Serena Pellegrino. Fiducia sulla proposta di legge elettorale. Se non fosse una tragedia sarebbe una comica.
Ci sono momenti nella vita democratica di un paese in cui è necessario alzare la voce per lasciare agli atti l’indignazione causata dalla profonda ferita che viene inferta alle prerogative del parlamento con l’apposizione della fiducia, e non solo per questo, su questa legge elettorale.
Già nel 1953, quando De Gasperi pose la fiducia sulla così detta “Legge truffa”, fu stabilito un precedente pericoloso.
Fu anche la prima volta che il Governo utilizzò la dizione, a cui ormai siamo tristemente abituati, “con esclusione di qualsiasi divisione, emendamento, articolo modificativo o aggiuntivo di qualsiasi natura”, neanche Acerbo, durante il ventennio fascista, era arrivato a tanto.
Ormai siamo talmente abituati all’arroganza della maggioranza, che nulla più ci sorprende.
Vorrei ripercorrere alcuni fatti salienti di questa tragedia della democrazia.
Con l’approvazione dell’emendamento Lauricella l’11 marzo 2014, la camera dei Deputati stralciò, dal disegno di legge dell’Italicum, la parte che modificava la legge Elettorale per il Senato.
Un atto di presunzione e di protervia, basato sull’assunto che l’inqualificabile “deforma” Costituzionale approvata dalla maggioranza, allargata a destra, sarebbe stata approvata.
E così il Senato della Repubblica, trasformato nel dopolavoro del Consiglieri Regionali, poteva essere stralciato in attesa che il plebiscito renziano confermasse la nuova forma di ordinamento dello stato. Il 4 dicembre dello scorso anno vi siete svegliati scoprendo che il popolo italiano non condivideva la vostra idea di Costituzione “smart” per una democrazia 2.1 che appariva più vicina ad un regime che a una repubblica parlamentare.
L’Italicum, strettamente legato alla vostra deforma costituzionale, prevedeva che il parlamento fosse costituito di nominati da un partito che, con il consenso di un terzo dei votanti, otteneva il 60% dei Deputati e surrettiziamente introduceva l’elezione diretta del Presidente del Consiglio.
Quella legge elettorale, che avete sbandierato come superlativa e invidiata da l’universo mondo, fu poco dopo dichiarata incostituzionale dalla Corte nelle sue parti caratterizzanti.
E’ necessario che gli elettori sappiano che solo in Italia, fantasticando in nome della governabilità, le ultime due leggi elettorali prevedevano un premio di maggioranza che non esiste in nessun’altra nazione democratica.
Gli stessi solerti dispensatori di certezze che allora ci spiegarono che la legge era assolutamente costituzionale, oggi ci rassicurano su questa. Eppure di forzature alla prassi, nonché al buon senso, ma soprattutto di violazioni della sostanza delle regole democratiche ne sono state fatte tante.
Forse la Camera dovrebbe organizzare dei corsi accelerati di etichetta nella stesura delle leggi: perché quando una commissione incarica un relatore, per predisporre un testo “unificato” questo, lo dice la definizione stessa (“Unificare, ridurre più cose o parti a un tutto unico, riunirle insieme in un tutto omogeneo”) dovrebbe essere una composizione basata sulle proposte di legge presentate, e quando a maggio di quest’anno il Presidente della I Commissione, allora relatore, ne propose uno così acconciato, fu messo in minoranza e sostituito dall’On. Fiano, che presentò prima il Rosatellum 1, e poi il porcellum camuffato da tedesco che ebbe vita breve a causa di un proditorio voto segreto su un emendamento. Ancora una volta il terzo testo, che potremmo definirlo anziché unificato, “diversificato” proposto dal relatore Fiano non aveva, come i due precedenti, nulla a che vedere con le proposte di legge presentate, e sin dall’inizio è stato trattato come un testo immodificabile, indiscutibile e costituzionale per assioma.
Avete vergognosamente eluso lo spirito dell’articolo 108 del regolamento. Non avete verificato congiuntamente che il testo proposto fosse in linea con le indicazioni di ben DUE sentenze della Corte Costituzionale in materia Elettorale.
Non c’avete permesso di discutere nemmeno la pregiudiziale di costituzionalità. Avete ignorato completamente che il testo riproposto fosse radicalmente differente da quello tornato in commissione.
Il paradosso? Quella legge, per noi già incostituzionale, aveva meno profili di incostituzionalità rispetto a questa.
Questa disinvoltura nell’imporre colpi di mano, per un’evidente utilità immediata, è foriera di ben più gravi sventure in futuro.
Ma vogliamo considerare cosa può accadere se in futuro al posto dell’Onorevole Fiano, persona retta, sicuramente antifascista, indiscutibilmente democratica, si dovesse trovare un parlamentare di altra caratura?
