Sistema sanitario nazionale e regionale verso il baratro?
Quello che spaventa in questa riforma sanitaria regionale del Fvg, che si somma a quella statale, è più di un aspetto ed il fatto che è riforma che stravolge, nei contenuti, significati, metodi, l’esistente.
Riforma sanitaria regionale: è anche una questione di metodo.
La riforma, votata in fretta e furia, con motivazione iniziale: tagli alla spesa come tagli dei posti letto, è diventata, poi, “una riforma epocale” e non ha tenuto conto della possibilità che il Ministero della Salute mettesse mano alla materia, quasi la Regione si configurasse come uno Stato a sè stante. Così, in Fvg i tagli “a” si sono sommati ai tagli “b”, alla riforma “a” si è sommata quella “b”.
Inoltre si è proceduto senza aver approfondito gli aspetti variegati ed interconnessi della realtà su cui si veniva ad operare, limitandosi a prendere, forse, in considerazione alcuni aspetti riguardanti gli ospedali, per porre mano, però, all’intero sistema socio-sanitario regionale, e si è proceduto senza uno straccio di indagine conoscitiva che si possa definire tale, senza un piano attuativo, senza dati, proiezioni e studi di impatto, che ogni “brava massaia” avrebbe fatto, e senza un approccio sistemico al problema, il che stupisce per dei laureati. Per spiegare cosa significa approccio sistemico, esso è quello per cui, in parole povere, se mio marito ha una amante, tengo conto di questo aspetto nei miei rapporti con lui, e questo fattore incide sui miei comportamenti con altri, ecc. ecc. e non vado avanti come se nulla fosse.
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«Il matematico tende a distinguere tra problemi `ben posti’ e problemi `mal posti’. Un problema ben posto è un problema formulabile in modo rigoroso in cui sono chiari ed univocamente definiti gli obiettivi. Un tale problema ha già la soluzione in un certo senso inclusa nella sua formulazione; l’unica vera difficoltà per il decisore consiste nel trovare i mezzi tecnici appropriati (in generale di tipo matematico-computazionale) per `estrarre’ la soluzione dalla formulazione del problema. (…).
Esistono tuttavia ampie classi di problemi difficilmente affrontabili in questo modo, e si tratta spesso dei problemi di maggiore importanza dal punto di vista della società e degli individui che ne fanno parte. Un approccio sistemico al processo decisionale si basa su una visione complessiva ed integrata della realtà. La realtà viene vista come un sistema, cioè un insieme di parti (componenti) fra di loro interagenti in modo tale che il tutto, cioè il sistema stesso, sia qualcosa di più che la somma o giustapposizione delle parti. Il sistema ha proprietà che non sono direttamente derivabili dalle proprietà delle sue parti prese singolarmente.» Inoltre esistono sistemi “di attività umane” complessi, ove gli esseri umani innescano tutta una serie di dinamiche, e che implicano, pure, valori, ed una visione del mondo, di cui si deve tenere conto. (http://www.di.unipi.it/optimize/Courses/PMD/Lezioni/2_Problemi.pdf).
La dottoressa Telesca, il dott. Marcolongo, la Regione Fvg., nella loro riforma del sistema sanitario regionale, pare si siano dimenticati di questi aspetti metodologici nel procedere, ma gli errori di metodo sono catastrofici e trascinano tutti, fino al limite della disgregazione del sistema stesso. Inoltre per quanto riguarda le modifiche da apportarsi a sistemi complessi, in genere, prima di attuarle, si predispongono studi di fattibilità, (Cfr.: “Cos´è uno studio di fattibilità e a cosa serve”, in: autonomie.regione.emilia-romagna.it/) ma qui nulla di nulla. Insomma questa riforma pare esser stata una creazione, piena di nuovi vocaboli, vuoti e da riempire a piacimento, come nessuna buona progettazione vuole, ma foriera di tagli e cancellazioni, in servizio così delicato.
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Dalla motivazione iniziale alla svolta epocale, per capire che il motivo è sempre quello di far cassa.
