Riprendo qui alcuni nuovi spunti di riflessione sulla catastrofe regionale ma anche alcune proposte che guardano al passato per iniziare ad uscire dalla palude, valorizzando il distretti sanitari, uniti in sotto- sistemi con autonomia gestionale in modo da rispondere alle esigenze dei territori, accomunati,  poi, sotto Asufc per quanto riguarda il Friuli. Quindi questo articolo è la continuazione del precedente sulla sanità, pubblicato pochi giorni fa su www.nonsolocarnia.info e che invito chi non lo avesse ancora fatto a leggere, intitolato: Verso quale sanità in Friuli e Fvg mentre regna il caos? Chiediamocelo.

Il primo problema: Non vi è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Apro questo mio ulteriore contributo sulla sanità regionale Fvg, sottolineando come, a mio avviso esiste un problema di fondo in questi ultimi anni ed è quello che i vertici politici, assessore e Presidente della giunta in testa, seguono la loro strada, senza prendere mai atto dei bisogni della popolazione che li paga, senza ascoltare neppure alcune persone di destra, mi dicono, che tentano di parlare con loro sull’argomento o che vorrebbero farlo. Ed anche il rappresentante della Uil Fpl Fvg ha così comunicato: «Apprendiamo a mezzo stampa, e non tramite un proficuo e collaborativo incontro, come in ASUFC non ce ne sono più da tempo di come le intenzioni del DG Caporale siano quelle di incrementare i volumi di attività …» (1), a riprova di questa mancanza di incontro, mentre il dott. Vignando, presidente dello Snami ha sottolineato, in un testo pubblicato sul Messaggero Veneto, che le sue segnalazioni all’ assessore Riccardi ed al direttore generale Asufc, risultano inascoltate e senza risposta. (2).

 Ora uno che, ai vertici di un sistema complesso, ascolta solo sé stesso non ai tempi del Papa re o del re sole che comunque avevano dei consiglieri, ma nel 2024 in uno stato democratico, a me pare discutibile, per non dir altro. Inoltre nella società civile e democratica questo sistema non esiste ma neppure nelle aziende private ove, per produrre qualcosa di buono ed innovativo, si richiede il coinvolgimento di più figure, oltre una organizzazione produttiva efficiente, mentre qui pare che il nostro sistema sanitario sia governato principalmente sulla base dell’improvvisazione, dei proclami a mezzo stampa, del ‘sogno americano’ e della società dei profitti. E se non è così, correggetemi. Infine non so come sia permesso ad un assessore di un settore così delicato, ed ad un dirigente generale di una azienda sanitaria, come per esempio Asufc, di evitare il confronto diretto con i sindacati anche confederali e con la rappresentanza della minoranza in regione, senza cercare almeno di affrontare gli importantissimi problemi al tappeto in modo serio e non in modo funzionale al consenso verso se stessi, e di non rispondere ai messaggi accorati che giungono anche da rappresentati di categorie mediche. Ma pensate se, solo a livello familiare, la gestione della famiglia, fra l’altro numerosa, venisse presa in mano da uno solo, seguendo un modello patriarcale impositivo cosa accadrebbe. E se erro in quanto sin qui scritto correggetemi. Ma passo ora a riassumere le difficoltà per la nostra sanità regionale e Asufc in particolare.

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Tra pubblico e privato convenzionato: alcune problematiche evidenziate dal dott. Vignando, presidente dello Snami. 

Nella sua nota pubblicata dal Messaggero Veneto, il dott. Stefano Vignando, presidente dello Snami, ha evidenziato una problematica presente per chi viene indirizzato a visita specialistica presso il privato convenzionato piuttosto che verso il settore pubblico, in un momento, fra l’altro, dove mancano molti MMG, e questo lo aggiungo io, e la sanità si presenta come una piramide senza base.

Il noto medico ha sottolineato come il privato convenzionato dia una prestazione estemporanea, senza aver l’obbligo della presa in carico del paziente e come non possa rilasciare piani terapeutici, impegnative per visite di controllo e nemmeno certificati per patologie croniche che danno l’esenzione parziale ticket, possibilità presenti, invece, per lo specialista che opera nel settore pubblico. Si vengono a creare così, secondo il dott. Vignando, due categorie di pazienti: quelli di serie A che hanno avuto accesso nel pubblico, e quelli di serie B che sono finiti nel privato convenzionato. (3).

