Introduzione. – Qualche riga su alcuni problemi generali.

Ritengo vi sia la possibilità, per il consiglio regionale, di sottoscrivere referendum nazionali o di sottoporre al vaglio del Parlamento l’abolizione di alcune materie per cui è previsto referendum, (mi verrebbe voglia di scrivere se il Parlamento esiste ancora, diviso com’ è in commissioni ove si discute con le due Camere che pare ormai solo votino, e per lo più decreti legge, senza adeguato confronto).  Ma l’attuale legge elettorale ha portato al potere, nella Nazione come in alcune regioni, un gruppo coalizzato che ha in mano la maggioranza e che ha vinto il banco, ed addio democrazia e dibattito. Ma così la Costituzione viene stravolta nei suoi principi fondamentali. (1).

Ed anche nel lontano 2011 la destra in Regione in Fvg ha proposto di non sottoporre più a referendum nazionale argomenti relativi a mi pare compensi (2), cosa che non so se si sarebbe potuto fare, secondo me, perché a livello regionale si può solo proporre un referendum su leggi regionali, ma non so se si può intervenire in ambito nazionale. E da abrogare ce ne sarebbero di leggi e riforme regionali ‘al peggio’, almeno qui, in Fvg. Perché pare che da un po’di anni a questa parte viga il caos legislativo nella nostra Regione, con un incredibile varo di leggi poi modificate in parte e poi ancora modificate, tanto che il sito regionale porta una dietro l’altra le variazioni anche sostanziali ai testi, e se erro correggetemi.

Infatti, da che leggo, sulla base della Costituzione (art. 123 e 132) sono possibili referendum regionali e locali riguardanti le leggi e gli atti amministrativi della Regione oltre «l’approvazione, a maggioranza dei voti validi, dello statuto regionale. Il referendum territoriale fa riferimento alla possibilità di fusione di Regioni o di creazione di nuove Regioni tramite legge costituzionale che deve essere approvata con un referendum a maggioranza delle popolazioni stesse. Riguarda anche il passaggio di Province e Comuni da una Regione all’altra» ma in questo caso basta una legge ordinaria. (3). Pertanto gli articoli 136 e 137 del Regolamento interno della Regione Fvg, che prevedono che «Ciascun Consigliere e la Giunta regionale possono proporre al Consiglio di promuovere una richiesta di referendum abrogativo di leggi statali, ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione» e «Possono pervenire al Consiglio anche le proposte promosse da altri Consigli regionali e per quanto compatibile si applica la stessa procedura per l’approvazione» (4) non so come possano esser ritenuti validi.

Infatti l’art. 75 della Costituzione, chiamato in Fvg a suffragare gli articoli in questione del Regolamento regionale, così recita: «È indetto referendum popolare per deliberare la abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del referendum». (5). Pertanto se non ci sono altre regioni a fare lo stesso, è tempo perso. Ma non so quanto possa durare una apporvazione di referendum , se non ci sono subito altre 4 regioni a sottoscrivere testo analogo.

Ma può darsi che sia io a non riuscire a districarmi in problemi di questo tipo, e solo per quello ho ricercato qualcosa, ma vorrei un vostro suggerimento se ho compreso male. Perché se erro correggetemi, così capisco meglio anch’ io.

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Non da ultimo, di fronte ai pressanti problemi della nostra sanità regionale ed altri territoriali che si accumulano uno dopo l’altro, a causa anche della frenesia del fare ovunque e comunque della nostra giunta, attraverso un  sistema francamente, a mio avviso, impositivo, credo che sarebbe opportuno che il consiglio potesse serenamente discutere degli argomenti fondamentali per tutto il territorio: sia della trasformazione da parte di queste destre del tessuto sociale, della formazione giovanile, dell’aspetto turistico – ricreativo, sia dello stravolgimento territoriale che va via via prendendo piede qui, invece che di temi nazionali e su di un referendum nazionale, quello per abrogare la legge Calderoli, per il quale il numero di firme per venir attuato, che io sappia, è già stato ampiamente raggiunto e superato. Ma credetemi, queste sono riflessioni mie, e null’altro, e se sbaglio ditemelo per cortesia.