Già nel 2012, Enza Caruso e Ornella Dirindin, la prima docente della Facoltà di Scienze Politiche di Perugia, esperta in Economia pubblica, e la seconda senatrice della Repubblica per il Pd, docente universitaria di scienza della finanza, membro della Commissione permanente Igiene e sanità, avevano chiarito che non si poteva più andare avanti con tagli lineari, che riguardavano, sostanzialmente, solo la sanità; che lo stesso decreto 95/2012 non conteneva vere e proprie novità, andando ad incrementare di fatto, unicamente i tagli; che il prezzo pagato dal welfare stava diventando troppo elevato; che si notavano sconti a carico di farmacisti e industria, mentre per l’utenza erano previsti tagli di posti letto, di dispositivi medici, dei tempi di ospedalizzazione, e nel 2014 si chiedevano perchè si andasse a tagliare una sanità già sostenibile, ma diventata il principale bersaglio della quadratura dei conti pubblici. (Cfr. Enza Caruso e Nerina Dirindin, Se la sanità torna ai tagli lineari, in: http://www.lavoce.info/archives/2669/se-la-sanita-torna-ai-tagli-lineari/, e Enza Caruso e Nerina Dirindin, Perché tagliare ancora una sanità già sostenibile?, in: http://www.lavoce.info/archives/18993/perche-tagliare-sanita-gia-sostenibile/ 18 aprile 2014).
Infine il 24 settembre 2015 compariva, su Micromega, l’articolo di Giorgio Cremaschi: La sanità modello Marchionne (http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-sanita-modello-marchionne/), in cui l’autore parlava dei “pifferai liberisti” pronti a giustificare il taglio della sanità con un risparmio da utilizzare in modo migliore, motivazione adottata da sempre per togliere senza dare, e si chiedeva se non si fosse giunti al punto che solo i ricchi avrebbero potuto curarsi.
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Quali reali patologie nell’anziano, e se sia di buon senso informatizzare tutto.
Secondo me, non avendo ben valutato con un approccio sistemico i problemi reali, la riforma regionale pare esser stata calibrata unicamente su quello che pensavano i suoi estensori, il dott. Marcolongo e la dott. Telesca, che pare sempre più in difficoltà, ma continua a procedere ascoltando molto sè stessa, ed eseguendo una politica che pare ormai molto tappa-buchi ed autoreferenziale. Forse meditare, lavorare in gruppo, studiare gli approcci metodologici ai problemi non è il suo forte, penso un po’ avvilita, ma mi scuso subito per questo. E per dirne solo una, la informatizzazione-mania di questa giunta Fvg, che giunge sino alla esaltazione del mezzo digitale, senza tener conto alcuno delle problematiche di chi lo usa e che potrebbe generare anche sul versante della salute, è davvero, per me, stupefacente.
Invece di seguire statistiche non si sa da chi fatte e commissionate, sulle malattie dell’anziano, che magari indicano nel diabete il problema maggiore mentre può non esserlo, si dovrebbe tener conto di tutte le reali patologie croniche nelle persone che hanno superato i 65 anni, come riportate, per esempio, in: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_379_allegato.pdf, p.7, dati riferiti però all’anno 2000, prima di affidare al computer la comunicazione con il medico, con l’amministrazione pubblica, in sintesi gran parte della se non tutta la comunicazione con l’esterno non familiare. In detta indagine governativa, compaiono, ai primi posti malattie del sistema muscolo scheletrico cioè artrite, artrosi, osteoporosi, lomboscialgia, seguite da patologie dell’apparato cardio-circolatorio, cioè ipertensione arteriosa, vene varicose, e “altre malattie del cuore”, dalla cataratta, che riguarda la vista, da insufficienza renale e problemi polmonari come l’enfisema, dal diabete che occupa, però, solo il penultimo posto, dal mal di testa che chiude l’elenco. Segue poi la rilevazione delle cause di dimissione ospedaliera, che invito a leggere. (Ivi, pp.8-9). Inoltre il computer è mezzo asettico, freddo, privo di anima, non dà di fatto spesso spiegazioni in modo comprensibile, non aiuta l’anziano, non lo sorregge, favorisce la solitudine e l’isolamento, e pare stia là a ricordare che fra te e l’altro c’è di mezzo un mare, un cielo, pieno di “nuvole”.