Altri limiti del privato convenzionato sono già stati da me evidenziati: nessun controllo sui soldi spesi, nessuna indicazione sulla qualità e caratteristiche dei macchinari presenti, in certi casi poche informazioni sul medico prestatore d’opera, difficoltà per chi abbia bisogno di una operazione a volgere poi al settore pubblico, perchè giustamente chi pratica la chirurgia vuole una visita nel proprio reparto, o fatta da lui o da colleghi che conosce e di cui si fida e con cui può comunicare, prima di sottoporre una persona ad operazione, ed esami radiografici funzionali all’ intervento, mancanza di qualsiasi collegamento tra pubblico e privato. Non solo: se si guarda un po’ alle prestazioni erogate dalle strutture private, troviamo esami di laboratorio ma non credo i più costosi e complessi, fisioterapia, visite ambulatoriali di ginecologia, urologia, dermatologia, medicina generale, cardiologia ed altre, per le quali oggi puoi andare qui e domani là senza presa in carico ed invio per accertamenti magari ad un collega, e senza dare risposte chirurgiche, e quindi fini a se stesse.

Inoltre se un nefrologo privato ritiene che il paziente che si è presentato da lui debba urgentemente sottoporsi ad accertamenti per dialisi, che fa? Va dal medico di base, se ce l’ha, perché mancano sempre più medici di medicina generale, magari su appuntamento, allungando l’iter,  perché gli prescriva una visita urgente nefrologica ospedaliera e così ne paga magari due, con il risultato di procrastinare i tempi per la dialisi? Si getta nel primo pronto soccorso che trova, implorante?  Non lo so, fate voi. E la dialisi afferisce solo all’ambito pubblico.

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L’agonia dei Pronto Soccorso tutti rigorosamente pubblici  

Non posso qui riscrivere tutta l’agonia dei pronto soccorso anche minori in Fvg e Friuli in particolare, con codici cosiddetti minori che non implicano però una patologia minore in ogni caso, in mano a gettonisti o similari di cooperative, perché ho già scritto a sufficienza, perché quanto ha coraggiosamente narrato il dott. Pier Paolo Pillinini (4) ne dà una chiara visione almeno per quanto riguarda quello di Tolmezzo e la situazione carnica e dell’ Alto Friuli, dove, più si ampia per esempio di notte l’utenza, (anche per taglio di alcune guardie mediche) meno ci sono ambulanze sul territorio, perché occuperebbe un lungo articolo da solo. Basti ricordare che l’ex- provincia di Udine, quella che riferisce ad Asufc, ha un territorio vastissimo di 4907 kmq, ha 517.271 abitanti, di cui molti concentrati in città e intorno ad Udine e vaste aree formate da paesi e paesetti più o meno popolati, anche con ben poche anime.

I Pronto Soccorso però non sono molti, per un territorio così vasto e variegato, la cui utenza aumenta a livello esponenziale quando ci sono turisti, ed in periodo di over-tourism (5), e si moltiplicano gare e manifestazioni sportive da quelle giovanili insù.
Inoltre, da che si sa, ovunque manca una dotazione organica adeguata oltre ad un sufficiente numero di posti letto ed una rete efficiente di moderne ambulanze, di cui almeno una o due, e non si chiede molto, con un medico emergenzista a bordo, senza costringere gli infermieri a fare di fatto i medici specializzati.