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Inoltre se, come dice Barazzutti citandola continuamente, vi è una legge che impone la rinaturalizzazione del lago di Cavazzo, e gli studi di Laboratorio Lago per vedere in che modo, come può essere legalmente possibile che un assessore se ne ‘dimentichi’ e, sulla base di studi di uno o due o tre foresti, da lui (forse tramite i suoi uffici) scelti e nominati decida di far attuare quello che a loro è parso importante per e sul lago più grande della regione, e cioè  di fatto concedere l’uso indiscriminato delle sue acque al gestore dell’idroelettrico, che già ampiamente penalizza il territorio montano, ed ad un consorzio tra agricoltori, senza nemmeno guardare a cosa coltivano e come sono organizzate le terre ed a qual è il sistema irriguo? A me pare un modo di procedere come minimo discutibile dal punto di vista legale. Inoltre se le minoranze in consiglio sono inascoltate e temi di spessore non giungono nemmeno alla loro portata, perchè ‘fanno tutto in giunta’, cosa ci stanno a fare, in una oligarchia? Inoltre si nota il continuo assenso alle proposte, anche le più balzane della giunta, da parte dei consiglieri regionali dei partiti di destra, e quindi di maggioranza, che pare manchino completamente di un pensiero autonomo, come del resto i sindaci della montagna. Boh, almeno a me sembra così ma potrei sbagliarmi e chiedo venia. Ma io ho conosciuto persone di destra che sapevano pensare da sole, eccome!!!

Poi esiste l’avvocatura della Regione, a cui io pensavo ci si potesse appellare anche come cittadini, ma ieri una persona al telefono, a differenza di quanto un altro mi aveva detto prima, mi ha informato che l’avvocatura della Regione è lì solo per difendere i membri stessi della regione, che però hanno propri avvocati privati, da che ho capito, e che vi è un altro ufficio preposto che dovrebbe controllare la legalità  delle norme regionali (non so se delle varianti su varianti), che però non sono riuscita a reperire, (chi ne sia al corrente per cortesia me lo scriva) ed anche le leggi pubblicate su: https://lexview-int.regione.fvg.it/FontiNormative/xml/index.aspx, pur provenedo dalla banca dati regionale, non rivestono carattere di ufficialità. Invece  non vi è nessuno che vaglia se l’agire ormai solo degli assessori e del Presidente di giunta sia conforme a leggi statali e regionali (6). Comunque se io fossi nei rappresentanti dei Comitati per la salvezza del lago, mi sarei già rivolta ad un avvocato per chiedere se quello che sta facendo l’assessore Scoccimarro in merito al lago sia legale. Solo così, per sapere … E perso per perso … Perché non dobbiamo essere noi a decidere che gli assessori hanno comunque ragione, e gli stessi lo hanno già deciso senza possibilità di dialogo alcuno. 

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Ma ritorniamo al dibattito in consiglio regionale sul referendum per abrogare la legge Calderoli, giunto ivi per la discussione, su proposta di Moretti, Capozzi, Carli, Celotti, Conficoni, Cosolini, Fasiolo, Honsell, Martines, Mentil, Pellegrino, Pisani, Pozzo, Russo.

Oggetto:Relazione di Minoranza sulla Proposta di referendum abrogativo statale n. 9 d’iniziativa dei Consiglieri Moretti, Capozzi, Carli, Celotti, Conficoni, Cosolini, Fasiolo, Honsell, Martines, Mentil, Pellegrino, Pisani, Pozzo, Russo su: “Richiesta di indizione di referendum popolare per deliberare l’abrogazione della legge 26 giugno 2024, n. 86, recante “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”. 

Ovviamente le destre sono contrarie a qualsiasi proposta che possa mettere in pericolo la legge Calderoli, e quindi, essendo unite al potere in Regione, la proposta di parte della minoranza è stata accantonata, mentre Patto per l’Autonomia sull’argomento ha presentato un proprio testo.

E così si è espresso Massimo Moretuzzo nel merito: «Ribadiamo il nostro giudizio negativo sulla legge Calderoli, una norma che giudichiamo inapplicabile, e, con esso, la necessità di concentrarci su come rilanciare la nostra specialità, su come possiamo, di nuovo, essere protagonisti del nostro futuro, rivendicando le competenze e le responsabilità che possiamo esercitare, senza attendere una riforma che ha più a che fare con gli scambi politici interni alla maggioranza che con l’interesse delle nostre comunità». (7).

