Le innovazioni, introdotte a Cave del Predil alla fine del XIX° secolo, avevano portato ad un aumento della produzione, che si attestava, allora, intorno ai 3.803 quintali di piombo e 52.307 quintali di zinco nelle miniere statali ed a 5.211 quintali di piombo e 37.567 nelle miniere private. (Paola Tessitori, Rabil-Raibl Cave del Predil. Una miniera, un paese, una sfida, Ud, Kappa Vu 1997, p. 27).

Dopo la fine della guerra le miniere, che nel 1919 avevano conosciuto un momento di crisi, entrarono a far parte del sistema economico italiano. Le due realtà: quella della miniera privata e quella della miniera pubblica, furono unificate nel 1923, e per gestirle fu creata la Società Anonima Cave del Predil (Raibl). Presidente della stessa venne nominato l’ing. Bernardino Nogara, fratello del futuro vescovo di Udine, noto esperto in mineralogia. (Ivi, p. 33). Successivamente Bernardino Nogara sarebbe stato nominato responsabile dell’amministrazione del fondo che il governo italiano avrebbe versato al Vaticano a seguito dei Patti Lateranensi, e deve la sua attuale fama in particolare per aver lanciato il Vaticano «in un gioco finanziario a tutto campo».  (Ivi, p. 34). Per quanto riguarda Cave del Predil, invece, egli si fece promotore di una serie di trasformazioni dentro la miniera e fuori, relative in particolare all’abitato di Raibl, e nel 1925, la attività produttiva giunse a fornire il 20% della produzione italiana di zinco, ed il 5,6% di quella di piombo, con 1025 occupati e un mercato in espansione.

Si ricercavano nuovi filoni nel sottosuolo, si cercava di migliorare le caratteristiche del prodotto estratto, si procedette ad una riorganizzazione del lavoro. Infine, nel 1926, entrava in funzione la terza centralina elettrica, sita in località Plezzut, collegata, come quella di Muda, ad una cabina di trasformazione posta a Cave, e dotata di una linea di tensione di 6000 volt. (Ivi, pp. 34-35).

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Ma poi il prezzo dello zinco sul mercato scese, e la crisi americana del 1929 trascinò nel suo vortice anche Cave del Predil. Il primo maggio del 1931 l’attività estrattiva della miniera di Raibl venne sospesa e 970 operai su 1020 vennero spediti ad ingrossare le file dei disoccupati.  (Ivi, p. 36, e Giordano Sivini, Il banchiere del Papa e la sua miniera, il Mulino, 2009, pp. 78-79). Un sussidio del governo sul minerale estratto permise però di riaprire la miniera nel 1933, grazie anche alla politica autartica di Mussolini, mentre il 14 dicembre 1932 veniva nominato direttore della società che gestiva la miniera Giovanni Nogara. (Giordano Sivini, op. cit., p. 81). Le potenzialità estrattive della miniera erano allora alte; veniva progettato il sistema di separazione ‘sink and float’; venne costruita una nuova teleferica e venivano introdotte innovazioni tecnologiche, grazie anche a prestiti di Banche. Nel paese di Raibl furono costruiti dormitori per non residenti, abitazioni, la mensa operaia, una sede per la Cooperativa minatori (Ivi, p.83) mentre sopravviveva, parallelamente, la cooperativa di consumo creata nel lontano 1813 dagli operai. (Paola Tessitori, op. cit., p. 27).