E non serve che citi io la normativa europea norma CEN 1789:2020 che prevede, come prevede del resto la normativa italiana e cioè il DPR 27 marzo 1992 , il DM 70/2015 e le specifiche intese Stato Regioni, oltre il DL 17 ottobre 1987 n.553, credo ancora in vigore: 1 – mezzi di soccorso di base con a bordo solo soccorritori con presidi base; 2 – mezzi di soccorso intermedio con la presenza di un infermiere, 3 – mezzi di soccorso avanzato con a bordo un infermiere e un medico, come del resto prevede pure il decreto legge italiano. E anche dal mezzo di soccorso, dalle sue caratteristiche, dalla sua dotazione strumentistica ed umana dipende la vita e la sicurezza del paziente, ma qui siamo a: speriamo che ne giunga uno qualsiasi prima che sia troppo tardi, mentre sprechiamo migliaia di euro per inviare elicotteri sui monti a salvare ‘pirla e non pirla’ e scusatemi il termine, che si ‘incrodano’ in montagna. Non solo: la mia impressione è che molti mezzi di soccorso in Fvg siano datati, mentre l’assessore ha acquistato, la scorsa legislatura, una moto rombante ed un mezzo enorme per la protezione civile con letti e se ben ricordo una cucina. Ma anche Asugi almeno anni fa, utilizzava privati in moto in convenzione per il pronto soccorso a Barcola per codici minori, pensando che nessuno potesse avere un infarto al mare. E non crediate che racconti fole, gli amici triestini ben si ricordano questo, sperando non sia più in auge, e se erro correggetemi.

Attualmente in provincia di Udine, e quindi facenti capo ad Asufc, esistono i Pronto Soccorso locati a: Palmanova, Latisana, Tolmezzo, San Daniele, Udine, e tre punti di ‘primo intervento’ a Cividale, Gemona, e Lignano che non sono né carne né pesce, lavorano solo di giorno e che, dalla loro creazione, non sempre sono risultati aperti almeno che io sappia (6). Infine, come ho già riportato, da Friulisera: «I problemi dei reparti di emergenza sono destinati ad aggravarsi, in particolare per gli utenti della provincia di Udine, visti i paventati ridimensionamenti dei pronto soccorso territoriali di San Daniele, Tolmezzo e anche di Spilimbergo, […]. Ulteriori fronti critici, sul territorio provinciale e regionale, quelli dei punti nascita, dei consultori e dei servizi per la salute mentale, tutti in corso o a rischio di ridimensionamento, mentre le fragilità e i bisogni di cura aumentano”.  “Non siamo di fronte a casi isolati […] ma a tanti sintomi di una crisi sistemica, che necessita un’attenzione immediata e azioni concrete. È imperativo, pertanto, un cambio di rotta, un ripensamento strategico per salvaguardare il diritto alle cure e la qualità dei servizi offerti dalla nostra sanità pubblica». (7).

Da dove partire? Da una ricognizione sul terreno della situazione dei pronto soccorso e punti di primo intervento, sui casi che accolgono e con quale efficienza in base alle caratteristiche del personale, dei problemi strutturali ed organizzativi, dai mezzi id soccorso presenti ed afferenti e loro tipologia onde poi valutare dove e come intervenire. Perché francamente a noi poveri cristiani il Messaggero Veneto, che ormai è la voce dell’assessorato e dei dirigenti di Asufc non ce lo ha mai detto, tenendosi sui proclami e sul vago.

Inoltre deve essere creata, nel 2024, quando si parla addirittura di A.I., una rete efficiente di mezzi di soccorso e personale preparato nei pronto soccorso e nei punti di primo intervento che altrimenti fanno solo ed unicamente quello che farebbe un medico di base e sono inutili. Infatti nessuno ci ha detto a che servano né ha redatto un bilancio della loro utilità. Insomma sembra, con tutti i pare d’obbligo, che l’efficienza del sistema emergenza urgenza in Asufc sia avvolto dal mistero come i risultati delle politiche attuate, il che non fa ben sperare. Ma non sono anche questi i compiti di una direzione generale pagatissima: la valutazione dell’efficacia e dell’efficienza di quanto da lei dipende? Gli strumenti informatici ci sono, il personale spero anche, ma qui pare che siamo alla improvvisazione e, forse, all’apparenza,  al ‘non voglio che nessuno mi contesti’. E nuovamente se non è vero e non è così correggetemi.

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 Asufc. Chirurgie che annaspano, con personale che va ora qui ed ora là, gravato da super lavoro e stress, con la sicurezza dei pazienti a rischio in un sistema allo sbando.  

