C’erano un tempo dei politici in Carnia e nell’alto Friuli che si sussurrava pensassero che fosse importante tenersi buoni quelli della Regione, ritenuti i ‘sorestanz’, che così avrebbero allargato ogni tanto i cordoni della borsa con dentro i nostri soldi, non certo in base all’analisi dei bisogni di noi cittadini, ma per fare qualcosa per lo ‘sviluppo’, termine che ha coperto sinora qualsiasi progetto balzano e persino controproducente. Inoltre timorosi di non si sa che cosa, essi prediligevano investire in industria privata e favorire il privato piuttosto che investire maggiormente nel settore pubblico e nel welfare, (che significa benessere), dei cittadini, ma anche questo fa parte di una narrazione. Ed i ‘sorestanz’ aprivano i cordoni della borsa solo a chi evitava le critiche al loro operato ed alle loro scelte e plaudiva a loro ed ai loro voleri. Ma tutto questo può darsi che fosse solo una favola.

Ora posso dire soltanto che il silenzio di quasi tutti i politici in Carnia sui temi scottanti: sanità, territorio, politiche ambientalmente sostenibili, salvaguardia della montagna e delle sue risorse, regna sovrano, mentre si trovano ben pochi dati per quanto riguarda la sanità, anche se si sanno cercare, per contestare possibili visioni demagogiche.

Pare di essere non in un contesto di politica democratica e volta al cittadino, secondo me, ma in una fase in cui gli elementi portanti conoscitivi e valutativi delle politiche sanitarie regionali sono di difficile reperimento, non riuscendo così alcuno a fare un discorso costruttivo, mentre siamo sommersi da bla bla bla, senza che nessuno neppure si azzardi a verificare se scelte fatte in emergenza, essendo diventate di fatto stabili, come quella degli ambulatori di vallata, in mano a medici pensionati volontari e volonterosi, abbiano ottenuto qualche risultato e senza che alcuno almeno ipotizzi come risolvere il problema della mancanza di medici di base. Perché migliaia di persone senza medico di base sperdute fra i monti sono davvero troppe e per legge non ce ne dovrebbe essere nessuna.

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Ma pur comparendo ogni dì o quasi sul Messaggero Veneto una qualche dichiarazione di Riccardi Riccardi, non ho letto un tentativo, e dico uno, pratico e serio di affrontare i problemi della sanità in montagna ed in regione, limitandosi l’assessore a discorsi vaghi e di fatto senza senso pratico, che non portano neppure ad almeno ipotizzare una qualche soluzione ad uno dei vari problemi che investono la sanità regionale tutta, mentre Massimiliano Fedriga ora va in Usa ora in Inghilterra E se erro correggetemi. E questa giunta non può inseguire il sogno personale di affibbiare tutta la sanità ai privati tranne i pronto soccorso, che però sono in via di privatizzazione, e le sale operatorie, perché in sanità non funziona così e le sale operatorie ed i pronto soccorso devono avere alle spalle reparti che lavorano in sincronia con loro. Inoltre non so in che regione italiana i privati, diventati indispensabili, hanno già iniziato ad alzare la testa ed i prezzi delle loro prestazioni, rischiando così di affossare la sanità tutta. Ma quando qualcuno dà al privato l’egemonia in un settore delicato e indispensabile come la sanità, cioè gli offre il coltello dalla parte del manico, va a finire così.

Inoltre non essendo il privato posto sotto controllo, anche la qualità delle prestazioni può scadere e pure di molto, e, trattandosi di varie società non in contatto fra loro e con interessi diversi oltre quello del guadagno che è prioritario e comune, va a finire che si giungerà alla ‘babele sanità’ in Fvg.

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E non solo mancano medici di base, ma uno che abita in Carnia, zona che sta diventando sempre più disagiata ed invivibile, viene spedito a fare una visita specialistica magari mesi dopo, con viaggio, caffè e forse anche spuntino a suo carico, a Pordenone o a Trieste, nel pubblico o nel privato, dove giunge stremato in ambiente ignoto, mentre si potrebbe dare priorità a chi vive in Carnia per avere le visite necessarie ed i servizi presso l’ospedale di Tolmezzo.

Inoltre questa territorialità del nosocomio carnico, che non precluderebbe l’apertura a pazienti dalla regione, dando solo una precedenza/priorità ai residenti in Carnia, permetterebbe pure ai medici di base del circondario di avere degli specialisti di riferimento, come un tempo, ma invece un sistema che teneva se ne è andato ‘completamente in vacca’, come si dice in gergo, con il rischio concreto e già quasi attuale che i Medici di Medicina Generale non riescano a diagnosticare se non mesi dopo, quando il quadro clinico è magari cambiato, con ritardi incredibili anche nell’approccio terapeutico.

