Regione Fvg trasformata in un grande polo energetico all’ insaputa dei cittadini? Chiediamocelo.
Gentilissimi lettori, c’ è un argomento di cui si sa poco o niente e che al tempo stesso mi turba ed è quello della pianura friulana trasformata in campi di fotovoltaico con l’aggiunta di uno di agrivoltaico, pare. Qui i campi paiono 3 e di dimensioni enormi. Fonti: un articolo in: rainews.it/tgr/fvg/ intitolato “A2A acquisisce in Friuli la maggioranza di due mega parchi fotovoltaici a terra. Progettati tra Santa Maria la Longa e Pavia di Udine prima dello stop del governo ai nuovi impianti su terreni agricoli”. È il più grande parco fotovoltaico del nord Italia” che vi ho già citato nel mio: Quanta energia produciamo e per chi, mentre il Friuli si appresta ad avere il più grande parco fotovoltaico a terra e la UE finanzia quello agricolo a tetto? e un comunicato di Furio Honsell che parla di un parco di agrivoltaico, che ho posto come commento al mio appena citato. Può darsi però che i parchi siano solo due e si sia errato il nome per uno (chiamandolo agrivoltaico invece che fotovoltaico da parte dell’informatore in una pubblica assemblea), portando a ritenere che fossero tre.
Impianto fotovoltaico a terra su terreno agricolo. (Da: https://www.pianetadesign.it/normative/impianto-fotovoltaico-su-terreno-agricolo-come-fare-vantaggi-permessi.php).
E così si legge sul primo articolo a firma di Lillo Montalto Monella pubblicato da rainews.it/tgr/fvg/: «Nel suo comunicato, il Gruppo A2A parla del principale polo fotovoltaico del Nord Italia. Un parco di impianti situato nei comuni di Santa Maria la Longa e Pavia di Udine capace di produrre oltre 210 GWh annui. Che immessi in rete coprirebbero il fabbisogno di energia elettrica di oltre 75mila famiglie. A2A ha acquisito il 70% di “Parco Solare Friulano 2”, da due società, che fanno capo ad altrettante aziende tedesche del settore, con in piedi diversi progetti in regione. L’entrata in esercizio di un primo impianto in località Persereano è attesa per l’inizio 2027. Mentre l’altro, autorizzato nel 2022, inizierà a produrre energia dal primo trimestre del 2025. Negli anni passati, tutti gli iter autorizzativi erano già stati perfezionati e conclusi, quindi gli impianti fotovoltaici a terra in questione non rientrano nel divieto — annunciato proprio poche ore fa dal governo — di nuovi pannelli al suolo nelle zone classificate come agricole dai piani urbanistici». (1). Però quelle 75 mila famiglie avevano già elettricità, e non prodotta col carbone, e quindi mi chiedo a noi cosa serva questa operazione.
Addio quindi a «Contadin che tu rompis la tiare/ Di Aquilee, ferme i bûs un moment:/ Sot il ciamp che la uarzine ‘e are,/ Sot la man che semene el forment/ Tal soreli e ta l’ombre dal nûl,/ jè une impronte di Rome e la stòrie/ E la glorie/ Dal nestri Friûl». (Contadino che ari la terra di Aquileia, ferma i buoi un momento. Sotto i campi che il vomero ara, sotto la mano che semina il grano, con il sole o l’ombra delle nubi, vi è l’impronta di Roma e la storia, e la gloria del nostro Friuli! di Enrico Fruch). Addio alla famosa fotografia di Silvio Maria Buiatti con i bovi e la bellissima pianura? Via il Friuli dalle tradizioni contadine?
Silvio Maria Buiatti. Pianura Friulana. http://www.censimento.fotografia.italia.it/fondi/s-m-buiatti/.
Fotovoltaico in campi agricoli. Un’invasione senza regole …..