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Se la sanità fvg, secondo l’assessore Telesca, andava bene, perchè modificarla?
Ma per ritornare alla cosiddetta riforma della sanità, perché, poi, stravolgere tutto, quando l’assessore stessa sosteneva, nel 2015, nella sede triestina dei Rotary: «Abbiamo iniziato due anni fa: ci furono incontri con i medici e gli organi rappresentativi degli utenti ed in un primo tempo tutti erano concordi nell’affermare che la nostra sanità regionale era di ottimo livello e quindi non si capiva il perché si dovesse cambiare quello che dimostrava di funzionare. Ed era vero, soprattutto se consideriamo quello che era la sanità in altre Regioni non virtuose. Perché quindi cambiare quello che va bene? Ma, la politica ha il compito di guardare lontano, non fermarsi al presente e pensando al futuro e alle generazioni che verranno, adeguando le proprie idee al mondo in continuo cambiamento». (http://www.rotarytriestenord.it/media–news/dicono-di-noi/relatori-alle-conviviali/maria-sandra-telesca-140415.html).
Quello che mi viene in mente, lo confesso è «Ma cosa dice questa?» Come sta pensando al nostro futuro ed a quello dei nostri figli, lo si vede ed è sotto gli occhi di tutti. Accentramento di dipartimenti e funzioni ad Udine, trasformazione in qualcosa che pare non essere nè carne nè pesce dell’ospedale di Gemona del Friuli e del suo servizio emergenza/urgenza, che cautelativamente invia a Tolmezzo, sul cui nosocomio permangono incertezze, ospedale di San Daniele che lamenta problemi di visibilità informatica, montagna nel caos, e senza conoscenza del futuro, aft in fieri come non si sa, una riforma che non tiene conto che si va ad incidere su aspetti umani, una sanità gelida… Ma cosa vuoi che sia …
Inoltre perchè cambiare se tutto andava bene, benissimo, come dichiarava l’assessore?
La vecchietta, si fa per dire, ma detto vocabolo qui comprende un intero universo umano, era affezionata al medico di base, al scior dotor, ed all’ospedale ma ora … ; la vecchietta conosceva lo specialista e magari le infermiere, scambiava una parola, conosceva gli ambienti della salute e della sanità, ma ora … Ora per gli anziani i riferimenti pare vengano via via cancellati, pure con quello che io chiamo il “turismo sanitario” provinciale udinese, e per i giovani non ce ne saranno, e si perderanno contatto e fiducia, azzerando tutto.
La vecchietta sapeva che se le servivano 5 visite, di cui magari tre di controllo, il medico le prescriveva, non avendo il blocco di quattro visite annuali, la vecchietta sapeva … Ma ora non sa se il medico debba dirle: «Mi dispiace ma … », «Signora aspettiamo ancora un po’», «Se può vada in privato», cercando di celare, magari a se stesso, di esser stato trasformato in un prescrittore normativo.
E poi perchè chiamare pomposamente “riforma”, un testo normativo che è un gigantesco taglio, che è una potatura a raso, che potrebbe costare finanziariamente quanto prima e più di prima in salute della popolazione, anche mentale, dovendosi l’utenza, per lo più anziana, adattare pesantemente ad un nuovo sistema e modo di vivere?
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Montagna: sanità figlia di un Dio minore?
Secondo me e non solo, si sta creando, in sanità, un’utenza di serie B, montanara ed insulare, quella dei figli di un Dio minore, quella dei senza ospedale o con un pastrocchio quale il presidio ospedaliero della salute, (sapendo che il direttore regionale salute Fvg guadagna 145.000 euro all’anno + 8000 euro di quota variabile, come da: m.d.c., Marcolongo confermato alla guida della sanità, Messaggero Veneto 2 agosto 2016 e sapendo che molti dirigenti non sono forse da meno) quella che fra un sorriso della politica e l’altro fra un po’, magari, farà fatica anche ad avere un medico di base, se abita in un paesino, quella che quando starà male avrà il ps lontano, ma app- controllo -code raggiungibile subito, quella delle risicate ambulanze al servizio, ma con a bordo Zulu.
