In ricordo del grande Romano Marchetti, nella ricorrenza della sua morte, (31 marzo) riporto qui alcune frasi che ha scritto, in riferimento, pure, al tradimento della Costituzione del 1948.  Sei sempre con noi Romano, non ti dimenticheremo. Laura Matelda Puppini.

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Sullo spopolamento della montagna.

«La Costituzione Italiana è figlia della lotta di liberazione ed essa parla, all’articolo tre, di libertà e giustizia per i cittadini. Io credo, quindi, che i principi di libertà e giustizia, a livello territoriale, dovrebbero iniziare ad essere attuati presso le popolazioni più sofferenti, che sono, secondo me, gli “emarginati territoriali”, cioè coloro che abitano le periferie delle grandi città. Il segno, invece, che la sofferenza delle periferie è cresciuto, viene data dalla statistica che riporta i dati dello spopolamento delle zone non centrali ed allo stesso tempo registra il suo contrario, cioè l’aumento significativo di popolazione nelle città e capoluoghi di provincia».

«[…] la mia testardaggine perdurante nel credere in una vera democrazia, mi obbliga a proseguire questo discorso anche se so di correre il pericolo dell’irrisione altrui. Ma devo dire quanto perché credo, ancora, che la Costituzione avrebbe dovuto costringere, preliminarmente, a tradurre sé stessa in urbanistica mentre è avvenuto che l’urbanistica “abbia tradotto” la Costituzione. Ciò è potuto succedere a causa della disinformazione, sprovvedutezza, ignoranza della gente: cioè dell’antidemocrazia. Basta convincere gli emarginati territoriali che il raggio di pendolarità, umanamente accettabile, sia quello di 70/100 chilometri, cioè quel raggio che garantisce a tutti i capoluoghi di provincia di conservare i propri privilegi feudali o napoleonici».

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Il pensiero economico tra Smith e Marx.

«Ed ancora osservo: il pensiero, anche economico […] non può essere neutro, deve essere, cioè, freddo e spietato, e così è quello di Adam Smith, che registra anche la morte delle aziende marginali; e così è quello marxista e materialista.
In ambedue le analisi economiche, quella di Smith che si basa sul libero scambio e quella accentrata in mano statale di Marx, si parla della società del XIX° secolo, però nel caso del marxismo si tratta di una giusta ripartizione dei beni materiali, mentre Smith parla solo della loro produzione e del libero scambio». 

«Io credo che per la massima efficienza economica ambedue queste teorie comportino la necessità di disporre di aziende, nazionali o no, sempre più grandi e complesse: in ultima analisi di aziende-megalopoli. (…). Posso anche immaginare che il recente tragitto storico dell’uomo “civile e civilizzato” non potesse avere svolgimento diverso, ma io credo sia giunto il tempo di riprendere in esame tutto il problema insieme a quello della disinformazione culturale e dell’insufficiente acutezza mentale che insidiano, alla radice, la nostra società».

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Romano Marchetti sul ponte di Caneva con uno dei suoi amati cani. (Provenienza immagine: Romano Marchetti).

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Sul consumismo, i mass media, lo strapotere dell’economia e della politica …

 «La soddisfazione materiale non è sufficiente a placare ogni esigenza dell’uomo».

«La guerra economico/politica “ovest” e politico/economica “est” ha costretto i popoli sviluppati a perseguire il consenso interno, e quindi a passare attraverso la via dell’accordare il massimo di disponibilità ai singoli; da ciò ne è derivato il neo-colonialismo con il suo corredo di morti infantili e di fame nel mondo».

«Il risultato di questa società consumistica si vede sotto gli occhi di tutti: da una parte vi è l’utilizzazione di esperti sino all’ultimo respiro della loro vita dall’altra la disoccupazione giovanile con grande disdoro delle repubbliche “fondate sul lavoro».

«I mas media concorrono ad addormentare ogni coscienza. Ed ormai la televisione, sempre più frequentemente, propone il lusso per tutti. La radio parla, razzisticamente, “sopra le teste” del popolo».

«A mio modesto e sprovveduto avviso, l’esorcizzare il demone dell’efficientismo consumistico ormai insediatosi in ogni coscienza anche se proletaria o plebea del “mondo civile”, che si richiama tardivamente a morali metafisiche o partitiche, è difficilissimo problema».

«Nessuno più crede a nessun predicatore».

«Forse si riuscirebbe a diffondere nuovamente un discorso di morale disponendo di una massa di altruisti, disposti all’esempio, in ogni più piccolo paese del globo. Ma questo io credo sia altrettanto utopistico quanto forse fu l’ideale, a suo tempo manifestato, dai veri resistenti».

«Per quel che vale il mio giudizio, io sostengo che il pan-economicismo è il peggior nemico dell’uomo, è lo strumento politico attraverso cui la giustizia viene paralizzata, la dialettica contestata».

«E riprendendo il filo del discorso mi chiedo: quale può essere quel “qualcos’altro” che possa bilanciare lo strapotere dell’economia e della politica? Mi viene il sospetto che le vere forze possano trovarsi in quelle manifestazioni che altrove vengono etichettate come: “sovrastrutture”, cioè nell’arte, nella scienza, nella religione».

«Io credo che si debba continuare a lottare per ottenere una pari dignità per tutti in ambito economico.

Io credo che si debba lottare per la giustizia e per uno svincolarsi dell’ambito economico da quello del potere politico.

Ma al di là di queste idealità, resta un problema concreto: evitare il peggio al pianeta battendo vie nuove. Infatti, nel mondo, non si è mai avuta una condizione come quella attuale, caratterizzata dal pendere continuo sulla testa di ogni uomo, del pericolo dell’incenerimento atomico; il crescere di cannoni atomici posti lungo catene di montagne ed il loro pullulare, nascostamente, negli oceani».

Romano Marchetti.

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Frasi scelte da Laura Matelda Puppini. 

 

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