Riporto qui alcune considerazioni da un comunicato della Uil Fpl Fvg pubblicato da Fabio Folisi e ripreso parzialmente anche dal Messaggero Veneto del 14 settembre 2024: «Come UIL FPL siamo molto preoccupati sui livelli di sicurezza delle cure che ASUFC dovrà garantire, infatti dal momento che le attività diagnostiche subiranno un aumento dei volumi di lavoro, conseguentemente dovrà accelerare anche l’attività chirurgica, per la quale ASUFC risulta fanalino di coda a livello nazionale, oltre che regionale. Pertanto, vogliamo mettere in luce il lato oscuro di questa manovra che rischia di essere una “spallata” agli stessi pazienti delle sale operatorie, presi in carico da professionisti con moltissime ore di lavoro straordinario già sulle spalle, condizione non di certo tra le migliori per far fronte alla delicatezza delle manovre chirurgiche da affrontare». (8).

Scendendo nello specifico, per quanto riguarda la chirurgia, «le criticità più grandi, in cui ravvisiamo gravi inadempienze contrattuali al limite dello sfruttamento, degno del più becero caporalato, le troviamo nell’Ospedale HUB di ASUFC. Proprio a Udine infatti, sede degli interventi chirurgici più complessi e delicati, troviamo strumentisti con oltre 100 giorni di ferie pregresse e 400 ore di lavoro da recuperare, che si vedono negati persino i riposi in nome dell’abbattimento delle liste d’attesa. Troviamo molte Sale operatorie in cui il limite di 7 reperibilità mensili, inderogabili secondo CCNL, viene ampiamente sforato arrivando a 10, 15 o 22 turni di reperibilità in un mese di 30 giorni, con pesanti ricadute sulla stanchezza degli operatori, e sulla sicurezza dei pazienti operati. Oltre ai dati oggettivi, ci preme segnalare come anche il clima lavorativo sia di paura e tensione costante, con ferie revocate o concesse con poco preavviso, e tutto questo in nome di un abbattimento delle liste d’attesa che punta solo alla quantità e non alla qualità e alla sicurezza delle cure».  (9). E al Uil parla anche di un «clima lavorativo di tensione» ove «molti Coordinatori, in maniera capziosa, cercano quotidianamente di convincere i lavoratori a dare sempre in misura maggiore la propria disponibilità per l’attività aggiuntiva, lasciando intendere che la non adesione avrebbe delle conseguenze sul piano della valutazione della performance individuale, compromettendo in tal modo il riconoscimento di incentivi e progressioni economiche». (10). Se questa è la situazione dell’ospedale hub, tiriamo fuori dalla tasca il rosario … dico io, per rivolgerci alla Madonna della Salute.

Infine la Uil Fpi Fvg si sofferma pure su quanto accade al presidio di Latisana, «spesso affollato di turisti e vacanzieri, che risulta letteralmente al collasso con soli 5 Infermieri strumentisti e 6 Operatori socio-sanitari a sobbarcarsi tutta l’attività chirurgica (oltre spero i chirurghi stessi n.d.r.), sia di elezione che di emergenza/urgenza, su 3 Sale operatorie, per un bacino di utenza di oltre 100.000 persone. Situazione identica anche per il personale di anestesia e rianimazione del nosocomio, diviso tra Area d’emergenza e Sale operatorie che può contare su soli 6 Infermieri di anestesia. Una situazione di grave carenza di personale, quantificata in almeno 10 unità infermieristiche specializzate, che a Latisana ha portato alle dimissioni di 7 professionisti da inizio anno, costringendo la Direzione ad attivare ripetute mobilità d’urgenza da Palmanova», (11) creando difficoltà non di poco conto pure a questo ospedale.