Comunque non a caso udinetoday.it ha intitolato un suo articolo: «Un’invasione senza regole di mega parchi fotovoltaici in terreni agricoli», ove si legge che la minoranza, o parte della stessa in consiglio regionale aveva presentato una proposta di legge contro il fotovoltaico sui terreni agricoli, e, secondo Diego Moretti, capogruppo dei consiglieri regionali del PD, non ci saremmo trovati in questa situazione, per cui ora si può poco fare, se il Centrodestra non avesse perso tempo e rinviato di sei mesi la discussione in Aula. Ed ora, ha aggiunto, «anche le ‘toppe’ che la maggioranza regionale ha cercato di mettere con la mozione votata nella scorsa seduta del Consiglio regionale non sono sufficienti. (…). […] i buoi sono già scappati e quello che rimane è solo una bandierina per potersi lavare la coscienza». (2). Ed anche il ddl appena approvato a livello governativo, che deve entro due mesi esser trasformato in legge, sperando ocn qualche moidifica favorevole ai cittadini, non ha valore retroattivo.
Inoltre preciso che per parco fotovoltaico a terra si intende quello in cui sotto i pannelli non si può coltivare nulla, per parco agrivoltaico quello formato da pannelli alti 4 o5 metri sotto cui si può passare, possono passare animali e si può coltivare messi a file non serrate, per agrisolare i pannelli a tetto per imprese agricole.
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Ma quello che sconvolge una laureata con 110 come me è che pare che i rappresentanti della giunta regionale non si informino in modo adeguato su temi importantissimi onde decidere per noi che li paghiamo, come si suol dire “in scienza e coscienza” né in questo caso né in altri. Almeno questo si potrebbe ricavare dalle loro scelte ‘economiche’. E se erro correggetemi. Mi potreste però obiettare che bisogna eliminare il carbone, ma in FVG, tranne la centrale a carbone, ora dismessa di Monfalcone, non mi consta il carbone fosse molto usato qui, anzi per niente, l’idrogeno green prosciugherebbe tutta l’acqua dolce, e non berremmo né ci laveremmo più, quello non green costa in produzione e infrastrutture e, che io sappia, inquina quanto il metano, e tra il mettere i pannelli solari sul tuo tetto e fare un campo fotovoltaico o peggio 3 enormi sulla pianura, mangiandosela, vi è differenza.
Eppure in Inghilterra già nel 2015 …. E la Regione Veneto un campo lo ha bloccato.
Eppure già nel 2015 si parlava dei problemi dati dai parchi fotovoltaici a terra per l’ambiente, e non ne parlavano al bar quattro considerati ‘ambientalisti’ locali ma gli scienziati ambientali della Lancaster University inglese e del Centro per l’Ecologia e l’Idrologia britannico, che hanno deciso di studiare da vicino gli effetti di un tipico parco solare sui processi microclimatici e naturali del terreno che lo ospita (3). E credo si trattasse di campi di agrivoltaico. Secondo loro «A cambiare non è solo la temperatura, ma anche l’umidità, i processi fotosintetici, il tasso di crescita delle piante e quello di respirazione dell’ecosistema. Alona Armstrong, co-autrice dello studio, ritiene che i risultati sollevino alcune questioni fondamentali per il futuro». (4).
Immagine correda l’articolo di Vittorio Emiliani: “Ma possiamo ancora chiamarlo Belpaese?” In: l’unità, 30/3/2014.
E non mi si dica che un progetto di un grande parco fotovoltaico non poteva essere bloccato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, se ne ha bloccato uno non ora il Veneto. «È il caso, ad esempio, di un parco solare da 3.500 moduli che avrebbe dovuto essere realizzato nel Comune di Mogliano Veneto (TV) “in un’area che si estende su oltre 12 ettari”, come ricorda il Forum Salviamo il Paesaggio. Un progetto che il 22 marzo 2022 è stato definitivamente bloccato dalla Regione Veneto». (5). E la Regione Veneto non è neppure autonoma, fra l’altro. Ma dato che amiamo tanto in Veneto, pare, perché non lo abbiamo seguito anche in questo?
