Ho trovato un mio vecchio testo sul covid solo in parte pubblicato, ed ho deciso riportarlo qui per quanto non già scritto assieme ad alcune considerazioni sull’oggi pensando a cosa sarebbe potuto succedere se ci fosse stata l’autonomia differenziata. Non solo: oggi pare che la tragica esperienza del covid sia qualcosa da lasciarsi alla spalle, già dimenticata, ma io credo che invece sia necessario continuare a riflettere sull’accaduto,, con particolare riferimento a quanto successo nel contesto della società italiana, in quanto nessuno può assicurarci che detta esperienza non possa ripetersi.

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Alcuni aspetti sono stati sotto gli occhi di tutti: l’impreparazione ad affrontare il dilagare di un virus nuovo, la carenza di progettualità, di mezzi e strumenti che pur avrebbero dovuto essere presenti, la faciloneria iniziale non certo del governo di allora. E vi sono altri elementi, oltre quelli da me riportati in precedenti articoli, che vanno presi in seria considerazione ed uno in particolare: la presenza di questo virus, a differenza di quello dell’asiatica, ha mostrato il suo volto all’interno di una società che non se lo aspettava, che aveva dimenticato che anche in occidente una nuova epidemia poteva estendersi a macchia d’ olio ed ha messo a nudo la fragilità dei miti correnti. Uno dei problemi è che la società si è lasciata dominare dal covid, non viceversa, il che ha permesso poi a industrie farmaceutiche di fare affari d’ oro sperimentando sulla popolazione degli stati che li potevano pagare vaccini non si sa quanto utili o quanto dannosi, anche perché erano i primi ad intervenire sull’rna umano.

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Inoltre ha anche ha messo pure in luce come, essendoci in Italia per lo più popolazione anziana, essendo le Regioni prive di preparazione, ospedali e posti letto per affrontare il virus, si sia iniziato, nella cattolicissima Italia, quella dell’antiabortismo ad ogni costo pur essendoci una legge che tutela l’aborto entro il terzo mese di gravidanza e quindi di un embrione e non feto, a fare una cernita, non solo temo teorica, su chi curare o meno in base all’età e al quadro patologico, sapendo però tutti che a nessun politico, mafioso, manager, ceo e famiglie al seguito si può negare una cura. Pensate cosa potrebbe accadere oggi in una Italia regionalizzata e con un sistema sanitario distrutto e presente a macchie di leopardo piuttosto sbiadite! Cosa potrebbe fare, secondo voi, donna Meloni?

Sappiamo però cosa fece allora: si oppose ad una proroga dello stato di emergenza nel luglio 2020, e urlava con toni violentissimi fuori luogo, mentre gli italiani morivano uno dietro l’altro, al Presidente Conte: “Pazzi irresponsabili, non vi daremo tregua!» (1). Ma non indossava ancora l’abito rosa confetto e non occupava il posto che occupa ora.

Inoltre il soggettivismo dilagante e gli affari soprattutto, non solo hanno impedito di chiudere tempestivamente luoghi di lavoro anche per l’opposizione di Confindustria, almeno in Lombardia, come si evince dall’articolo datato 11 marzo 2020, intitolato “Emergenza coronavirus, Confindustria Lombardia: “Lasciare aperte le aziende” (2), scelta, che metteva a rischio tutti i lavoratori, ma spiegata così: «Le imprese lombarde provano a resistere alla tempesta del coronavirus. Di fronte alla crescente emergenza – ha spiegato il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti- “è indispensabile la necessità di tenere aperte le aziende”». Meglio non ricordare, poi, la top dei top: la fuga, dalla Lombardia al sud, di migliaia di persone con treni stracolmi ed assiepatesi per la partenza nella stazione, che nessuno sapeva se fossero infette o meno; oppure il business delle mascherine, introvabili nella fase più critica;  o altre belle trovate.

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Inoltre si è ormai insinuato nella società italiana pure il virus dell’apparire sui mezzi di informazione, del dichiarare e, in certi casi rarissimi, di picchiare e urlare insulti, tecnica quest’ ultima inserita nel contesto democratico dai ‘berluscones’ ai tempi di Prodi, ed adottata anche da alcuni parlamentari contro le donne, di cui aveva ben una strana idea Berlusconi stesso, come ho cercato di scrivere nel mio: “L’universo femminile visto da Berlusconi e c. La via per una rinascita della donna nella mentalità maschile italica preponderante è ancora lunga e difficile.