Ed il comunicato si chiude con queste parole: «Ci viene naturale chiedere, a questo punto, alla Direzione Aziendale se ha mai preso coscienza del rischio concreto a cui sottopone la cittadinanza intera consegnando interventi chirurgici delicati e complessi nelle mani di personale stremato, sobbarcato da turni aggiuntivi e richiami in servizio, a cui vengono concessi solo 15 giornate di ferie complessive all’anno». (12). Sacrosante parole, ma la Uil dovrebbe anche chiedere che questi dirigenti e l’assessore se ne vadano a casa, vista l’inefficienza del sistema salute da loro creato, a fronte di una spesa assurda e di un buco di ben oltre 100 milioni, senza prendere neppure in considerazione una valorizzazione decisa, dal punto di vista economico, per lo scarso personale in servizio, che si arrabatta come può sognando di andarsene.

Insomma pare che nel 2024 si riesca a spendere tanto per avere poco o nulla in sanità, e se erro correggetemi.

Ed aggiungo che il dott. Pierpaolo Pillinini, che ringrazio per questo, ha pure sottolineato come, con servizi sanitari discutibili, si possa abbassare, in particolare nelle aree interne dove deficia sia pubblico che privato, l’aspettativa di vita della popolazione. (13). E c’è chi mi ha fatto notare che comunque il privato (che potrebbe diventare anche convenzionato) in Regione non ha certo strutture non pubbliche che possano esser paragonabili all’ospedale vaticano “Bambino Gesù” o al San Raffaele di Milano.

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Il problema dei posti letto.

In questi ultimi venti anni, ha sottolineato una fonte accreditata, si è verificato un forte ridimensionamento della rete ospedaliera nazionale e regionale, con il passaggio, in Fvg, dai 5.543 posti letto del 2002 al 3.3.91 del 2023. Pertanto si rischia di dover assumere personale che vada alla caccia di un letto libero all’ interno dell’ospedale, si rallenta l’attività chirurgica del Pronto Soccorso e della Medicina d’ urgenza, si rischia, come accaduto a me, di finire in stanza promiscua.

E senza poter avere posti letto sufficienti, personale sufficiente, talvolta spazi sufficienti, a fronte di un passivo enorme di spesa, come pensate che possa finire la sanità Fvg? Infine in Italia il privato spesso pretende, in più settori, di esser sovvenzionato ampiamente dal pubblico. Ma non è così in America.

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E, per inciso, dove sono andate a finire le conferenze dei servizi?

Per conferenza dei servizi, si intende il momento in cui ogni anno l’Azienda fa un bilancio dell’attività svolta, dei risultati raggiunti e dei programmi futuri, sia dal punto di vista sanitario che in merito alle condizioni economiche e alla gestione delle risorse. «La conferenza dei servizi è un istituto della legislazione italiana (in materia sanitaria art. 14 del D. lgs. 502/92) volto alla partecipazione condivisa di obiettivi, progetti e risultati ottenuti da Enti Pubblici per rafforzare il dialogo con tutti coloro che sono portatori di interesse: utenti, amministratori, associazioni di volontariato, operatori, ecc.

Si tratta di una conferenza pubblica, aperta ad operatori, cittadini o loro rappresentanti, alla quale partecipano le istituzioni, i sindacati, le associazioni di volontariato e tutela  ed i media per dare luogo ad un confronto sulla Salute del territorio di competenza dell’Azienda e sulla qualità dei servizi erogati. Nell’ambito della Conferenza dei servizi viene presentata la Carta dei Servizi e la Relazione di Tutela. (https://www.uslnordovest.toscana.it/37-urp/280-conferenza-dei-servizi). Beh, miei lettori, e la conferenza dei servizi dove è andata a finire? Chiusa anche quella in un casetto?

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Proposte per un sistema più efficiente, dimenticando gli Usa.

Infine ’è chi ha sottolineato che, per avere un sistema efficiente di cure per cittadini bisogna:

a)Rivalutare i distretti, vicini ai territori e che possono raccogliere le loro esigenze.

b)Potenziare:
1 – le funzioni fondamentali degli ospedali territoriali detti spoke, onde non intasare gli hub che già boccheggiano;
2 – la dotazione di posti letto semintensivi e per acuti;
3- il rapporto tra l’ospedale territoriale e il sistema delle cure primarie, ove gli specialisti ospedalieri diventano supporto ai Medici di Medicina Generale, assieme ai servizi distrettuali e delle cure intermedie.

c)Rinnovare il parco tecnologico;

d)Valorizzare i professionisti per fare in modo che quelli che hanno un contratto fisso non se ne vadano, e mettere il paziente e non la prestazione al centro del sistema salute;

e) Reintrodurre le conferenze dei servizi che pare non si usino più ma che nessuno ha abolito.