E se è vero che questo sistema di sanità ‘on the road’ e da oggi qui domani là è stato inventato da Serracchiani/Telesca, alla cui riforma sanitaria ho dedicato più di un articolo critico su www.nonsolocarnia.info, è anche vero che Fedriga/Riccardi al potere quasi assoluto di fatto da quasi sei anni non hanno fatto nulla per cambiarlo ma invece lo hanno peggiorato di molto.

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Un politico ora non più consigliere regionale diceva che l’assessore dava la causa di tutto al covid. Ma non mi consta sia così: infatti il covid non ha impedito ai medici di base di coprire condotte mediche in regione, non ha fatto proposte ai laureati in medicina più allettanti di quelle del Friuli Venezia Giulia, non si è messo a tifare per il privato contro il pubblico, non ha creato la molteplicità di problemi di ogni tipo presenti nelle aziende sanitarie. Il covid, per una serie di fattori, si è configurato come un’emergenza, che ha mostrato come in Italia mancasse persino il piano che doveva essere obbligatorio, per intervenire in caso di pandemia, ha fatto ‘perdere la testa’ a molti politici nel senso che li ha trovati impreparati ed incapaci di affrontare in modo razionale la situazione, ed ha permesso di creare le liste dei papabili ad essere curati e di quelli da ‘gettare alle ortiche’, a causa delle poche risorse sia tecniche che umane,  il che pare francamente un po’ nazista e ben poco etico. Ma allora passava il concetto che spero non sia più in auge, che ormai i vecchi cioè quelli dai sessanta insù, con pluripatologie (e basta poco perché un anziano venga collocato in questa categoria: un po’ di artrosi, gli zuccheri un po’ alti, una tosse di troppo, una circolazione non perfetta, e via dicendo, insomma la normalità per un vecchio che non sia un superuomo) avrebbero potuto tranquillamente morire e pace all’anima loro. Ci sarebbe stato però da chiedersi che avrebbe fatto un medico se il vecchio fosse stato un noto politico, un uomo dello spettacolo, un boss mafioso , un ricco.

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Ma per ritornare all’oggi ed alla nostra montagna, a me ormai sembra che siamo alla baraonda più totale, mentre i sindaci carnici e la comunità di montagna della Carnia tacciono, forse temendo ‘le ire di Giove’ e qualche soldo in meno. Ma può darsi che mi sbagli sulle motivazioni e chiedo subito scusa ai diretti interessati.

Inoltre i tempi di attesa sono diventati mastodontici: e si va, come diceva un tale, da Pasqua a Natale e da Natale a Pasqua, nella sottomissione più totale dei cittadini, che non sanno più che fare e che perdono sempre più forze e speranze, mentre un volantino anonimo appeso a Tolmezzo senza firma timbro od altro, illustrava un magnifico incontro di medici di base credo da tutta l’Asufc per essere in 200, tenutosi a Tolmezzo anche su malattie rare, quando i MMG in Carnia non riescono a diagnosticare più neppure semplici patologie oltre quelle più complesse, a causa dei tempi di attesa per una consulenza specialistica o per un esame radiologico. Il convegno era organizzato dal reparto di medicina interna dell’ospedale di Tolmezzo e vi hanno partecipato specialisti dello stesso e di Asufc, riprendendo una vecchia tradizione, era intitolato “Ex morbo ad curandum discere” e, da quello che si legge, era centrato su singoli casi di difficile soluzione. (https://cms-01-enbilab.s3.eu-central-1.amazonaws.com/system/attachments/attachment_files/000/003/678/original/CONVEGNO_DI_MEDICINA_INTERNA_2023_-_28_OTT_2023_-_PIEG.pdf). Ma prima bisogna ricostruire la base della sanità in Carnia, cioè portare sul territorio il numero di MMG necessari e chiedere a gran voce la precedenza per i pazienti carnici nell’ ospedale tolmezzino, perché una piramide senza base crolla e così non è possibile vivere in montagna.

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Ma ora come ora, per i MMG è difficile persino curare i casi semplici, a causa dei tempi di attesa e dell’invasione del privato nel pubblico, che porta, talvolta, a non poter neppure parlare con lo specialista che ha fatto la visita, a non poter visionare i referti online, a sistemi diversi per le analisi, a strumentazioni di diverso tipo per esami radiografici e radiologici.

Inoltre pare che specialisti abbandonino l’ospedale di Tolmezzo, mentre la guardia medica ora si può trovare a Paularo anche per coprire Tolmezzo, quasi che si trattasse di due luoghi uniti dalla ‘strada per l’orto’. Ma non solo: se la guardia medica viene inviata a Paularo, dovrebbe dare la priorità nella diagnosi e cura agli abitanti di quel comune, come ci ha ben spiegato il dott. X (nome e cognome a me noti), presente a Moggio Udinese ed in servizio quando mio marito si era rivolto a lui, trovandosi lì, perché non stava bene e avremmo saputo poi, tra l’altro, che aveva la polmonite.