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Poi la seconda guerra mondiale, e l’occupazione tedesca, che considera la miniera «impresa bellica sotto la protezione del Reich». (Giordano Sivini, op. cit., p. 87). I nazisti giungono a Cave alla fine del settembre 1943; il presidio italiano si arrende e viene inviato a lavorare in miniera, e restano in loco solo carabinieri e guardia di finanza, di fatto agli ordini germanici, a cui si aggiunge, nel gennaio 1944, un gruppo di repubblichini comandato da Giuseppe Ocelli. (Ivi, pp. 86-87).  E con l’arrivo dei tedeschi, le azioni partigiane contro la miniera e le sue strutture si susseguono. (Ivi, pp. 87-89). Poi la fine della guerra, un periodo di stasi per la riparazione di cantieri e gallerie danneggiate dal conflitto e per i miglioramenti tecnico- produttivi, mentre i dirigenti temono che la miniera passi alla Jugoslavia a seguito della definizione del confine orientale d’Italia. Con il trattato di Parigi del 1947 che ne traccia la linea, esso passa perpendicolarmente alla vetta del monte Re: l’ingresso della miniera viene così a trovarsi in Italia mentre la galleria di Bretto, ove transita il trenino ormai a locomozione elettrica, viene divisa in due parti, ed al suo interno viene creato un posto di confine. Ed ogni giorno un finanziere toglie i piombi della porta d’accesso ai comandi di un argano, preme un pulsante che apre la pesante cancellata di sbarramento, e permette al treno che porta i lavoratori sloveni di entrare in territorio italiano, dove viene eseguito un breve controllo prima di permettere ai minatori di proseguire. (Ivi, pp. 90-91 e Paola Tessitori, op. cit., p. 40).

Dal canto suo, nel clima pesante del dopoguerra, la Raibl Società Mineraria del Predil si precipita a precisare che le maestranze dei lavoratori «si sono sempre dimostrate contrarie a tutte le agitazioni a carattere politico e si sono recisamente rifiutate di partecipare a scioperi ordinati per motivi politici». (Giordano Sivini, p. 93).  

 

Bernardino Nogara

Il 1947 vedeva Bernardino Nogara ricoprire la carica di Presidente della miniera, mentre Giovanni faceva parte, con altri, del consiglio di amministrazione, e le prospettive della società non potevano essere migliori. Così si sposava allora il sogno di fare di Cave del Predil «il nucleo centrale di uno sviluppo imprenditoriale capace di valorizzare il territorio circostante» (Ivi, p. 93), ed a questo fine venivano create la Società idroelettrica Alto Friuli, e la Sife, Società immobiliare friulana edilizia, dedicando a lavori idroelettrici e di costruzione ampi investimenti. (Ivi, pp. 94-95). 

Le case ottocentesche vennero abbattute ed al loro posto sorsero palazzine per i lavoratori, a cui si aggiunsero le case ‘ caserme’ per i pendolari, composte da camerate comuni, una sala da utilizzare insieme, ed una cucina. «L’abitato di Raibl veniva così, piano piano, allargandosi, popolandosi, modernizzandosi, e fu dotato, pure, di nuovi servizi quali l’ambulatorio medico, le scuole media e professionale, un ricreatorio maschile, un cinema teatro, un asilo Onairc. Ben presto iniziarono ad operare, nel paese, diverse associazioni ricreative e sportive, e si tenevano frequenti feste a carattere multietnico, visto che a Raibl convivevano tranquillamente austriaci, sloveni e italiani, anche se non mancavano contrasti nell’ambiente di lavoro, soprattutto sulla base della collocazione nella gerarchia lavorativa. (Ivi, p. 43- 44 e Giordano Sivini, op. cit., p. 103).

E, secondo Paola Tessitori, alcuni vantaggi come la casa, la corrente elettrica, la legna gratis, non erano lussi ma frutto di consuetudini consolidatasi nel tempo per compensare i disagi del lavoro, e venivano elargiti sulla base del ruolo svolto per la miniera, marcando le differenze sociali all’interno del villaggio fra minatori e ‘colletti bianchi’, come del resto il divieto, per i figli degli operai, di giocare con quelli degli impiegati. (Paola Tessitori, op. cit., pp. 45-46). E comunque «il lavoro in miniera comportava livelli di fatiche enormi e di pericoli assai elevati, rispetto ai quali qualsiasi concetto di benessere ne usciva fortemente ridimensionato». (, p. 47). Ma con il passare degli anni, il fervore edilizio iniziò a scemare, a causa del calo demografico e del crescente disimpegno della Società nel settore immobiliare. (Paola Tessitori, op. cit., p. 43).

