Verso quale sanità? Le novità degli ambulatori “See and Treat” in mano agli infermieri, e della privatizzazione dei 118, per ora in Lazio… Aggiornato in data 26 ottobre 2016.
Su Italia Oggi, in data 21/10/2016, Beatrice Migliorini, con il suo: “Infermieri modello Uk” ci informa che il Tar del Lazio ha dato ragione a chi, in particolare Asl ed il solito Ipasvi, che abbiamo già visto pare che voglia a tutti i costi che gli infermieri facciano i medici senza laurea in medicina, vuole creare ambulatori solo infermieristici. Sì avete capito bene: solo con infermieri, che visitano pare i pazienti, ma poi, se li ritengono gravi, li inviano ai pronto soccorso … Ma gli infermieri invieranno chi? Pazienti senza la diagnosi? Allora tanto vale che i pazienti vadano subito ai ps, perché perdere tempo è tragico. Perchè deve decidere il paziente dove andare, secondo questa innovazione, in base a se pensa di essere grave o meno … in base a se ritenga medico un infermiere o meno perché i pazienti non hanno il mansionario infermieristico. Poi ci sarebbe il fatto che infermieri potrebbero, teoricamente, accedere a cartelle cliniche e documentazione, e mantenerle nei loro archivi … A me sembra proprio troppo, anche sulla base della legge sulla privacy. Infine chi firmerebbe le dimissioni e con che diagnosi e cura? Questo è il punto fondamentale. I giudici Tar “la fanno facile” e rispondono al quesito nei termini posti, ma poi … E quindi chi dice che, qualora uno venga considerato paziente caso grave da un infermiere, che dovrebbe firmare l’ipotesi diagnostica si spera non al secondo o terzo accesso, vi sarà per lo stesso priorità in ps? E se sì accedere al ps attraverso l’ ambulatorio infermieristico non potrebbe diventare, magari, per qualcuno un comodo salta file? Siamo in Italia …
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Beh, con ambulatorio esterno “see and treat” meramente infermieristico, poi in futuro magari affidato a persone con corso privato, parificato dalle ass, come quelli delle moto triestine, mi chiedo se ormai, così, non siamo giunti a “fare il medico di noi stessi”, cioè a “fa tu la diagnosi, inventati se sei grave o meno ed ipotizza cos’hai e poi razionalmente pensa chi chiamare o da chi recarti, se dall’ infermiere o dal medico”. Questo, lo confesso, non avrei voluto sentirlo dire, perché poi quando uno sta davvero male, per esempio è una donna con forte dolore addominale, cosa volete che sappia? E gli anziani, sempre più numerosi in Italia, che faranno? Gli infermieri farebbero molto di più se facessero gli infermieri domiciliari, credetemi. Invece si smantella così la sanità di urgenza, secondo me, settore delicatissimo, che tutti accomuna e dove non si deve sbagliare o farlo il meno possibile, e si affida la propria cura al paziente mediante la scelta di un ambulatorio infermieristico o del ps. Per me con queste nuove, e viste le altre, si rischia di aumentare i morti dando la responsabilità al paziente di aver giocato il tutto per tutto nel posto sbagliato. Sanità o roulette russa? – mi chiedo polemicamente.
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Gli infermieri non sono preparati a diagnosticare, non possono fare diagnosi, ma temo così le faranno di contrabbando, perchè non possono fare altro che farle di contrabbando, senza però firmarle, o firmandole, ma allora … . Insomma una via tutta italiana si profila, su modello simil – anglosassone, che non pare proprio il migliore del mondo. Chiediamoci che faranno questi ambulatori pomposamente detti “See and Treat”, (vedi e tratta) perchè per trattare non basta vedere, bisogna diagnosticare. Così tanto per chiarire dove si spende male in sanità. Ma lo fanno in Inghilterra … Dobbiamo prendere da altro sistema e mettere a mare il nostro? Invano l’ordine dei medici del Lazio è ricorso al Tar … ma aveva ragione. Il Tar ha dato allo stesso torto, ma i giudici manderebbero loro moglie o figlia a farsi curare e quindi diagnosticare in prima istanza da un infermiere? E il Tar sa quanti errori in attribuzione codici da parte infermieri di ps avvengono in un anno? A me quando stavo malissimo, ed avevo un problema grave, hanno dato quasi sempre codice bianco, da quando hanno iniziato ad attribuirli, e qualcosa, in generale, si vede dai pochi dati emersi almeno per l’ass3 Alto Friuli, su cui ho già scritto, che almeno ha avuto il merito di pubblicarli. Ma cosa vuoi che sia … quelli sono dati sterili.