Ed è da oltre un anno che scrivo sempre quella ed ancora quella, anche a nome di altri che me lo chiedono, senza ottenere risposta alcuna. Perché ve lo garantisco che, se nessuno scrive e se i politici locali tacciono, poco si ottiene mentre la gente molto sussurra e a ragion veduta, e l’angoscia cresce.  Credetemi in questa situazione pericolosa per la salute dei cittadini io, se fossi un sindaco, restituirei la fascia e mi unirei ai sindacati negli scioperi o resterei a casa, o andrei dall’assessore a protestare con forza, ammesso che questo sia ancora possibile.

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Ho cercato di capire qualcosa sull’ ospedale di Tolmezzo da quanto ho reperito in rete, ma è ben poco e non molto a me chiaro. Quali reparti specializzati risultano in data odierna (29 novembre 2023) attivi presso l’ospedale di Tolmezzo? Di seguito riporto l’elenco degli stessi da: https://asufc.sanita.fvg.it/it/presidi-ospedalieri/ospedale_sd_to/. Aprendo il sito si legge però che “Le informazioni inerenti le strutture aziendali, presenti su questo sito, sono in fase di aggiornamento, nelle more di attuazione dell’Atto Aziendale”.

Comunque proseguo scrivendo quanto si legge qui ed ora, e precisando che non è riportato il numero di medici per reparto. Voci che si rincorrono parlano di un futuro depotenziamento di Tolmezzo a favore di San Daniele, ma non ho elementi per dirlo.

Reparti presenti a Tolmezzo:

Anestesia e rianimazione;
Cardiologia, ma da voci di corridoio vi prestano servizio ora solo due cardiologi essendosi uno trasferito e il reparto risulta senza posti letto;
Chirurgia Generale ma senza che venga riportata la tipologia di interventi che vengono realizzati generalmente ed il numero di posti letto afferenti al reparto;
Medicina interna, con forse 80 posti letto e che deve coprire un arco vastissimo di patologie;
Medicina Trasfusionale,
Ortopedia e Traumatologia;
Pronto Soccorso e Medicina d’urgenza;
Riabilitazione e rieducazione funzionale.

Sono presenti inoltre, sempre a Tolmezzo, il Dipartimento chirurgico; il Dipartimento Emergenza e Percorsi Operatori; il Dipartimento medico; il Dipartimento Percorsi dell’Emergenza e Materno infantile; Direzione medica ospedaliera, strutture burocratiche tutte site in via Morgagni n. 18.

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Poi vengono riportati alcuni reparti senza specificazione della loro collocazione, presenti sia a San Daniele che a Tolmezzo, e quindi, presumo unificati sotto lo stesso primario, che però non si sa dove stia. E in alcuni casi si legge della presenza per esempio del reparto a Gemona o Tarvisio, ma trattasi solo di un mero ambulatorio forse con una segreteria dedicata, e non si sa per quante ora giornaliere aperto, mentre un tempo specialisti di diverso tipo salivano a visitare nei poliambulatori di vallata in Carnia. Invece ora di vallata sono i medici di base, tappabuchi per coloro che medico non ce lo hanno proprio. Ma “alc a l’è alc, nue a l’è nue” (qualcosa è qualcosa, niente è niente), dice un proverbio.

Ecco l’elenco di questi reparti:

Gastroenterologia ed endoscopia digestiva.
Nefrologia e Dialisi San Daniele – Tolmezzo.
Oncologia presente a Tolmezzo, San Daniele ed anche a Gemona ma non si sa in che misura.
Ostetricia e Ginecologia.
Otorinolaringoiatria.
Pediatria
Urologia.

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Ma poi c’ è la realtà del funzionamento di detti reparti. Per esempio radiologia a Tolmezzo chiude alle 20, e vi è solo un radiologo reperibile e così pediatria e forse anche altri, ma pare che ultimamente non stia meglio neppure il Santa Maria della Misericordia e questo è un altro gran brutto segno. Inoltre per il reparto di medicina interna di Tolmezzo si trova che «le prestazioni vengono erogate presso l’area ambulatoriale, sita al 5° p, da specialisti del reparto e convenzionati, in collaborazione con infermieri dedicati». (https://asufc.sanita.fvg.it/it/strutture/AAS3/sd_to_dip_medico/aas3_to_medicina_interna/). Ora non sapevo che vi fossero, nel nosocomio tolmezzino, in un reparto che deve essere considerato in modo particolare dato che tratta malattie di ogni tipo, dei medici convenzionati.