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Inoltre su di un altro sito si trova un articolo di Marco Gritti intitolato: “Fotovoltaico e non solo: se prevenire il consumo di suolo è meglio che curare”, in cui si legge che: «Arriva dal Molise il ricorso al presidente Mattarella contro la realizzazione di un parco fotovoltaico in terreni fertili. Ma il consumo di suolo agricolo è un fenomeno dalle molteplici cause, che solo all’Italia costa 8 miliardi l’anno». (5). È successo in Molise nel 2022, dove con una determinazione dirigenziale (la numero 4128 del 18 luglio scorso) la Regione ha dato il nullaosta a realizzare un impianto fotovoltaico nel territorio comunale di Larino, in provincia di Campobasso, su circa cinque ettari di terreno classificato come agricolo. (7).
«Vedremo come finirà. – continua l’articolo- Nel frattempo, però, crediamo sia opportuno fare qualche riflessione. Anche perché il caso di Larino non è isolato: nel solo Molise, sono state avanzate richieste per installare pannelli fotovoltaici su circa 2.000 ettari di terreni agricoli fertili. Un controsenso, se si pensa che, nella stessa regione, ci sono circa 36.000 ettari di terreni classificati come non agricoli» (8).
Ed il bello è che esisteva una norma per non riempire di fotovoltaico i terreni agricoli, ma l’art. 11 del D.L. 01/03/2022, n. 17, ha introdotto deroghe alla norma – contenuta nell’art. 65 del D.L. 24/01/2012, n. 1 – che disciplina l’esclusione degli impianti solari fotovoltaici collocati a terra in aree agricole dalla possibilità di usufruire degli incentivi statali riconosciuti alle fonti energetiche rinnovabili (FER) di cui al D. Leg.vo 03/03/2011, n. 28. (9).
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Ed ancora: ««Nei prossimi otto anni, da qui al 2030, l’Italia avrebbe bisogno di almeno 70 gigawatt da rinnovabili per rispettare gli impegni dell’Unione europea a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990» ricorda Federico Varazi, vicepresidente di Slow Food Italia. «Ad una prima valutazione, per raggiungere l’obiettivo basterebbe realizzare meno di un quarto degli impianti per cui è stata richiesta la connessione al gestore nazionale della rete elettrica: un totale di 300 gigawatt. Quella che sembra una contraddizione in piena crisi energetica, a fronte delle tante richieste bloccate da innumerevoli passaggi burocratici, nasconde un’ulteriore insidia, come spesso accade quando ci sono in gioco grandi affari. Pensando al caso del Molise, allora, ma anche ai tanti casi italiani dalla Sardegna al Lazio, è evidente che, senza una seria pianificazione energetica e con una carenza strutturale di governo pubblico delle proposte di centrali energetiche da fonti rinnovabili provenienti da privati, rischiamo di considerare il territorio più che un bene comune un mero strumento per centrali di produzione energetica. Centrali a volte di dubbia sostenibilità, se pensiamo alle biomasse e al taglio selvaggio di metà delle foreste europee, su cui si innesta l’ennesima speculazione fatta di soldi pubblici e incentivi in cui gli unici che guadagnano in ogni caso saranno le grandi società energetiche». (10).
Mappa dei suoli Fvg da: (https://www.arpa.fvg.it/temi/temi/suoli-siti-contaminati-e-biodiversit/impariamo-insieme/il-suolo/#page-gallery-3). In rosa chiaro quelli fertili in rosa scuro quelli morenici ma non è detto che non siano fertili. Il resto non è terra particolarmente pregiata per coltivazione. Si vede che la terra fertile è nella zona dei mega campi di fotovoltaico. È chiaro che né la Val Cellina, né la Slavia friulana, né la Carnia ed il tarvisiano sono buone terre coltivabili, come non lo è il Carso triestino. Ma se questo a A2A lombarda, può poco interessare, non così la Regione Fvg.
Il degrado del suolo.
Infine «I suoli si stanno degradando in modo drammatico a livello europeo e mondiale» sostiene la Commissione europea. Almeno la consapevolezza, dunque, c’è. E allora che cosa manca per invertire la rotta? I fattori sono tanti ma, per citare Paolo Pileri, docente di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano, «manca un forte impulso culturale e c’è troppa incultura del compromesso». (11).