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Per quanto riguarda il Pd, invece, la legge Calderoli è, secondo il consigliere regionale Diego Moretti e la segretaria del Partito Democratico Caterina Conti, «Una legge che rischia di essere un danno per la specialità del Fvg, che penalizzerà cittadini e imprese, farà aumentare la burocrazia, taglierà i servizi. Esemplare quello che sta già accadendo nella sanità pubblica, svilita a vantaggio di quella privata. La battaglia contro questa legge pasticcio continua nelle sedi istituzionali e tra i cittadini che hanno già firmato in massa per il referendum e che potranno aderire online fino alla fine di settembre». (8). E così ha continuato Moretti: «Con la legge Calderoli «si rischiano di creare divisioni e differenziazioni per cui le Regioni a statuto speciale che oggi hanno una clausola di supremazia prevista dalla Costituzione, rischiano di passare in secondo piano rispetto alle ordinarie, che potrebbero chiedere molte più materie di quelle che oggi hanno le speciali». E Conti ha precisato che così: «Si creerebbero delle Regioni “più speciali” di quello a statuto speciale».  Ed infine ha così terminato: «noi vogliamo un Paese unito e il rispetto delle Autonomie come quella del Fvg per garantire e migliorare le condizioni di vita dei cittadini, contenere la crescente aggressività del Veneto ed evitare che si apra la strada a una macro regione del nord est in cui noi scompariremmo». Ed ha così terminato: «noi rivendichiamo regionalismo, specialità e autonomia, e siamo contro questa legge proprio perché vogliamo preservarle e rafforzarle in Fvg». (9).

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Questa la interessante ed importante relazione di Honsell per il gruppo misto nel merito:

«Egregio Presidente ed egregie colleghe Consigliere ed egregi colleghi Consiglieri,

la Legge n. 86 del 26 giugno 2024 dal titolo “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione è una legge pericolosa a causa del modo raffazzonato con cui affronta l’importante questione che a partire dall’articolo 5 dei principi fondamentali della Costituzione (“La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”) giunge sino alla riforma del 2001 relativa al Titolo V della stessa.

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La norma proposta dal Governo di destra conduce alla violazione dei principi di uguaglianza e di solidarietà che sin dall’Illuminismo hanno contemperato il principio della libertà. Per una pluralità di materie e ambiti cruciali quali, solo per citare i prime quattro ovvero istruzione, tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, e tutela e sicurezza sul lavoro, la norma prevede di definire degli standard minimi, detti Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP), ma (A) ne delega al Governo la determinazione, (B) non definisce con chiarezza nessun meccanismo di ripartizione di qualsiasi tipo di risorsa per assicurarli e renderli esigibili su tutto il territorio nazionale (al di là di un confuso articolo 4, comma 1) e C) spalanca la porta alla possibilità che i livelli di prestazione effettivi possano essere molto diversi tra le regioni al di sopra di tale livello standard, là dove il gettito di uno o più tributi erariali maturati sul territorio regionale possano essere diversi (articolo 5, comma 2), in quanto le modalità di finanziamento saranno la compartecipazione a tale gettito.

Tutti e tre questi punti sono estremamente critici e forieri di conseguenze nefaste.

Delegare il Governo in materia di definizione dei LEP è giuridicamente inappropriato, perché non si tratta di una questione di carattere esecutivo, bensì prettamente normativo. Quale sarebbe, allora, il ruolo del Parlamento? Nell’articolo 3 è previsto un parere consultivo, facilmente superabile.

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È evidente che sul territorio nazionale in numerosi ambiti e materie a cui fa riferimento la Legge 86/2024 ci sono attualmente profonde disuguaglianze. È sufficiente analizzare i dati di Eurostat rispetto ai cosiddetti NUTS-3 (territorial units for statistics) del Nord e quelli del Mezzogiorno. Non è dunque nemmeno pensabile il poter garantire in modo omogeneo e uguale LEP sul territorio nazionale a meno di abbassarli fino al punto che non si potrebbe che cristallizzare l’attuale situazione di disparità sul territorio nazionale.

Infine essendo le risorse finanziarie attribuite attraverso compartecipazione al gettito, addirittura eventualmente rivedibile, è evidente che alcune Regioni, ovvero i NUTS-1, sarebbero in partenza molto avvantaggiate a discapito di altre.

Parlare dunque di LEP in una Legge che non preveda esplicitamente di portare prima all’azzeramento delle disparità oggi presenti tra le regioni italiane e al loro interno, e che inevitabilmente porterà la cristallizzazione tali squilibri, è disgustosamente ipocrita o irrazionale. Lanciarsi dunque in questa impresa senza avere chiarito le premesse è assolutamente dilettantistico. Se davvero dovesse produrre effetti, la Legge 86/2024 non potrebbe che portare ad una concorrenza al ribasso tra le Regioni, che non avrebbero nessun interesse a irrobustire, ad esempio le tutele sul lavoro oltre il minimo necessario, in quanto diventerebbero meno appetibili alle logiche di profitto neo-liberiste che oggi informano il mercato delle multinazionali.