E, da quanto si legge sul sito del Ministero, risultano essere ‘medici convenzionati’ operativi all’interno del sistema sanitario nazionale solo i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali”, ma non sembra afferenti al reparto di medicina interna. (https://www.salute.gov.it/portale/professioniSanitarie/dettaglioContenutiProfessioniSanitarie.jsp?lingua=italiano&id=6025&area=professioni-sanitarie&menu=vuoto) Stiamo già privatizzando l’ospedale di Tolmezzo? – mi chiedo.

Inoltre gli urologi pare siano due in tutto per Tolmezzo e San Daniele, con attività operatoria e reparti a carico e speriamo che si salvi l’ostetricia di Tolmezzo, perché San Daniele è davvero lontano e non credo che alcuno ricoveri una donna in attesa di partorire solo perché non abita nelle vicinanze. Magari accadrà come in un paese italico: un bimbo nascerà in mezzo al traffico, grazie per fortuna ad una nota ostetrica che passava di lì per caso. A Tolmezzo non c’è più oculistica, è sparito il reparto di angiologia, e quando il personale stremato deve andare in ferie, a Tolmezzo come a Udine ed un po’ dovunque i reparti chiudono e altri funzionano a metà in sintesi solo per le emergenze, quando non risultano chiusi.

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E talvolta, anche impressionata da racconti vari, penso: ma cosa vorranno ancora togliere questi alla Carnia? Perché San Daniele è lontano e non è unito alla Carnia da mezzi pubblici, Udine abbiamo letto e visto che pare talvolta boccheggi. Ma forse per la Regione questi sono discorsi di una donnicciola mentre i nostri ‘sorestanz’ regionali, volano alto, e Fedriga è stato persino ricevuto dalla moglie di Biden ed ha stretto la mano al Presidente Usa, come ci ha costantemente informato il Messaggero Veneto, ed ora si trova a Londra, a far che non si sa. Mai che dicessero qualcosa, loro che sono e si sentono il vertice della Regione, su come risolvere almeno uno della miriade di problemi che si vedono nella sanità regionale allo sfascio, mai che perdessero un po’ del loro tempo ad analizzare le situazioni e cercare di risolvere i problemi pesantissimi del ssr, che sono in primo luogo di organizzazione dei servizi e di reperimento del personale da inserirsi in modo fisso e definitivo, senza lasciare che ‘i buoi fuggano dalla stalla’.

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Naturalmente queste ultime parole sono uno sfogo polemico e da bar, e mi scuso subito con il Presidente e l’Assessore, ma ormai il nostro cuore di carnici anche anziani è pieno di amarezza perché non vediamo soluzione alcuna ai nostri problemi di sanità e da un po’ continuiamo a chiederci: “Ma perché non fanno proprio nulla per noi, per la nostra salute?  Perché non fa nulla la giunta in altre faccende affaccendata, perché non fa nulla Fedriga, perché egli e Riccardi non chiedono conto di questo sfacelo ai managers da loro posti al comando della Aziende Sanitarie e, come in ogni sistema privatistico, visti i risultati, se pessimi, non li mandano a casa e li sostituiscono con dirigenti più capaci? Perché non fanno nulla per la nostra salute i nostri sindaci e la comunità di montagna per noi? Perché? Pe esempio qualche politico si è mai chiesto perché in provincia di Udine e temo in tutto il Fvg non si riesca a fare una ecografia nel pubblico subito e non mesi e mesi dopo, quando non serve più? 

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E non a caso, per quanto riguarda la Azienda sociosanitaria friulana, così si è espresso il dott. Miglio il 6 ottobre 2022 a Tolmezzo, sottolineando come che un grosso problema «è quello della complessità e vastità dell’Asufc, che comprende 134 comuni di cui 90 hanno meno di 3000 abitanti, sparsi su un ampio territorio che va dai monti al mare. Inoltre detta Azienda Sanitaria ha un bilancio di 1.330.381.540, 00 euro, praticamente molto simile, per cifra, a quello della Ferrero. Prima di accorpare e centralizzare – ha continuato- si sarebbe dovuta valutare la complessità gestionale di una struttura così grande. Ora ci si chiede se non sarebbe preferibile scindere l’Asufc in sottosistemi, che possano rispondere pure alle esigenze della popolazione di riferimento. Una scelta come questa porterebbe poi a valutare il rapporto fra i dirigenti dei sottosistemi e il dirigente unico». (http://www.nonsolocarnia.info/quale-organizzazione-sanitaria-si-vorrebbe-per-il-futuro-in-italia-parte-terza-lorganizzazione-ospedaliera/). Forse il tempo dei mastodonti è finito.

E termino qui questo testo che è solo frutto di qualche riflessione per tenere sempre accesa ed alta la fiaccola sui problemi della Carnia ma anche del Friuli e della Regione Fvg. Senza voler offendere alcuno, questo ho scritto.

Laura Matelda Puppini 

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L’immagine che accompagna l’articolo è un particolare di un invito ad un incontro ed è stata già da me utilizzata anni fa. L.M.P.

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