Ma Il riferimento più attuale è al caso Donno dove deputati leghisti e di Fd’I hanno aggredito un loro collega di M5S che nulla aveva fatto, e qualcuno lo ha pure picchiato e altri hanno cercato di farlo, ed ai recentissimi insulti dell’assessore Scoccimarro a delle persone del Comitati per il Tagliamento che si trovavano all’esterno del Palazzo regionale, urlati dal noot esponente di Fd’I con una mano a mo’ di megafono per sovrastare le voci di chi gli stava domandando qualcosa relativamente alla realizzazione di un’opera faraonica per contenere le piene del grande fiume, che secondo l’assessore non è assolutamente una diga, ma io vi garantisco che sul dizionario alla parola ‘diga’ si trova: “opera idraulica di sbarramento costruita a scopo di protezione (per es. di terre basse litoranee o di opere portuali)”. (3).

Questa la trascrizione da video presente in: https://www.facebook.com/reel/975406084377754 delle parole dell’assessore all’ambiente della Regione Fvg: urlate a chi contestava la traversa di Pinzano fuori dal Palazzo regionale con considerazioni legittime, definendola diga: «Non vi è nessuna diga!” – “Lei mente!” gli risponde uno del Comitato a questa affermazione. “Voi siete bugiardi ed in malafede!”, – risponde l’assessore. Ed ancora sempre allo stesso ripete: “Siete bugiardi ed in malafede!”, e continua così gesticolando e urlando in modo che si senta solo lui. Roba da non credere! E poi sempre allo stesso che cerca di parlare con lui: “Ma che cazzo dice!” “Tu sei un pazzo da manicomio!” E intendendo tutti i presenti: “Voi siete matti da manicomio!” “Voi siete indegni!” E ancora, quando cerca di parlare con lui una signora: «Per beccare due voti fare morire la gente!». E rivolto sempre al giovane che ha tentato prima di parlare con lui: “Tu sei matto da manicomio! Fategli un tso!”  Poi rivolto alla consigliera Capozzi di M5S: “Invece che 120 voti ve ne daranno 121!” E ritorna anche indietro per dire: ““Voi prendete per il culo!”, e poi rivolto ad uno: “Sei uno che racconta balle!» A parte che uno si chiede dove e quando l’assessore abbia appreso comportamenti pubblici di questo tipo, io sono rimasta di stucco. Ma guarda che fulgido esempio per i giovani! Pensate se invece che l’assessore, davanti al portone del Palazzo della Regione avesse detto quelle parole con quei toni uno qualsiasi rivolto all’assessore!  O tempora o mores! Ed è inutile prendersela con i giovani: se si semina odio e sopraffazione, si raccoglieranno odio e sopraffazione perché, dice il proverbio, “Chi semina vento raccoglie tempesta!”

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Ma ritorniamo al covid. Bisogna ricordare che in questa società il bello ed il figo o il ricco anche se brutto e vecchio, hanno un posto d’onore, mentre l’importanza dell’intelligenza, dello studio, dell’analisi e progettazione sistemica, del pensiero divergente, oltre che del dialogo, del disquisire dialettico, della capacità di confutare son finiti ‘nel buco del cesso’ e scusatemi l’espressione.

Il corpo poi è diventato oggetto da usare e sfruttare pure per lo sport, ormai quasi solo agonistico, inserendolo in qualche squadra privata che ha fatto dello stesso un business, in cui chi il corpo lo possiede, deve emergere ad ogni costo, anche con il rischio di sfinirsi in giovane età, dopo esser stato spremuto come un limone, e con possibili danni per la salute globale. E sempre più gli anziani che non hanno un copioso portafoglio vengono vissuti come dei pesi sociali, mentre giovani svogliati e ripieni di film e giochi violenti, annoiati e nulla facenti, si organizzano come nella peggiore America in baby gang a seminare il terrore in città anche come Udine, che pareva un’isola felice e Trieste, dove hanno attaccato quattro poveri sfollati a forza dal silos.

Inoltre vige il soggettivismo, da sempre nemico dello spirito comunitario: ed ecco allora anche ai tempi del covid risorgere il “Ma chi se ne importa …” e l’“io faccio quello che mi pare”, con gente che in tempi di lockdown (di chiudersi dentro ) gozzovigliavano nei bar, organizzavano feste private, si davano da fare in ogni modo per diffondere il virus, assieme a coloro che avevano avuto la bella idea di confinare i malati di covid nelle case di riposo, con ovvii risultati positivi per i bilanci delle pompe funebri.