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Inoltre, innumerevoli sono i punti critici e dubbi sulle nuove disparità che potrebbero ingenerarsi. Ad esempio rispetto alla tutela della salute, come si governerebbe l’attuale mobilità interregionale?

Alquanto bizzarro e totalmente inconsapevole è immaginare la tutela dell’ambiente a livello regionale. Le correnti atmosferiche che su tutto il pianeta si muovono da Ovest a Est sono i principali determinanti della qualità dell’aria nel Nord, ma nulla sapranno dei confini amministrativi regionali dopo l’entrata in vigore della Legge 86/2024. La qualità dell’aria nella pianura a sud delle Alpi si fa ‘un baffo a toritiglione’ del regionalismo ingenuo di questa legge ignorante. 

Concepire un’istruzione con un orizzonte regionale come se ci fosse una ‘Scienza Lombarda’, o una ‘Scienza Irpina’, fa venire in mente quanto Orwell scrisse nei Ricordi della Guerra di Spagna, del 1943: la teoria nazista nega specificamente l’esistenza del concetto di ‘verità’. Per esempio esiste una ‘scienza tedesca’, una ’scienza ebraica’, ecc.

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Cosa dire poi delle grandi infrastrutture che dovrebbero attraversare più di una regione e che dovrebbe dunque conformarsi a normative che inevitabilmente, con l’andar del tempo, si differenzieranno. Il riconoscimento che la diversificazione delle norme svantaggiasse lo sviluppo del Regno di Sardegna è quanto spinse Cavour, che certamente non era socialista ma nemmeno scioccamente populista, a cercare alleanze in Italia e in Europa per raggiungere al più presto l’unità d’Italia, che poté diventare una potenza economica di livello europeo solo a unificazione avvenuta. E fu proprio il non risolvere il problema dello squilibrio tra Nord e Sud a costituire il principale ostacolo al pieno sviluppo del nostro Paese, questione che non va imputata a Cavour in quanto morì pochi mesi dopo l’unità d’Italia.

La Legge 86/2024 aprirebbe una stagione molto infelice per il paese perché non porterebbe che all’acuirsi delle disparità. E ciò comporterebbe certamente danni ai più deboli, ma una minima conoscenza delle teorie sulle dinamiche socio-economiche, così come sono state dimostrate sperimentalmente da decenni dagli studiosi, porterebbe a sapere che ne uscirebbero svantaggiati anche i privilegiati. Non dimentichiamo che il mercato principale per il Nord è il Mezzogiorno. L’IVA-scambi-interni è una delle fonti principali della compartecipazione al gettito del Friuli Venezia Giulia, come si è visto nell’ultimo assestamento di bilancio. 

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Infine anche sul piano etico, questa norma è tutta improntata sul saccheggio del bene comune, nel nome di un regionalismo di scarso spessore. Il senso di una res-publica è che il gettito prodotto a livello locale non è delle Giunte regionali delle regioni dove è stato prodotto, ma è dei cittadini che fanno parte della res-publica nella sua globalità.

In conclusione la Legge 86/2024 è quanto di più sconclusionato e confuso si potesse proporre in materia di delega ed autonomia. È frutto di un regionalismo ingenuo e sciocco. È un incosciente slogan politico che non potrà che portare innumerevoli disagi ai cittadini di ogni ceto sociale e di ogni regione. Invertire in pochi anni un processo di quasi due secoli è un misto di ingenuità e pericolosa arroganza che va al di là dell’immaginazione. Non vi può essere che un’abrogazione totale della Legge 86/2024, per questo noi del Gruppo consiliare regionale Misto (composto dalle forze politiche Open Sinistra FVG, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) l’abbiamo sottoscritta. Come si è detto l’articolo 5 della Costituzione già nei principi generali prevede l’autonomia degli enti locali, ma qui non si tratta più di autonomia bensì di irrazionale prepotenza.

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La Regione FVG, regione piccola e ricca di diversità, è regione autonoma e speciale proprio perché fragile. Questo è sempre stato il senso delle specialità regionale in Italia, tutelare chi vive in contesti maggiormente problematici. L’autonomia differenziata è invece una forma di bullismo istituzionale, che va dunque in direzione opposta a quella che portò alla definizione dell’autonomia del Friuli Venezia Giulia.

Una di noi ha espresso voto favorevole ad una abrogazione parziale di questa legge, mentre gli altri due hanno espresso invece voto decisamente contrario. La campagna referendaria ispirata dal movimento della Strada Maestra che ha visto l’ANPI, i sindacati e tanti partiti e associazioni politiche impegnate nel raggiungimento di quasi un milione di firme questa estate, ha promosso solamente il referendum sull’abrogazione totale, ci ha visti tutti impegnati.