In compenso gli infermieri, (che sono molti e possono portare voti) e che pare vogliano solo esser parificati ai medici in questo momento di confusione totale, saranno contenti ed appagati, ma non i pazienti con questi chiari di luna. Pagheranno le assicurazioni le diagnosi di fatto e cure infermieristiche? Io credo di no, pertanto andate tutti ai ps. Infatti attribuiranno a noi pazienti la scelta di dove ci siamo recati.
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Poi per completare il nuovo sistema di emergenza urgenza, dall’articolo di Chiara Daina “Ambulanze a chiamata, 118 in mani private”, su Il Fatto Quotidiano del 24 ottobre 2016, si viene a sapere che, sempre nel Lazio, l’Ares ha attivato un appalto privato di tre anni di 63, 8 milioni di euro per 39 ambulanze e 10 automediche esterne, con personale esterno, una specie forse di fotocopia dei rombanti motoristi triestini, ma su vasta scala. L’ Ares avrebbe, secondo l’articolista, risparmiato oltre un milione di euro se avesse acquistato ambulanze nuove da sostituire alle obsolete. Inoltre il personale del servizio pubblico, presente nei giorni o nei casi in cui interviene il privato, deve prendersi un paio di giorni di ferie obbligate, per evitare la sovrapposizione, se ho ben capito. Dove andremo a finire? Con la corona del Rosario in mano a pregare ogni volta che stiamo male o con i dadi a giocare la fortuna fra ps, con mezzo privato, che ormai taluni pagano se non convenzionato, come ci avvisa Left, o “See and Treat”?
E SE AVESSERO LASCIATO TUTTO COME PRIMA, SOLO PRENDENDO IN CONSIDERAZIONE DAVVERO I MOTIVI DEGLI SPRECHI, BEN DESCRITTI DA CITTADINANZATTIVA NEL SUO DOSSIER, NON AVREBBERO FORSE SPESO MENO E GARANTITO UNA SANITÀ PUBBLICA MIGLIORE DI QUELLA PASTICCIATA E PERICOLOSA, SECONDO ME, PER NOI PAZIENTI CHE SI PROFILA? MA FORSE LA POLITICA DELLA BUONA MASSAIA NON ABITA PIÙ QUI. MANCANO I SOLDI? IL GOVERNO ACCETTI LA PROPOSTA 5 STELLE DI TAGLIARE, IN UN PERIODO DI ENORME CRISI COME QUESTO, CRISI CAUSATA ANCHE DALLE SCELTE DEL GOVERNO, GLI STIPENDI AI PARLAMENTARI ED I SOLDI PER LA SANITÀ INCOMINCERANNO A VENIR FUORI.
Senza voler offendere alcuno, e scusatemi se il modo di esprimermi nello specifico articolo vi disturba, e non voglio ottenere questo risultato ma solo porre problemi, come posso e come riesco, nella loro reale drammaticità.
Laura Matelda Puppini
Aggiornamento il 26 ottobre 2016.
Un infermiere, amareggiato da questo mio articolo, mi scrive in forma privata che ci sono infermieri che sanno fare lavoro di qualità, ed intervenire in alcuni casi. Non lo metto in dubbio. Come in ogni professione, ci sono migliori e peggiori, persone molto preparate e che lavorano con passione e “tira a campà”, credo, in Italia come in Europa. I problemi sono però altri. In primo luogo quello che noi pazienti sappiamo, a mezzo stampa, sugli infermieri da anni, attraverso le dichiarazioni del pare potentissimo Ipavsi, e cioè solo che vogliono fare i medici, punto e basta, e che trovano ogni scusa per cercare di imporre questo loro desiderio. Ogni dichiarazione del sindacato va in questo senso, leggendo quanto afferma, senza porsi i problemi che ciò comporterebbe anche per l’utenza ed a livello giuridico.
Certo in Italia prima si fa, e poi si sana, e le assistenti di scuola materna promosse maestre, con un corsetto, su pressing sindacale, hanno escluso dal lavoro per cui avevano studiato centinaia di laureate, lasciando scoperto il settore dell’assistenza, che viene abusivamente svolto dai bidelli, ma non sarebbe loro compito. Nel campo della sanità, poi, si potrebbe creare una situazione, forse, in cui i poveri verrebbero inviati d’ufficio agli infermieri ed i medici sarebbero lasciati liberi dalla miriade di poveracci per servire maggiormente i ricchi, gli amici degli amici, i potenti, e questo è un rischio che anche l’infermiere ritiene possibile. Inoltre se un solo infermiere svolge professione medica lo possono fare tutti. Ci sono persone preparate per farlo, mi scrive l’infermiere, per esempio nei p.s.. Non lo metto ancora in dubbio, ma se questi vengono staccati in ambulatori infermieristici esterni, allora chi fa l’infermiere di pronto soccorso? Perchè il numero di infermieri è scarso già ora, e pertanto o infermieri di primo pelo andranno a fare i medici di fatto, o andranno nei ps.
Infine non si può creare figure senza riferimento legislativo preciso e mansionario, in settore così delicato, perchè si creano situazioni che possono comportare contenziosi a gogò, e le agenzie sorte per fare cause andrebbero a nozze. Inoltre la diagnosi e cura sono proprie del medico, in tutto il mondo, ed anche le visite mediche online devono essere sottoscritte per approvazione dal paziente, prima di essere eseguite. Infine chi firma, se non medico (ed i compiti del medico sono precisi in tutto il mondo), dimissioni ambulatoriali, diagnosi e cure? Cioè non si può in settore così delicato confondere le carte, ed i pazienti sono anche stranieri, ed in sanità si perderebbe un sacco di tempo per aspetti legali, cosa che pare fondamentale anche ora, mentre diagnosticare e curare sono gli aspetti fondamentali per la classe medica ed avere corretta diagnosi e cura per i pazienti. Se un infermiere vuole fare il medico, invece di prostrarsi alla cinesizzazione del lavoro, può iscriversi a medicina.
Pare comunque che il problema sia quello dei pronto soccorso intasati, ma da chi? Se i ps sono intasati, si ritorna al problema iniziale ed irrisolto: quello dei medici di base. Politici hanno sborsato soldi nostri nella speranza che il settore si regolasse da solo, ma il contratto nazionale resta sempre quello, anche se esistono linee regionali. E le Aft, inventate per potare radicalmente il settore, non faranno altro che togliere sanità e salute. Inoltre già esistono gli infermieri privati motorizzati, senza laurea specifica, che lavorano nel pubblico, in barba ad ogni norma, figurarsi con gli infermieri medici in ambulatori. Il paziente povero si abituerà a qualsiasi situazione tanto o così o gloti … Ma se si pensa così, e: “basta che i pazienti non rompano”, allora dove siamo finiti in Italia dal punto di vista etico e morale?- mio chiedo. Questo per chiarire e scusandomi con gli infermieri, e per far capire, realisticamente che caos si genererebbe, con rischio di fuga verso il privato dei medici ospedalieri bravi, che non potrebbero umanamente, considerare gli infermieri colleghi, cosa a cui pare gli stessi aspirino. Ed anche gli aspetti psicologici hanno il loro impatto in ambito lavorativo. Inoltre ci saranno, però e comunque, gli infermieri sostenuti da primari, da politici, che, indipendentemente dalla loro bravura, come può capitare, magari riusciranno a fare i medici per “conoscenza personale”, ed in Italia questi aspetti non sono di poco conto, e la nuova situazione potrebbe anche inasprirli concorrendo alla presa di potere di un gruppo in ambito ospedaliero od al controllo di colleghi attraverso infermieri/medici amici. Non sottovalutiamo cosa si potrebbe venire a creare. E se erro correggetemi. Senza voler offendere alcuno, ma solo per discuterne, e perdonatemi la franchezza. Ringrazio tantissimo l’infermiere che mi ha scritto. Laura Matelda Puppini
Leggo ora, su http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=4420, l’articolo: “Tavolo infermieristico. Il documento finale è pronto. Infermiere di famiglia, assistenza domiciliare, e ambulatoriale e ospedali di comunità” datato 20 ottobre 2016, da cui si evince che il Ministero ha avuto pure, su interessamento sempre Ipavsi, l’ideona di affidare gli ospedali di comunità agli infermieri, ed altri balzelli. Se leggete il testo è pura teoria, senza collegamento alcuno con la pratica e la realtà, e senza un mansionario. Beh, questo mi pare davvero troppo. E rimando a questo mio. Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/verso-quale-sanita-le-novita-degli-ambulatori-see-and-treat-in-mano-agli-infermieri-e-della-privatizzazione-dei-118-per-ora-in-lazio/ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀSu Italia Oggi, in data 21/10/2016, Beatrice Migliorini, con il suo: “Infermieri modello Uk” ci informa che il Tar del Lazio ha dato ragione a chi, in particolare Asl ed il solito Ipasvi, che abbiamo già visto pare che voglia a tutti i costi che gli infermieri facciano i...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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