Inoltre è necessario creare un rapporto hub e spoke basato sull’ integrazione e la complementarietà. Non solo: devono esser analizzati i servizi socio-sanitari, potenziati ove necessita e posti in rete. Infine si deve creare sinergia tra ospedali spoke e servizi territoriali a pure avere una progettazione sinergica dei servizi ed una interdipendenza nel governare.

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Ma è difficile raggiungere ora come ora questi obiettivi se le forze politiche locali, ed i sindaci in particolare, oltre le Comunità di Montagna non muovono un dito, se i cittadini non vengono anche da loro responsabilizzati, se si adagiano insieme agli abitanti delle loro zone. Ed i sindaci hanno precisi obblighi ed adempimenti nei confronti dei cittadini, che pare però, in ambito sanitario, facciano davvero fatica a ricordare.

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Infine più è grande una azienda più è complessa la sua gestione, ed anche un sistema privatistico dovrebbe rispondere a diverse e diversificate esigenze ‘di mercato’ da conoscere ed analizzare. E nel privato, con azionisti privati, chi fa buchi di bilancio senza dare nulla in cambio e cioè facendo una politica fallimentare, viene mandato a casa. Ed aziende ma anche enti pubblici sono stati commissariati ad un certo punto. Non si sa, pertanto, davanti a questa catastrofe, perché nessuno chieda a Riccardi e Caporale di venire a relazionare in consiglio regionale non in una commissione, vista l’importanza dell’argomento, sullo stato delle cose. Figurarsi se si tratta di territori con diversa composizione e struttura e di salute dei cittadini.

Infatti la validità del sistema a tutela della salute dei cittadini non ha colore politico e non può essere terreno di beghe e potentati, ma mi si dice, forse per non dimenticare la ‘par condicio’,  che neppure quelli di destra riescono a chiedere qualcosa all’assessore od ad essere ascoltati sul tema. Se è vero è davvero grave.

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Inoltre sarebbe più che opportuno che un sistema così complesso come Asufc che gestisce oltre 1 miliardo di euro, fosse diviso in sotto – sistemi, (riprendendo spazi e territori sulla base delle vecchie aziende accorpate) onde permettere un dialogo tra i cittadini, le loro rappresentanze e i vertici sotto -aziendali e creare una rispondenza fra le esigenze degli uni e le risposte che possono dare gli altri. I dg dei sotto- sistemi relazionerebbero poi periodicamente al dg generale di Asufc. Anche i bilanci sarebbero più facilmente stesi e comprensibili: infatti anche i minatori di Cave del Predil quando smise di funzionare la Raibl Società Mineraria del Predil, e la miniera di essere gestita in modo autonomo, iniziarono a trovarsi in difficoltà sotto ‘La Pertusola’, che incominciò a dare meno di prima in investimenti e sicurezza. Quindi la Miniera di Raibl passò sotto l’AMNI, grande società nazionale, dove divenne difficile comprendere i bilanci ed alla fine i minatori vennero mandati a casa e la miniera chiusa. (14).

E Fedriga e Riccardi dovrebbero capire che non sempre ‘grande è bello’ neppure a livello aziendale, ed a me lo hanno insegnato industriali carnici di spessore quali Mario Gollino, Stefano Petris, Gortani, Cescutti ed altri. (15).

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E rimando chi non lo avesse letto al mio recentissimo, sempre su www.nonsolocarnia.info:Verso quale sanità in Friuli e Fvg mentre regna il caos? Chiediamocelo,mentre ringrazio Furio Honsell per aver accettato di porre una interrogazione sullo stato del sito di Asufc in particolare per la parte informativa ospedaliera. (12). Ricordo che un tempo per il Santa Maria della Misericordia si trovavano, i reparti e dove locati, i medici (anche se facevano o meno libera professione) ed infermieri (anche se non so se tutti) che vi lavoravano, i numeri ed orari delle segreterie, le prestazioni, ma ora …. (16).