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E stiamo andando verso una società dove il singolo può solo compiere una scelta, sempre più binaria, ma non decidere. Insomma spiegava un esperto su facebook, possiamo solo scegliere il menu ma non pensarlo noi. Così in politica, così nelle problematiche della vita. Inoltre la lettura del mondo è diventata in bianco e nero ove ogni fattore o è bianco o è nero. Pare di essere tornati al medioevo! Così è andato a finire che negli States, la cui politica è ripiena di desiderio di dominio totale sul mondo, la scelta per chi sarà, in un momento così cruciale per il pianeta e l’umanità, il nuovo Presidente Usa, a cui si assoggetterà ormai una Europa non miope ma ceca, ricade fra o Biden o Trump. Io credo che anche George Washington, se fosse ancora tra noi, avrebbe avuto qualcosa da dire nel merito! E per capire in quale medioevo anche della Ragione stiamo finendo, basta ricordare che la nuova società è improntata ormai su questo schema binario, da crociati e nemici dei crociati, da ‘0’ o ‘1’ come fossimo un computer da programmare. Così alla comunità del noi, del villaggio, del quartiere, del partito, si è sostituita la società incentrata sull’ ‘io’, contrapposto agli altri: che mia figlia Annalisa Candido ha posto all’ inizio del suo testo sul razzismo, intitolato: “Dalla xenofobia alla discriminazione religiosa e razziale, alla schiavitù, all’olocausto”, pubblicato su www.nonsolocarnia.info e che sta alla base pure dell’orrido  slogan “Io sono Fvg”.

E se è vero che le epidemie accentuano le distanze, però a mio avviso non si può certo dire che questo emergere dell’individualismo sia stato creato dal virus perché secondo me è stato diffuso dalla destra che via via ha preso piede nelle nostre comunità e dall’avvento di Berlusconi che ha cambiato eticamente l’Italia intera e secondo me non in meglio.

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 Vorrei quindi citare la formazione dagli anni ’90 in poi, di una “società del rancore” che uccide il pensiero (4) di cui parla spesso Massimo Valerii, direttore del Censis. Egli ritiene che attualmente l’Italia sia un paese in preda al rancore ed alla disillusione, che non sa più sognare, ma invece è pieno di acredine.  Per Valerii il discorso ruota intorno alla variabile della ‘promessa’. Noi veniamo da un modello di sviluppo, che ha reso grande il paese, che è iniziato dopo la seconda guerra mondiale ed è andato avanti per un periodo, caratterizzato da un patto sociale non scritto – sostiene il direttore del Censis – che implicava che i figli sarebbero stati meglio dei padri, cioè che tutte le nuove generazioni sarebbero andate incontro, sicuramente ad una prospettiva di prosperità economica, di benessere sociale, di riconoscimento sociale migliore di quelle pregresse. E partendo dalla ricostruzione post- bellica in poi questa ‘promessa’ è stata mantenuta fino alla fine circa degli anni ottanta.

Oggi le persone vivono una fase diversa e tutti hanno la sensazione di vivere un salto d’epoca in cui questa promessa, della modernità e del progresso, nel senso di andare avanti,  appare disattesa, come la possibilità di una ascesa sociale per merito, e questo le rende inquiete. Ed il clima sociale che si respira nel nostro paese ora è il rancore, che deriva dalla sensazione di aver subito un torto, di non essersi visto riconosciuto un merito, di aver dato molto di più di quanto si riceve indietro. Ed è un sentimento che ha profonde radici sociali, mentre l’ascensore sociale è bloccato. Il rancore, poi – ha continuato il direttore del Censis –  può portare anche a cercare vie di fuga nell’ irrazionale, infiltrate da derive di tipo irrazionale: credenze premoderne, superstizioni antiscientifiche ed altro ancora, presenti in una parte seppur minoritaria del tessuto sociale italiano, che può mostrare pure una grande permeabilità rispetto a teorie cospirative e complottiste, prendendo le distanze dal discorso razionale. In Italia ci sono per esempio 3 milioni di persone che mettono in dubbio persino la curvatura terrestre, che escono dal quadro della scienza. (5).