A mio personale avviso questa norma è infatti inemendabile per sottrazione, anzi rischia di diventare un Cavallo di Troia qualora venisse approvata da un Referendum anche in forma ridotta. Nel corso del dibattito ciascuno al nostro interno avrà comunque modo di difendere la diversità della propria scelta. Piena condivisione invece c’è stata nel sostenere l’abrogazione totale di questa legge. Il regionalismo e la specialità sono una cosa molto seria che richiede ragionamento, analisi e programmazione molto dettagliati, caratteristiche queste di cui la Legge 86/2024 è priva.

Furio HONSELL. Consigliere regionale Gruppo consiliare Regionale Misto – XIII legislatura. Componente: Open Sinistra FVG.» (10).

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Io aggiungo solo una cosa: vorrei sapere se una legge con tali implicazioni è valida costituzionalmente in una nazione non solo ‘piccina picciò’ ma anche non strutturata a confederazione ma anche cosa ci facevano stamane sul Messaggero Veneto le prime due pagine su Zaia con maxi foto dello stesso, che temo si troveranno anche su ‘Il piccolo’. Laura Matelda Puppini 

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Note.

(1)   Cfr. nel merito l’interessantissimo: Pietro Garbarino, Ma su quale Costituzione ha giurato questo Governo?, in: https://www.patriaindipendente.it/finestre/. Vedi anche su www.nonsolocarnia.info: Nazione Italia e Regione Fvg: Siamo passati dalla democrazia all’oligarchia? ed anche: Quando la finanza e l’oligarchia mettono in serio pericolo lo stato, l’economia, la democrazia.

(2)    Cfr. per questo: “Proposta di referendum abrogativo statale n. 9 d’iniziativa dei consiglieri Ziberna, Zilli, Riccardi, Dipiazza, Novelli, Revelant, Sibau, Santarossa, Violino, Piccin, De Anna, Colautti, Cargnelutti, “Richiesta di indizione di referendum abrogativo ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e della legge 25 maggio 1970, n. 352 “Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo” relativa alla “Abrogazione dell’articolo 24 (Disposizioni in materia di trattamenti pensionistici) del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita, per l’equità e il consolidamento dei conti pubblici) convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214”. (https://www.consiglio.regione.fvg.it/cms/export/sites/consiglio/pagine/proposte_referendum_abrogativo/documenti/009_PROP_REF_ABROGATIVO_STATALE.pdf).

(3)    https://www.altalex.com/guide/referendum-regionali-e-territoriali

(4)    https://www.consiglio.regione.fvg.it/pagineinterne/Portale/Attivita/ProposteReferendum.aspx.

(5)    file:///C:/Users/User/Downloads/5%20-%20Costituzione%20v.4.2024.pdf

(6)   Testo da me, Laura Matelda Puppini, modificato in data 24 settembre 2024 come questa nota.

(7) Moretuzzo: «Per la maggioranza prima la legge Calderoli, poi, forse, la specialità regionale». Mozione del Gruppo bocciata, in: https://www.pattoperlautonomia.eu/gruppo-consiliare/).

(8) https://www.pdfvg.it/2024/09/18/autonomia-differenziata-a-rischio-la-specialita-del-fvg/

(9) Ivi, e in precedenza, se non erro, la macroregione, idea che viene da lontano, non dispiaceva neppure a Serracchiani, ma se erro correggetemi.

(10) Testo giuntomi da Furio Honsell.

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Rimando ai tre articoli che ho scritto sull’autonomia differenziata, pubblicati su www.nonsolocarnia.info:

No all’Italia degli staterelli e dell’autonomia differenziata in chiave neoliberista.

Fedriga, autonomia differenziata, viaggio negli States e nucleare americano in regione.

Autonomia differenziata. Problemi e criticità in particolare in sanità e tutela ambientale.

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L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da:https://www.federconsumatori.it/autonomia-differenziata-si-e-compiuto-ieri-il-primo-passo-verso-la-frammentazione-del-paese/ L.M.P.

 

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/09/AUTONOMIA-DIFFERENZIATA-images.jpg?fit=291%2C173&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/09/AUTONOMIA-DIFFERENZIATA-images.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniSenza categoriaIntroduzione. – Qualche riga su alcuni problemi generali. Ritengo vi sia la possibilità, per il consiglio regionale, di sottoscrivere referendum nazionali o di sottoporre al vaglio del Parlamento l’abolizione di alcune materie per cui è previsto referendum, (mi verrebbe voglia di scrivere se il Parlamento esiste ancora, diviso com’...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI