viene più prodotta da una casa farmaceutica italiana, ma ci auguriamo che altri farmaci possano sopperire a questa insufficienza. Ed anche il paracetamolo, tanto esaltato dall’Aifa nella ‘vigile attesa’ per i malati di coronavirus, pare in reale difficoltà, e stiamo parlando della tachipirina, richiestissima. Ed in questo caso non possiamo dar la colpa della sua scarsa presenza sul mercato solo ai drogati, che tagliano sostanze e schifezze varie con lo stesso.
È cessata la produzione di farmaci con principio attivo il prednisone, un cortisonico, ma resta pare in auge il deltacortene, almeno si spera, mentre il prismasol, utilizzato per emodialisi, risulta carente per elevata richiesta. Invece il Propofol farmaco anestetico e agente ipnotico a breve durata d’azione, che viene somministrato per via endovenosa e che viene spesso utilizzato dagli anestesisti come principale agente di induzione dell’anestesia, ha richiesta elevata e così deficia quello prodotto da Fresenius Kabi Italia, ma forse Astra Zenaca, che era un’altra produttrice, ora è tutta presa dal suo vaccino per il covid, che tanto ci dà da pensare. Ma pure il reminfentanil, anestetico iniettabile, usato in terapia intensiva, non si trova facilmente sul mercato e la sua distribuzione è contingentata.
Il rebetol, che cura l’epatite C, o è fuori produzione o di difficile reperimento, ma si spera vi sia alternativa; non è più commercializzata in Italia l’epoetina zeta, antianemico in siringhe, ma attenzione perché in Italia non si trova neppure il tocilizumab, che serve pure per curare le virosi da Covid -19, a causa dell’elevata richiesta.
Il Rocuronio Bromuro, utilizzato per facilitare l’intubazione nell’anestesia generale, forse a causa del covid 19 è talmente richiesto che è difficile da reperire sul mercato italiano, come l’anestetico locale ropivacaina, per cessazione di produzione da parte di una ditta italiana; la eg spa non produce più l’antiparkinsoniano ropinirolo cloridato, e così la casa farmaceutica Mylan si è ritrovata in difficoltà dovendo rispondere a tutte le richieste, ed ha problemi produttivi, almeno così par di capire; ma anche il vaccino per il rotavirus e l’amlodipina unita all’ omosartan ed al medoxomil risultano carenti. E la simvastatina, utilizzata per lo più dai cardiologi in caso di infarto ed ictus, è in difficoltà sia per cessazione di produzione sia per elevata richiesta verso chi la produce ancora.
È difficile da trovare, per elevata richiesta, il sodio cloruro, solvente per uso parenterale, cioè iniettabile, ma non credo esistano altre modalità d’uso, mentre il sodio ioduro ha forniture discontinue, e deficia sul mercato, per elevata richiesta, l’asfotase alfa, che cura, se ho ben compreso, l’ipofosfatasia nei bambini, che spero sia rarissima; e per lo stesso motivo non si trova facilmente il sufentanil citrato iniettabile, che è un antidolorifico.
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Il testoterone potrebbe avere problemi commerciali, l’acido pamidornico, utilizzabile anche nelle metastasi ossee ed in altri rari casi si spera si possa trovare sul mercato in qualche modo, come l’associazione tegafur, gimeracil e oteracil, che serve per la cura del cancro allo stomaco. E non si trova facilmente neppure il tramadolo cloridato, antidolorifico, iniettabile o in gocce, per cessata commercializzazione, ma dovrebbe esistere ancora in commercio come contramal o altro. Sono poi di difficile reperimento: qualche crema, qualche altro farmaco, morfina solfato in compresse, acido tranexamico, utilizzato per fermare sanguinamenti in chirurgia, reminfentanil cloridrato in fiale, ma può darsi esista prodotto da altra casa farmaceutica. Si spera ci siano ancora in commercio fiale di urochinasi utilizzate per sciogliere coaguli, mentre non so se esistano più farmaci a base di acido ursodesossicolico, utilizzabile per calcoli biliari e per malattie della bile.
L’Etinilestradiolo con etonogestrel dispositivo vaginale contraccettivo composto da due ormoni (Vagan), prodotto dai Laboratorios Leon, non è più commercializzato almeno nel nostro paese, il Valsartan + Idroclorotiazide, diuretico, ed il valsartan da solo come già scritto, hanno grossi problemi produttivi, mentre l’oppiaceo Fentanil, in compresse, si trova con difficoltà ma esiste pare sul mercato. Invece la stavudina, antivirale anche per Hiv, è stata considerata, nel rapporto beneficio/rischio da eliminare dalla produzione dall’Europa.
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Probabilmente in questo elenco sommario avrò dimenticato qualche farmaco indispensabile, e mi scuso subito con voi. Ripeto che non voglio spaventare nessuno, ma il problema esiste, ed ho cercato di presentarvelo. E non capisco come possa un medico ospedaliero o di base, operativo nel pubblico o nel privato, tener anche conto di queste problematiche, che dovrebbero afferire principalmente al farmacista. E la scelta del farmaco da utilizzare in assenza di quello scelto, dovrebbe derivare dalla collaborazione fra medico e farmacista, che in questa società diventa sempre più difficile per vari motivi. E ripeto che, secondo me, sarebbe utile che Aifa pubblicasse pure i farmaci presenti sul mercato, facilitando la scelta ai medici.
Per quanto riguarda la carenza di farmaci negli ospedali può anche succedere che le aziende che si sono aggiudicate forniture non le onorino nei tempi, o rinuncino dopo l’ottenimento dell’appalto, generando ritardi e disagi alle strutture, dato che la base privatistica e locale rende difficile un intervento centrale diretto, peraltro auspicabile.