E chiudo questo mio dicendo che con questo testo non intendo offendere alcuno ma solo porre dei problemi sul tappeto e delle possibili ipotesi risolutive, e che ho letto qualcosa di economia, ho scritto di aziende cooperative o meno, e quindi, riprendendo anche da altri, ho scritto questo testo, analitico ed anche propositivo, prima che la barca affondi. Con la situazione di crisi economica europea, caro Massimiliano Fedriga, (potrei essere Sua madre per inciso), è impossibile pensare ad un modello americano in sanità, ma è meglio studiare la situazione in modo dettagliato e vedere come porvi riparo, senza pensare che chi dice qualcosa lo faccia solo per cercare di cavalcare una qualsiasi tigre.

Ho scritto questo testo solo per completare il testo precedente con nuove informazioni, non per offendere alcuno, e se erro correggetemi.

Laura Matelda Puppini

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Note.

  1. Uil Fpl Fvg: “il nuovo piano di abbattimento liste d’attesa in Asufc è “spallata” al personale delle sale operatorie”, in: https://friulisera.it/.
  2. “Snami: pari doveri per i privati. Il Pd: impariamo dal Veneto”, in: Messaggero Veneto, 14 settembre 2024.
  3. Ibidem.
  4. Pier Paolo Pillinini – Direttore del Pronto Soccorso e Medicina d’urgenza di Tolmezzo. “Sanità e Pronto Soccorso in montagna, il presente e le prospettive”. In: nonsolocarnia.info.
  5. https://www.friulioggi.it/tarvisio/laghi-fusine-assalto-turisti-ferragosto-trada-chiusa-ore-14-agosto-2024/; https://ilpiccolo.gelocal.it/nordest/2024/08/14/news/overtourism_trieste_allarme_albergatori-14555523/; Friuli Venezia Giulia e strategie contro l’overtourism: il caso dell’Alpe Adria, in: https://www.bikeitalia.it/2024/02/16/. Di overtourism in Friuli Venezia Giulia si è occupata anche l’Università di Udine, promuovendo una serie di incontri sul tema. (https://qui.uniud.it/agenda/sostenibilita-e-turismo-in-friuli-venezia-giulia-tra-eventi-overtourism-e-processi-partecipativi/).
  6. Cfr. per esempio: https://www.friulioggi.it/altofriuli/raccolta-firme-contro-chiusura-punto-primo-intervento-gemona-8-novembre-2020/
  7. Al Pronto Soccorso di Udine è epilogo annunciato. La crisi è di sistema. In: https://friulisera.it/.
  8. Uil Fpl Fvg: “il nuovo piano di abbattimento liste d’attesa in Asufc è “spallata” al personale delle sale operatorie”, in: https://friulisera.it/.
  9. Ibidem.
  10. Ibidem.
  11. Ibidem.
  12. Ibidem.
  13. Ibidem.
  14. Pier Paolo Pillinini – Direttore del Pronto Soccorso e Medicina d’urgenza di Tolmezzo. “Sanità e Pronto Soccorso in montagna, il presente e le prospettive”. in: nonsolocarnia.info.
  15. Cfr. sempre su www.nonsolocarnia.info i miei Storia di Cave del Predil – Raibl. Parte terza. Arriva la ‘Pertusola’.E Raibl verso la fine. Dalla gestione Ammi alla protesta dei ‘sepolti vivi’. Ultimo capitolo.
  16. Cfr. nel merito, sempre su www.nonsolocarnia.info: Montagna, imprenditorialità, cooperazione: con l’anpi a Paluzza. E In ricordo di Mario Gollino, industriale di Portis di Venzone.
  17. Ho posto il comunicato di Honsell nel merito in www.nonsolocarnia.info: come commento a Verso quale sanità in Friuli e Fvg mentre regna il caos? Chiediamocelo.

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L’immagine che accompagna l’articolo è una di quelle scattate da me, Laura Matelda Puppini, alla manifestazione del 4 maggio 2024 a Tolmezzo. L.M.P.

 

 

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