Ormai fra una rivoluzione in peggio e l’altra con l’Italia che scende inevitabilmente verso il burrone, ci troviamo con i medici di base che faticano ad avere il sistema informatico efficiente, pur essendo stato omologato ai desiderata regionali, e per non perdere tempo prezioso scrivono le ricette rosse a mano, perché spesso il contatto attraverso rete manca o è lentissimo. Ci troviamo nell’incertezza del sistema emergenza- urgenza, che infermieri emiliani vorrebbero affidato a loro, trasformati in diagnostici e curanti con che capacità, scienza, legalità non si sa, ci troviamo con la creazione delle teleschian/regionali Aft e la montagna, si prevede, nel caos.
Bene fece Gianni Borghi a chiedere un sistema diverso per la montagna, ove le Aft sono impraticabili, non pensando certo alla telemedicina, mentre si spende e progetta per Udine caput mundi, per il grandissimo nuovo ospedale, che aggiunge pezzo a pezzo, quando le vecchie palazzine erano più larghe e comode, e che fa acqua dappertutto, nel senso che continua a manifestare problemi tecnici, e per le grandi specialistiche, per chi non si sa. Paghiamo il nostro tributo di sangue, si fa per dire, al Moloch illiano, con una sedicente sinistra paladina di accentramenti e burocrazia.
Piangevano già inizialmente Gorizia e Gemona la loro sanità, mentre ora la sinistra bolla la riforma targata Pd ed Ncd assieme alla destra, piange la montagna per l’incertezza, assieme alla pedemontana, e mentre i trasporti e quindi i trasferimenti di ammalati e sofferenti si fanno sempre più pesanti, sotto il sole agostano, la Regione va in ferie, e medici ed infermieri, sempre in numero ridotto per le esigenze dei pazienti, tentano disperatamente di tener in piedi una sanità diventata senza capo né coda, o meglio con un capo assoluto con il pallino dei servizi informatici, e tanti utenti visti come sotàns, almeno così pare, e se erro correggetemi. (Articoli di riferimento: Elena Del Giudice, Telesca: le proteste non fermeranno la riforma sanitaria, L’assessore dopo le contestazioni in consiglio comunale: nessun passo indietro, non inseguiamo il facile consenso, in: http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2014/07/13/news/telesca-le-proteste-non-fermeranno-la-riforma-sanitaria-1.9589535, u.s.; In marcia per difendere l’ospedale, in Messaggero Veneto, 10 agosto 2014; I vertici di Pci e Rifondazione “bocciano” Serracchiani, Le Uti ? Un disastro. La riforma sanitaria regionale? Pure. È secco il giudizio di Rifondazione comunista e del Partito comunista italiano sui processi in atto a Trieste e nell’intera regione. Peter… in:http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2016/07/27/news/i-vertici-di-pci-e-rifondazione-bocciano-serracchiani-1.13880490).