«In Europa il 60% e il 70% dei suoli è in uno stato di degrado, a livello globale la percentuale è al 52%. Entro 60 anni potremmo perdere le terre coltivabili. L’unica via è aumentare il contenuto organico nel terreno», non certo costruire campi di fotovoltaico. Ed ancora: «Secondo l’Unccd (Convenzione Onu contro la desertificazione) dobbiamo rigenerare entro il 2030 almeno un miliardo di ettari di terreno. Ogni ulteriore secondo che passa perdiamo un acro di terreno fertile, di questo passo per l’Onu potremmo avere al massimo altri 60 anni di terre coltivabili. Ciò significa che nel prossimo futuro l’agricoltura non produrrà cibo sufficiente per una popolazione in costante crescita, […]. Perdiamo suolo, dunque, nel momento in cui dovremmo incrementare la produzione agricola: facendo così “stiamo silenziosamente ma inesorabilmente accelerando verso disastrose carestie su scala globale». (12).
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«A livello comunitario esiste un documento lungo una ventina di pagine, intitolato “Strategia dell’Ue per il suolo per il 2030”, in cui si legge giustamente che «il suolo contiene oltre il 25% della biodiversità totale del pianeta ed è alla base delle catene alimentari che sfamano l’umanità», che rappresenta «il più grande deposito di carbonio del pianeta», che ha la «capacità di assorbire acqua come una spugna e ridurre il rischio di allagamenti e siccità», e che in definitiva il suolo è «un alleato indispensabile nella lotta per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici». (13). Ma bisogna smetterla anche di costruire sopra i suoli in generale, di cementificarli, asfaltarli, violarli con nuovi stradoni e via dicendo. Perché altrimenti la terra finirà di vivere e respirare e noi con lei.
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Io propongo che si chieda immediatamente alla Regione FVG di non autorizzare più campi enormi di fotovoltaico e di scrivere a Mattarella se non si può far altro, prima che la Presidente del Consiglio Meloni ottenga il primierato stravolgendo la democrazia e la Costituzione, se lo otterrà. E se ci sono gli estremi per un esposto o altro, si proceda pure.
Ma alcune iniziative sono già state prese anche dal Comitato per la vita del Friuli rurale, da che mi si dice, anche per bloccare il progetto di un elettrodotto interrato che avrebbe dovuto passare per la ziona archeologica di Aquileia. Ed un grazie va pure a loro. Mi si dice poi che la terra viene acquistata tramite mediatori, un po’ come faceva De Cecco per conto di Eberhard (14), facendo finire in mano unica grosse parti di pianura o bosco. Ma nessuno al vertice ha mai detto nulla.
Immagine da https://www.slowfood.it/fotovoltaico-e-consumo-di-suolo-fertile/. Coltivazioni friulane ed italiane addio? Importeremo tutto dagli Usa e dal Canada, alla faccia dell’autosufficienza alimentare?
Poi c’è l’ultima nuova letta oggi, 29 maggio 2024, sul Messaggero Veneto, in un articolo intitolato: “Fedriga: sito per il nucleare sicuro. No dell’opposizione, dubbi da Fd’I”.
Su questo articolo sopra citato si legge che Fedriga che pensa forse, in questo caso e forse anche in altri, di poter disporre del territorio regionale a suo arbitrio concetto espresso anche dalla segretaria del PD regionale Caterina Conti, e che pare, ma se erro correggetemi, amministri la Regione per conto terzi, ma questi non siamo noi cittadini, ha deciso pure di fare del Friuli Venezia Giulia la prima in Italia con centrali nucleari decise solo da lui, pare, che dice di aver visto a Boston, a fusione, non si sa se a freddo od a caldo. Ma anche la potentissima bomba h è a fusione. E le centrali nucleari a fusione termonucleare non sono una novità, costano moltissimo, e ce ne sono di diverso tipo, basta leggere la relativa voce su wikipedia. E basta un incidente, sempre possibile, anche nelle centrali a fusione, per creare grossi problemi. Inoltre tolgono altro suolo.