Non sfuggirà certo all’attuale maggioranza che questi precedenti, benché finalizzati sicuramente al supremo interesse del Paese, potranno domani essere utilizzati da un’altra maggioranza con fini diversi e magari nell’inferiore interesse di una parte.
Oppure questa maggioranza ritiene che, grazie anche a questa legge fantasiosa, rimarrà maggioranza per sempre?
Oppure siete così sereni che non accadrà mai?
Mi soffermo su alcuni aspetti che definirei bizzarri, ma che in realtà sono di evidente dubbia costituzionalità.
In primis sul differente valore attribuito al voto per una lista sotto l’1%.
La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile uno sbarramento, purché ragionevole, per l’accesso al Parlamento.
La dico come ce la insegna il prof. Luciano Canfora: non è ammissibile che il voto di un elettore valga uno al momento in cui entra nel seggio elettorale e valga, dopo lo spoglio, 1,5 oppure 0. Il diritto di voto deve essere garantito anche nella sua valutazione ponderale.
Come pensate di conciliare l’articolo 48 della Costituzione, per cui il cittadino che vota un partito sotto l’1% vede il suo voto discriminato non solo rispetto a coloro che hanno votato un partito del 3% ma addirittura anche con il voto dato ad un partito dell’1,1%?
E poi, vi siete chiesti cosa dirà la Corte Costituzionale quando, esaminando la vostra legge sempre rispetto all’articolo 48 relativamente alla distribuzione dei voti inespressi sul voto proporzionale, si accorgerà che il voto di quel cittadino è stato manomesso mal interpretando la sua volontà?
In particolare come si concilia l’articolo 57 della Costituzione in merito alla elezione del Senato che deve essere valutata su base regionale con la soglia di sbarramento nazionale, così come l’avete prevista all’articolo 2? Anche se a voi non piace, fino a prova contraria Senato, è scritto sulla Costituzione, “è eletto su base regionale”.
Facciamo un ragionamento per assurdo: ipotizziamo che una lista prenda in una regione il 19% dei voti ma su base nazionale non raggiunge il 3% dei voti. Ovviamente per la vostra legge non avrà nessun rappresentante.
Pensate che la Corte non dirà nulla. Pensate che abbia pudore a dichiarare incostituzionale per la terza volta consecutiva una legge elettorale? Mi pare che le sentenze della corte siano inequivocabili e probabilmente a chi ha governato negli ultimi anni stiano un po’ strette.
A quando una legge che cancelli la Corte Costituzionale?
Avremmo voluto parlare e confrontarci su questi dubbi, ma non è stato possibile!
Costringerete i vostri parlamentari in una stessa legislatura a votare ed approvare due leggi elettorali incostituzionali con l’arroganza del voto di fiducia e per giunta, questa volta persino in prima lettura.
Sarebbe stato apprezzabile da parte della maggioranza, almeno un gesto di ammissione, di consapevolezza della gravità del fatto, ma nemmeno questo…. Si procede calpestando il Parlamento, le prerogative dei parlamentari, i principi democratici con una preoccupante dose di inconsapevolezza, di irresponsabilità.
Il Governo poi, che ingerisce pesantemente sul Parlamento imponendo il voto di fiducia, ipocritamente durante la discussione in commissione non ha mai dato alcun parere su questa legge, rimettendosi sempre alla decisione dei commissari di maggioranza. Non ha fatto alcuna dichiarazione a proposito e poi, come un fulmine a ciel sereno, pone 3 fiducie, guarda caso solo sugli articoli dove, presumibilmente, ci sarebbero stati dei voti segreti. E’ una fiducia che nasce dalla sfiducia.
E’ di domino pubblico che il Presidente Rosato abbia implorato il Governo di porre la questione di fiducia, probabilmente non è più in grado di gestire i suoi deputati che evidentemente, a differenza di lui, devono rispondere ai propri elettori sul territorio.
Mi domando: come si può votare la fiducia a un governo che la pone perché non si fida dei deputati che lo sostengono?
Certo avete già provato l’ebbrezza di quel voto “quasi” segreto che ha scoperto le carte.
Non avete potuto addossare le vostre responsabilità a chi avrebbe espresso quella stessa intenzione anche con voto palese!
E allora che fate? Mettete il bavaglio anche alla vostra stessa maggioranza.
Se non fosse una tragedia potrebbe essere una comica, ma siccome è una ripetizione storica, sicuramente è una farsa, l’epilogo sarà adeguato alle premesse, certamente non avrete la nostra fiducia.
E mi raccomando, visto che i prossimi parlamentari le sceglierete nelle segreto delle vostre segreterie state attenti che siano tutti yes men e yes woman, la volta scorsa con le primarie evidentemente la scelta è stata troppo democratica.
On. Serena Pellegrino. (Dichiarazione alla fiducia sull’Art. 2).
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