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Non solo: infranta una promessa, si abbandona la terra ingrata. E vanno via un po’ tutti dalla Lombardia, e non solo i migliori, e così anche  dalle altre regioni della penisola, perché all’estero si sta meglio, si guadagna di più, si viene socialmente riconosciuti. Infine in questa fase di crisi, molte sono state le persone che si sono perse, ed in presenza di tutta questa insoddisfazione ed incertezza, i ceti popolari hanno risposto chiedendo alla politica ‘protezione’. (6). Ma dico io chi cerca protezione vuole un potere forte che svolga questa funzione, uscendo dal contesto democratico.  E attualmente in Italia secondo me la democrazia è uscita dalle porte della Nazione divisa in venti staterelli, ed è in mano ad un governo che può dare, come altri precedenti, ad alcuni la ‘protezione’ richiesta, ma forse solo perché questo risulta pure funzionale al rafforzamento del proprio potere, cambiando parzialmente le regole del gioco. E se erro correggetemi.

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Infine siamo in una società che vuole una comunicazione sincretica, a cui soggiace un pensiero sincretico, quasi infantile, centrato, appunto, su una visione binaria della realtà. E così si intitola un pezzo di Filippo Tapparelli pubblicato il 26 aprile 2020 su ‘Il Fatto Quotidiano’: “Caro amico, non ti scrivo più: le lettere uccise da un emoj.” E se è vero, come si legge in detto articolo, che la corrispondenza epistolare è un tessuto letterario che ci rende tutti scrittori, che prevede un solo lettore, che ci legge nel tempo, ora, invece si va avanti a faccine in una società di «bulimia comunicativa», ma al tempo stesso caratterizzata dal «peso – sempre più leggero – dei nostri pensieri e del valore che attribuiamo loro. «Scriviamo e inviamo con un click, e di conseguenza non siamo più abituati a elaborare quello che pensiamo, […]. […] e in caso di errore possiamo sempre dare la colpa alla fretta oppure far finta di niente». (7).

Certamente questo è funzionale alla società attuale basata solo sulla finanza, che sta riproponendo due blocchi contrapposti per rendere credibile i suoi affari, grazie principalmente alla Nato ed all’Ucraina, o meglio al suo governo. Inoltre come pensare che possiamo essere noi razionali, quando i primi che agiscono irrazionalmente sono i grandi della terra? Ma vi pare razionale che l’Europa abbia fatto karakiri in questo modo? Perché chi fonda la sua visione del mondo sulla guerra e le armi, dovrebbe almeno cercare di non suicidarsi per uccidere il nemico.

Senza offesa per alcuno questo ho scritto, così perchè “mi andava di farlo”, stanca di scrivere sulle scelte calate dall’alto della politica italiana e regionale, ad alcuni membri della quale forse dovremmo consigliare il volumetto di Gustavo Zagrebelsky “Imparare democrazia”, ma se erro correggetemi. Da parte nostra, cogliendo il suggerimento di Valerii, dovremmo pure rimettere in moto i nostri desideri e la speranza (8), ma a mio avviso ciò non può avvenire se non puntiamo pure a riprenderci il ruolo di cittadini recuperando quella cittadinanza attiva che pare perduta e quel welfare sociale che la politica ha chiuso in un cassetto.

Laura Matelda Puppini.

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1- “Proroga stato di emergenza, Meloni furiosa a Conte: “Pazzi irresponsabili, non vi daremo tregua” La Repubblica, 29 luglio 2020. In: https://www.youtube.com/watch?v=WSB0lJwcUKU.

2 – https://www.repubblica.it/economia/2020/03/11/news/emergenza_coronavirus_lombardia_aziende-250928478/,

3- Definizione di ‘Diga’ dal Dizionario italiano di Google fornito da Oxford Languages. https://support.google.com/websearch/answer/10106608?hl=it).

4- ‘Vivere nella società del rancore’, intervista a Massimo Valerii, Fondazione Leonardo in: https://www.youtube.com/watch?v=xKcdEQ3HowA, 29 maggio 2024, terzo episodio del podcast “2050, manuale di sopravvivenza nell’Italia del presente”.

5- Ibidem.

6- Ibidem.

7 – Filippo Tapparelli, “Caro amico, non ti scrivo più: le lettere uccise da un emoj”, in: Il Fatto Quotidiano, 26 aprile 2020.

8- Presentazione del volume di Massimo Valerii: La notte di un’epoca. Contro la società del rancore: i dati per capirla e le idee per curarla, in: https://www.ibs.it/notte-di-epoca-contro-societa-libro-massimiliano-valerii/e/9788833312064.

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L’ immagine che accompagna l’articolo rappresenta la copertina del volume di Massimo Valerii: La notte di un’epoca. Contro la società del rancore: i dati per capirla e le idee per curarla, ed è tratta da: https://www.ibs.it/notte-di-epoca-contro-societa-libro-massimiliano-valerii/e/9788833312064. L.M.P.

 

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