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Ma poi scusate, fra mega campi di fotovoltaico, per ora a terra, centrali nucleari mai del tutto sicure, idroelettrico a gogò, centraline in ogni rio e sogni sull’idrogeno e sulla valle dell’idrogeno, che ce ne facciamo noi cittadini del Fvg che paghiamo la giunta e Fedriga di tutta questa energia?
Ed a me pare che manchi un piano energetico, che si segua ogni ‘corrente’ o meglio ogni mezzo per produrre energia elettrica e che così la Regione Fvg si si stia trasformando del tutto in un polo energetico per altri, in una visione positiva del territorio così pensato che, ormai, temo solo la maggioranza in Regione e qualche sindaco a riporto abbiano.
Se poi a questo si aggiungono strade e stradoni, Cimpello -Gemona, piste da sci e per motoslitte, è meglio davvero prendere la valigia prima che sia troppo tardi. E qualcuno chiamerebbe, hic et nunc, questo progresso? Non siamo negli anni cinquanta del ‘900!!!!! Poi anche l’assessore Scoccimarro, per terminare, appoggia un parco fotovoltaico a Trieste, temo da farsi sempre con soldi nostri, per Elettra Sincrotrone, e speriamo che ad altri, come il potentissimo Sergio Bini, non venga in mente altro. Se poi noi cittadini in particolare friulani, vivendo in un ‘hub’ per trasporti ed energia, dove noi ed il nostro territorio non contiamo più, ci ammaleremo, tranquilli, solo chi è ricco forse si salverà perché ormai la sanità pubblica qui è agli sgoccioli.
Senza intenzione di voler offendere alcuno questo ho scritto , ma solo per fare due considerazioni con grande amarezza.
Laura Matelda Puppini
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1) Lillo Montalto Monella, “A2A acquisisce in Friuli la maggioranza di due mega parchi fotovoltaici a terra, in: https://www.rainews.it/tgr/fvg/articoli/2024/05/a2a-acquisisce-in-friuli-la-maggioranza-di-due-mega-parchi-fotovoltaici-a-terra–sana-maria-la-longa-persereano-pavia-di-udine–eea3ac32-7e59-452f-85f1-434e764ca368.html.
2) https://www.udinetoday.it/politica/parchi-fotovoltaici-fvg-senza-regole.html
4) Ilaria Sesana, Fotovoltaico a terra: tra rischi e benefici per il (fragile) suolo, in: https://altreconomia.it/fotovoltaico-a-terra-tra-rischi-e-benefici-per-il-fragile-suolo/
5) Ibidem.
6) https://www.slowfood.it/fotovoltaico-e-consumo-di-suolo-fertile/.
7) Ibidem.
8) Ibidem.
10) https://www.slowfood.it/fotovoltaico-e-consumo-di-suolo-fertile/.
11) Ibidem.
12) Degrado del suolo: la crisi esplosa ma di cui nessuno parla, in: https://asvis.it/goal6/notizie/1297-14149/degrado-del-suolo-la-crisi-esplosa-ma-di-cui-nessuno-parla.
13) https://www.slowfood.it/fotovoltaico-e-consumo-di-suolo-fertile/
L.M. Puppini, Marco Lepre. Eberhard, il padrone di ettari ed ettari di bosco carnico, e l’impianto della Vinadia. In: www.nonsolocarnia.info. A cui rimando e che invito a leggere se vi fosse sfuggito.
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L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: https://www.soloecologia.it/energia-elettrica-utilizzarla-inquina/. L.M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/regione-fvg-trasformata-in-un-grande-polo-energetico-all-insaputa-dei-cittadini-chiediamocelo/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/05/energia-elettrica.jpg?fit=450%2C267&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/05/energia-elettrica.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Senza categoriaGentilissimi lettori, c’ è un argomento di cui si sa poco o niente e che al tempo stesso mi turba ed è quello della pianura friulana trasformata in campi di fotovoltaico con l’aggiunta di uno di agrivoltaico, pare. Qui i campi paiono 3 e di dimensioni enormi. Fonti: un...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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