Inoltre gli ultimi utili rilevanti della società della miniera e delle associate si riferivano al 1952. (Giordano Sivini, op. cit., p. 96). Ma, nel corso di quell’anno, terminava la guerra in Corea che assorbiva una parte del prodotto, il mercato polacco si fermava, e il demanio chiedeva alla società gestore della miniera di corrispondere 3 miliardi di lire per il mancato pagamento, fin dagli anni Quaranta, della parte di canone che avrebbe dovuto versare in base alle vendite effettuate. (Ivi, p. 97). E nel 1955, gli impiegati, in una lettera, palesavano di iniziare a risentire della crisi, lamentando una sensibile diminuzione nei salari, nell’ultimo triennio, nonostante i successi produttivi. (Paola Tessitori, op. cit., p. 47).

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Poi il tracollo, dovuto a fattori internazionali, che avevano portato alla caduta della domanda, a speculazioni errate (Ivi, p. 50), all’indebitamento con le banche per oltre un miliardo di lire dietro pegno del venduto che però non si vendeva del tutto, la posizione del gruppo inglese Southern European Metal Corporation, da sempre presente alle spalle dei Nogara, che non sosteneva più, e quindi il rosso del bilancio che si diceva ammontasse, nel 1954, a 4 miliardi di lire, (Ivi, p. 50),  portando al pagamento ritardato dei salari, mentre già nel 1953 la Raibl Società Mineraria del Predil aveva dovuto ricorrere a 100 licenziamenti. (Giordano Sivini, op. cit., p. 98). Ebbe inizio così una serie di vertenze condotte dai sindacati CISL (alla sua nascita, nel 1948, fino al 30 aprile 1950, chiamato ‘LCgil’ ove L sta per Libera, di matrice cattolica) e Cgil, che mai si scontrarono però a Cave, e lavorarono d’intesa nonostante il clima da ‘guerra fredda’ dell’epoca. (Ibid.).

Nel 1954 la situazione della Società appariva talmente grave da essere espressamente discussa all’assemblea degli azionisti, ove il consiglio di amministrazione proponeva, per correre ai ripari, di contenere i costi di produzione anche mediante licenziamenti di mano d’opera; di limitare la ricerca e di sottoporre all’approvazione dei soci eventuali «provvidenze» per cercare di superare la situazione di disagio. (Ivi, pp. 97-98).
Ma ormai si era alla fine e nel corso dell’assemblea dei soci della Raibl Società Mineraria del Predil, tenutasi a Roma il 25 aprile 1956, veniva deciso il passaggio della maggioranza del pacchetto azionario alla ‘Pertusola’. L’operazione fu pilotata da Bernardino Nogara, che, nel consiglio di amministrazione della ‘Pertusola’, rappresentava il capitale vaticano». (Ivi, p. 103).

Per la miniera, i minatori di Cave del Predil, il paese di Raibl si chiudeva così un’epoca e ne iniziava un’altra, ricca di problemi e tensioni, che sarà oggetto del terzo ed ultimo capitolo di questa storia, e che avrà come uno dei principali attori Guerrino Gabino, minatore prima, sindacalista Cgil poi.

Laura Matelda Puppini

Invito chi non lo avesse fatto a leggere il precedente articolo sull’argomento: 

Storia di Cave del Predil – Raibl. Prima parte in attesa di presentare l’archivio Gabino.

VI INVITO INOLTRE A VISITARE IL PARCO GEOMINARARIO DI CAVE DEL PREDIL.

L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta minatori di Cave del Predil, è stata scattata da Ulderica? Da Pozzo, ed è stata tratta, solo per questo uso, da: http://www.polomusealecave.coop/miniera-lab/?lang=it, mentre la fotografia di Bernardino Nogara è tratta da: https://it.wikipedia.org/wiki/Bernardino_Nogara. Laura M. Puppini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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