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Qualcuno cita su facebook, perplesso, un articolo, relativo ad una ricerca, dal titolo: “Friuli Venezia Giulia, nel 2015 sistema migliorato.” (www.newsagielle.it). Bisogna però sapere che per valutare una ricerca bisogna leggere il testo originale della stessa e non un articolo relativo, ed inoltre che detta ricerca è stata svolta da “Mes-Management della Sanità” della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Ora il «Laboratorio MeS, […] svolge attività di: – ricerca, per supportare i soggetti che operano nel sistema sanitario nei processi di gestione ed innovazione dell’assistenza socio-sanitaria; – valutazione della performance, per misurare la capacità di essere efficace ed efficiente del sistema sanitario regionale, delle aziende sanitarie e delle zone distretto, erogando servizi appropriati in linea con i bisogni della popolazione; – formazione manageriale, per le figure apicali e per gli alti potenziali dei sistemi sanitari regionali, con particolare attenzione a quello toscano, per il quale rappresenta il soggetto accreditato per la formazione del top management». (http://www.santannapisa.it/it/istituto/management/mes-management-della-sanita). Insomma questo gruppo prepara i dirigenti, pensa in un’ottica manageriale, e non ha contatti diretti con le problematiche dell’utenza. Per esempio se si taglia la sanità la spesa viene contenuta, e quindi la dott. Telesca chiamerebbe questo un aspetto virtuoso, ma nella realtà esso è dovuto al fatto che viene pian piano a mancare anche il servizio. Vedrete fra un anno … e fra due …. Ma soprattutto non si ricorda il dato dell’incremento di oltre 1000 unità fra i morti in Fvg, nei primi 7 mesi del 2015, su cui la stessa assessora glissa o dà risposte generiche ed evasive, come politica ormai vuole. L’articolo elogiativo della riforma pubblicato su www.newsagielle.it, è pubblicato anche su Quotidiano Sanità (FVG. Telesca: “Nel 2015 migliorato il 58% delle performance”, in: http://www.quotidianosanita.it/friuli_venezia_giulia/articolo.php?articolo_id=42216) e come altri della stessa testata, alla voce Friuli Venezia Giulia, non fa altro che, in sintesi, riportare, più o meno parzialmente, affermazioni delle dott. Serracchiani e della dott. Telesca, perchè forse null’altro trapela, diventando così, magari senza volerlo, mezzo di propaganda filoregional -governativa, più che di conoscenza ed informazione. Inoltre chi ha commissionato la ricerca ed in che termini? E come mai ad un ente che agisce in Toscana?
Infine sarebbe interessante almeno, che la Regione tenesse conto dell’intervento del sindaco di Rivignano -Teor, che spopola sui social, con 87.665 visualizzazioni fino a stamane, pubblicato su: https://www.facebook.com/tuttiperilfriuli/?fref=ts, che invita la Regione almeno a tener conto dei propri errori ed a correggere la riforma, dopo averne bocciato il referendum.
E per ora mi fermo qui. Ho scritto queste righe solo per manifestare il mio pensiero sulla base pure di vissuti personali, come quello della ricetta scritta a mano, a me accaduta la mattina del 3 agosto 2016, perché i politici, in particolare della sinistra, aprano gli occhi, o ci dicano subito che si sta sbaraccando tutto, stato compreso, e si ricordino che i cerchi non si quadrano neppure in teoria, senza voler offendere alcuno, e se erro correggetemi.
Laura Matelda Puppini
L’immagine che correda queste mie considerazioni, è quella pubblicata ai margini dell’articolo di Gianpaolo Sarti, Ass e ospedali verso l’accorpamento in Fvg, in:il Piccolo, 14 aprile 2014. Ringrazio sentitamente la giovane laureata che mi ha suggerito gli articoli su www.lavoce.info, che non nomino solo perchè non so se lo desidera. Laura Matelda Puppini
In un periodo che duri meno di 5 righe, mi spiega chi sarebbe Zulu a bordo dell’ambulanza?
Scrivo di Zulu, strumento informatico progettato per le zone di guerra, nel mio La cosiddetta “telemedicina” fra economia, sogno, tagli in sanità e realtà, in http://www.nonsolocarnia.info. In cosa consista non è chiaro, perchè non si trovano informazioni neppure sul sito della casa che lo produce, e così, essendo ignote le caratteristiche, non sappiamo a che serva precisamente, se non, pare, da quanto affermato dall’assessore Telesca, a far compilare una scheda a computer invece che a mano, in modo, se del caso, da preparare la sala operatoria prima che atterri l’elicottero, cosa utile in zone di guerra.
Grazie
Non mi è chiaro il motivo per cui scrive:”con una sinistra che si è fatta paladina di accentramenti e burocrazia”.Mi sembra più esatto scrivere con una sedicente sinistra paladina di accentramenti e burocrazia.
Obiezione più che accettabile Danzi. Accolgo quindi il suo suggerimento e correggo in tal senso la frase. Grazie. Laura Matelda Puppini