Attualmente, per le “mancate forniture ospedaliere”, laddove le Regioni non si siano organizzate altrimenti (come il Friuli Venezia Giulia, che ha centralizzato anche queste importazioni, dopo aver discusso la soluzione in TTI nel 2019), le singole Aziende Sanitarie e Ospedaliere ovviano alle carenze seguendo quanto disposto dal Decreto Ministeriale 11/05/2001 per i farmaci e dal DM 2/12/2016 per i vaccini, per i medicinali emo/plasma derivati, procedendo a sottoporre ad AIFA richieste di importazione nelle quali, per ogni singolo farmaco/dosaggio, si dichiara che l’utilizzo avverrà esclusivamente per le indicazioni approvate nel paese di provenienza e in accordo con il relativo RCP. Questo impegna molto le Aziende Sanitarie: i medici devono compilare i moduli, le farmacie ospedaliere devono contattare i diversi importatori ed effettuare le verifiche sulla documentazione prodotta dagli importatori. (https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1177582/NOTA_MANCATE_FORNITURE_OSPEDALIERE-PROPOSTE_DI_RISOLUZIONE.pdf/afb61e02-9585-662b-a9cc-a31377918a3c).
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E per ora mi fermo qui, sperando di aver fornito qualche spunto di riflessione. Se chi legge è esperto e vi sono degli errori in questo testo prego di segnalarmeli.
L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: “https://www.giglionews.it/perche-ce-carenza-di-farmaci”.
P.S. Ieri sera non mi sono accorta di alcuni corsivi, che si sono presentati portando il testo da word a nonsolocarnia, non da me voluti, ed ora ho corretto.
Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/problemi-italiani-quei-farmaci-che-di-fatto-in-italia-non-ci-sono-piu-o-sono-di-difficile-reperimento-si-spera-solo-momentaneamente/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2021/04/corriere_salute300519.jpg?fit=593%2C443&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2021/04/corriere_salute300519.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀAll’ inizio di questo articolo, che ci coinvolge un po’ tutti, sta la mia disperata ricerca di ciproxin 1000 o almeno 500 a rilascio prolungato, iniziata un paio di anni fa, e poi la richiesta di una scatola di plasil, che non si trova più, o della pomata Muscoril,...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Pongo due riferimenti per il problema:
Valle d’Aosta. “Coronavirus. Ad Aosta mancano farmaci per le Rianimazioni e reagenti per i test”. La carenza riguarda di farmaci curarici e di sedativi e ipnotici, che vengono utilizzati nel reparto di Rianimazione per la sedazione e la ventilazione dei pazienti “intubati”. Inoltre, sono in via di esaurimento anche le sostanze reagenti impiegate dal laboratorio analisi cliniche per i test su Covid-19. Il Ds Nebiolo: “Stiamo valutando ogni possibile soluzione e alternativa”. (http://www.quotidianosanita.it/valle_d_aosta/articolo.php?articolo_id=83029, 24 marzo 2021).
Una delle ragioni per cui farmaci come quelli a base di mitomicina sono spesso indisponibili in Italia è il cosiddetto mercato parallelo, un fenomeno legale che sfrutta le differenze di prezzo tra i singoli stati europei. Le modalità di acquisto cambiano da paese a paese: le autorità che si occupano di comprare le medicine in Europa o nel resto del mondo trattano direttamente con le case farmaceutiche.
In Italia, i prezzi sono negoziati dall’Aifa, un ente pubblico che opera sotto la direzione del ministero della salute. La spesa farmaceutica è una voce particolarmente rilevante, ed è principalmente a carico dello stato: secondo l’Aifa, quasi l’80 per cento delle medicine usate è a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn), per un importo superiore ai 22 miliardi di euro all’anno. Ricerche di settore e uno studio del 2016 della Commissione europea certificano che tra i principali paesi dell’Eurozona, l’Italia è quello dove le medicine costano meno. “L’esistenza di prezzi diversi nei vari paesi può spingere le imprese che distribuiscono i farmaci a cercare di lucrare sulle differenze”, spiega Luca Arnaudo, docente dell’università Luiss e autore del libro La cura della concorrenza. Può accadere che un’azienda compri un farmaco prodotto in Italia, dove costa meno, e lo rivenda in paesi dove i sistemi sanitari sono disposti a pagare un prezzo più alto, come nel Regno Unito, nell’Europa del nord o in Germania. (Cristiano Barducci, Perché alcuni farmaci in Italia non si trovano, in: https://www.internazionale.it/reportage/cristiano-barducci/2020/07/28/mancanza-farmaci, 28 luglio 2020).
Stasera in farmacia ho visto una serie di tubi grandi di Voltaren 1% di diclofenac sodico, che non servono a nessuno, mentre il tubo al 2% sono andati a prendermelo dietro. Ma esistono anche efficaci creme al 5 % che si trovano in Bulgaria, per esempio il Diclac della Sandoz, ma non in Italia. Boh.
Guardando ritagli salvati ho trovato su un numero di Il Piccolo datato 18 febbraio 2018, l’articolo intitolato “Quei farmaci prescirtti ma introvabili”. Qualora il farmaco non si trovi neppure come generico, era prevista la scelta, da parte del medico di base di un ‘analogo’, cioè della stessa classe terapeutica.Ma questo, secondo il Vicepresidente dell’ ordine dei medici di Trieste, dott.Dino Trento, “può creare problemi nella continuità della cura”. Ed anche allora era carente nelle farmacie il Plasil, che serve come antiemetico per chi è costretto a fare chemioterapia.